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In un sistema politeista la concettualizzazione degli dei, che si articola su molteplici piani, si fonda anche sul radicamento in specifici luoghi, che possono essere segnalati concretamente da un altare, un tempio monumentalizzato o in altro modo.

Tale radicamento può esprimersi attraverso le epiclesi topiche o topografiche, specifiche o generali: l'epiclesi specifica radica la divinità nel luogo di culto preciso in cui questa viene venerata, mentre quella generale associa alla divinità una tipologia di spazio o paesaggio connessa in qualche modo con gli attributi, le funzioni, la modalità di intervento o il passato mitico della divinità.

Nelle religioni antiche la presenza o la ‘residenza’ di una divinità nello spazio umano e divino non è fissa e univoca bensì politopica; essa rileva un immaginario multifocale, o, secondo le parole di H.S. Versnel, un “sistema di organizzazione per accavallamento”240. Le divinità greche potevano

scindersi nella molteplicità delle loro manifestazioni locali, provate dall'immenso numero di epiclesi con le quali venivano onorate nelle diverse città della Grecia. La concettualizzazione del mondo divino prevede infatti che gli dei possano condurre le loro esistenze e manifestare la loro presenza contemporaneamente in più luoghi. Se a livello di sistemazione panellenica il mondo divino può essere letto quale “grammatica” di significati simbolici, il kosmos locale relativo ad ogni città o luogo specifico, relativo agli dei locali (enchorioi), si compone di principi spaziali e temporali precisi.

1.1

Epiclesi e contesti topici e topografici

Le numerose epiclesi divine legate al territorio ed il ruolo spaziale di alcune figure divine suggeriscono un'ulteriore interrogativo, ovvero se all'interno dei sistemi politeistici del Mediterraneo le figure divine possano essere interpretate anche come emanazione di configurazioni di tratti organizzati in senso spaziale e territoriale.

Alcuni esempi provenienti dal contesto della Grecia antica, che è stato in parte approfondito in questa direzione, per le divinità greche Hermes, Hestia o Apollo241, mostrano come nel politeismo

greco alcune divinità si configurino quali “garanti” significativi in determinati contesti spaziali e cultuali.

240 H. S. Vernel, Coping with the Gods. Wayward Readings in Greek Theology, Leiden, 2011 pp. 102ss.

241 Cfr. ad esempio J.-P. Vernant, Mito e pensiero presso i Greci. Studi di psicologia storica, Torino 20013 (Hestia-

Hermes, Sull'espressione religiosa dello spazio e del movimento presso i Greci e Spazio e organizzazione politica nella Grecia antica); P. Brulé, Le langage des épiclèses dans le polythéisme hellénique, (l’exemple de quelques divinités féminines). Quelques pistes de recherches, in «Kernos» 11, 1998, pp. 13-34; S. Guettel Cole, Landscape, Gender and Ritual Space, cit.

Il sistema delle epiclesi in Grecia, il cui politeismo raggiunge forse la più alta specializzazione a questo riguardo242) risponde ad una necessità di identificazione e di denominazione delle differenti

forme del divino. La molteplicità di divinità, tratti ed aspetti implica comunque per il fedele che si debba riconoscere, anche tramite il linguaggio, nella specifica circostanza e nello specifico contesto la singolarità dell'identità, a cui rivolgere preghiere, offerte e sacrifici.

Per questo motivo il campo delle epiclesi divine, che è propriamente quello dell'infinita articolazione del politeismo, costituisce uno strumento prezioso per comprenderne la logica e i meccanismi di funzionamento243.

L'epiclesi costituisce infatti il fattore moltiplicativo che attraverso il sistema di denominazione a due determinanti riconduce lo spettro dell'identità divina ad un senso o ad un aspetto più circoscritto. Il sistema si articola abitualmente dal nome del dio cui si somma l' epiclesi, del tipo genere - che corrisponde alla vulgata mitologica, ma anche all'insieme articolato che può essere ricondotto ad una figura divina – e specie (che definisce il dio topico, concreto, legato ad uno specifico contesto). La divinità prende dunque una diversa consistenza per il fedele quando essa è legata a un luogo, in quanto è più facilmente ad una versione particolare e locale della divinità che si connette la potenza o dynamis che ci si vuole propiziare.

Epiclesi invece legate ad una determinazione topografica specifica, quelle delle divinità topiche, comprendono insieme ad Hermes Kyllenios (del monte Cyllene), Afrodite, che è detta Paphia da Paphos, Golgia da Golgoi, e inoltre Idalion, Akhna, Arsos e Kypria; il nome di Afrodite può non apparire o apparire come epiclesi del toponimo, come la Kypros Aphrodite244. Anche la dea Atena

conta svariate epiclesi topografiche, che coprono una gamma che va da rare epiclesi regionali ed etniche (Achaia, Kydonia, Ilias, Chrysè, Ialysia, Kameiras, Lindia, che sembrano dimostrare dei legami politici) ad epiclesi topiche come Alkymonès o Arakynthia. Tra le divinità femminili greche la più frequentemente connessa a contesti topici rilevanti è Artemide; se nell'Inno di Callimaco a lei dedicato alla dea bambina viene assegnato insieme al dominio delle montagne il patrocinio di trenta città, che prenderanno da lei il nome (mentre numerose altre lasceranno uno spazio al culto della

242 Nella sfera religiosa romana l'altissimo grado di specializzazione e frammentazione del divino viene espressa non tanto attraverso il sistema delle epiclesi legate alle divinità principali, pur presenti, quanto tramite i cosiddetti

indigitamenta (Augenblicksgötter o Sondergötter in H. Usener, Götternamen: Versuch einer Lehre von der Religiösen Begriffsbildung, Bonn 1896) divinità spesso considerate minori il cui nome trasparente rimanda

direttamente alla circostanza specifica per la quale sono invocate; cfr. M. Perfigli, Indigitamenta, Divinità

funzionali e Funzionalità divina nella Religione Romana, Pisa 2004.

243 P. Brulé, Le langage des épiclèses dans le polythéisme hellénique, cit.

244 F.H. Marschall, The Collection of Ancient Greek Inscriptions in the British Museum, part IV, Oxford1916, n° 975; V. Pirenne-Delforge, L'Aphrodite grecque, Athènes-Liège, 1994, pp. 353ss. Anche in ambito fenicio-punico le divinità possono essere ancorate a contesti topici tramite epiclesi o epiteti: abbiamo l' Astarte di Malta, di Kition, di Pafo, il Baal di Sidone.

dea, che vi avrà un proprio alsos)245 a livello di epiclesi Artemide sembra ancorata molto più

frequentemente fuori dalla città, sul territorio, disseminato di numerosi santuari a lei dedicati246.

Una vasta categoria di epiclesi rinvia infatti ad una topografia, che può essere vaga oppure specifica; si può trattare di un ambiente topografico, vegetale o animale, come per Afrodite en

kalamois o en kèpois: «dei giardini»,« dei giunchi», o per Artemide Limnatis, “della palude”;

Akraia, documentato per Afrodite, Artemis, Hera e Athena, rimanda invece alla sommità di un luogo alto247.

Il caso di Artemide mostra come in Grecia l'associazione di certi tipi di spazio a determinate divinità, abbia suggerito una sorta di ‘protettorato’ di alcune configurazioni spaziali o paesaggistiche, da parte di alcune divinità. Nel paesaggio dell'eschatia, dove si svolgono attività cui la dea è strettamente legata, come la caccia e la pesca, Artemis è associata alle acque, stagnanti e paludose (Limnatis, Limnaia, Héleia) calde (Thermaia), fluviali (Potamia) ma anche a quelle marine, soprattutto nei santuari posti vicino alla costa (Paralia, Liménitis, Limnénoskopos); inoltre, com’è evidente, all'ambiente boschivo (Agrotère, Agrotis, Agrota, Endiagros) e alla flora e alla fauna tipica di questi ambienti (Kédréatis, Krayatis, Kyparissia, Baiianè, Daphnia, Phakélitis,

Lygodesma). Artemide era inoltre associata a luoghi in cui il passaggio era particolarmente difficile,

come passi di montagna, necessari alla difesa del territorio della città ma allo stesso tempo vulnerabili248, che Artemide poteva controllare e proteggere, magari con l'epiclesi di Proskopa,

come a Apollonia249.

Tra le numerose epiclesi divine connesse al territorio e a specifici elementi geografici, in Grecia, si possono ricordare Propylaios per Hermes, Agoraios (per Zeus, Hermes, Athena, Artemis e Afrodite)

Limenos (attribuito ad Asclepio, ma anche ad Afrodite ed Hera Epilimenia, Afrodite pontia kai Limenia, Apollo Bathulimeneitès); Limnaia/Limnatis è specifico di Artemis, sebbene anche Dioniso

sia attestato en lymnais o limnaios (Apollo Panlimnios).

Hermes, associato in modo peculiare ad alcuni elementi del territorio e concetti spaziali precisi, vanta un numero di epiclesi davvero significativo in questo senso: il dio è detto infatti epitermios

245 Call. Hymn. in Art., vv. 6-37.

246 Sempre nell'Inno Artemis rivendica l'epiteto di polyônymiè; epiclesi legate a città, per Artemis, sono Pergaia, Phéraia, Délia, Delphinia, Ephésia, località periurbane sono Amarysia, Aulidéia, Brauronia, Mounichia.

247 L'epiteto è stato però recentemente ricondotto anche alla forma del dialetto macedone akrea, con il significato di giovane fanciulla, corrispondente all'attico kore cfr. M. Hatzopoulos, Le Macedonien. Nouvelles Données et

Théories Nouvelles in Ancient Macedonia 6. Atti del “Sixth International Symposium on Ancient Macedonia”, (Thessaloniki 15-19 October 1996) Thessaloniki 1999, pp. 225-39

248 S. Guettel Cole propone di leggere il rapporto tra Artemis e il suo paesaggio cultuale nella logica di una protezione dei punti sensibili all'attacco dei nemici, o di difesa in seguito o in previsione ad attacchi reali in cui il nemico era stato poteva essere rivolto indietro; in questo senso Artemis è “a god of turning points”, i cui santuari segnalavano spazi in cui la transizione e la trasformazione erano importanti, sotto diversi punti di vista, cfr. S. Guettel Cole,

Landscape, Gender and Ritual space,cit., pp. 178- 197 (in part.187).

(della frontiera), Khthonios (sotterraneo), Ouranios (celeste), Propulaios e Pronaos (davanti alle porte, davanti al tempio), pulètès (delle porte), Erikhthonios (della terra), Agorarios, tetragonos (della piazza quadrangolare); a livello urbano costituisce insieme a Herakles una coppia divina generalmente associata alla palestra (i due sono infatti chiamati katà palaistran theoi).

Afrodite è Anadyomene (che sorge dal mare) Epitumbia (che sta presso le tombe), Skotia (dell'oscurità; e quindi che vive nella casa) epì tois akrois (sulle alture).

Apollo, oltre a contare epiclesi legate a vari toponimi, è detto aguiatas, agueus (delle strade) alios (dell'erranza). Come emerge nell'Inno omerico a lui dedicato, il suo itinerario, dalla nascita a Delo alla fondazione del santuario di Delfi, diventa un racconto e una storia di fondazione, un modo di concepire insieme geografia e mito250.

Esistono infine casi in cui è possibile evidenziare una stretta associazione tra teonimo, epiteto e toponimo - ovvero il nome del luogo dove la divinità è venerata o di cui è considerata protettrice - i quali sembrano costituire degli elementi funzionali di un sistema complessivo. Fenomeni analoghi si riscontrano anche nella penisola italica, in ambito etrusco e Venetico, per cui A. Marinetti e A. Prosdocimi hanno parlato di una ideologia della divinizzazione del toponimo251. La priorità, tra

teonimo e toponimo, è in questi casi difficile da stabilire. Il primato del teonimo sembra ravvisabile in Aponus, dio associato alle acque termali, formato probabilmente su una radice che riconducibile al significato di ‘acqua’252. In epoca romana è attestata una fons Aponi o aquae Aponiae, ad Aponus,

odierna Abano, in cui gli storici romani localizzarono un oracolo di Gerione legato alle acque che scaturivano dal sottosuolo, ritenute salutari e benefiche; tuttavia nelle fonti il nome pare riferirsi in origine alla divinità e solo successivamente al luogo253.

Ad Altino è attestato invece il nome venetico Altino-Altno, forma romana altīnum, in località Fornace, un'area cultuale frequentata dal VI sec. a.c. fino all'età imperiale. In questo caso il teonimo è accompagnato dall'epiteto sainati-, già noto dalle iscrizioni votive di Este e di Lagole di Calalzo, recentemente connesso per via etimologica e comparativa al 'risiedere' e che indicherebbe in questo senso la divinità del luogo, topica e poliade254. In chiave topografica si può leggere anche l’identità

250 Hymn. Hom. In Ap.

251 A. Marinetti- A. Prosdocimi, Novità e rivisitazioni nella teonimia dei veneti Antichi, cit., pp. 95-103 (100-102). Vd. anche A. Marinetti, Culti e divinità dei Veneti antichi: novità dalle iscrizioni, in I veneti Antichi: novità e

aggiornamenti. Atti del convegno di Studio (Isola della Scala 15 ottobre 2005) Sommacampagna 2008 pp.155-182

252 A partire dalla radice indoeuropea *ap (cfr. a. ind. apah). La continuazione romanza di -p- intervocalico da Aponus

ad Abano è rara, benché esistano casi in cui -p- originario invece che dare -v- è ritornato alla fase precedente -b-.

253 Per le fonti in venetico cfr. L. Lazzaro, Fons Aponi:Abano e Montegrotto nell'antichità, Abano Terme 1981; tra le fonti latine: Luc. 7.193; in abl. Apono Sil. It. 12.21; Mart. 6.42.4; Svet. Tib. 14; Aus.20.161; Claud. Carm. Min.,

26.90; Ennod., Epist., 5. 8; Cassiod. Var., 2.39; Apona Tellus è in Mart. 1.61.3.

254 Tramite il confronto con il greco Ktizo (fondare) e con ktoina (divisione territoriale), ant. ind. Kseti ('abita'), arm.

Sen (abitato, villaggio). Altno è l'unica divinità presente nel santuario fino al II sec. a.c., Cfr. A. Marinetti, Da Altno a Giove, la titolarità del santuario. La fase preromana, in ALTNOI. Il santuario altinate: strutture del sacro a confronto, cit., pp. 81-127; successivamente è attestato invece il teonimo di poi Giove accompagnato da epiclesi di

tra teonimo e idronimo nell’area sacra al Timavo, riconducibile tuttavia ad un intervento di rifunzionalizzazione dell’area, che ospitava un lucus, che si colloca nella seconda metà del II a.c255.

Esempi etruschi di corrispondenza tra teonimo e toponimo si hanno con il dio Fufluns, per molti aspetti vicino al Dionisos greco, che ha probabilmente dato il suo nome alla città di Populonia256,

mentre a Veio si riconosce chiaramente la presenza e la tutela della dea Vei, assimilata a Cerere, e attestata anche a Gravisca e a Roma257. In ambito romano i casi in cui la divinità risulta una

proiezione di una realtà geoantropica possono essere antiche o recenti, sul tipo Dea Roma.

La tendenza del politeismo ellenico, dell'associazione tra paesaggio naturale e territorio politico, visto attraverso l’esempio di Artemis, corrisponde ad una necessità che sarà propria anche di quello romano. Questa si può tradurre nella disposizione di luoghi di culto in punti strategici del territorio, a divinità le cui epiclesi, quando conosciute, possono rivelare un radicamento nel paesaggio, e per le quali un'analisi di tipo strutturalista può chiarire o suggerire intimi rapporti tra funzioni della divinità e contesto in cui questa viene chiamata ad intervenire.

Il rapporto tra divinità, e contesti topici e topografici non si esaurisce però su questo piano; soprattutto per quanto riguarda l'Impero, come avremo modo di vedere nella terza parte di questo lavoro, è necessario prendere in considerazione ulteriori elementi, legati al paesaggio religioso come al paesaggio politico, che si sottraggono o comunque non possono essere pienamente compresi affidandosi esclusivamente ad una logica strutturalista258.