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Il tema che attraversa l’intera opera di Bataille è quello del ne-

gativo e dell’impossibile, sempre nella forma di un al di là del-

la ragione, di un’esperienza indicibile ma che allo stesso tempo rimanda ad una comunicazione tra ciò che è razionale ed il suo oltre. Ebbene, questo luogo d’incontro tra le due sfere, che è anche il luogo dell’esperienza mistica del non-sapere assoluto e della comunicazione nel silenzio, è raggiungibile attraverso il sa-

crificio. Il tema del sacrificio è il sole attorno a cui ruota l’intero

pensiero di Bataille, e sarà la nostra chiave di lettura mediante la quale attraverseremo i suoi principali scritti e sulla quale ci sof- fermeremo in riferimento al confronto con Girard. Seguiremo ora, in modo più analitico, le tre opere di Bataille più significati- ve dal punto di vista delle nostre ricerche, La parte maledetta,134 la Teoria della religione135 e L’esperienza interiore,136 esplicitando, da un lato, i luoghi testuali dove meglio emergono i legami con Hegel e con Nietzsche, e, dall’altro, mettendo in risalto i nodi concettuali che saranno poi ripresi durante il confronto con la teoria vittimaria di Girard.

L’opera di Bataille è un immenso frammento composto da una miriade di frammenti. Nessuna lettura critica che, negli ultimi anni, ha tormentato questo testo è riuscita a spiegare per- ché alcune opere siano state pubblicate, altre siano rimaste ine-

133 I prossimi tre paragrafi riprendono, in forma sintetica, alcuni passi del

mio Al di là della vittima. Cristianesimo, violenza e fine della storia, cit.

134 G.Bataille, La parte maledetta, Torino, Bollati Boringhieri, 1992 (tit.

orig. La parte maudite, Parigi, Gallimard, 1949, ora in O.C., VII, Parigi, Gallimard, 1970).

135 G.Bataille, Teoria della religione, Milano, SE, 2002 (tit. orig. Théorie de

la religion, Parigi, Gallimard, 1948, ora in O.C., VII, cit.).

136 G.Bataille, L’esperienza interiore, Bari, Dedalo, 1978 (tit. orig. L’experien-

ce interieure, Parigi, Gallimard, 1943, ora in O.C., V, cit.).

dite, altre ancora presentate sotto vari pseudonimi. Perché, ad esempio, delle sette versioni della Nozione di dispendio137 proprio quella che leggiamo ha visto la luce? E perché altre opere, come

La parte maledetta, sono sempre presentate come frammenti di

un’opera più vasta, che si proietta nel futuro, senza mi trovare

compimento?138 Ciò nonostante, questi frammenti ruotano tutti

attorno ad un centro, al sole nero della morte: oscurità splenden- te, eruzione ed inabissamento, per cui, curiosamente, l’opera più frammentaria del Novecento francese risulta, nello stesso tem- po, l’opera più “unita”, più stretta al suo tema segreto, con una perseveranza quasi religiosa. Questo centro, questo sole nero, at- traversa tutta l’opera di Bataille, già a partire dal primo roman- zo, lo scandaloso Storia dell’occhio139: esso si determina come il

137 G.Bataille, La notion de dépense, in “La critique sociale”, n.7, Gennaio

1933 ; trad. it. La nozione di dispendio, in La parte maledetta, cit., pp. 3-22. Questo testo fu rielaborato più volte da Bataille, tanto che possiamo contar- ne ben sette versioni: quella pubblicata è la quinta, posta da J.Piel in testa alla seconda edizione di La part maudite (cfr. G.Bataille, O.C., I, cit., pp. 147-58).

138 La pubblicazione delle Œuvres Complètes, portata a termine in dodici

volumi, ha reso più evidente questa logica frammentaria, dalla quale dob- biamo partire se vogliamo avere accesso al senso di una marginalità che è, in Bataille, la tragica coscienza che la verità non può più essere colta dentro un sistema o un’idea, ma nel movimento erratico della ricerca: nella ricerca dell’enigma. Esattamente in questo punto risiede la ragione della necessità di ripercorrere Hegel sino al fallimento del sistema, per cogliere l’enigma di una verità accessibile solo attraverso un al di là della ragione, che assumerà, nelle ultime opere, la forma dell’esperienza mistica.

139 Lord Auch (pseudonimo di G.Bataille), Storia dell’occhio, Roma, Gre-

mese Editore, 2000 (tit. orig. Histoire de l’œil, in O.C., I, cit.). Lo scandalo di quest’opera non è nel suo erotismo spinto, una sorta di eretismo sessua- le di moda in quegli anni. Lo scandalo è proprio nella storia, nel destino dell’occhio, in ciò che esso vede alla fine. Il libro si muove attraverso una

progressivo emergere di una terribile verità sempre nascosta, la verità del consumo, della distruzione, del dispendio senza contro- partita, del sacrificio.

È la realtà della dissipazione che chiude L’Educazione sentimen-

tale di Flaubert in una disperata rassegna di lapidi, o La bestia umana di Zola in una corsa verso il nulla, che cancella ogni fede

positivista nel progresso. Questa è l’eredità che Bataille coglie e che fa irrompere nella Nozione di dispendio, pubblicato nel 1933 in “La critique sociale”: qui inizia l’isolamento di Bataille, un isolamento che costituisce, allo stesso tempo, la sua necessità nel contesto culturale del Novecento francese. La Nozione di dispen-

dio è il primo tentativo, ancora ingenuo, di rovesciare il male e

l’insensatezza del nostro tempo – la “normalità” di un’esisten- za che ha sepolto la propria tensione metafisica verso un oltre, verso un orizzonte luminoso al di là dell’oscuro abisso – in un senso nuovo, in un male che sia il rovescio di quel male. Si trat- ta, in una parola, di rovesciare ogni sapere consolidato, l’intero “principio di entropia”, per mostrare il fondo oscuro e tenebroso dell’esistenza, la presenza costante – dietro il simulacro dell’utile - di quel male che si realizza nel dispendio, nello sperpero, nella dilapidazione. Bataille si muove in questa direzione, contro la scienza del suo tempo, appellandosi alla scienza etnologica140 di

allo sguardo ciò che non si vede abitualmente. L’immagine conclusiva è terribile e tragica: terribile perché l’occhio, affondato nel sesso, dove doveva trovare la verità che si sottrae alla luce della ragione, non vede nulla, è un occhio morto; tragica perché, nell’incandescenza di un simbolo incancella- bile, è possibile intravederne il contrario. La morte dovrà testimoniare della vita, ma il simbolo diventerà trasparente soltanto al termine dell’itinera- rio intellettuale di Bataille, quando troverà la sua caratterizzazione positiva nell’esperienza mistica.

140 L’interesse di Bataille per l’etnologia è sempre stato più di natura “este-

tica” che scientifica: egli non ha mai prodotto alcuno studio “sul campo”, in quanto i dati etnologici gli servivano come strumento per accedere ad

Durkheim e al Saggio sul dono di Mauss per mostrare l’insuffi- cienza del principio classico dell’utilità:

Ogni volta che il senso di una discussione dipende dal valore fondamentale della parola utile, cioè ogni volta che viene af- frontato il problema essenziale riguardante la vita delle società umane, quali che siano i partecipanti e le opinioni rappresen- tate, è possibile affermare che la discussione è necessariamente falsata e il problema fondamentalmente eluso. Dato l’insieme delle concezioni attuali più o meno divergenti, in effetti non esiste alcun mezzo corretto che consenta di definire ciò che è utile agli uomini. Questa lacuna è dimostrata a sufficienza dal fatto che è costantemente necessario ricorrere nel modo più in- giustificato a principi che si cerca di collocare al di là dell’utile e del piacere: l’onore o il dovere vengono ipocritamente impie- gati in combinazioni di carattere pecuniario e lo Spirito, per non parlare di Dio, serve a mascherare lo smarrimento intellet- tuale dei pochi che rifiutano di accettare un sistema chiuso.141

L’umanità fatica a riconoscerlo, ma la metà della sua attività è costitutivamente improduttiva, nel senso che si fonda sul dispen- dio di energie e merci, sino al dispendio - fine a se stesso - di vite umane: tali attività, per acquistare il loro senso, necessitano di un dispendio il più grande possibile142. Tale nozione di dispen-

una razionalità diversa da quella occidentale, non fondata, come quest’ulti- ma, sull’utile, ma sulla logica del dispendio senza contropartita. L’etnologia è pertanto, per Bataille, il primo strumento per accostarsi ad un al di là della ragione; non a caso, dopo le prime opere, una volta raggiunto il concetto di sacrificio come luogo dell’incontro e della comunicazione tra la sfera umana del razionale e il trascendente, Bataille non si interesserà più di etnologia, e lascerà spazio all’esperienza mistica.

141 G.Bataille, La nozione di dispendio, cit., pp. 3-4.

142 Scrive Bataille: “L’attività umana non è interamente riducibile a processi

Bozza

dio, affacciatasi in questo brevissimo ma significativo saggio, di- venta il fulcro del successivo saggio, La parte maledetta,143 pub-

rio, agli individui di una data società, per la conservazione della vita e per la continuazione dell’attività produttiva: si tratta dunque della condizione fondamentale di quest’ultima. La seconda parte è rappresentata dalle spese cosiddette improduttive: il lusso, i lutti, le guerre, i culti, gli spettacoli, le arti, l’attività sessuale perversa (cioè deviata dalla finalità genitale) rappre- sentano altrettante attività che, almeno nelle condizioni primitive, hanno il loro fine in se stesse. Orbene, è necessario riservare il nome di depénse a queste forme improduttive, escludendo tutti i modi di consumo che ser- vono da termine intermedio alla produzione. Pur essendo sempre possibile opporre le diverse forme enumerate le une alle altre, esse costituiscono un insieme caratterizzato dal fatto che, in ciascun caso, l’accento vien posto sulla perdita che dev’essere la più grande possibile affinché l’attività acquisti il suo vero senso.” (ivi, p. 6).

143 La versione de La parte maledetta che possiamo leggere oggi è quella

pubblicata nel 1949; tuttavia il progetto iniziale risale agli anni 1939-45, durante i quali Bataille scrive Il limite dell’utile (G.Bataille, La limite de

l’utile, in O.C., VII, cit.), un frammento che avrebbe dovuto essere inserito

nella prima versione dell’opera. Inoltre, Il limite dell’utile è abbandonato da Bataille prima di essere terminato, per lasciare spazio ad un’indagine più approfondita delle varie modalità della dépense ne L’esperienza interiore. Bataille stesso ammette, in apertura, che quest’opera si lega direttamente a

La nozione di dispendio e a Il limite dell’utile (il legame è anche fisicamente

diretto: le note per La nozione di dispendio e per L’esperienza interiore sono sugli stessi quaderni), che rappresentano l’avvio di un’opera durata tutta la vita. Tuttavia, per evitare eccessive suddivisioni e rimandi, dovuti al caratte- re frammentario e ai numerosi rifacimenti delle opere di Bataille, affrontere- mo in primo luogo tutto il blocco concettuale che ruota attorno al progetto de La parte maledetta, anche se la versione ufficiale di quest’ultima viene pubblicata soltanto nel 1949, ben sei anni dopo L’esperienza interiore, della quale ci occuperemo in seguito. Pertanto, la nostra ricostruzione del pen- siero di Bataille privilegerà un’analisi di tipo concettuale rispetto ad una di tipo strettamente filologico, dal momento che, a livello teorico, il progetto - più volte ripreso e interrotto - de La parte maledetta è anteriore all’Esperienza

interiore, benché le date di pubblicazione sembrino indicare il contrario e

nella prima si ritrovino molti riferimenti alla seconda.