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Il primo luogo testuale che esamineremo è il settimo capitolo de La violenza e il sacro, intitolato Freud e il complesso di Edipo. Girard sostiene sin dall’inizio che il mimetismo costituisce un oggetto della riflessione freudiana, attorno al quale si focaliz- za tutta una serie di considerazioni; tuttavia, esso non riceve dall’impostazione psicoanalitica la forza necessaria per divenire il vero fulcro della teoria, e progressivamente subisce un occul- tamento.

La natura mimetica del desiderio costituisce un polo del pensiero freudiano, un polo la cui forza non è, nondimeno, sufficiente perché tutto gli graviti attorno. Le intuizioni che vertono sul mimetismo solo raramente arrivano a svilupparsi; costituiscono una dimensione del testo a stento visibile; come un profumo troppo sottile, tendono a dissiparsi e a svapora- re ogni volta che vi è trasmissione della dottrina, da parte di Freud stesso ai suoi discepoli, o anche da un testo di Freud ad un testo più tardo. (VS - 235).

Ciò che Girard intende sostenere è che esiste nelle opere di Freud una tendenza progressiva all’occultamento del desiderio mimetico, che soccombe sotto le spinte del desiderio oggettuale. Insomma, nella visione freudiana del complesso di Edipo è sem- pre il desiderio libidico del bambino per la madre a prevalere sul desiderio mimetico di “essere come il padre.”

La cncezione mimetica non è mai assente in Freud ma non arriva mai a trionfare; la sua influenza si esercita in senso con- trario all’insistenza freudiana in favore di un desiderio rigida- mente oggettuale, in altre parole dell’inclinazione libidica per la madre che costituisce l’altro polo del pensiero freudiano sul desiderio. Quando la tensione tra i due principi diviene troppo forte, viene risolta sempre in favore del secondo polo, sia da parte di Freud stesso sia dei suoi discepoli. (VS - 236).

Si tratta pertanto di mostrare che l’intuizione del mimetismo è presente in Freud, ma progressivamente essa viene occultata e sostituita da una concezione rigidamente oggettuale del de- siderio. L’intuizione del desiderio mimetico alimenta tutta una serie di concetti, la cui definizione resta però ambigua e preca- ria: tra di essi, spicca la nozione di identificazione, la cui prima descrizione, che pure è la più dimenticata, si trova nel capitolo

che si intitola proprio L’ identificazione, ha per oggetto il rappor- to padre-figlio:

Il bambino manifesta un grande interesse per il padre; vor- rebbe divenire ed essere ciò che questi è, sostituirlo sotto ogni aspetto. Diciamolo tranquillamente, si fa del padre il suo ide- ale. Tale atteggiamento nei confronti del padre (o di qualsiasi altro uomo in generale) non ha nulla di passivo né di femmi- nile: è essenzialmente maschile. Si concilia molto bene con il complesso di Edipo che contribuisce a preparare.107

Di quale altra natura potrebbe essere il desiderio del bambino di essere come il padre, se non mimetica? Certo, Freud non lo dice apertis verbis, ma basta seguire la logica del suo discorso e si perverrà a questo risultato. Il modello - in questo caso il padre - indica al discepolo l’oggetto del desiderio, inducendo- lo a desiderare anch’egli lo stesso oggetto. Ecco perché possia- mo affermare che il desiderio non è radicato né nel soggetto né nell’oggetto, ma in un terzo che desidera a sua volta e di cui il soggetto imita il desiderio. Freud afferma che l’identificazione non ha nulla di passivo o femminile, poiché in questo caso il bambino desidererebbe essere l’oggetto del desiderio paterno. Ma allora, se l’identificazione attiva deve essere necessariamente desiderio di un oggetto, in cosa può consistere se non nell’as- sunzione da parte del bambino dell’oggetto del desiderio pater- no? Scrive Girard: “L’identificazione è un desiderio di essere che cerca con tutta naturalezza di realizzarsi per mezzo di un avere, cioè mediante l’appropriazione degli oggetti del padre. Il figlio, scrive Freud, cerca di sostituire il padre sotto ogni aspetto; cerca quindi di sostituirlo nei suoi desideri, di desiderare ciò che egli

107 S.Freud, Psicologia delle masse e analisi dell’Io, cit., in Opere, IX, Torino,

Boringhieri, 1978, p. 293 (tit. orig. Massenpsychologie und Ich-Analyse, in

G.W., XIII, Francoforte sul Meno, Fischer Verlag, 1968).

desidera.” (VS - 237). La prova del fatto che Freud, mentre scri- veva quelle pagine sull’identificazione, avesse in mente il desi- derio mimetico, va ricercata nell’ultima frase del passo, la quale, dietro il suo apparente significato secondario, rivela che l’iden- tificazione contribuisce a preparare il complesso di Edipo. Ciò significa che, se quest’ultimo è essenzialmente caratterizzato dal desiderio libidico per la madre, l’identificazione orienta il desi- derio del bambino verso gli oggetti del padre, in primo luogo la madre. È pertanto presente in Freud la tendenza a subordinare ogni desiderio del figlio all’identificazione, dunque alla mimesis: “Perciò c’è già un conflitto latente, nel pensiero di Freud, tra questa mimesis dell’identificazione paterna e il radicamento og- gettuale del desiderio, l’autonomia dell’inclinazione libidica per la madre.” (VS - 237). Nella descrizione del complesso di Edipo, dopo l’identificazione col padre viene l’inclinazione libidica per la madre, che, secondo Freud, si evolve inizialmente in modo indipendente. Si direbbe che il desiderio per la madre abbia due origini, l’identificazione col padre, ossia la mimesi, e la pulsione libidica direttamente fissata sulla madre. Secondo Freud, que- ste due tendenze, quando entrano in contatto, non possono che rafforzarsi reciprocamente, determinando lo sviluppo di una si- tuazione conflittuale tra padre e figlio.

Scrive Freud: “Il bambino s’accorge che il padre gli sbarra la strada verso la madre; la sua identificazione col padre assume per questo fatto una colorazione ostile e finisce per confondersi con il desiderio di sostituire il padre, anche presso la madre. L’identificazione, d’altronde, è ambivalente sin dall’inizio.”108 In questo passo non c’è, apparentemente, nulla di nuovo rispetto alle considerazioni appena fatte; eppure, c’è un punto che può aiutarci a comprendere meglio il rapporto di Freud con la mi- mesis: cosa significa, infatti, quell’anche presso la madre? Si tratta

di un’espressione piuttosto strana, poiché poco prima Freud ha definito l’identificazione come desiderio di sostituire il padre, e non possiamo credere che la madre non sia considerata dal bam- bino come oggetto del desiderio del padre, quindi da desiderare a sua volta. Se ci fermiamo ad una lettura superficiale di questo passo, ci limiteremo a constatare che quell’anche presso la madre sia un’inavvertenza di Freud poiché, se il bambino volesse sosti- tuire il padre sotto ogni aspetto, è ovvio che vorrebbe sostituirlo anche presso la madre. Ma se riflettiamo a fondo sulla tendenza freudiana ad assumere la mimesi come dato scientifico, per poi respingerla a livello teorico, sostituendola con il desiderio ogget- tuale, la pulsione libidica verso la madre, scopriamo in quell’an-

che presso la madre il luogo del rifiuto di Freud di impegnarsi

nell’analisi del desiderio mimetico. Si è visto infatti come sia estremamente agevole interpretare il pensiero di Freud sull’iden- tificazione associandolo allo schema mimetico, che fa del padre il modello del desiderio del figlio, indicandogli cioè il deside- rabile col fatto stesso di desiderarlo: il padre non può pertanto evitare di designargli la madre come oggetto da desiderare. Tut- tavia, dopo aver implicitamente posto alla base del complesso edipico il desiderio mimetico, Freud lo respinge con quell’anche

presso la madre. È un punto decisivo: Freud neutralizza retro-

spettivamente ogni interpretazione mimetica del desiderio, al- meno per quanto riguarda l’oggetto primario, la madre. Proprio quando sembrava che il desiderio mimetico - l’identificazione - potesse divenire il motore del complesso di Edipo, Freud lo respinge, sottraendogli l’oggetto più significativo del desiderio del bambino, ossia la madre. Pertanto è costretto a porre la pul- sione libidica autonoma a fondamento del complesso, mentre alla mimesi è riservato un campo d’azione secondario, dal quale è esclusa senz’altro la madre. Questa tendenza di Freud a scarta- re ogni traccia della mimesi, che si affacciava nelle prime opere,

è verificabile nei lavori successivi in forma rafforzata. In L’Io e

l’Es109, Freud scrive:

Molto presto, il bambino concentra la sua libido sulla madre. [...] In quanto al padre, il bambino si assicura un ascendente su di lui col favore dell’identificazione. Questi due atteggiamenti coesistono per un certo tempo, fino al momento in cui, avendo i desideri sessuali nei confronti della madre subito un rafforza- mento ed essendosi il bambino accorto che il padre costituisce un ostacolo alla realizzazione di tali desideri, si vede nascere il

complesso di Edipo. L’identificazione con il padre assume allora

un carattere di ostilità, genera il desiderio di eliminare il padre e di sostituirlo presso la madre. A partire da quel momento, l’atteggiamento nei confronti del padre diventa ambivalente. Si direbbe che l’ambivalenza, già implicata fin dall’origine nell’identificazione, divenga manifesta.110

A prima vista, si ha l’impressione di non avere qui altro se non una fedele riesposizione delle tesi esposte nella Psicologia delle

masse e analisi dell’Io; una lettura più attenta rivela invece al-

cune differenze molto piccole ma non per questo meno impor- tanti. Nel primo testo, Freud insisteva sull’anteriorità temporale dell’identificazione col padre rispetto all’attrazione libidica ver- so la madre. In L’Io e l’Es, al contrario, pur non rinunciando a tale dottrina dell’identificazione, l’elemento primario diviene la pulsione per la madre. L’indicazione che ne possiamo trarre è che Freud ci proibisce di pensare che una sola e stessa forza, la volontà di sostituire il padre sotto ogni aspetto, sia a fonda- mento dell’identificazione e dell’inclinazione per la madre. In quest’ultimo testo, infatti, ritroviamo - poco prima del nascere del complesso di Edipo - il “rafforzamento” dell’inclinazione

109 S.Freud, L’Io e l’Es, in Opere, IX, cit., pp. 469-520 (tit. orig. Das Ich und

Bozza

libidica, ma anziché interpretare tale rafforzamento come il ri- sultato dell’incontro con l’identificazione, Freud inverte l’ordine dei fenomeni, escludendo un rapporto di causa-effetto tra iden- tificazione e rafforzamento del desiderio per la madre. Tale raf- forzamento resta del tutto infondato. Come si può vedere, L’Io

e l’Es fa piazza pulita di tutte le intuizioni mimetiche che erano

emerse nella Psicologia delle masse e analisi dell’Io, e ciò a costo di una certa incoerenza.

Perché Freud procede così? Perché rifiuta la via del mimeti- co? La tendenza all’occultamento della mimesi è ben visibile nel corso della sua produzione teorica, e dunque non può essere frutto di un caso fortuito. Anche se probabilmente non in ma- niera del tutto chiara, Freud ha riflettuto sulla mimesis, per un certo periodo l’ha considerata una forza che agisce nella stessa direzione della pulsione libidica verso la madre. Anziché aboli- re quest’ultima tendenza infondata, adottando definitivamente il mimetico come fenomeno più che sufficiente per spiegare il complesso di Edipo, Freud ha eseguito l’operazione inversa, as- segnando all’inclinazione per la madre il ruolo di fondamento dell’intero complesso. Purtroppo egli non riuscirà mai a fondare scientificamente tale inclinazione, condannando la psicoanalisi a molteplici critiche e ad una sorta di ambiguità permanente, la stessa che è contenuta nell’espressione anche presso la madre. E proprio da quell’anche presso la madre Girard riparte per giun- gere là dove lo stesso Freud sarebbe giunto se si fosse impegnato sulla via del mimetico.