Ben altra considerazione è riservata da Girard ad un altro orien- tamento antropologico, il funzionalismo: sebbene sviluppatosi in stretto contatto con l’opera di Frazer, ne costituisce tutta- via un significativo superamento. Malinowski, grande etnologo di origine polacca, pubblicò nel 1942 – anno della sua morte – uno studio intitolato Teoria scientifica della cultura23, dando così inizio ad un nuovo indirizzo dell’etnologia. Questo studio è dedicato a Frazer, e ciò dimostra come il funzionalismo voglia porsi non in contrasto ma in continuità con l’evoluzionismo, assumendone il medesimo spirito di ricerca. La differenza essen-
23 B.Malinowski, Teoria scientifica della cultura e altri saggi, Milano, Feltri-
Bozza
ziale tra le due correnti risiede nel carattere sostanzialmente fon- dativo dell’evoluzionismo, che con Frazer trova la sua conclusio- ne, laddove gli studi di Malinowski aprono un orizzonte nuovo all’etnologia. Inoltre in Malinowski è più evidente l’incontro tra speculazione e ricerca sul campo - celebri le sue spedizioni in Nuova Guinea e Melanesia - mentre Frazer restò sempre soltan- to un grande teorico dell’etnologia.
Come sappiamo, la teoria di Frazer prevede la successione di magia, religione e scienza. Dove c’è una non ci sono le altre, non si dà in alcun modo la presenza simultanea di stadi diversi e successivi. Nell’impostazione di Malinowski l’ordine non viene mutato, soltanto viene ammessa la contemporaneità degli stadi. Da essa consegue che la conoscenza scientifica va estesa con pie- na legittimità anche alla cultura primitiva: “La conoscenza, la vera conoscenza scientifica, è sempre la guida principale dell’uo- mo primitivo nel suo rapporto con l’ambiente. Essa è il solido sostegno di tutti gli interessi vitali. Senza conoscenza e senza una stretta osservanza della conoscenza nessuna cultura potreb- be sopravvivere. Questa è allora la spina dorsale della cultura dall’inizio in poi.”24 In tal modo viene estromessa l’idea della fase primitiva posta all’insegna del magico e solo successiva- mente rischiarata dall’autentica scienza: la magia non è sorella minore della scienza, i tre termini vanno mantenuti insieme, ognuno in relazione cogli altri e rispetto ad un ambito specifico
dei bisogni umani. “Dobbiamo presupporre […] l’esistenza di
tutti i principi fondamentali del pensiero, della credenza, del costume e dell’organizzazione umana sin dall’inizio della cul- tura. Magia, religione e scienza devono essere esaminate come forze attive della società umana, del culto e del comportamen-
24 Ivi, p. 204.
to organizzato, e della psicologia umana.”25 Malinowski muove dall’analisi del rapporto tra cultura e società, da cui deriva la nozione di bisogno umano.
La cultura consiste tanto in un corpo di beni e di strumenti quanto nei costumi e nelle abitudini corporee o intellettuali che operano direttamente o indirettamente ai fini della soddi- sfazione dei bisogni umani. […]. Il carattere essenzialmente di- namico degli elementi culturali e delle loro relazioni suggerisce che il compito più importante dell’antropologia è lo studio del- la funzione culturale. L’interesse principale dell’antropologia funzionale verte sulla funzione delle istituzioni, dei costumi, delle leggi e delle idee.26
Questo brano rappresenta il manifesto del pensiero di Malinow- ski. La domanda sul rapporto tra società e cultura trova qui la sua risposta: la cultura nasce dalla necessità di soddisfare i bisogni umani. Alcuni suoi contemporanei obiettavano a Malinowski che, d’altronde, anche gli animali erano in grado di soddisfare i propri bisogni: non c’è differenza quindi tra uomo e animale? In realtà la differenza c’è, ed è anche piuttosto evidente: l’uomo è l’unico animale in grado di fornire una risposta ai propri bisogni biologici in termini culturali. Lo sforzo maggiore risulta allora, in tale contesto, quello di mostrare come dal soddisfacimento culturale di bisogni biologici sorgano nuovi bisogni, di ordine unicamente culturale.
Le considerazioni di Malinowski sulla religione costituiscono un aspetto molto importante della sua visione teorica. L’elemen-
25 Ivi, p. 207. Al fine di ricostruire il concetto malinowskiano di cultura
faremo riferimento alla voce Cultura redatta per l’Enciclopedia delle scienze
sociali (B.Malinowski, Culture, in Encyclopaedia of Social Sciences, IV, New
York, 1931, pp. 621-645; trad. it. in p. Rossi [a cura di], Il concetto di cultura,
to di maggior rilievo va ricercato nel tentativo di riconoscere alla religione un proprio status autonomo: insomma, la religione va ricondotta al bisogno dell’uomo di rispondere alle situazioni di pericolo e di crisi che cospargono la sua esistenza.
Ogni crisi importante della vita umana comporta un forte sconvolgimento emotivo, un conflitto mentale e una possibi- le disintegrazione. Le speranze di un esito favorevole devono scontrarsi con ansietà e cattivi presentimenti. La credenza reli- giosa consiste nella standardizzazione tradizionale dell’aspetto positivo nel conflitto interiore, e perciò soddisfa un determina- to bisogno individuale che scaturisce dai fatti psicologici con- comitanti dell’organizzazione sociale. D’altra parte, la credenza e il rituale religioso, rendendo gli atti critici e i contratti sociali della vita umana pubblici, standardizzati tradizionalmente e sottoposti a sanzioni soprannaturali, rafforzano i vincoli di co- esione tra gli uomini.27
Tra gli eventi critici della vita umana, va senz’altro messa in pri- mo piano la morte, rispetto alla quale la religione funge come strumento capace di negarne il potere distruttore. La religio- ne assolve a questo delicato compito creando teorie che vanno dall’affermazione dell’immortalità dell’anima a quella della non realtà della morte. In questo caso evidente, come in molti altri, la religione si esplica come forza che l’uomo può utilizzare per sopravvivere al dolore e agli eventi critici dell’esistenza. Un altro tema fondamentale è quello relativo alla standardizzazione tra-
dizionale dell’aspetto positivo del conflitto interno alla crisi. La
crisi, in sostanza, è aperta a tutte le soluzioni, compresa quella che comporta la messa in atto delle sue potenzialità distruttive. Queste ultime, tuttavia, vengono messe da parte, allontanate dalla religione stessa, la cui funzione consiste nel far emerge-
27 Ivi, p. 183.
re soltanto gli aspetti positivi della crisi. Eliminando, coprendo tutti gli elementi che possono causare squilibrio e disintegrazio- ne, la religione si scopre essere un formidabile coesivo sociale. Siamo di fronte ad una tematica di capitale importanza, ripresa – come vedremo più avanti – da Durkheim e dallo stesso Gi- rard.
Una notevole frattura fra Malinowski e Frazer avviene a pro- posito del problema del magico. Sappiamo come Frazer conside- rasse la magia una forma embrionale ed incompiuta di scienza; Malinowski estende invece il concetto di conoscenza scientifi- ca anche alla cultura primitiva: non c’è società – primitiva o progredita – che non abbia a suo fondamento la scienza e la conoscenza razionale. C’è tuttavia un dominio al cui interno la scienza mostra i suoi limiti: è il dominio del caso, dell’im- prevedibile, dell’inspiegabile. È qui che s’impone la magia, sia nelle società primitive sia in quelle moderne: la magia è una realtà con un proprio statuto autonomo, per nulla imparentata con la scienza, che trae la sua ragion d’essere dal riconoscimen- to – ottenuto a livello sociale – della facoltà di sottoporre a sé tutto ciò che è razionalmente inconoscibile. Come la religione, la magia è funzionale alla risposta umana di fronte a momenti di crisi, durante i quali nulla può la scienza. “Ci si deve aspet- tare la presenza della magia ogni volta che l’uomo arriva a un divario incolmabile, a uno iato nella sua conoscenza o nelle sue capacità di controllo pratico, e ciononostante deve continuare nella propria occupazione.”28 In questa lettura del magismo non c’è spazio per compromessi con altre discipline, in quanto la magia opera in un ambito determinato e senza invadere territori altrui: il senso ultimo della magia è quello di aiutare l’uomo a non desistere dall’operare, anche quando si trovi in situazioni di
crisi in cui emerge il limite intrinseco della scienza e del potere di controllo razionale.
In ultima analisi, Malinowski stabilisce una certa affinità tra religione e magia, che, sebbene si rivolgano l’una alla creazione di valori e l’altra ad azioni di utilità pratica, sono entrambe ele- menti funzionali alla sopravvivenza dell’uomo che esperisce la propria finitezza e il limite della propria conoscenza razionale. Sebbene a Malinowski manchi quella grande capacità sistemati- co-teorica che aveva contraddistinto gli studi di Frazer, tuttavia il suo grande pregio risiede nelle ampie ricerche sul campo e nell’analisi di moltissime fonti etnologiche, delle quali magari non sempre viene fornita un’interpretazione unitaria e sistema- tica, ma che denotano un grande acume nel tematizzare le que- stioni fondamentali del pensiero primitivo.