Il primo importantissimo testo di Lévi-Strauss è Le strutture ele-
mentari della parentela46 del 1949. Esso rappresenta il tentativo di rintracciare una logica comune a tutti i tipi di struttura fa- miliare, nonostante essi si presentino in forme diverse a secon- da delle aree geografiche studiate. Il problema che Lévi-Strauss intende affrontare in questo testo, ricchissimo di resoconti et- nografici e testimonianze sul campo - alcune delle quali dello stesso autore, raccolte durante il suo soggiorno brasiliano -, è quello relativo al processo di genesi e strutturazione dei sistemi parentali, la cui origine è ravvisata nel matrimonio, che in tutte le comunità studiate comporta una serie più o meno comples- sa di regole da rispettare. Ma cosa intende esattamente Lévi- Strauss per strutture elementari della parentela?
Intendiamo per strutture elementari della parentela i sistemi nei quali la nomenclatura permette di determinare immediata- mente il giro di parenti e quello degli affini; ossia i sistemi che prescrivono il matrimonio con un certo tipo di parenti; o, se lo si preferisce, i sistemi che, pur definendo tutti i membri del gruppo come parenti, li distinguono in due categorie: coniugi possibili e coniugi proibiti.47
Emerge in questo passo la coppia di termini che occuperà tutta l’opera, ovvero quella che lega matrimonio con regole/divieti. Ogni sistema parentale ha al suo centro una serie di regole che
46 C.Lévi-Strauss, Le strutture elementari della parentela, Milano, Feltrinelli,
1984 (tit. orig. Les structures élémentaires de la parenté, Parigi, Presses Uni- versitaires de France, 1949).
47 C.Lévi-Strauss, Prefazione alla prima edizione de Le strutture elementari
della parentela, cit., p. 11.
presiedono all’unione matrimoniale dei suoi membri, indicando un gruppo preferenziale e un gruppo assolutamente proibito.
Riserviamo il nome di strutture complesse ai sistemi che si limi- tano a definire il giro dei parenti e che abbandonano ad altri meccanismi, economici o psicologici, il compito di procedere alla determinazione del coniuge. L’espressione strutture elemen-
tari corrisponde dunque, in questo lavoro, a ciò che i sociologi
chiamano abitualmente matrimonio preferenziale. Non abbia- mo potuto conservare tale terminologia perché lo scopo fonda- mentale di questo libro è appunto di mostrare che le regole del matrimonio, la nomenclatura, ed il sistema dei privilegi e delle interdizioni, sono aspetti indissociabili di una stessa realtà, che è la struttura del sistema considerato.48
Ecco delinearsi una prima fondamentale distinzione tra strut- ture elementari e strutture complesse: le prime sono costituite dai sistemi che procedono ad una determinazione quasi auto- matica del coniuge preferito, ad esempio il matrimonio dei cu- gini incrociati in alcune comunità del Brasile, mentre le seconde coincidono con i sistemi fondati sul trasferimento di ricchezze o sulla libera scelta, di cui il maggiore esempio è la nostra società contemporanea. Tuttavia, nelle strutture elementari non è mai un solo individuo ad essere designato come coniuge preferenzia- le, ma è sempre un gruppo o una classe, in modo da garantire sempre una certa libertà di scelta. Analogamente, nelle strutture complesse, la scelta non è mai assolutamente libera, perché va rivolta sempre ai membri della società non espressamente proi- biti. Dunque esiste un limite in entrambe le strutture, una zona sociale interdetta, entro cui è assolutamente proibito contrarre il matrimonio.
Di cosa si tratta? Si tratta del tabù dell’ incesto. In tutte le cul- ture umane, siano esse fondate su un sistema matrimoniale sem- plice o complesso, vige il divieto di unirsi in matrimonio con la propria madre, con un fratello o con una sorella49. I sociologi si sono posti sin dall’inizio il problema di una spiegazione del tabù dell’incesto, ma non ne hanno colto la struttura profonda. Il primo tipo di spiegazione, inaugurata dagli studi di Morgan e Maine50, cerca di mantenere la dualità della proibizione, vale a dire il suo carattere di medietà tra natura e cultura, dissocian- dola in due fasi distinte. L’origine della proibizione dell’incesto è sì allo stesso tempo naturale e sociale, ma nel senso che essa si presenta come una riflessione sociale su un fenomeno naturale. Pertanto essa risulterebbe una misura di protezione atta a salva- guardare la specie dagli effetti dannosi delle unioni tra consan-
guinei.51 Un secondo tipo d’interpretazione tende ad eliminare
uno dei termini dell’opposizione tra carattere naturale e sociale del divieto dell’incesto. Per un gruppo di sociologi e psicologi, i
49 Secondo Lévi-Strauss, il sorgere della proibizione dell’incesto costituisce
il passaggio dallo stato di natura alla vita culturale dell’uomo. Tale norma, sociale per il fatto stesso di essere una regola, costituisce un’irruzione della cultura nel mondo della natura, e per ciò stesso va considerata come il luogo precipuo del passaggio da uno stato all’altro. La duplice compenetrazione di natura e cultura è ben simboleggiata dal divieto dell’incesto, che si definisce come una regola che include nella società ciò che le è più estraneo, la natura appunto, ma che nello stesso tempo trattiene in quest’ultima ciò che la su- pera, vale a dire la cultura.
50 H.S.Maine, Dissertations on Early Law and Customs, Londra, Murray,
1883.
51 Il maggior difetto di questa teoria consiste nella necessità di estendere a
tutte le società umane – anche le più primitive – una conoscenza precisa dei pericoli delle unioni endogamiche, conoscenza che esse non possono assolutamente pretendere, poiché essa è raggiunta soltanto nella società oc- cidentale del XVI secolo. (Cfr. C.Lévi-Strauss, Le strutture elementari della
parentela, cit., p. 54).
cui maggiori rappresentanti sono Westermark e Havelock Ellis, la proibizione dell’incesto è la proiezione sul piano sociale di una tendenza esclusivamente naturale, e che pertanto può essere spiegata interamente a livello naturale. All’interno di tale indi- rizzo, alcuni pensano che questo orrore naturale per l’incesto sia di origine fisiologica, altri di origine psichica52. Il terzo tipo di spiegazione è speculare al secondo, in quanto, se quest’ul- timo pretendeva di risolvere il divieto dell’incesto in termini meramente naturali, esso vorrebbe interpretarlo come un fatto esclusivamente sociale, la cui espressione biologica è puramente accidentale53.
52 Affermare l’origine fisiologica del divieto dell’incesto significa soltanto
riformulare il vecchio pregiudizio sulla voce del sangue, che si confuta da sé. Che il preteso orrore per l’incesto non possa derivare dalla psiche è stabilito invece dal fatto che esso si manifesta solo quando la relazione di parentela sia già nota o venga posteriormente stabilita. Havelock Erris ipotizza ancora che la ripugnanza per l’incesto si possa spiegare con il ruolo negativo che le abitudini quotidiane esercitano nei confronti della eccitabilità erotica, ma si può benissimo obiettare che, in assenza di ogni verificabilità, non si può sta- bilire se la pretesa osservazione della minore frequenza dei desideri sessuali tra parenti prossimi si spieghi con l’assuefazione psicologica o invece come una conseguenza della proibizione stessa.
53 Esistono diversi esempi di questo terzo tipo di spiegazione, ma il più si-
gnificativo è senz’altro quello di Durkheim (E.Durkheim, La Prohibition
de l’ inceste, in L’Année Sociologique, 1, 1898). Attraverso l’osservazione delle
società australiane, egli ricollega il divieto endogamico alla religione totemi- ca, che si fonda sull’identità tra il clan e il suo totem. Tale identità spiega le proibizioni speciali da cui è colpito il sangue, simbolo sacro e origine della comunità totemica. Questa paura del sangue è particolarmente forte nel caso del sangue mestruale, e ciò spiegherebbe la ragione per cui le donne sia- no oggetto di credenze magiche e vengano colpite da speciali interdizioni. Pertanto le proibizioni concernenti le donne, che si esprimono nelle regole d’esogamia, non sarebbero altro che la ripercussione di credenze religiose che in origine non operavano distinzione tra i sessi, ma che in seguito si
Nessuna delle tre interpretazioni “classiche” della proibizio- ne dell’incesto è risultata in grado di spiegare scientificamente i meccanismi per cui l’uomo ha introdotto deliberatamente tale proibizione come cardine della propria organizzazione parentale e della propria stessa cultura.54 Le vecchie ipotesi si sono rivelate erronee, in quanto conducono a conclusioni assurde o contrad- dittorie; il carattere che le accomuna, pur nella loro diversità, è la loro staticità: si tratta in tutti i casi di schemi interpretativi fissi, che risolvono la natura nella cultura o viceversa, o ancora traggono spunto da entrambe. Si deve passare, secondo Lévi- Strauss, ad una spiegazione dinamica, poiché la proibizione dell’incesto non è né puramente naturale né puramente sociale: essa costituisce il momento fondamentale nel quale si compie il passaggio dalla natura alla cultura.55