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I distretti tecnologici con un ruolo cruciale di stabilimenti di grandi imprese

Alfredo Del Monte

2. I distretti tecnologici con un ruolo cruciale di stabilimenti di grandi imprese

Un recente lavoro di Bertamino et al. (2014) si concentra sulle differenze di performances fra imprese che appartengono ai distretti tecnologici finanziati in Italia con le politiche per la collaborazione nella R&D e imprese che non appartengono a tali distretti. Utilizzando metodi di matching e stime diffe- rences-in-differences il lavoro mostra che dopo la costituzione del distretto le imprese distrettuali non hanno avuto una performance parzialmente diversa da quella fatta registrare da imprese simili ma non distrettuali. Solo per le imprese di minori dimensioni dei distretti meridionali emergono alcuni segnali di un effetto positivo sul volume di attività. Purtroppo il ristretto numero di tali imprese comporta che il risultato debba essere preso con grande cautela.

Ulteriori indicazioni relative alla efficacia delle politiche a favore dei distretti tecnologici con presenza di grandi imprese possono venire da una ricerca4basata su casi studio relativa a 6 distretti tecnologici indicati dal MUIR

(2 con presenza di grandi imprese nel Sud, 2 nel Nord-Ovest, 2 nel Nord-Est). Alcuni di questi distretti vedono l’integrazione di piccole e grandi imprese locali e centri di ricerca e sono i più vicini al modello della tripla elica mentre altri due vedono un forte coinvolgimento dei centri di ricerca ed una maggiore partecipazione di piccole imprese locali innovative. Tutti i distretti hanno un proprio organo di coordinamento pubblico5.

Nell’ambito della ricerca sono stati intervistai rappresentanti del mondo universitario e imprenditoriale, nonché di figure istituzionali deputate alla gestione complessiva dei distretti, quali presidenti e amministratori delegati. Dalle interviste emergono valutazioni positive e negative della politica per i

4 Progetto PRIN “Teorie delle reti, valutazione dei distretti tecnologici e delle politiche per il loro

sviluppo” 2008 coordinato da A. Del Monte.

5 Un distretto che non viene trattato nella ricerca ma che per la partecipazioni di piccole, medie e

grandi imprese locali e centri di ricerca è abbastanza vicino al modello della tripla elica è il distretto tecnologico regionale per l’Alta Tecnologia Meccanica in Emilia Romagna che vede il coinvolgimento di oltre 350 imprese di tutte le dimensioni, 11 Laboratori di ricerca industriale, 5 Centri per l’innovazione. L’organo di coordinamento del distretto è la società consortile ASTER a cui partecipano la Regione, le università dell’Emilia Romagna, diversi enti pubblici nazionali ed il sistema regionale delle camere di commercio.

Nel novembre 2005, nell’ambito dell’iniziativa del Ministero dell’Università e della Ricerca (MIUR) è stato pubblicato un bando per proposte di Ricerca Industriale e sono state presentate 68 proposte coinvolgendo oltre 140 imprese per un valore complessivo dell’investimento previsto superiore a 144 Milioni di euro. Sono stati inoltre assunti oltre 140 ricercatori. Il distretto è coinvolto in molte iniziative e sembra un’esperienza di successo.

distretti tecnologici. Per quanto riguarda gli aspetti positivi si ritiene che vi sia stata una addizionalità di rete6.

La ricerca ha confermato che la capacità di fare rete rappresenta la ragione d’essere e il principale punto di forza dei distretti tecnologici. Tale concetto va inteso sia in termini di relazioni formali e sia in termini di relazioni informa- li. Ogni soggetto che partecipa ad un distretto è caratterizzato dalle proprie competenze distintive da cui dovrebbe discendere il proprio ruolo all’interno della rete. L’individuazione di ruoli ben determinati rappresenta il presupposto necessario per la nascita di un sistema efficace di trasferimento tecnologico in cui tutti gli attori della rete sono sia divulgatori e sia ricettori di conoscenza. Il distretto viene visto come uno strumento per eliminare, o almeno diminuire, il gap potenziale tra piccola e grande impresa e tra mondo imprenditoriale e mondo della ricerca. In alcuni casi tale obiettivo è stato realizzato creando un consorzio di piccole imprese, quindi una rete di imprese, che come soggetto individuale partecipa alla rete più ampia del distretto. Il distretto si configura come una meta rete: alla base vi è la rete generale del distretto; al suo interno operano altre reti che possono essere dei poli innovativi, dei parchi scientifici o dei consorzi di imprese private. Il distretto tecnologico può quindi essere un formidabile strumento per ovviare alla ridotta dimensione delle imprese italiane, spesso indicata come vincolo alla crescita ed alla competitività sui mercati internazionali.

Un altro aspetto di cruciale importanza è la modalità di gestione delle rela- zioni all’interno del distretto tecnologico, o in altre parole, la sua governance. Il buon funzionamento della governance è ritenuto un fattore essenziale per l’intera attività del distretto e dovrebbe stimolare il coinvolgimento ed il senso di appartenenza di tutti gli attori, evitando fenomeni di disaffezione e di pro- gressiva inattività. La governance è vista come un elemento qualificante dei distretti: se questi funzionano e perché la governance funziona e permette ai vari attori di svolgere un ruolo attivo è ben preciso all’interno della rete. Per ottenere un simile risultato vi è l’esigenza di una governance che assicuri il coordinamento/raccordo tra gli attori che costituiscono la rete, che definisca in maniera chiara il ruolo e il contributo specifico di ciascun attore e che adotti modelli organizzativi tali da promuovere la collaborazione tra pubblico e privato e tra il distretto ed i suoi interlocutori esterni.

Per quanto riguarda il rapporto fra imprese e centri di ricerca non sempre il rapporto è stato sufficientemente collaborativo. Le università, ad esempio, hanno spesso espresso una certa conflittualità tra di loro e nei confronti del distretto, considerando quest’ultimo come un’entità che sottraeva risorse finan- ziarie e non come qualcosa di complementare per ottenere risorse aggiuntive.

6 Parliamo di addizionalità di rete “Network additionality” allorché si creano i collaborazioni fra imprese

L’opinione degli intervistati è che i vantaggi del distretto vanno ben al di là del semplice ottenimento di finanziamenti, estendendosi a tutti i vantaggi di sistema e di collegamento con l’esterno.

La ricerca ha anche evidenziato alcuni fattori critici sperimentati all’interno dei distretti tecnologici. Di seguito un elenco dei più rilevanti:

• La burocrazia rappresenta un ostacolo a volte insormontabile per gli attori dei distretti. Questo riguarda sia la burocrazia esterna e sia quella interna al distretto. A ciò si aggiunge il problema della tempistica. I processi per l’approvazione dei progetti sono spesso troppo lunghi. A volte dalla pre- sentazione del progetto alla sua approvazione passano diversi anni e questo blocca l’attività del distretto. Inoltre risulta troppo lunga anche la tempistica relativa alla stipula degli accordi, all’avvio dell’attività e all’erogazione dei finanziamenti;

• Manca una programmazione generale da parte del governo che chiarisca su cosa focalizzare e specializzare l’attività del distretto. A questo si aggiunge una scarsa coerenza tra politiche regionali e nazionali. Tali fattori comporta- no una serie di inconvenienti, tra cui l’incapacità dei distretti tecnologici di presentarsi sui mercati internazionali con la dovuta competitività. Gli attori intervistati sono consapevoli che in futuro i distretti dovranno utilizzare anche strumenti internazionali di finanziamento; tuttavia senza il valido supporto dell’attore pubblico essi ritengono che difficilmente saranno in grado di competere con le altre realtà straniere;

• Gli attori dei distretti devono poter contare su un accesso al mercato più agevole. Questo può essere assicurato da forme di semplificazione e da una maggiore certezza legislativa per l’ottenimento delle risorse economiche destinate ai distretti;

• Gli attori intervistati ritengono che in alcuni casi i piccoli soci sono riusciti a sviluppare grazie al supporto, alle risorse e alle competenze delle grandi imprese nuove idee. Essi inoltre ritengono che le piccole imprese possono contribuire con competenze specifiche in determinate nicchie di mercato e con processi agili e rapidamente adattabili alle varie situazioni.

I risultati di questa ricerca basata su analisi di casi evidenzia una serie di problematiche non affrontate nel lavoro di F. Bertamino (op. cit.). In realtà dalle interviste effettuate emerge forse in modo più chiaro una valutazione positiva per quanto riguarda gli effetti sulle piccole imprese in termini di addizionalità di rete e forse anche di input e output mentre per quanto riguarda le grandi imprese ed i rapporti dei vari attori con le università non appare evidente un contributo positivo. La possibilità che specie per le grandi imprese, al di là del giudizio positivo sulla politica dei distretti, non vi sia stata addizionalità in termini di input e di output è molto alta, anche se nel caso del Mezzogiorno è probabile che vi sia stata una certa addizionalità di investimenti per quanto riguarda la localizzazione al Sud.

3. La politica per la collaborazione nella R&D in due regioni dell’Italia

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