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La finanza per lo sviluppo e l’innovazione e l’adeguatezza del sistema bancario

Il gap di innovazione non riguarda solo il sistema industriale. Infatti, esso ha due dimensioni, perché anche il sistema bancario è in ritardo nel migliorare la propria offerta di servizi che miri a sostenere la ristrutturazione dell’intero sistema economico.

Il sistema bancario deve integrare la propria attività con servizi orientati a sostenere l’innovazione delle imprese e lo sviluppo economico locale ed è necessaria la crescita sia degli operatori finanziari non bancari (venture capital, private equity, structural funds, institutional investors) sia l’operati- vità dei mercati finanziari azionari e obbligazionari. É pertanto importante promuovere l’affermarsi di modelli di governance dello sviluppo locale che promuovano la cooperazione tra l’industria, le istituzioni locali e nazionali, i centri di ricerca e le università ed anche le banche, nell’ambito del sistema nazionale e regionale di innovazione. L’obiettivo è quello di sviluppare dal basso programmi e progetti di investimento mirati a modernizzare le aree urbane e le reti di centri urbani delle diverse dimensioni al fine di ottenere un effetto moltiplicativo sullo sviluppo economico e l’occupazione a scala regionale e nazionale.

Invece, negli ultimi anni lo sviluppo di grandi gruppi bancari e la ridu- zione delle banche locali ha portato ad indebolire le relazioni tra il sistema finanziario e le economie locali. Anche i gruppi bancari maggiori, che sono presenti localmente, dovrebbero sostenere le imprese locali nel loro processo di sviluppo fornendo esse tutta l’assistenza e capitali necessari, quando affron- tano le difficoltà di una ristrutturazione e avviano processi di innovazione. Tuttavia, queste banche maggiori non sempre dimostrano di avere un’attitudine pro-attiva adeguata e raramente partecipano ai processi di governance dello sviluppo locale, che richiedono un’iniziativa integrata dei diversi attori privati e pubblici, comprese le banche.

Mentre le asimmetrie informative riguardano la mancanza di informazione sui singoli progetti di investimento, le asimmetrie di conoscenza riguardano il gap di conoscenza (“modelli mentali e di business”) tra il mondo della finanza, da un lato, e il mondo dell’industria e quello scientifico, dall’altro. Le asimmetrie di conoscenza e il prevalere di modelli culturali e operativi bancari tradizionali (un effetto di “trappola delle conoscenze” o “lock-in” cognitivo) rappresentano una barriera che distoglie le banche dal finanziare l’innovazione delle imprese industriali e dei servizi e i processi di ristrutturazione e crescita. In generale, le asimmetrie di conoscenza portano a “fallimenti del mercato” che sono difficilmente risolvibili, dato che richiederebbero significativi cambiamenti o innovazioni organizzative e culturali come anche una revisione dei modelli di business bancari prevalenti.

Il modello bancario corrente in Italia è fortemente focalizzato sulla banca commerciale e il traditional lending. Pertanto, le banche non hanno sviluppato un know-how professionale e un adeguato capitale umano per poter operare nel campo dell’innovation banking. La relazione tra la banca e le imprese non è influenzata solo dalle “asimmetrie informative”, ma è ancora più ampia per l’esi- stenza delle sopra ricordate “asimmetrie conoscitive”, che sono particolarmente importanti nel settore delle banche commerciali. Come possono queste banche comprendere e valutare i rischi che devono affrontare le imprese innovative, se esse sono al di fuori dei network della conoscenza? Per superare le asimmetrie conoscitive le banche devono investire nella conoscenza e nel loro capitale umano e sviluppare processi di apprendimento sia al loro interno che con gli attori economici esterni. Pertanto, la maggior parte delle banche e specialmente le banche locali non finanziano l’innovazione. Esse non sono strutturate per fornire questi servizi e non offrono servizi di consulenza, che possano aiutare i processi di ristrutturazione delle imprese in crisi o meno competitive.

In particolare, manca in Europa un adeguato settore di intermediari e operatori specializzati nel finanziamento dell’innovazione e della crescita delle PMI a differenza di quanto si osservi negli Stati Uniti. Si tratta di un punto di debolezza che sta frenando la crescita economica europea e ciò vale in particolare per l’Italia. In particolare, le aziende di medie dimensioni dell’UE dovrebbero poter diversificare le loro fonti di finanziamento dal tradiziona- le mercato dei prestiti bancari e iniziare ad utilizzare i collocamenti privati (private placements), sia come alternativa che come passo intermedio verso i mercati obbligazionari quotati.

La creazione di una bad bank e la cartolarizzazione dei NPL sono solo una soluzione di breve termine che non risolve le cause del problema dei NPL. La possibilità di un deterioramento è destinato a ripresentarsi anche in futuro, per cui la soluzione deve essere quella della gestione più efficace del rapporto tra banche e imprese. Le banche devono attrezzarsi per offrire anche alle imprese servizi di corporate restructuring al fine di promuovere una loro possibile ripresa (turnaround). Non creando al loro interno questi servizi le banche sono costrette a cedere i crediti in sofferenza a prezzi inferiori a quelli di bilancio con inevitabile aumento delle perdite, a procedere a fusioni, a fare grandi aumenti di capitale e a dismettere diverse attività sviluppate precedentemente.

In molti casi l’impresa in crisi non è dichiarata fallita, ma sono chiari i limiti del soggetto imprenditoriale che ha portato alla situazione di crisi e quindi i creditori e le banche in particolare devono prendere l’iniziativa al fine di evitare un peggioramento della situazione di crisi ed arrivare al fallimento. Anche in questo caso risulta necessario che sia la banca a proporre un piano di risanamento all’impresa e a supportare lo stesso nell’esecuzione di tale piano. Invece, nel caso di un’impresa sana e in crescita è l’imprenditore che propone alla banca un piano di investimento e di sviluppo.

Tuttavia, la situazione attuale rappresenta per le banche italiane anche un’opportunità straordinaria per rivedere il loro modello di business alla luce della riduzione strutturale e generale in tutta Europa dei prestiti bancari che si combina con lo sviluppo dei mercati dei capitali. Di fatto il sistema bancario dovrebbe accogliere positivamente il ricorso delle imprese ai mercati finan- ziari sia perché in tal modo migliora la struttura finanziaria delle imprese e si riduce il rischio di credito sia perché l’offrire assistenza alle stesse imprese nell’accedere ai mercati crea per le banche nuove opportunità di business, compensando la diminuzione degli utili nella gestione tradizionale dei crediti alle imprese.

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