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dopo il POLITE

In ambito italiano, negli anni precedenti alla realizzazione del Progetto POLITE (Pari Opportunità nei Libri di Testo33), gli studi Grazie a questo progetto è stata realizzata la Guida per la decifrazione degli

stereotipi sessisti negli albi finalizzata ad insegnare agli adulti (insegnanti, geni-

tori, bibliotecari) a decodificare le immagini simboliche della famiglia e della società proposte dagli albi illustrati. Informazioni dettagliate sul progetto e la

Guida sono disponibili on line al seguente link: http://www.comune.torino.

it/quantedonne/ (data ultima consultazione 20 maggio 2011). 32 I. Biemmi, Educazione sessista op. cit., pp. 33-35.

33 Il problema della revisione e innovazione dei libri di testo, tradizionalmente portatori di una cultura presentata come neutrale, ma in realtà rappresenta-

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dedicati al sessismo nei libri scolastici sono numericamente esigui e i risultati che ne emergono tutt’altro che rassicuranti. Accanto ad alcuni lodevoli sforzi di ammodernamento dei contenuti e delle im- magini, risulta una tendenza all’immobilismo, che rivela poi man- canza di realismo nella rappresentazione del mondo del lavoro, nel linguaggio e nell’attribuzione dei ruoli e delle mansioni, che vede le donne relegate nelle posizioni tradizionali di casalinghe34.

Negli anni a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio, in un clima di generale ottimismo e di grandi aspettative, viene realizzato il pro- getto europeo di autoregolamentazione per l’editoria scolastica che vede impegnati gli editori firmatari a mantenere alta l’attenzione sui temi inerenti l’identità di genere e la cultura delle pari opportunità. Ma a dieci anni dalla realizzazione del Polite il lavoro pubblicato dalla studiosa Irene Biemmi Educazione sessista. Stereotipi di genere

nei libri delle elementari35 ci dimostra che l’adesione di alcuni editori al Progetto Polite è stata solo formale e non è servita a pubblicare libri di testo rispettosi delle regole pur sottoscritte. Attraverso l’ana-

Commissione Europea e terreno di molti interventi e azioni dei paesi mem- bri. L’Italia è restata però a lungo inadempiente rispetto a questi impegni, al punto di ricevere, nel 1997, una specifica raccomandazione da parte del Comitato ONU responsabile del monitoraggio della CEDAW (Convention

on the Elimination of all Forms of Discrimination Against Women). Solo nel

marzo del 1997 attraverso una Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri si dà pieno riconoscimento allo stretto legame che lega i libri scolas- tici alla promozione di pari opportunità tra uomini e donne. Con l’obiettivo di attuare concretamente una cultura improntata alla differenza di genere, si ammette ufficialmente la necessità «di recepire, nell’ambito delle proposte di riforma della scuola, dell’università, della didattica, i saperi innovativi delle donne, nel promuovere l’approfondimento culturale e l’educazione al rispet- to della differenza di genere». In questo contesto si colloca il Progetto Polite che vede gli editori italiani associati all’Aie impegnati a darsi un Codice di autoregolamentazione volto a garantire che nella progettazione e realizzazi- one dei libri di testo e dei materiali didattici destinati alla scuola vi sia at- tenzione allo sviluppo dell’identità di genere intesa come fattore decisivo nell’ambito della educazione complessiva dei soggetti in formazione. 34 Rossana Pace, Immagini maschili e femminili nei testi per le elementari, Roma,

Presidenza del Consiglio dei Ministri, 1986, pp. 37-40. 35 I. Biemmi, Educazione sessista op. cit.

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lisi di dieci volumi, editi dalle maggiori case editrici italiane e in vigore nella scuola elementare, Biemmi dimostra che nelle scuole italiane circolano ancora materiali didattici che non prestano alcuna attenzione ai modelli identificativi di genere presentati a bambine e bambini, e neppure al linguaggio utilizzato36.

Sembra ancora lunga la strada da percorrere per superare la rigida separazione di ruoli tra gli uomini e le donne e offrire ai bambini e alle bambine dei modelli adulti positivi cui ispirarsi: «Mostrare modelli di donne e di uomini non stereotipati, aventi pari dignità e valore, rappresenta il primo passo per offrire realmente agli alunni dei due sessi uguali opportunità di progettare il proprio futuro, sen- za vincoli legati al sesso biologico di appartenenza»37.

È proprio da questo assunto che ha preso forma l’idea di analizza- re le modalità di rappresentazione del genere maschile e femminile divulgata dai libri di testo di lingua inglese in uso nelle scuole secon- darie di primo grado in Italia prima e dopo il Progetto Polite.

Il campione di testi esaminati è stato creato secondo le seguenti variabili:

sono stati presi in considerazione libri di testo per l’insegna- •

mento dell’inglese come seconda lingua nelle prime e nelle seconde classi della scuola secondaria di primo grado italiana; questi libri sono pubblicati dalle case editrici maggiormen- •

te presenti sul mercato nazionale dell’editoria per la scuola (Longman, Atlas, Zanichelli, Lang, Minerva Italica, Oxford 36 Ad esempio, il 51% delle volte il protagonista delle storie è un bambino/

ragazzo/uomo, solo il 34% delle volte la protagonista è una bambina/raga- zza/donna. E questo nel migliore dei casi: i volumi di alcune case editrici sono totalmente sbilanciati, tanto che i protagonisti maschili sono più del doppio di quelli femminili. Altrettanto deprecabile l’esempio della profes- sione di questi personaggi quando sono raffigurati come adulti: il 70 % degli uomini presenti nei “sussidiari” lavora, contro il 56% delle donne. È tuttavia l’elenco dei mestieri a riservare le maggiori delusioni: cinquanta professioni per gli uomini raffigurati (le più varie: dal maestro al dottore, dallo scultore al meccanico, fino al re e al cavaliere), solo quindici per le donne (maestra, casalinga, principessa).

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- Nuova Italia, Macmillan e SEI) e pertanto ritenuti rappre- sentativi del materiale in circolazione nella realtà scolastica italiana;

i libri esaminati sono stati editi in anni compresi tra il 1990 e •

il 2008, intervallo che si è voluto analizzare in quanto a cavallo della realizzazione del progetto Polite;

all’interno di questi libri sono state isolate le Unità Didattiche re- •

alizzate per l’insegnamento/apprendimento delle professioni. Si intende specificare che questo studio non pretende di essere scienti- ficamente esaustivo né giudicare in assoluto la qualità complessiva dei libri di testo che rientrano nel campione preso in esame. Alcuni dei libri che, come vedremo, presentano una rappresentazione non equili- brata dei generi da un punto di vista linguistico e iconografico possono essere ritenuti eccellenti da altri punti di vista didattici e pedagogici. Il materiale del campione è stato prima sottoposto allo studio di due aspetti ritenuti significativi, quello linguistico e quello iconografico, in una prospettiva di genere e, poi, ad un’analisi comparativa con intento di isolare cambiamenti verosimilmente avvenuti in seguito alla reda- zione del Codice di Autoregolamentazione per gli editori.

Dal primo tipo di indagine è emersa una forte disparità a livel- lo quantitativo nella rappresentazione dei due sessi, a svantaggio di quello femminile. La percentuale delle donne rappresentate nello svolgimento di una professione è sicuramente inferiore al 50% del totale delle immagini presentate. L’immagine della donna risulta poi fortemente stereotipizzata e relegata agli ambiti del lavoro domesti- co (housewife), della cura dei bambini e delle persone (hairdresser,

nurse), del lavoro col proprio corpo (model, ballerina) e comunque a

delle posizioni subalterne e non di responsabilità. Molto rare sono le immagini che ritraggono le donne come dottore, architetto, avvoca- to o giornalista. È interessante poi notare che in tutti i testi presi in esame (ad eccezione di Junior Sailor) l’insegnante è rappresentato da una figura femminile. Parallelamente, nella lingua inglese è norma riferirsi all’insegnante, non importa quale sia il suo sesso, sempre con il genere femminile.

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L’analisi linguistica conferma il risultato ottenuto dall’indagine ico- nografica, parimenti ad uno sbilanciamento della rappresentazione dei generi come possibili modelli di riferimento per un orientamen- to professionale futuro, assistiamo ad un uso della lingua sicuramen- te stereotipato, che fa un uso generico dei suffissi in man nei nomi delle professioni (poilceman, craftsman fireman) oppure, in maniera ugualmente discriminatoria, propone nomi con evidenti marche morfologiche al femminile che risultano fortemente altisonanti in una lingua isolante come quella inglese (businessman/businesswoman,

actor/actress) e che, comunque, vengono percepiti come derivati dal

maschile e dunque devianti rispetto alla norma.

Segnali sicuramente positivi pervengono invece dall’analisi diacro- nica dei testi. Se studiato in progressione temporale, il campione offre segnali di speranza. A partire dal 2004 notiamo infatti una rappresentazione della donna progressivamente più equa nelle im- magini, sia a livello quantitativo che qualitativo. Aumenta la percen- tuale delle donne rappresentate nello svolgimento di un lavoro ex- tradomestico ed extrafamiliare e, finalmente, vengono rappresentate donne nella professione di avvocato, bancario, giornalista, architetto e dottore. Anche il linguaggio risulta progressivamente più attento alle tematiche di genere ed iniziano a comparire nel lessico i primi

police officer al posto di policeman e film star al posto di actor o actress.

Riguardo al campione esaminato riscontriamo una lenta, ma conti- nua ed evidente evoluzione delle modalità di rappresentazione dei due generi, che risultano sempre meno stereotipate e discriminanti. La nostra ricerca ci permette quindi di stabilire un rapporto tra i segnali di cambiamento riscontrati nelle pubblicazioni esaminate e la realizzazione del Polite e non possiamo che auspicare che gli effetti del Polite si estendano in maniera interdisciplinare a tutti i materiali didattici. È la scuola che per prima deve rispettare e valorizzare il soggetto nella sua specificità e solo con dei libri di testo veramente rispettosi dell’identità di genere, ai ragazzi e alle ragazze sarà possi- bile prendere coscienza della propria individualità sessuata e delle proprie capacità e realizzarsi in un contesto di pari opportunità.

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