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Terzo sesso, pluralismo di genere e sistemi a generi multipl

Gloria Valentin

5. Terzo sesso, pluralismo di genere e sistemi a generi multipl

Come ho spiegato prima, la ricerca antropologica dimostra che i ruoli di genere non sono universali e in diversi contesti culturali è possibile riscontrare identità e appartenenze di genere non sempre assimilabili a quelle euro-americane. Le variazioni di genere hanno assunto nei diversi contesti socio-culturali forme peculiari e difficil- mente riducibili le une alle altre.

19 Aihwa Ong, Peletz Michael (eds.), Bewitching Women, Pious Men: Gender

and Body Politics in Southeast Asia, University of California Press, Berkeley

1995, p. 1 (trad. it. mia).

20 Morris Rosalind, All Made Up: Performance Theory and the New Anthropology

of Sex and Gender, in «Annual Review of Anthropology» (1995), n. 24,

pp. 567-592, p. 575. Per una panoramica sulle variazioni di genere studiate dall’antropologia, si vedano i volumi: Bisogno Flora, Ronzon Francesco (a cura di), Altri generi. Inversioni e variazioni di genere tra culture, Il dito e la luna , Milano 2007, ed Herdt Gilbert (ed.), Third sex, Third gender: Essays

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Altri generi

Le modalità in cui si è espressa e si è declinata la variazione di genere in ambito euro-americano non coincide e si discosta talvolta parecchio da quelle presenti in altri ambiti socio-culturali. La forma culturalmente specifica assunta dalle variazioni del genere in ambito euro-americano ha preso svariati nomi nel corso della storia: tra- vestitismo, transessualismo, transessualità, disturbo dell’identità di genere, transgenderism.

Un determinato filone di ricerca antropologica, intenzionato a mettere in discussione l’universalità delle categorie di genere, ha ri- flettuto a lungo sui concetti di «terzo genere» e di «terzo sesso».

Will Roscoe, cercando di dare una definizione a tali concetti, ha sostenuto che per poter individuare la presenza di un terzo genere in una data società è indispensabile che vi sia uno «status sociale distin- to e autonomo pari allo status degli uomini e delle donne» contrad- distinto da uno speciale abbigliamento, da comportamenti, attività e specializzazioni professionali proprie22. Affinché si possa parlare di terzo genere è fondamentale che i membri della cultura in oggetto siano consapevoli e formulino in maniera esplicita l’esistenza di tre categorie di genere distinte anche attraverso l’uso e le strutture della lingua e della grammatica. Appare, a suo parere, ingiustificato consi- derare come membri di un terzo genere persone che assumono abiti, comportamento e ruolo sociale del genere opposto, come era stato ipotizzato da alcuni antropologi23.

Niko Besnier definisce come terzo genere una «categoria emica ben definita ed internamente coerente che corrisponde ad una sorta di nicchia culturale predisposta dall’ordine sociale»24. Per stabilire l’esistenza di un terzo genere appare quindi importante valutare il 22 Roscoe Will, Come diventare berdache. Verso un’analisi unificata della diver-

sità di genere, in Bisogno Flora, Ronzon Francesco (a cura di), Altri generi. Inversioni e variazioni di genere tra culture, Il dito e la luna, Milano 2007, pp.

39-86, p.77.

23 Si vedano a tale proposito le critiche poste da Will Roscoe alla definizione di “Third gender” data da Whitehead (Roscoe, 1995)

24 Besnier Niko, Polynesian Gender Liminality Through Time and Space, in Herdt Gilbert, op. cit., pp. 285-328, p. 309, trad. it. mia.

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grado di istituzionalizzazione e di legittimità attribuito alla variazio- ne di genere.

Trascurando gli studi isolati su alcune società dell’antichità, le prime culture divenute note per la presenza di una terza categoria di genere sono quelle dei Nativi d’America. Già i resoconti degli esploratori spagnoli riferivano di uomini effeminati che adottava- no abiti e svolgevano mansioni femminili, uomini successivamente denominati berdache25. L’esistenza dei berdache è stata riscontrata in centocinquanta società nordamericane alcune delle quali riservavano un posto specifico anche per le donne che indossavano abiti e svol- gevano ruoli maschili26. Will Roscoe ritiene che il ruolo dei berdache sia da considerare come uno “status di genere distinto” all’interno di un «paradigma a generi multipli», in quanto «molti dei loro compor- tamenti e attività appartenevano unicamente al loro ruolo, special- mente le loro vite rituali e spirituali»27.

Gli studi di Serena Nanda sulle hijras dell’India arrivano a con- clusioni in parte differenti28. Infatti, come nel caso dei berdache, la variazione di genere si colloca in un ambito religioso, ma essa non appare come una dimostrazione dell’esistenza di un sistema a generi multipli e nemmeno del carattere fluido delle categorie di genere.

Serena Nanda definisce le hijras come «né uomini né donne», in- dividui di sesso maschile oppure ermafroditi che adottano abbiglia- mento, comportamento e occupazioni femminili e che solitamente 25 Al termine berdache, sebbene tuttora ampiamente usato nella letteratura, viene spesso preferito two-spirits, meno dispregiativo. Berdache infatti, de- rivante dallo spagnolo bardaje e dal francese bardache, significa all’incirca “prostituta di sesso maschile”, cfr. Barnes 2001.

26 Roscoe Will, 2007, op. cit.

27 Roscoe Will, “How I became a Queen in the Empire of Gender”, presenta- “How I became a Queen in the Empire of Gender”, presenta- to alla conferenza: “Lesbian and Gay History: Defining a Field”, 7 ottobre 1995, City University of New York, ed. Online http://www.geocities.com/ weshollywood/stonewall/3044/thirdgender.html

28 Nanda Serena, Neither Man nor Woman: The Hijras of India, Wadsworth Publishing, Belmont 1990. Nanda Serena, 2007, Hijra e Sadhin. Né uomo

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hanno relazioni sessuali con uomini. Se da una parte sono «uomini incompleti», non sono nemmeno ammessi a pieno titolo nella cate- goria di genere femminile.

Un altro ruolo di genere alternativo, reso noto dagli studi dell’an- tropologo Unni Wikan, è quello degli xanith dell’Oman che rappre- senterebbero un ruolo di genere intermedio istituzionalizzato29.

Alcune ricerche sul campo condotte in anni recenti in Tailandia hanno evidenziato una proliferazione di identità di genere diverse rispetto a quella maschile e femminile. Tutti gli uomini che non si conformano perfettamente alle aspettative e agli stereotipi connessi con il genere maschile vengono definiti come kathoey.

Lo status di kathoey è ampiamente visibile e noto in Tailandia e il numero dei kathoey è superiore rispetto al numero di persone tran- sessuali e transgender presenti nei Paesi occidentali30. I kathoey sono una componente così riconosciuta della società tailandese che ogni anno vengono tenuti e trasmessi in televisione concorsi di bellezza riservati a loro. Ciò tuttavia non esclude che siano talvolta oggetto di forme di discriminazione.

Tali studi permettono di dimostrare come non in tutti i conte- sti socio-culturali il sesso sia considerato prioritario nel determina- re l’appartenenza di genere e come da una determinata morfologia corporea possano derivare molteplici categorie di genere. In alcune culture i confini tra i generi non sono così netti e permettono talvol- ta alcune forme di attraversamento. Questi esempi, a cui se ne po- 29 I suoi studi si basano sulle ricerche da lui svolte sul campo, nella città di Sohar,

tra il 1974 e il 1976: Wikan Unni, Man Becomes Woman: Transsexualism in

Oman as a Key to Gender Roles, in «Man» (1977), n. 12 vol. 2, pp. 304-319.

30 Secondo Sam Winter, i dati ufficiali del 2002 rileverebbero la presenza di 10.000 kathoey in Tailandia. L’autore però ritiene che questo dato sottovaluti ampiamente l’incidenza del fenomeno e stima che il numero di kathoey resi- denti in Tailandia si aggiri attorno alle 300.000 unità. Winter Sam, Counting

kathoey 2002, ed. Online http://web.hku.hk/�sjwinter/TransgenderASIA/pa-http://web.hku.hk/�sjwinter/TransgenderASIA/pa- per_counting_kathoey.htm, Winter Sam, Udomsak Nuttawut, Male, Female

and Transgender: Stereotypes and Self in Thailand, in «International Journal of

Trangenderism» (2002), n. 6, vol 1, ed. online http://www.symposion.com/ ijt/ijtvo06no01_04.htm

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trebbero aggiungere molti altri, dimostrano che «i generi non sono né legati a un sostrato biologico, né dotati di confini invalicabili»31. Dimostrano cioè come il modello euro-americano non sia né uni- versale né naturale.

6. La genesi del discorso euro-americano sulle