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La pratica tradizionale dei mariage précoce e forcé

Sonia Elisabetta Chessa

5. La pratica tradizionale dei mariage précoce e forcé

Si stima che in Bénin la pratica dei matrimoni precoci e forza- ti coinvolga un quarto di minorenni, prevalentemente sposate o unite attraverso la forma dell’unione poligama. Malgrado, infatti, sia riconosciuto per legge solo il matrimonio monogamo, ancora oggi nel Paese la poligamia resta la principale forma di legame ma- trimoniale, oltre che segno di rispetto e virilità maschile50. Una si- tuazione che determina una realtà per la quale una buona parte di minori, filles et fillettes, hanno già iniziato la loro vita fertile e sono madri o incinte del loro primo figlio, fenomeno che ha percentuali due volte più elevate nel contesto rurale rispetto a quello urbano e che risulta più incisivo rispetto alle minori senza istruzione o che hanno abbandonato gli studi senza aver conseguito il diploma di licenza media51.

Justine, 16 anni: Ho sedici anni. Andavo a scuola, ma la mia famiglia non aveva più soldi, ho abbandonato gli

48 Interviste alle ragazze accolte nel «Centre de Soeurs de la Providence» di Adjohoun, novembre 2009.

49 Ulivieri Simonetta, Donne migranti, op. cit., in nota, p. 247. 50 la VIolenCe etatIque au BénIn, op. cit., p. 56.

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studi e ho chiesto a mia madre se potevo fare dei lavori domestici per trovare del denaro e lei ha accettato. Così sono andata a Calavì e ho lasciato il mio villaggio per an- dare a fare i lavori domestici. Sono rimasta a lavorare là per sei mesi, ho dato tutti i miei soldi a mia madre e lei mi ha detto che potevo iniziare a frequentare un corso per imparare il mestiere di parrucchiera. Ho lasciato Calavì e sono rientrata al villaggio, ma mia madre aveva speso tutti i miei soldi, mi dice che non aveva neanche più i soldi per mantenermi con lei e voleva darmi via per mariage forcé. Sono scappata dal villaggio e ho chiesto aiuto all’Associa- zione di donne giuriste che mi hanno inviata all’associa- zione Action-plus di Adjohoun, e oggi sono qua in questo Centro per apprendere il mestiere di parrucchiera52.

Le ragazze di Adjohoun, sopravvissute alla violenza di matrimoni forzati e precoci a cui erano destinate, sono testimoni di una condi- zione di discriminazione di genere molto diffusa in Bénin e raffor- zata da un punto di vista giuridico dall’influenza del Codice delle tradizioni del Dahomey53, e accade così che sulla base del diritto consuetudinario in molte comunità etniche le ragazze possano essere “impegnate” in matrimonio fin dall’età di quattordici anni ma anche tra i dieci e i dodici anni o possono essere barattate per mariage forcé fin dalla nascita, poiché il matrimonio forzato, afferma Marie Elise Gbèdo, «è il risultato di un lungo processo tra famiglie che perdura perfino diversi anni prima della sua conclusione»54. L’unione tra- dizionale avviene per volontà della famiglia, e non per volontà dei futuri sposi, ma soprattutto avviene contro la volontà di ragazzine o bambine che, con la complicità dei parenti, vengono condotte di forza dallo sposo, attraverso il diffuso e attuale, sebbene antico, fe- nomeno del ratto o rapimento55.

52 Testimonianza di Justine, Adjhoun, Novembre 2009.

53 Le Coutumier du Dahomey del 1931 è una raccolta di tradizioni del Bénin tra le quali le consuetudini matrimoniali secondo le varie etnie.

54 Marie Elise Gbèdo è la Presidente dell’ONG Afjb, Association des Femmes

Juristes du Bénin.

Sonia Elisabetta Chessa

Il Centro di ascolto di Adjohoun riceve numerose segnalazioni di minori a rischio o in fuga dal mariage forcé. Alcune di queste ragazze sono tratte in salvo da qualche parente, vicini di casa, e a volte dagli stessi capi villaggio. Questi alcuni tra i casi documentati di minori vittime di abusi e di matrimonio forzato56.

Il caso di Paulette, 14 anni, studentessa. Motivo della vulnerabilità: Maltrattamento e abuso. P. è arrivata ac- compagnata da un giovane, che dichiara: “P. è venuta nella nostra casa in compagnia di mia sorella che fa la sua stessa classe. Ha chiesto rifugio a casa di nostra madre, che mi ha indicato di condurla da voi per chiarire me- glio”. Durante l’indagine il giovane fa presente che P. ha avuto le prime esperienze amorose con il padre adottivo e ora è vittima di maltrattamento perché P. non accetta più le avances. È orfana di padre da quando aveva nove anni e il nuovo marito della madre era un collega di suo padre. Dopo averla rassicurata, l’équipe del Centro conduce la ragazzina all’ospedale per una visita medica. La ragazzina presenta lesioni e lividi in diverse parti del corpo e si rile- vano segni di abuso sessuale. P. viene accompagnata pres- so le suore della Providence di Adjohoun che l’accoglie- ranno in attesa di un possibile reinserimento familiare.

Il Caso di Odette, 14 anni, apprendista sarta Motivo della vulnerabilità: Mariage forcé e abuso. L’ONG CISV/ AP si reca presso la Gendarmerie d’Adjohoun dove la ra- gazza si trova per motivi di abuso da parte di un uomo di cui non si sa il nome ma che risiede à Yoko. O. ha con- fermato di essere stata violentata precisandone la data. La ragazza non ha formulato una richiesta chiara rispetto al desiderio di continuare la sua formazione professionale in sartoria. Triste, tesa e sulla difensiva è rimasta in silen- zio. Dopo cinque giorni, l’abbiamo accompagnata per un consulto medico, e solo allora ha iniziato a parlare. È chiaro che soffre e l’espressione del suo viso insieme al

56 I nomi delle ragazze sono di fantasia, a tutela della loro privacy. La documen- tazione dei casi descritti è stata concessa dal personale socio-educativo del

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racconto dei fatti ci fa rendere conto della durezza della sua vita. L’osservazione sul suo corpo rivela graffi sul suo piede destro. Questi graffi sono lesioni che si è fatta nella sua fuga attraverso la boscaglia.

Il Caso di Jeanne, 16 anni, studentessa. Motivazione: Sequestro per matrimonio forzato. Due volte vittima di sequestro dello stesso uomo, identificato. La prima volta nel 2006, grazie all’intervento della Brigade di Adjohoun e della Protection des Mineurs la ragazza ha potuto ripren- dere la scuola dopo aver perso un anno. L’uomo invece è riuscito a scappare in Nigeria. Un anno più tardi, l’uomo l’ha sequestrata nuovamente e portata via, destinazione sconosciuta. Tre mesi più tardi la Brigade riesce a mettere le mani sull’uomo e a farsi dire dov’è la ragazza che quindi viene recuperata ma purtroppo J. è già incinta di due mesi. L’uomo è stato condannato a un anno di detenzione.

In un documento della Wildaf, rete panafricana che si occupa dei diritti delle donne, sono descritte le diverse forme in Bénin della pratica di mariage forcé57:

Il matrimonio forzato semplice: la moglie non viene consul- •

tata sulla scelta del marito, il matrimonio è semplicemente imposto dal padre o dalla famiglia.

Il matrimonio per scambio o per baratto: è una pratica che pre- •

vale nel nord del Bénin. Il baratto avviene tra due famiglie che scambiano i rispettivi figli. Questo “patto di scambio” compor- ta generalmente una continua necessità di dover ripagare una o l’altra famiglia, e ha per conseguenza la contrazione di molti debiti; le ragazze spesso non conoscono il futuro sposo e si ri- trovano a essere esclusivamente l’oggetto di tale scambio. Il matrimonio per sequestro o ratto: la famiglia dello sposo, •

con la complicità di qualche parente della ragazza, conduce con la forza la giovane vittima dal futuro marito.

57 VIolenCes faItes aux feMMes et aux fIlles au BenIn, 2008, p. 40. La WìLDAF è la rete panafricana per la “cultura del rispetto e dei diritti delle donne in Africa” www.wildaf–ao.org.

Sonia Elisabetta Chessa

In altre parole il Mariage forcé appare una forma di mercificazione di bambine e ragazze, vittime tanto dei matrimoni coercitivi quanto delle mutilazioni genitali, pratiche che accrescono il valore di ragaz- zine e bambine sul mercato dei matrimoni58, una “svendita precoce” favorita dalla speranza manifesta della famiglia di incassare la dote: «sappiamo che è male ma il raccolto non dà molto e noi abbiamo bisogno della dote», una mercificazione di genere strettamente legata all’abbandono scolastico e alla descolarizzazione. «Un fenomeno in- quietante» commenta il direttore di una scuola: «sono innumerevoli ogni anno nel mio istituto le bambine e le ragazze che vengono por- tate via dai loro parenti per farle sposare»59.

Claudine 21 anni, studentessa. Qui ad Adjohoun le ra-