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Per una scuola al passo con i temp

Ilaria Tovan

3. Per una scuola al passo con i temp

Attualmente siamo in una fase di incertezza, la società sta cam- biando con una velocità incredibile anche se i riferimenti simbolico/ culturali tendono a rimanere ancorati alla tradizione: il significato dell’essere donna/uomo si è trasformato rispetto al passato anche se la forte permanenza di stereotipi impedisce di cogliere appieno la portata di tale fenomeno. La scuola, in quanto contesto formativo, deve confrontarsi con il nuovo panorama socio/culturale, accogliere le sfide poste dalla contemporaneità, in particolare quelle inerenti la trasformazione delle identità di genere che, a loro volta, han- no inciso notevolmente sulla ridefinizione delle relazioni di genere dando origine a nuove forme di convivenza tra donne e uomini. Poiché la scuola non deve ridursi meramente a luogo di trasmis- sione culturale dominante è necessario, a mio avviso, recuperare un ruolo attivo nella produzione simbolica/culturale in quanto la cultura non è un’esclusività della classe dirigente, una verità asso- luta a cui dobbiamo adeguarci senza riserve. È essenziale stimolare la consapevolezza che la cultura è un prodotto storico soggetto per- ciò al dinamismo culturale per cui, se cambiano i tempi mutano di conseguenza i riferimenti simbolico-linguistici, cioè le bussole che consentono l’orientamento in una nuova realtà, altrimenti, se questi si cristallizzano, si avrà anacronia e stagnazione. Pertanto, la scuola deve sviluppare nelle donne e negli uomini di domani l’esi- genza di negoziare costantemente il rapporto con la realtà, fisica e culturale, a partire dal proprio corpo sessuato poiché dimora della preziosa conoscenza sensibile affinché si possa recuperare quel ruolo di protagonismo simbolico che per troppo tempo è stato delegato alle elites. Sono inoltre convinta che la scuola, assieme alla famiglia, rappresenti il punto di partenza strategico per avviare un fruttifero cambiamento «dal basso» che sia il prodotto di un’aspettativa di società sentita, condivisa, che sappia veramente rispettare femmine

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e maschi, la loro crescita e potenzialità, i loro interessi e desideri perché la vita si migliora solo rispettandola. La strada da fare è lun- ga ed il cammino è appena cominciato, tanti saranno gli ostacoli che renderanno difficile la nostra impresa ma non possiamo per nessuna ragione arrenderci poiché la posta in gioco è altissima, ossia impegnarci per rendere questa società più vivibile, più rispettosa delle differenze in quanto è proprio tale costellazione di specifici- tà a renderci donne e uomini singolari ed irripetibili, a darci uno scopo e destinazione all’interno di un mondo in cui la convivenza non significhi frustrazione e discriminazione bensì arricchimento e benessere.

Innanzitutto, la scuola dovrebbe ripensare la recente formula coe- ducativa, negatrice dell’importanza della differenza sessuale, in quan- to non deve ridursi a mera compresenza dei due sessi nelle aule bensì oltre a implicare intenzionalità pedagogica, «dovrebbe quindi cercare di fornire a tutti e a tutte, in chiave sessuata ma non sessista, gli stru- menti per una reale uguaglianza delle opportunità maturando la ca- pacità di alunni e alunne di riconoscersi diversi ma uguali per valore e reciprocamente interagenti nella relazione e nella socializzazione»20.

È dunque necessario porre rimedio alla «difficoltà di pensare la

differenza»21 introducendo il taglio della diversità: in quest’ottica bi-

sogna disabituarsi a vedere un contesto neutro per intravedere bam- bine e bambini, ragazze e ragazzi, le une diverse e distinte dagli altri, e imparare a sessuare il simbolico, la cultura, la lingua e i saperi, mo- strando il luogo da cui si parla e valorizzando una prospettiva duale.

In particolare, a mio avviso, risulta indispensabile lavorare su tre aspetti centrali, uno dei quali è rappresentato dalla lingua poiché essa non riflette fedelmente la realtà ma la nostra visione del mondo, di una realtà costruita a livello sociale che risente dell’ordine simbolico, e dunque rappresenta il «binario su cui viaggia il pensiero»22 che dà 20 Biemmi Irene, Genere e processi formativi. Sguardi femminili e maschili sulla

professione di insegnante, Edizioni ETS, Pisa 2009, p. 44.

21 Iori Vanna, Eloisa o la passione della conoscenza. Le insegnanti e i saperi nella

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forma alle idee e ai comportamenti delle persone. Il linguaggio, in- fatti, ha il potere di trasmettere un’idea del reale influenzata dalla di- cotomia maschile/femminile assieme alla presunta convinzione della superiorità del «sesso forte»: attraverso la ripetizione inconsapevole di forme linguistiche basate su tale principio si rafforza e perpetua il ruolo di potere attribuito all’uomo assieme a quello secondario asse- gnato alla donna. Tale consenso inconsapevole, oltre che contribuire al mantenimento dello status quo, blocca la verità, una verità che è sempre duale poiché due sono i sessi. L’asimmetria di valore fra ma- schile e femminile, perpetrata dalla lingua, conduce a conseguenze disastrose: se le bambine tenderanno ad autosvalutarsi o ad omolo- garsi a percorsi maschili durante il processo di costruzione della pro- pria soggettività, i bambini interiorizzeranno una sopravvalutazione del sé, aspetto altrettanto negativo in quanto impedisce lo sviluppo di un’identità vera e propria. È indispensabile combattere in modo cosciente il sessismo linguistico, di cui la nostra lingua è permeata, poiché considerare l’uomo come paradigma della nostra specie, oltre a non avere senso nella natura delle cose, non aiuta di certo un’au- tentica comprensione del mondo bensì la perdita del femminile nel parlato discrimina sia le donne sia gli uomini nelle loro esistenze materiali nonché simboliche.

L’altro aspetto da citare è il lavoro sugli stereotipi in quanto ancora oggi disturbano la costruzione delle identità. Da un lato, afferma Letizia Lambertini23, è essenziale interrogare ed ascoltare gli stereoti- pi mediante domande e richieste di chiarimento sfruttando la com- parsa del dubbio e non correggerli all’istante poiché è proprio da qui che prenderanno vita concezioni sempre più complesse senza forzare le idee dell’infanzia. Dall’altro, è importante arricchire la didattica, cioè proporre varie identità femminili e maschili, recenti ed antiche, mediante immagini ma anche favole, realistiche o semi fantasiose, create dalle/dagli insegnanti stesse/i con lo scopo di rendere evidente

nella lingua italiana, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma 1987, p.

11.

23 Cfr. Lambertini Letizia, Il confronto femminile maschile nell’educazione alla

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la dinamicità dell’essere donne e uomini ed i percorsi di costruzione sociale dei generi lungo le epoche.

L’ultimo aspetto da menzionare è l’educazione al valore della cura, di quell’indispensabile attività che produce/riproduce la vita materia- le, virtù che è stata considerata minore poiché sovrapposta al sentire/ agire femminile e dunque svalutata come se fosse cosa da poco me- diante la sua invisibilità sociale e la sua presunta naturalità, ridotta ad istinto e perciò contrapposta alla cultura, ai saperi e alle tecniche educative. Valorizzare l’attività di cura significa far comprendere la sua importanza in quanto rappresenta un tratto stabile nella vita delle persone facendo, al tempo stesso, conoscere le sue pratiche concrete e quotidiane. Significa inoltre affrontare la storica opposizione pubbli- co/privato che ha prodotto dei rigidi ruoli sessuali e dunque rinnovare le relazioni di genere su basi veramente paritarie, come sottolineano le politiche europee in materia di uguaglianza fra donne e uomini. In quest’ottica bisogna intervenire su due livelli: quello familiare e quello scolastico. In famiglia è importante «agire la cura»24, ossia per- mettere alle/ai bambine/i di vedere la madre ma anche il padre che si prendono cura di lei/lui, della casa e delle cose, non limitandosi sol- tanto a interscambiare i ruoli ma riconoscendo e valorizzando questo lavoro come si fa con quello produttivo, vero e proprio punto nodale su cui si gioca tale partita. A scuola, bisogna invece potenziare il valo- re educativo della cura che, come sostiene Barbara Mapelli:

si esprime nelle differenti forme e qualità, che non sono solo ascolto e sensibilità verso l’altro e l’altra, ma offrono, nella vicinanza accudente, il rispetto di sé, il senso della propria dignità, a ogni soggetto. E, con ciò, il coraggio e le iniziali competenze a pensarsi, a elaborare un progetto di sé che appare, ed è, l’obiettivo più alto dell’educare. Esso dà valore ai soggetti nella loro interezza, li forma al compito di essere e diventare persona e la crescita riguar- da non solo bambine e bambini, le giovani e i giovani, ma adulti e adulte, insegnanti, chi con-cresce nel luogo

24 Piazza Marina, Il senso del progetto, in Piazza Marina [a cura di], Questo espe-

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educativo: luogo privilegiato di relazioni, in cui il sapere e la pratica della cultura di cura e di attenzione assume il significato, la responsabilità del cambiamento, che è crescita individuale, crescita comune25.

Questi tre aspetti rappresentano, a mio avviso, tre macro aree di intervento su cui è necessario lavorare a scuola, un lavoro che deve coinvolgere le famiglie rendendole partecipi coscienti di un processo di cambiamento capace di distruggere l’impari status quo per creare una società che finalmente sia a misura di tutte le persone. Tali aree dovranno essere scomposte via via in parti più piccole per realizzare percorsi d’apprendimento significativi in grado di fornire strumenti e conoscenze che consentano a tutte/i di muoversi nel mondo ar- ricchendolo con la propria ed originale presenza e quindi di intra- prendere quel viaggio entusiasmante ma al contempo complesso e difficoltoso che condurrà alla realizzazione di sé e dei propri desideri. Lavorare sulla lingua, sugli stereotipi e sull’educazione al valore della cura significa lavorare sulle identità di genere nonché sulle relazioni di genere, offrire veramente nuove possibilità di costruzione della propria soggettività e nuove occasioni di incontro tra donne e uo- mini. E questa libertà rappresenta una vera e propria svolta epocale che permetterà alle persone di crescere e di vivere in fedeltà a sé e ai propri desideri nella maniera che risulterà loro più congeniale.

Ilaria Tovani

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Lingua e genere. Didattica e sessismo