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Il sessismo nei modelli genitorial

Ilaria Tovan

2. Diventare donne e uomini La formazione delle identità di genere tra biologia e cultura

2.1 Il sessismo nei modelli genitorial

La società nel suo complesso tende a tramandare alle nuove gene- razioni il sistema di regole, valori e ruoli, vere e proprie «leggi» sociali che devono essere rispettate per farsi accettare dal gruppo d’appar- tenenza, le quali enfatizzando le differenze tra caratteri femminili e quelli maschili perpetuano forti stereotipi di genere, cioè model- li estremamente idealizzati di donna e di uomo che sottendono la paradossale convinzione che i due sessi abbiano nature diverse ed inconciliabili. Anche la realtà familiare si fa carico di questo compito di trasmissione, infatti illustra Elisabetta Ruspini:

Il processo di acquisizione dell’identità di genere inizia […] prima della nascita: il bambino, infatti, esiste già nell’immaginario dei genitori che si domandano di che sesso sarà, se assomiglierà al padre o alla madre, che cosa diventerà «da grande». In particolare la possibilità di sa- pere il sesso del feto prima del parto ha permesso di an- ticipare le operazioni di costruzione e definizione della sua identità di genere. Sapere che il bambino in grembo è femmina oppure maschio offre ai genitori, parenti e amici la possibilità di scegliere i colori più adeguati al corredo, ai vestiti, a mobili e arredi e la possibilità di comprare giocattoli «adeguati». Difficilmente le regole stabilite ven- gono infrante, difficilmente le implicite norme sociali non saranno rispettate. […] Dopo la nascita, è preoccu- pazione dei genitori e familiari vestire i neonati in modo da rendere chiara l’appartenenza di genere, dato che non vogliono sentirsi chiedere continuamente se il loro pic- colo è un bambino o una bambina: tale domanda sorge spontanea in caso di ambiguità, al fine di poter orientare meglio la nostra comunicazione verbale e non verbale. Infatti non appena il genere del bambino è evidente, que- sti verrà trattato in maniera differente da come vengono trattati i bambini appartenenti all’altro genere9.

Le madri ed i padri, generalmente, esibiscono modelli comportamen- tali differenti in base al sesso della loro creatura proprio perché gli 9 Ruspini Elisabetta, Le identità di genere (2003), op. cit., p. 63.

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stereotipi influenzano non solo la nostra maniera di percepire e de- scrivere le persone ma anche le modalità di rapporto ed interazione con queste ultime. Barbara Llyod, durante la conduzione di uno stu- dio, filmò alcune madri mentre giocavano con una piccola creatura di sei mesi mai incontrata prima di allora. Le creature utilizzate per tale indagine erano state vestite in modo assai stereotipato: le femmi- nucce presentavano un abbigliamento «maschile» mentre i maschietti, al contrario, indossavano abiti «femminili». Tra le madri sono state riscontrate marcate differenze nelle modalità con cui esse tendevano a reagire e ad interagire con le/i lattanti: si dimostravano, infatti, più at- tive e meno affettuose quando credevano di giocare con un maschio, al quale offrivano un sonaglio o un martello, mentre si comportavano in modo più dolce e pacato quando erano convinte di rapportarsi ad una femmina, alla quale porgevano una bambola. Questa ricerca ha dimo- strato che le madri rispondevano all’attività della piccola creatura in funzione del loro presunto sesso: quando il nome e l’abito indicavano una femmina esse cercavano di tranquillizzare il suo comportamento motorio, al contrario, se il vestito ed il nome denotavano un maschio stimolavano la sua attività motoria attraverso l’incoraggiamento ver- bale. In questo caso la motricità «grossolana» è stata considerata come rivelatrice del genere anche se, in realtà, questa fa parte del repertorio comportamentale di tutte/i le/i neonate/i e non fornisce alcun indizio per distinguere le bambine dai bambini. Pertanto, sottolinea Grazia Attili, il sesso delle creature «per sé, al di là di eventuali differenze nel […] [loro] comportamento, costituisce una variabile importante nel determinare la risposta sociale dei genitori»10.

Un altro ambito in cui è facile osservare comportamenti genitoriali diversificati in base al sesso è quello del gioco, infatti evidenzia Elena Gianini Belotti:

Nel bambino la tendenza a giocare è certamente innata, ma i modi in cui il gioco si esprime, le sue regole, i suoi oggetti sono indubbiamente il prodotto di una cultura. Il patrimonio ludico viene tramandato di generazione

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Essere donna e essere uomo nella postmodernità

in generazione dagli adulti ai bambini, dai bambini più grandi a quelli di età inferiore e le variazioni da un pas- saggio all’altro sono limitate. […] Quando gli adulti as- seriscono che è il bambino a fare le sue scelte a proposito di giochi, non riflettono che per manifestare preferenze per un gioco o l’altro, deve pur averli appresi da qual- cuno. E costui ha già fatto una scelta al posto suo […] giochi e giocattoli sono frutto di una precisa cultura nel cui ambito si possono fare scelte in apparenza ampie, in realtà assi limitate11.

Fino ai due tre anni l’infanzia non mostra preferenze particolari nella scelta dei giochi: bambine e bambini, durante questo periodo, si dilettano indistintamente con gli oggetti presenti in casa e spesso sono molto attratte/i dalle faccende domestiche in quanto trascor- rono le loro giornate accanto alle mamme e alle nonne. Pertanto, non risulta difficile osservare un maschietto affascinato dalle attività di cura intento a pulire meticolosamente il pavimento o a giocare con le bambole. Queste precoci inclinazioni, tuttavia, vengono in breve affievolite, almeno nei maschi, dal selettivo comportamento adulto tramite la scelta, effettuata da parte della famiglia d’origine, dei giochi adatti al sesso della loro creatura, scelta preconfezionata che riflette le forti aspettative diversificate connesse alla visione ste- reotipata della femminilità e della mascolinità. Infatti, alle femmine vengono regalati oggetti della casa, ad esempio, cucine, bambole, carrozzine, assi da stiro, poiché considerate più tranquille mentre ai maschi si riservano giochi di costruzione, di movimento in quanto si crede che siano più vivaci ed attivi. Dunque, il mondo adulto incen- tiva un uso ludico estremamente differenziato: sovente, i giocattoli vengono divisi in materiali cognitivi, i quali comportano attività a carattere intellettuale in cui ci si deve attenere a determinate regole, e in materiali affettivi, vale a dire giochi di finzione e interattivi. I primi, di solito, vengono riservati ai maschi ed i secondi alle femmi- ne poiché ciò rispecchia uno stereotipo ancora molto radicato che 11 Gianini Belotti Elena, Dalla parte delle bambine (1973), op. cit., pp. 82-

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identifica i bambini con la dimensione della razionalità e le bambine con la sfera emozionale, differenziazione nociva per entrambi i sessi in quanto nega la compresenza e l’interazione di questi due aspet- ti all’interno delle persone e dunque la conformazione del cervello stesso. Il processo di condizionamento se da un lato non permette alle femmine di sviluppare appieno le loro potenzialità cognitive, dall’altro non consente ai maschi di esprimere liberamente le pro- prie emozioni e quindi la parte intima e sensibile del loro carattere. Sarebbe importante coinvolgere i maschi in giochi di natura affettiva e stimolare le femmine verso modalità ludiche cognitive ma ancora di più salvaguardare la «libertà di gioco» a prescindere dal genere d’appartenenza delle persone cercando di non imporre divisioni ar- bitrarie ed insensate fra i due sessi e restituendo all’infanzia la pos- sibilità di esprimere autonomamente la propria autentica identità senza gli antichi interdetti.

La formazione delle identità di genere è il risultato dell’interazione tra molteplici fattori: elementi biologici quali la differenza sessuale, l’azione degli ormoni e le sensazioni corporee si connettono in ma- niera complessa a elementi di stampo culturale, cioè l’assegnazione prima del sesso e poi del nome assieme ad una socializzazione sessista volta a trasmettere particolari modi di essere, comportamenti, ruoli e aspettative in base al sesso di appartenenza:

Fra tutti i fattori che concorrono a questa identità pre- valgono sugli altri, pur presenti, i fattori relazionali e di identificazione, cioè la validazione consensuale dei geni- tori circa questa identità ed i conseguenti messaggi consci ed inconsci che indirizzano il bambino verso lo stereoti- po della mascolinità o della femminilità così come inteso dalla coppia parentale in una determinata cultura12.