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Immagini come veicolo di stereotipi sessist

Ilaria Cellanett

4. Immagini come veicolo di stereotipi sessist

Gli stereotipi sono delle semplificazioni grossolane e piuttosto rigi- de che il nostro intelletto costruisce quali “scorciatoie” per compren- dere l’infinita complessità del mondo esterno. Proprio per questo loro carattere di costruzione mediata socialmente, gli stereotipi, che possono essere più o meno rigidi, rivestono una funzione in qualche modo difensiva dell’identità del gruppo che li ha prodotti poiché concorrono al mantenimento del sistema sociale che li ha genera- ti. Proprio la rigidità intellettuale, la scarsa elasticità ci fa applicare le nostre mappe mentali alla realtà, ci fa ricorrere a luoghi comuni e opinioni non verificate. Quelle idee dure a morire: caratteristica

Ilaria Cellanetti

degli stereotipi è infatti la loro persistenza anche attraverso le gene- razioni, quasi indifferente alla realtà che nel frattempo si evolve e modifica le condizioni in cui avevano avuto origine e senso. Dato che gli stereotipi derivano da un modo normale di funzionare della mente umana, per noi è naturale classificare il contesto prima di agi- re: il problema nasce quando si solidifica in mappe “statiche” e porta a una distorsione del modo di classificare la realtà.

Gli stereotipi di genere sono poi una sottoclasse degli stereotipi. Quando si associa, senza riflettere, una categoria o un comporta- mento a un genere, si ragiona utilizzando questo tipo di stereotipi. Gli stereotipi non solo condizionano le idee di gruppi di individui, ma hanno anche conseguenze sul modo di agire e sulla società. Non è un caso quindi se la maggior parte di noi associa un ingegnere o uno chef a un uomo, mentre secondo le nostre mappe mentali l’inse- gnante di scuola materna è una donna. Associazioni che nella nostra mente scattano automatiche e che quindi sono molto difficili da estirpare o cambiare. L’uso degli stereotipi di genere conduce infatti a una percezione rigida e distorta della realtà, che si basa su ciò che noi intendiamo per “femminile” e “maschile” e su ciò che ci aspettia- mo dalle donne e dagli uomini. Si tratta di aspettative consolidate, e non messe in discussione, riguardo i ruoli che uomini e donne dovrebbero assumere, in qualità del loro essere biologicamente uo- mini o donne. Così, per fare un esempio, la donna è considerata più tranquilla, meno aggressiva, sa ascoltare e ama occuparsi degli altri, mentre l’uomo ha forte personalità, grandi capacità logiche, spirito d’avventura e capacità di comando. Sono “formule” che ci permet- tono di categorizzare, semplificare la realtà e orientarci in essa, rapi- damente e senza dover riflettere. Ci serviamo di immagini genera- lizzate che riducono la complessità dell’ambiente, ma annullano al contempo la differenza individuale all’interno dei singoli gruppi. Gli stereotipi di genere sono tra i più frequenti e anche maggiormente condivisi dalla società: la donna, giudicata sulla base di stereotipi, si ritrova come ingabbiata in uno stile di vita e in situazioni che ne limitano l’azione e il pensiero. All’interno di questa sorta di gab- bie lo sviluppo degli individui viene forzato e plasmato in base ad

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Lingua e genere

aspettative sociali stringenti, che mirano a ricondurre la varietà delle differenze individuali in due macrocategorie polarizzate: quella ma- schile e quella femminile. Tali categorie così formate non si trovano su un piano di parità, ma si strutturano in una relazione gerarchica che vede il polo maschile dominare il femminile29.

Questa biforcazione a forte impronta sessista dei destini viene strutturandosi sin dalla primissima infanzia quando in famiglia si creano le condizioni per percorsi biografici differenti per maschi e per femmine «frutto di piccole ma incessanti scelte quotidiane che tendono progressivamente a incanalare i percorsi degli uni e delle altre verso sentieri differenti, sempre più divergenti»30. Il progressivo e ferreo addestramento ai ruoli sessuali manifesta i suoi risultati già all’ingresso della scuola d’infanzia; verso i tre-quattro anni i bam- bini e le bambine si sono già identificati nel loro ruolo sessuale e conoscono esattamente il comportamento adeguato al loro sesso. La costruzione dell’identità di genere si basa sull’assunzione di modelli di riferimento adulti nei confronti dei quali i soggetti in formazione attivano processi di imitazione e conseguentemente di identificazio- ne. Così le bambine attingeranno al modello femminile, primo tra tutti a quello materno, mentre i bambini si proietteranno sul mo- dello paterno, maschile e vorranno emularlo. Essendo i modelli di riferimento così diversi tra di loro, identificarsi nell’uno o nell’altro condurrà immediatamente alla differenziazione.

Oltre al mondo reale, di uomini e donne in carne e ossa che bam- bini e bambine incontrano nella quotidianità, c’è un altro mondo immaginario, parallelo, fatto di simboli, che si pone in perfetta continuità con il primo nell’offrire conferme ai modelli di genere imperanti: è il mondo delle fiabe, della letteratura per l’infanzia e la giovane età, dei libri di testo31. Le storie narrate ai piccoli hanno 29 Irene Biemmi, Educazione sessista. Stereotipi di genere nei libri delle elementari,

Rosenberg&Sellier, Torino 2010, p. 31. 30 Ivi, p. 32.

31 In seguito alla realizzazione del Polite, il Comune di Torino ha promosso il progetto Quante donne puoi diventare? con lo scopo di analizzare gli albi illustrati in quanto potente veicolo dei modelli sessuali socialmente accettati.

Ilaria Cellanetti

una grande influenza nello sviluppo della loro identità in quanto forniscono modelli semplificati in cui è facile identificarsi. In parti- colare, per quanto riguarda l’identità di genere, le storie propongono modelli stereotipati di mascolinità-femminilità e chiedono implici- tamente ai loro lettori di assecondare tali modelli immedesimandosi con il personaggio appartenente al proprio sesso. E se è vero che le storie con i loro personaggi esercitano una grande influenza, a mag- gior ragione i libri adottati nelle scuole hanno una pesante ricaduta sull’immagine che i bambini creano di se stessi e della realtà che li circonda. I libri di testo vengono presentati in un contesto autorevo- le, la scuola, e costituiscono il primo approccio dei bambini con una versione strutturata del mondo proposta da un’istituzione esterna alla famiglia. Inoltre, i contenuti di questi testi devono essere appresi e interiorizzati, dando così per scontato che siano giusti e incontro- vertibili; sono poi fruiti con continuità per un lungo arco di tempo. La presenza di certe immagini può fissarsi nella mente di lettori e lettrici in maniera indelebile.

I libri di testo hanno dunque un’influenza decisiva nella formazio- ne dell’identità dei soggetti: le loro immagini e i loro contenuti pos- sono radicarsi nelle menti con la forza di modelli inconfutabili.32

5. Evoluzione del linguaggio e delle immagini nei libri