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L’esperienza degli Smal nella provincia di Milano: il ruolo di tecnici, istituzioni e sindacat

Come nel contesto torinese, anche in quello di Milano le mobilitazioni per la tutela degli ambienti di lavoro furono caratterizzate dal protagonismo della Cgil rispetto a quello delle altre confederazioni sindacali nazionali quali Cisl e Uil. A partire dall' «autunno caldo» la Camera del lavoro milanese annoverò il miglioramento delle condizioni dei lavoratori in fabbrica tra i suoi principali ambiti di intervento, tanto da istituire al suo interno un Centro contro la pericolosità e la nocività del lavoro. Tale Centro nasceva in collaborazione con l’Inca di Roma, che in quegli anni aveva avviato una fitta rete di scambi rispetto alle varie sedi territoriali d’Italia dietro la spinta di Gastone Marri e dei suoi collaboratori, al fine non solo di arricchire l’archivio e la biblioteca del Crd con la testimonianza di mobilitazioni contro la nocività industriale allora in corso, ma altresì con l’intento di stimolare e coordinare la nascita di nuove iniziative rivendicative393. Nel corso di

tutto il decennio il ruolo di direttore del Centro contro la nocività di Milano fu ricoperto da Egidio Roncaglione, sino ad allora segretario nazionale della Federazione dei lavoratori chimici (Filc). I principali compiti attribuiti a tale organismo erano quelli di sollecitare i sindacati e i consigli di fabbrica riguardo la prevenzione del rischio industriale, di promuovere inchieste-campione presso diverse categorie e settori sindacali e di essere capofila di iniziative per sensibilizzare i lavoratori sul tema della salute394. Il Centro era costituito da un comitato sindacale e da uno tecnico scientifico,

il primo composto da rappresentanti della Camera del lavoro, dell’Inca e dei diversi sindacati provinciali di categoria, il secondo da medici, psicologi, sociologi, chimici, ingegneri e tecnici di varia competenza. Tale composizione, e la decisione di affiancare un gruppo di professionisti in materia igienico-sanitaria al comitato sindacale, costituiva una differenza rispetto al Centro contro la nocività istituito contestualmente presso la Camera del lavoro di Torino. In questo secondo caso il forte accento posto sulla centralità dell’esperienza operaia rispetto all’operato dei tecnici aveva portato a escludere questi ultimi – e Ivar Oddone stesso – dal personale del Centro contro la nocività. Caratteristica comune ai due centri era invece quella di possedere dei locali adibiti a biblioteca e archivio, dove catalogare e conservare la documentazione proveniente tanto dalla letteratura scientifica, quanto da esperienze rivendicative condotte da lavoratori e loro rappresentanti395.

393 Cfr capitolo I.

Nell’intento di mettere in luce i temi, le pratiche, i protagonisti e le peculiarità del movimento per la salute dei lavoratori tipico del contesto milanese, preme in primo luogo porre in evidenza come le rivendicazioni espresse a partire dalle fabbriche abbiano trovato un significativo riscontro da parte delle istituzioni locali – comunali, provinciali e regionali. Malgrado il persistere di divergenze e di disaccordi tra i diversi attori politici e sociali, fu allora raggiunta una sostanziale collaborazione intorno all’obiettivo di superare il sistema sanitario di impostazione mutualistica e anticipare su scala locale la realizzazione di un servizio sanitario pubblico fondato su centri di medicina preventiva operanti a livello territoriale. Nel corso del decennio la nascita degli Smal (Servizi di medicina preventiva per gli ambienti di lavoro) caratterizzò l’intero territorio regionale e in particolare quello dell’hinterland di Milano, rappresentando un fenomeno inedito e peculiare a livello nazionale. Nel funzionamento e nella gestione di tali servizi furono coinvolti molti medici e tecnici provenienti dall’esperienza studentesca del ‘68, o comunque partecipi della tensione verso un rinnovamento in senso sociale della medicina del lavoro, fautori di un suo maggiore coinvolgimento nelle vicende politiche del presente.

I paragrafi che seguono sono pertanto dedicati all’esperienza degli Smal e hanno lo scopo di illustrare il ruolo svolto rispettivamente dai sindacati, dalle istituzioni e dai tecnici e medici del lavoro al loro interno, nonché di chiarire quale fu la capacità di tali strutture di garantire sostanziali miglioramenti delle condizioni di lavoro in fabbrica e quali i principali limiti del loro operato. In primo luogo ci si soffermerà sull’esperienza pionieristica dello stabilimento Breda Fucine e del comune di Sesto San Giovanni, zona industriale sita a nord di Milano, nonché sulle mobilitazioni aziendali e territoriali che portarono a una precoce nascita degli Smal in diversi comuni dell’hinterland milanese. Verrà analizzata in seguito l’iniziativa legislativa della Regione Lombardia e compreso in che modo la stessa si coniugò con l’attività già intrapresa dagli Smal a livello locale. Infine verrà effettuato un primo e parziale bilancio dell’attività svolta dagli Smal nel corso del decennio.

La ricostruzione di alcune esperienze estremamente significative in materia di lotta contro la nocività industriale condotte sul territorio milanese e lombardo nel corso del decennio, quali quelle avvenute presso la Montedison di Castellanza, la Pirelli di Milano o la Caffaro di Brescia, non verrà qui di seguito specificamente affrontata. Tale scelta è motivata sia dal fatto che in tempi recenti tali vicende sono state oggetto di importanti e approfondite ricerche396, sia

396 Edmondo Montali, Dal 1968 all’autunno caldo. Condizione operaia e partecipazione alla Pirelli Bicocca, Roma, Ediesse, 2009; Marino Ruzzenenti, Un secolo di cloro e... PCB : storia delle industrie Caffaro di

Brescia, Milano, Jaca Book, 2001. Per quanto si tratti di un lavoro che necessita di numerosi

approfondimenti, per una prima ricostruzione della mobilitazione contro la nocività condotta alla Montedison di Castellanza rimando alla mia tesi di laurea magistrale: Elena Davigo, Salute e ambiente in

dall’obiettivo di privilegiare in questa sede l’analisi delle relazioni tra rivendicazioni sindacali e risposta istituzionale, restituendone uno sguardo d’insieme, piuttosto che quella di singole vertenze aziendali.

Il «libro bianco» della Breda e la nascita dello Smal di Sesto San

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