Anche all'indomani del 1969 il tema della prevenzione del rischio industriale rimase all’ordine del giorno per le leghe Fiom e per i delegati Fiat, anche in virtù del nuovo interesse che tale questione stava acquisendo presso le segreterie nazionali. Da allora la strategia rivendicativa al riguardo fu ulteriormente precisata e formalizzata330. Un importante momento
di verifica coincise quindi con il rinnovo dell’accordo aziendale del 1971, attraverso il quale i lavoratori acquisirono inediti poteri contrattuali sia in materia di cottimi e qualifiche, che di ambiente di lavoro. In primo luogo venne ratificata l’istituzione delle Commissioni ambiente, organismi di rappresentanza de lavoratori competenti in materia igienico-sanitaria331. La
direzione si impegnava inoltre a fornire l’elenco delle sostanze utilizzate all’interno degli stabilimenti, e in particolare di quelle relative a malattie professionali o per le quali esisteva l’obbligo di visite preventive. La misurazione dei fattori fisici e chimici tipici degli ambienti di lavoro avrebbero dovute essere effettuate con la supervisione della Commissione ambiente, incaricata di stabilire i luoghi dei prelievi, il momento della giornata lavorativa in cui effettuarli e la durata delle rilevazioni. L’azienda inoltre si impegnava a intervenire tempestivamente nel caso in cui le misurazioni ambientali avessero rilevato valori maggiori della soglia accettata per legge. Inoltre, limitatamente ai reparti carrozzeria e fonderia dello stabilimento Mirafiori, erano richiesti i dati relativi alle visite mediche di assunzione, le assenze e le visite mediche periodiche, allo scopo di condurre uno studio epidemiologico332.
L’accordo del 1971 si pose come punto di riferimento a livello locale e nazionale in materia di contrattazione della nocività ambientale. Come sottolineato da più di uno studioso, la sua caratteristica principale coincideva con l' accesso ai saperi da parte dei lavoratori e dai loro rappresentanti, nella prospettiva di un loro utilizzo critico all’interno degli stabilimenti333. È
quindi interessante chiedersi quali furono le pratiche conflittuali che seguirono, e quale la capacità per parte sindacale di ottenere modifiche degli ambienti di lavoro in senso preventivo.
330 Convegno nazionale unitario per il complesso Fiat, 3-4-5 aprile 1970, in ACLT, f. Clcn, D1237; Note
indicative per la Commissione tecnica sull’ambiente di lavoro alla trattativa Fiat, maggio 1971, in ACLT, f.
Clcn, D1575.
331 Similmente era prevista l’istituzione di Comitati qualifiche e Comitati cottimi.
332 Verbale di accordo tra l’Unione industriali di Torino, in rappresentanza della Fiat, e Fim, Fiom, Uilm, il 5/08/1971, in ACLT, f. Fiom, b. 671.
333 Pietro Causarano, La professionalità contesa , op. cit.; Xavier Vigna, Insubordination ouvriere dans les
Ancora una volta lo stabilimento di Mirafiori costituì un terreno d’azione privilegiato per l’iniziativa sindacale. I reparti interessati furono tre in particolare: carrozzeria, meccanica e fonderia. L’intervento fu scandito da alcune tappe fondamentali, quali le assemblee dei gruppi omogenei, la compilazione di registri di dati ambientali e biostatistici e di libretti sanitari e di rischio individuali, l’elaborazione di una mappa del reparto, con indicate le forme di nocività esistenti in ogni punto, e infine la richiesta alla direzione di esami medici e modifiche degli ambienti di lavoro. Al reparto carrozzerie l’iniziativa fu principalmente diretta alla linea 124, preferita ad altre linee di montaggio sia perché si riteneva che la vettura ivi prodotta avrebbe avuto un positivo e duraturo riscontro da parte del mercato, sia perché tale linea era caratterizzata da processi di automazione più avanzati334. Si era persuasi di avere un punto di
osservazione privilegiato sul più moderno sviluppo delle tecnologie industriali e sulla loro ripercussione sanitaria. In questo caso le forme di nocività esistenti erano meno evidenti rispetto ad altri reparti o settori produttivi, quali le fonderie. Venne denunciata la presenza di polvere di abrasivo, fumi e piombo all’origine di disturbi del cavo orale, dell’apparato digerente, respiratorio e visivo. Venne inoltre messa in luce l’esistenza di lavorazioni eccessivamente faticose dal punto di vista fisico, principalmente all’origine di malattie osteoarticolari, e elevati ritmi di lavoro associati a mansioni monotone, causa di disturbi nervosi335. Significativa è la testimonianza di Gianni Marchetto, allora operaio Fiat e delegato
Fiom, formulata rispetto alla linea 500, ma valida anche per le altre linee di montaggio esistenti a Mirafiori:
Un giorno prendo il pulmino interno che mi porta direttamente vicino alla palazzina centrale di C.so Giovanni Agnelli. Scendo e mi ritrovo in una officina dove si montava la Cinquecento. Era una lunga catena di montaggio fatta ad U. Anche qui i soliti odori di pece e il solito rumore di fondo. Era mattino e ad un certo punto sento un grido terrificante che parte dal fondo della catena e che in alcuni secondi coinvolge tutti gli operai della catena di montaggio. In seguito ho capito che per gli operai e le operaie (quasi tutti giovani) era questo un modo per scaricare la tensione del lavoro che accumulavano in mansioni del tutto ripetitive e stupide (alla catena della Cinquecento la cadenza era di 52”!).336
Nella prima metà degli anni Settanta un risultato importante coincise con il rifiuto dell’incremento dei ritmi produttivi presso la linea 124 e con la contrattazione di nuove tabelle di ritmi, imposte all’azienda. A partire del ‘74 la produzione dei modelli Fiat 124 cessò, sostituita dalla Fiat 131. L’iniziativa sindacale proseguì relativamente alla linea 131, presso la quale venne denunciata l’esistenza di spazi troppo ridotti per lo svolgimento delle mansioni, la
334 Cgil Cisl Uil, Esperienze applicative su accordo ambiente di lavoro Fiat, 6/3/1972, in ACLT, f. Fiom, b. 769 335 Inas-Cisl, Gruppo ambiente di lavoro Fiat, primo rapporto, in Archivio Vera Nocentini (d’ora in poi AVN),
f. Cisl n.1, fb. 316/c.
presenza di getti di vernice metallizzata, più nociva della vernice tradizionale, nonché il permanere di ritmi produttivi elevati337. Sulle forme di nocività tipiche della verniciatura,
effettuata nel reparto carrozzeria, fu svolto uno studio minuzioso, pubblicato nel 1975 come allegato alla rivista «Medicina dei lavoratori» ed pubblicato nel 1976 dall'editore Einaudi. I testi, corredati di illustrazioni e mappature dei reparti, erano pensati come strumenti da adottare nei corsi formativi sindacali locali e nazionali338.
Negli stessi anni risultati significativi vennero altresì ottenuti presso il reparto presse, dove i lavoratori presentarono più di 70 richieste di modifiche ambientali. In particolare fu ottenuta una notevole riduzione della rumorosità, l’introduzione di aspiratori e di cabine isolanti per alcuni tipi di lavorazioni339. Quanto al reparto fonderie le indagini sanitarie e ambientali,
svolte ed elaborate all’interno dei corsi universitari di 150 ore, furono principalmente dirette a prevenire il rischio della silicosi. Venne richiesta in primo luogo la dotazione di adeguati strumenti di prevenzione individuale, quali le maschere antipolvere, e l’adozione di ritmi di lavoro che ne consentissero un corretto utilizzo, in primo luogo l’istituzione di un numero sufficiente di pause. Inoltre, al fine di ridurre la polvere di silicio all’interno del reparto si chiese e si ottenne l’introduzione di aspiratori e di pavimenti a griglia e l’installazione in alcuni punti di soffi di acqua volti a limitare il sollevamento della polvere. Particolare attenzione fu quindi accordata alla dimensione dei locali e alla loro cubatura, ritenuti parametri fondamentali per garantire una migliore areazione340.