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La tutela della salute «dalla fabbrica al territorio»

Non sto qui a elencare i fattori nocivi che incontriamo nel mondo del lavoro perché tutti noi sappiamo quanti e quali sono. Ma io parlo dell'ambiente esterno, cioè quando usciamo dalla fabbrica o ufficio e ci troviamo, come abitualmente si usa dire, all'aria aperta. È aria impregnata di gas, fumi, vapori, fuliggine smog, ecc. Questo accompagnato dai rumori di tutte le intensità e varietà. Prendiamo ad analizzare, una volta giunti a casa, il cosiddetto ambiente familiare. Anche qui ci si sente soffocare perché ognuno di noi ha dei problemi familiari, come pure ha propri problemi economici, difficoltà di fare quadrare il bilancio familiare, cambiali che scadono, affitto, luce, gas, telefono, ecc

(R, Michetti, Officina Corte-Valori Banca d'Italia Roma, marzo 1972107).

Nel momento in cui fu avviata, l'attività della Commissione medica di Torino e dell'Inca di Roma costituiva un'esperienza isolata all'interno della Cgil a livello nazionale. Sino ad allora tale confederazione, al pari delle altre organizzazioni sindacali, aveva affrontato il peggioramento delle condizioni di salute tipico delle fabbriche italiane nei termini di supplenza dell’assistenza previdenziale. All’indomani del secondo conflitto mondiale la nascita di enti di patronato quali l’Inca e l’Inas, rispettivamente istituiti dalla Cgil nel ‘45, e dalla Cisl nel ‘49, aveva coinciso con il tentativo di creare un’iniziativa sindacale e pluralistica in materia di sicurezza e assistenza, all’indomani delle autoritarie politiche previdenziali attuate nel ventennio fascista108. Tali istituti,

come si è visto, operavano attraverso un approccio assicurativo, tesi pertanto verso il riconoscimento legale e il successivo risarcimento del danno subito dal lavoratore.

Negli anni Cinquanta la strategia rivendicativa sindacale fu incentrata sulla contrattazione di aumenti salariali e riduzione dell’orario lavorativo, nonché tesa a garantire l’esercizio dei diritti sindacali all’interno delle aziende109. Il contestuale aumento di infortuni e malattie professionali fu

piuttosto affrontato nei termini di denuncia del «supersfruttamento» perpetuato ai danni dei lavoratori. All’interno di questo contesto si iscrisse la pubblicazione dei «Libri bianchi sulle condizioni dei lavoratori» ad opera della Cgil e delle Acli, inchieste sulle condizioni operaie in

107 Tale testimonianza è stata riportata negli atti del convegno : CGIL-CISL-UIL, Fabbrica e salute: atti della

Conferenza nazionale CGIL-CISL-UIL. La tutela della salute nell’ambiente di lavoro. Rimini, 27-30 marzo 1972,

Roma, Seusi, 1972, pp. 135-137

108 Vladimiro Bibolotti (a cura di), Tutele e diritti dei lavoratori. Giuseppe Di Vittorio costruttore del Patronato Inca, Roma, Ediesse, 2008; Stefano Agnoletto, Ci chiamavano gli avvocati dei poveri. Storia dell’INAS, il patronato

fabbrica, volte a svelare le contraddizioni dello sviluppo economico allora in atto110. Contestualmente, tra il 1956 e il 1958, la Cgil aveva affrontato la tematica sanitaria facendosi promotrice della proposta di istituire un servizio sanitario nazionale, sistema sanitario pubblico a cui avere accesso in quanto cittadini, volto a sostituire quello allora esistente fondato su un'ampia costellazione di enti assicurativi, a cui si aveva accesso in quanto lavoratori. Tuttavia tale iniziativa restò isolata, priva di qualsiasi ripercussione parlamentare e non trovando un interlocutore adeguato neanche nell’esperienza governativa di centro sinistra, inaugurata nel 1962111.

Il modello preventivo proposto da Marri e Oddone trovò ampia diffusione solo a partire dal 1968-1969, biennio a partire dal quale la tutela dell’ambiente di lavoro entrò gradualmente a far parte dei contratti di categoria e delle vertenze aziendali, divenendo uno dei perni dell’iniziativa del sindacato unitario nel corso degli anni Settanta112. Slogan quali «la salute

non si vende» e «rifiuto di monetizzazione della salute» scandirono allora le proteste delle fabbriche di nord, centro e sud Italia. L’inedita centralità assunta dalla tematica preventiva nel corso di quella congiuntura storica va compresa all’interno dell’innovazione dei contenuti e delle pratiche rivendicative operaie tipica dal ciclo di lotte emerso a partire dal 1968. Questa fu determinata da una parte dalla comparsa di nuovi soggetti politici esterni al sindacato, volti a porre l’accento sul valore politico del corpo e della tutela della sua integrità. L’affermazione del diritto alla salute fu presente nelle proteste degli studenti universitari prima, e nelle esperienze dei gruppi della sinistra extraparlamentare e dei collettivi femministi in seguito, pur declinato di volta in volta in maniera differente. Tali soggetti animarono forme di mobilitazione spesso critiche nei confronti del sindacato, ma ugualmente volte a individuare nell’impresa e nel lavoro industriale organizzato uno dei principali terreni di scontro. D’altra parte le tre confederazioni nazionali seppero essere ricettive nei confronti delle istanze di rinnovamento provenienti dal loro interno e dal loro esterno, accelerando il processo di ripensamento della loro presenza nelle aziende e includendo nuovi temi e nuove pratiche all’interno della tradizionale agenda rivendicativa. Più di uno studioso ha evidenziato come la capacità da parte della Cgil, della Cisl e della Uil di mantenere saldo il legame rispetto alla base e di svolgere un ruolo da protagoniste nel corso della conflittualità industriale sviluppatasi negli anni ‘70 sia ascrivibile al prevalere, al loro interno, di quella corrente che è

110 ACLI Milano, La classe operaia si difende, Milano, 1953; Luigi Ganapini, Vittorio Rieser (a cura di), Libri

bianchi sulla condizione operaia negli anni Cinquanta. Una ricerca promossa dal Centro ricerche e studi sindacali della FIOM-CGIL di Milano, Bari, De Donato, 1981

111 Silvio Lanaro, Storia dell’Italia repubblicana: l’economia, la politica, la cultura, la società dal dopoguerra

agli anni ’90, Venezia, Marsilio, 2001

stata definita come «sinistra sindacale» o «sindacato dei consigli». Il controllo sindacale dell’organizzazione del lavoro, un più diretto collegamento tra la base e i rappresentanti e lo stretto legame istituito tra fabbrica e società, sono stati annoverati tra i principali capisaldi di tale cultura sindacale113.

In quel contesto l’inedito primato attribuito allo strumento della contrattazione aziendale pose le condizioni per lo sviluppo di una pratica rivendicativa che attribuiva un ruolo fondamentale al controllo dei cicli produttivi, nonché alla loro trasformazione ai fini della tutela della salute dei lavoratori. A questo si aggiunga che la nuova centralità assegnata dal sindacato alla formazione di quadri dirigenti, intermedi e semplici lavoratori, e il rilievo attribuito al diritto all’istruzione, facilitò la diffusione di conoscenze e competenze in materia di fattori di rischio presenti sui luoghi di lavoro114. A partire dagli anni Settanta inoltre la

contrattazione della tutela degli ambienti di lavoro all’interno della fabbrica venne saldata con l’impegno sindacale in favore della realizzazione della Riforma sanitaria – questione ritornata d’attualità all’indomani dell’istituzione dell’ente regione.

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