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Verso la Riforma Sanitaria Il caso di Settimo Torinese

377 Sull’evoluzione della normativa in materia di tutela della acque dagli scarichi industriali si veda: Simone Neri Serneri, Incorporare la natura. Storie ambientali del Novecento, Roma, Carocci, 2005, pp. 163-188. 378 In quel periodo la rivista «Sapere» dedicò un’edizione alla questione dei tumori professionali, che conteneva

un ampia analisi del caso dell’Ipca di Cirié: n. 770, marzo 1974, e in particolare pp. 3-23. Sulla sentenza si veda: Francesco Bullo, Ipca: i motivi della condanna, in «LaStampa» 27/07/1977, p. 5; Breve storia dell’Ipca. Come nasce una fabbrica della morte, in «Lotta Continua», n. 11, 1978, p. 6; e la sentenza pronunciata dal

Tribunale di Torino il 20/06/1977, in AVN, f. Federchimici, b. 29 B IX, ff. 13.

379 Le informazioni biografiche su Benedetto Terracini sono tratte dal colloquio che avuto con lui a Torino, il 16 marzo 2017, presso la sua abitazione.

Nel 1969, a otto anni dalla storica vertenza Farmitalia in cui per la prima volta il rifiuto di «monetizzazione» della salute era divenuto uno slogan e una pratica condivisa, i sindacati organizzarono un incontro a Settimo Torinese per discutere della condizione di lavoro all’interno delle fabbriche di quella zona380. In preparazione all’incontro era stata condotta

un’inchiesta, che aveva messo in luce come nel tempo trascorso le condizioni sanitarie all’interno della Farmitalia e delle altre aziende del territorio non fossero affatto migliorate. Venivano registrati al contrario il persistere di gravi condizioni igienico-sanitarie e la mancanza di un’efficace iniziativa sindacale in materia. Tra le principali forme di nocività segnalate dai lavoratori erano annoverate l’esistenza di ritmi di lavoro troppo elevati, l’insufficienza di aspiratori, il mancato isolamento tra reparti più e meno nocivi e l’utilizzo di sostanze pericolose all’interno dei processi di produzione381. «Si muore prima di nascere»

disse in quell’occasione una delegata dello stabilimento Oreal, denunciando l’elevato numero di aborti tra le lavoratrici dello stabilimento, sottolineando in tal modo la specificità della condizione sanitaria e lavorativa delle donne, sfruttate «nella fabbrica, nella famiglia e nella società».

Le cause di siffatta situazione vennero allora individuate tanto nella mancata unità sindacale, quanto in una cultura d’impresa che non includeva la prevenzione del rischio tra le sue priorità, dimostrandosi in alcuni casi apertamente ostile all’iniziativa sindacale in materia. Giorgio Lo Turco, della Commissione Interna Pirelli, spiegò come spesso le aziende evitassero di informare i lavoratori sulle sostanze utilizzate nei processi di produzione e impedissero agli stessi di svolgere indagini autonomamente, evitando di mettere etichette con i nomi dei composti chimici sui rispettivi contenitori:

Guardiamo nelle fabbriche Pirelli, Ceat dove la gomma è costruita quasi totalmente con sostanze sintetiche dai nomi più lusinghieri come… Como, Stresa, Rapallo, Sanremo, tutti nomi stupendi che ricordano i viaggi per le ferie. Ma nel contenitore vicino al nome rivierasco si trova sempre il teschio della morte, simbolo del veleno, che toglie ogni illusione agli operai. Quelli che lavorano queste sostanze difficilmente andranno a Stresa o a Sanremo, più facilmente al sanatorio San Luigi382.

Le principali dichiarazioni programmatiche formulate in conclusione al Convegno di Settimo furono da una parte quella di trasformare le sollecitazioni emerse da quell’incontro in piattaforme rivendicative ed accordi aziendali, dall’altra di intavolare una trattativa con l’ente

380 Convegno su la condizione operaia e l’azione dei lavoratori per difendere la propria salute. Settimo

Torinese, 24-25 maggio 1969, in AVN, F. Cisl 1 Torino, b. 55/g.

381 Gli stabilimenti che avevano partecipato all’inchiesta erano: Ceat, Far, Farmitalia, Fram, Giovannetti, Giustina, Lancia, Lodi, Oreal, Pirelli, Singer, Stabilimenti Brandizzesi.

locale al fine di favorire l’istituzione di un centro di medicina del lavoro. Nella strategia esplicitata in quella sede la linea di continuità tra le rivendicazioni all’interno e all’esterno della fabbrica coincideva con il riconoscimento del diritto dei lavoratori a farsi promotori di indagini ambientali e sanitarie negli stabilimenti (direttamente e/o tramite tecnici di loro fiducia), e nel garantire una gestione democratica dei futuri presidi territoriali di medicina preventiva, che avrebbero dovuto essere dotati di organismi rappresentativi con potere decisionale. In quell’ottica l’intervento delle unità sanitarie locali all’interno delle realtà produttive esistenti sarebbe stato sollecitato e indirizzato dai Consigli di fabbrica e dalle Commissioni ambiente.

La zona industriale di Settimo ospitava diversi stabilimenti chimici quali la Farmitalia, Orel, Ceat, Pirelli e Vetrobel; uno stabilimento tessile, la Facis, e due stabilimenti meccanici, la Nebiolo e la Singer383. All’indomani dell’autunno caldo venne istituito un coordinamento

sindacale di zona e in diverse aziende furono avviate significative esperienze sindacali in materia di ambiente di lavoro. Alla Ceat nel 1971 ebbe inizio una mappatura delle forme di nocività esistenti, focalizzata soprattutto su fattori quali la luminosità, la temperatura, l’umidità e i ritmi di lavoro. Tale intervento portò a concordare una prima modifica degli ambienti di lavoro e successivamente a firmare un accordo che sanciva l’istituzione di registri e libretti di dati sanitari e ambientali384. Le ulteriori richieste formulate in seguito alla

compilazione di tali registri concernevano sostanzialmente modifiche da effettuare all’interno dell’azienda (dall’insonorizzazione di alcuni macchinari, all’aumento delle pause e alla richiesta di servizi igienici adeguati).

Iniziative analoghe vennero avviate presso la Pirelli, la Facis e la Farmitalia. Significativo è in particolare il caso della Farmitalia, legata a doppio filo alla riforma sanitaria, sia per quanto riguarda la messa in sicurezza degli ambienti di lavoro, che per l’annoso dibattito sul controllo pubblico della produzione dei farmaci. All’interno dello stabilimento la Commissione ambiente fu istituita nel 1971, formulando in poco tempo alcune puntuali richieste circa le rilevazioni ambientali da effettuare presso i reparti ritenuti particolarmente nocivi385. L’esperienza sindacale fu tuttavia ostacolata dalla crisi che allora caratterizzava il

383 Sulla storia dell’azienda Farmitalia si è già detto nel primo capitolo. L’Oreal, come noto, si occupava di cosmetica. Pirelli e Ceat afferivano invece al settore della gomma, quest’ultima destinata alla produzione di cavi elettrici. La Facis era un’azienda di abbigliamento, la sede di Settimo fu fondata nel ‘63, e occupava circa 2000 lavoratori. La Nebiolo era nata come fonderia di caratteri tipografici a Torino alla fine dell’Ottoceno, trasferita a Settimo nel corso del dopoguerra. La Singer, come noto, produceva macchine da cucire.

384 Nel testo non è chiaro a quali trasformazioni produttive si riferisse in particolare il Cdf: Ceat cavi, Esperienze del Consiglio di fabbrica sull’ambiente di lavoro, in ACLT, f. Filcea, b. 282.

settore farmaceutico, nonché dalla conseguente ondata di licenziamenti che colpirono lo stabilimento già nella prima metà del decennio. Nel ‘72 più di 200 operai, pari al 20% dell’organico, vennero sospesi dal lavoro386. Il Consiglio di fabbrica di Settimo, all’interno del

coordinamento nazionale dei lavoratori dell’industria farmaceutica, si fece in quegli anni promotore della statalizzazione delle attività di ricerca e la produzione di farmaci. Il fine, oltre a quello di risollevare le sorti di una gestione fallimentare del settore, era di garantire un modello di medicina sociale, nonché una modalità di produzione e commercio dei farmaci autonoma dalle logiche di domanda e offerta tipiche di qualsiasi altro prodotto387.

Nella piattaforma elaborata dal Cdf Farmitalia nel novembre del 1973 le rivendicazioni avanzate in materia di ambiente di lavoro, volte a ottenere il controllo dei dati sanitari e ambientali da parte dei lavoratori, furono apertamente associate alla richiesta di istituire l’Unità sanitaria di base presso il Comune di Settimo Torinese388. L'amministrazione

comunale, retta da una giunta del Pci, si mostrò ricettiva in tal senso, tanto da arrivare a stanziare una somma di 4.000.000 di lire in previsione dell’istituzione di un centro di medicina preventiva del lavoro389. Tale iniziativa anticipava le disposizioni regionali in

materia sanitaria. A partire dal ‘72 era stata avviati una serie di incontri tra le rappresentanze sindacali e la giunta regionale, allora presieduta da Edoardo Calleri di Sala, eletto tra le fila della Dc. I sindacati erano stati riconosciuti come interlocutori dell’iniziativa regionale, in particolar modo al fine di definire la collocazione e il ruolo dei futuri presidi sanitari preventivi e territoriali, le Unità di base (Udb). Secondo la proposta formulata dalla Federazione Cgil-Cisl-Uil attraverso il coordinamento regionale per l’ambiente di lavoro, tali Unità di base avrebbero dovuto essere istituite per ogni comune o consorzio di comuni (circa 10.000 lavoratori per ogni unità), incaricate di censire le attività produttive della zona di riferimento, individuare i maggiori rischi sanitari connessi a ogni comparto produttivo ed effettuare rilevazioni di dati ambientali e sanitari. Parallelamente si proponeva di potenziare i servizi di medicina del lavoro esistenti presso gli enti ospedalieri, e di creare un comitato esecutivo regionale, con funzione di coordinamento dell’attività svolta dalle Unità di base stesse390. Attraverso questa proposta la Federazione sindacale specificava che le rilevazioni

386 Documento approvato dall’assemblea dei lavoratori Farmitalia di Settimo Torinese, in ACLT, f. Filcea, b. 227.

387 Convegno nazionale dei lavoratori farmaceutici del gruppo Montedison, Milano 28 marzo 1973, in ACLT, f, Filcea, b. 227; Sulla storia della Montedisn si veda: Alves Marchi, Roberto Marchionatti, Montedison 1966-

1989. L’evoluzione di una grande impresa al confine tra pubblico e privato, Milano, Franco Angeli, 1992.

388 Fulc, Ipotesi di piattaforma Farmitalia, 19/11/1973, in ACLT, f. Filcea, b. 227.

389 Coordinamento intercategoriale di zona, Cgil-Cisl_Uil, Settimo Torinese, in ACLT, f. Clcn, 1973.

390 Centro regionale unitario Cgil-Cisl-Uil, Richieste formulare alla Regione Piemonte, 30/12/1972, in ACV, b. 315/c.

ambientali avrebbero dovuto essere effettuate a partire dai giudizi espressi dai lavoratori, formulati nei libretti individuali sanitari e di rischio e nei registri di dati ambientali. La proposta sindacale venne ratificata dalla Regione con una delibera del luglio 1973, che istitui le Unità di base sull’intero territorio regionale391. Per quanto concerneva la provincia di

Torino, i sindacati individuarono alcune zone in cui avviare prioritariamente l’istituzione delle Udb. Oltre al comune di Settimo erano annoverati, quello di Collegno, il quartiere Mirafiori Sud, e quello di Barriera di Milano. Tali zone erano caratterizzate da significative iniziative sindacali in materia di prevenzione del rischio industriale e si era persuasi pertanto che l’attività delle future Usb sarebbe stata funzionale al proseguimento dell’iniziativa sindacale all’interno e all’esterno della fabbrica.

In seguito alla delibera del giugno ‘73 sorsero alcuni contrasti tra la giunta regionale e la federazione sindacale a proposito della gestione delle future Udb. I sindacati proponevano che le Unità fossero amministrate direttamente dai comuni e dotate di organismi consultivi con potere decisionale eletti da cittadini e lavoratori. La giunta regionale diversamente propendeva per una gestione delle Udb centralizzata a livello regionale e avrebbe garantito la presenza delle rappresentanze sindacali all’interno di un comitato di coordinamento sanitario generale, incaricato di coordinare l’attività svolta in sede provinciale e comunale392. Di fatto

l’istituzione delle Unità di base venne rimandata all’indomani delle elezioni regionali e amministrative del 1975, che videro la vittoria del Pci tanto alla regione, quanto al comune di Torino, dove fu eletto sindaco Diego Novelli. L’amministrazione di Novelli avviò quindi l’istituzione di quattro Udb, che tra il 1976 e il 1977 sorsero nei quartieri di Mirafiori sud, Vanchiglia-Vanchiglietta, Parella e San Donato. Al di fuori del comune torinese, venne altresì istituite le Udb di Settimo e di Collegno.

Tali iniziative anticipavano di poco le disposizioni in materia sanitaria introdotte dalla legge 833/1978, che istituì le Unità sanitarie locali (Usl), enti di medicina territoriale dotati di servizi di medicina del lavoro, dell’età infantile, servizi di medicina scolastica e prestazione ginecologiche. È quindi interessante chiedersi quale fu il ruolo svolto dalla Unità sanitarie di base piemontesi nei primi anni della loro istituzione, quale la loro capacità di garantire la messa in sicurezza degli ambienti di lavoro e quale il ruolo dei rappresentanti dei lavoratori al loro interno. Una ulteriore domanda che sorge in conclusione a questo capitolo riguarda quali furono le continuità e le rotture avvenute in seguito all’introduzione delle Usl e in che misura il lavoro di documentazione e mappatura delle forme di nocività esistenti prospettato per le

391 Cgil-Cisl-Uil, Deliberazione della Regione Piemonte, approvata 19/7/1973, in AVN, f. Cisl/1, b. 58/e. 392 Circolare della Federazione regionale Cgil-Cisl-Uil, 8/01/1974, in AVN, bf Cisl/1, b. 315/c.

Udb sia stato ereditato dalla Usl. Quello della Regione Piemonte non costituì un caso isolato. Iniziative analoghe in materia sanitaria furono promosse dalla Lombardia, dall’Emilia Romagna, dalla Toscana, dal Veneto e dall’Umbria. È significativo in ultimo domandarsi in che modo l’iniziativa legislativa regionale abbia influenzato quella statale.

L’esperienza degli Smal nella provincia di Milano: il

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