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I tecnici della salute: professioni e potere

Non si parlava della medicina sociale, e neanche igiene e sanità pubblica. Tu uscivi dall'università proprio con una mentalità ottocentesca. Medicina del lavoro non c'era… Noi in ogni disciplina volevamo le cause della malattia […] Questo era importante perché di prevenzione non parlava nessuno. Questo è stato il portato culturale che ha creato non solo i servizi di medicina del lavoro, ma anche i consultori, ma anche i centri di igiene mentale i servizi di sanità pubblica.

(da un'intervista a Laura Bodini, svolta il 29/22/2016)191

A partire dalla contestazione giovanile emersa nel biennio '68-'69 si assisté a un crescente coinvolgimento dei professionisti all'interno della vita politica del loro tempo. La novità di questa forma di militanza non consisteva tanto nella partecipazione politica del professionista, quanto nel fatto che tale partecipazione fosse declinata attraverso l'utilizzo critico del sapere di cui questi era detentore192. Uno tra i primi acuti osservatori di questo fenomeno fu il filosofo francese Michael

Foucault, che nel corso degli anni Settanta parlò dell'emergere di una nuova figura di intellettuale, «l'intellettuale specifico», al posto del tradizionale «intellettuale universale», descrivendo così l'abbandono da parte del primo di ogni pretesa universalistica e totalizzante, in favore di un attivismo prestato a partire dalla specifica condizione di lavoro e di vita193. L'analisi di Foucault,

contestuale ai fatti studiati, ben si presta a descrivere una tendenza che fu tipica del movimento del '68 inteso nella sua dimensione transazionale e declinata diversamente a seconda degli specifici contesti nazionali194.

In Italia l'emergere della contestazione studentesca portò al generalizzarsi di una tendenza già in atto. Le prime esperienze significative in materia di critica dei saperi risalgono infatti agli anni Sessanta, riguardando in particolar modo i campi della medicina e della psichiatria. Esemplificative in tal caso sono le già citate esperienze di Ivar Oddone e dei medici dell'Inca di Roma, ma altresì quella compiuta da Franco Basaglia a Gorizia, inerente la sperimentazione di pratiche psichiatriche

191 Laura Bodini si iscrisse all'Università di medicina di Milano nel '68. Prese parte alle proteste di quegli anni tra le fila del Movimento studentesco, all'interno del collettivo degli studenti di medicina. Dopo la laurea si specializzò in medicina del lavoro. Fu inseguito impiegata all'interno dello Smal (Servizio di medicina per l'ambiente di lavoro) di Sesto San Giovanni, divenuto Usl all'indomani della riforma sanitaria del '78. Nel corso degli anni Ottanta fu socia fondatrice dell'associazione Snop (Società nazionale operatori sanitari)

192 Maria Malatesta (a cura di), Impegno e potere. Le professioni italiane dall’Ottocento a oggi, Bologna, Bononia University Press, 2011, e in particolare il saggio di M. Malatesta: Professioni e impegno dagli anni Settanta agli

anni Ottanta, pp. 73-108

alternative195. D'altra parte allora la critica dei saperi e la riflessione sulle conseguenze

politiche e sociali della professione svolta appartenne solo a ristrette cerchie di intellettuali, mentre è solo a partire dal biennio 1968-1969 che tale questione fu eletta a tema qualificante dei movimenti collettivi che coinvolsero diversi attori politici e sociali. L'impegno di molti medici e tecnici della salute all'interno delle mobilitazioni per la tutela degli ambienti di lavoro si inscrive in questo contesto, ma non esaurisce l'ampio panorama di pratiche ed esperienze originatesi della complessa riflessione circa la non neutralità dei saperi. Il caso del movimento antimanicomiale e del neofemminismo costituiscono altrettanti esempi significativi di come la critica della relazione tra scienza e potere portò alla elaborazione di esperienze mediche e psichiatriche innovative196. Sempre negli anni Settanta la nascita di

associazioni quali Magistratura democratica, che si originava da una critica della cultura e della pratica giuridica del tempo, mostra d'altro canto come tale processo non riguardò esclusivamente le discipline scientifiche197.

Questo capitolo è dedicato a ripercorre le traiettorie politiche e professionali dei medici e tecnici della salute che presero parte alle lotte dei lavoratori contro la nocività industriale. Il fine è quello di restituire la molteplicità dei soggetti coinvolti all'interno di tali mobilitazioni, al di là della centralità della classe operaia. In particolare il primo paragrafo verte sul movimento del '68 degli studenti di medicina e ripercorre le istanze da esso scaturite, nonché le pratiche emerse in diversi contesti geografici. Il secondo paragrafo è dedicato a comprendere in che modo l'esperienza del movimento studentesco sia stata accolta dai medici e tecnici della salute che nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta si erano espressi in favore di un rinnovamento del sapere medico e delle istituzioni sanitarie in senso sociale e preventivo. L'obiettivo è di comprendere in che termini tali medici anticiparono delle istanze che sarebbero state proprie del movimento studentesco e allo stesso tempo di chiarire se e in che modo la contestazione giovanile influì rispetto al loro percorso professionale e politico.

All'interno del diversificato panorama di fonti utilizzate, si segnala in particolar modo l'ampio ricorso a fonti a stampa, a fonti inedite consultate perlopiù presso archivi di movimento e a fonti orali. In quest'ultimo caso preme sottolineare che le testimonianze messe

195 John Foot, La repubblica dei matti. Franco Basaglia e la psichiatria radicale in Italia, 1961-1978, Milano, Feltrinelli, 2014

196 Sui movimenti per la salute sviluppatisi a livello nazionale e internazionale si veda: Olivia Fiorilli, Corpi

insorgenti. I movimenti femministi e omosessuali di fronte al sapere medico-scientifico, in «Storia e problemi

contemporanei», n. 71, gennaio-aprile 2016, pp. 5-23. Sul movimento femminista si vedano in particolar modo Barbara Ehrenreich, Deirdre English, Le streghe siamo noi. Il ruolo della medicina nella repressione

della donna, Milano, Celuc libri, 1975; Luciana Percovich, La coscienza nel corpo. op. cit.

197 Marco Ramat, Storia di un magistrato. Materiali per una storia di Magistratura Democratica, Roma, Manifestolibri, 1986.

a disposizione dai protagonisti di allora non sono state filtrate attraverso la lente concettuale e metodologica dei memory studies198. L'obiettivo non è stato quello – pur estremamente

interessante – di fare emergere il rapporto di triangolazione tra passato, presente e tempo trascorso199, quanto quello di restituire i percorsi individuali e collettivi di quanti scelsero di

far coincidere impegno politico e professionale200.

L'ultimo paragrafo propone un breve confronto tra il contesto italiano e quello francese, ugualmente caratterizzato dalla nascita di collettivi di medici, emersi sull'onda del movimento del '68 e coinvolti all'interno della conflittualità operaia del periodo. Tale confronto è affrontato attraverso la prospettiva metodologica proposta dall'histoire croisée, volta a mettere in luce sia gli elementi ricorrenti e le diversità esistite tra un contesto e l'altro, sia gli effettivi incontri e scambi avvenuti tra un'esperienza e l'altra, nonché le conseguenti influenze reciproche201. Per quanto questa proposta comparativa e transnazionale sia affrontata in questa

sede solo attraverso la letteratura esistente, e meriti quindi ulteriori approfondimenti, essa è utile per restituire la transnazionalità del fenomeno degli intellettuali engagés, nonché per cogliere alcuni aspetti peculiari delle mobilitazioni italiane rispetto a quelle contestualmente svoltesi all'estero.

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