• Non ci sono risultati.

F IGLIE CONTRO PADR

I.4 L A VOCE DELLE DONNE

I.4.2 F IGLIE CONTRO PADR

Nella sezione dedicata alla fanciulla da maritare, Lodovico Dolce precisa come la scelta del futuro marito spetti solo ed esclusivamente al padre perché «la vera Verginità non conosce, né desidera il congiungimento dell’huomo»; ed è questa una delle cause fondanti che provocano le recriminazioni di numerose fanciulle contro quei padri che, prestando attenzione unicamente allo status sociale del futuro genero, obbligano le proprie figlie a

31

sposare uomini di età avanzata, dimostrandosi così del tutto avari. Ne “Lo Astrologo”64 di

Giovan Battista della Porta assistiamo alla protesta di una giovane fanciulla:

«E il peggio è che volendo maritarci, ci voglian dar marito a loro gusto, o per lor particolari interessi darci per marito uno, col quale abbiamo a vivere fino alla morte, contro la nostra volontà, con dir, che avendoci vestite di queste membra, è forza che siamo ubidienti. E triste noi se una sola li rispondiamo in contrario, siamo le presuntuose, sfacciate e col capo pieno di grilli, e così non essendo il marito a nostra volontà, bisogna, che stiamo sempre in discordi voleri, e in una perpetua guerra, e però non dovrebbono dolersi se ne togliemo uno a lor piacere, ce ne togliamo uno a nostro gusto».

(Lo Astrologo, Atto secondo, scena IX)

Artemisia dichiara che la scelta del marito avviene in base agli interessi economici o personali dei padri e qualunque sia la loro decisione, le figlie non possono ribellarsi. Quest’ultime pertanto diventano oggetto di compassione da parte delle balie che, standogli vicino, testimoniano le loro disgrazie; è questo il caso di Brigida e Saputina:

La dimostrazione del fatto che le donne vengono promesse in spose a uomini che, per età anagrafica possono essere davvero loro padri sono le agnizioni che talvolta gli autori

64 G. B. DELLA PORTA, Lo Astrologo comedia nuova di Gio. Battista Della Porta Napolitano, Venezia, appresso Pietro Ciera, 1606, p. 25.

65 G. M. CECCHI, Il Donzello comedia di M. Gianmaria Cecchi Fiorentino, Venezia, appresso Bernardo Giunti, 1585, p. 17.

66 R. BORGHINI, L’Amante furioso comedia di Raffaello Borghini. D’intermedia ciascun’atto appropriati adornata, Venezia, presso Gio. Battista & Gio. Bernardo Sessa, 1597, p. 29.

Il Donzello65, Atto secondo, scena sesta L’Amante furioso66, Atto secondo, scena V

«Brigida: è possibile che e’sieno i padri tanto avari? O così poco amorevoli in verso le figliuole, che e’ vogliono affogarle a questo modo? Anzi far peggio, chè il gettarle in Arno le caverè d’affanno a un tratto, e questo è un farle morir di stento: povera Faustina to su quel bel marito di settant’anni […]».

«Saputina: O povere figliole, che hanno padri così fantastichi, e disamorevoli. Guarda un poco che bella cosa è questa, che una povera fanciulla habbia a farsi serva d’un huomo fin che ella vive, ne habbia a poter dire le sue ragioni ne almeno possa eleggersi padrone, che e piaccia […] O non si merviglino questi hominacci, se le donne alcuna vota fan loro quell’honore, che si meritano, poiché egli per soddisfare a loro stessi, e non per contentare le fanciulle le meritano».

32

propongono alla fine delle commedie: alla fanciulla è concesso il matrimonio con il proprio amato in quanto l’uomo anziano che avrebbe dovuto sposarla si rivela essere il padre biologico; ciò è quanto accade ne “Il Donzello” in cui Cecchi costruisce tutta la trama intorno alla fanciulla Faustina, obbligata dal padre Lapo a sposare il vecchio Forese contro il suo volere poiché innamorata del giovane Roderigo; infine grazie al racconto della vedova Marsilia, si scopre che Faustina in realtà è figlia di Forese mentre Roderigo è figlio di Lapo perciò i vecchi padri non possono far altro che annunciare le nozze fra i due figli.

Quanto alla disuguaglianza dell'età, mi pare cosa molto disconvenevole il vedere una giovanetta accompagnata ad uno che abbia ciera più tosto di padre che di marito. E credo bene che a così fatti sposi vadano le figliuole come alla morte, perché divengono vedove de' mariti vivi; oltre che sanno bene quelle che 'l provano, come sia amaro ad una giovane moglie un vecchio marito. E quel ch'è peggio, sono tanto sventurate, che per quanta onestà sia ne' cuori e ne' portamenti loro, non si lascia di pigliare argomento della lor fragilità dalla barba canuta de' mariti. Né saprei dire qual sia maggiore, o la gelosia che riceve il marito, o 'l sospetto che dà la moglie.

Del resto il dissidio fra padre e figlie costituisce uno dei principali motivi che complicano gli intrecci dei testi teatrali perché è proprio dal momento in cui i padri ostacolano il matrimonio delle figlie che i giovani innamorati mettono in atto qualsiasi strategia, pur di riuscire a conquistarle. Su questo argomento sono incentrate due commedie di Anton Francesco Grazzini, “la Gelosia” e “La Sibilla”67 dove due fanciulle, Cassandra e Sibilla,

sono obbligate dai rispettivi padri, Michelozzo e Giovacchino, a sposare un uomo anziano, rispettivamente Lazzaro e Giansimone; tali ingiustizie provocano la reazione degli amanti delle giovani, Pietrantonio e Alessandro che, con l’aiuto dei propri servi escogitano diversi piani per osteggiare i matrimoni combinati: nel primo caso, Alfonso (fratello di Cassandra) e il servo Ciullo beffeggiano il vecchio Lazzaro facendogli credere che colei che intende sposare, giace ripetutamente con Pietrantonio, spingendolo in tal modo a fuggire il disonore; mentre Alessandro è aiutato dal travestimento di Ciuffagna che, indossando i panni di Diego (vero padre della giovane), riesce a farsi consegnare Sibilla da Michelozzo e infine, anche se il piano verrà scoperto, i due innamorati potranno sposarsi felicemente.

Tutto ciò corrisponde a quanto accadeva nella realtà cinquecentesca perché in effetti, in questo periodo, la scelta matrimoniale implicava necessariamente l’accordo fra i rispettivi

67 A. F. GRAZZINI, Commedie di Anton Francesco Grazzini detto il Lasca, a cura di P. Fanfani, Firenze, Le Monnier, 1859.

33

genitori e non l’amore tra i futuri coniugi poiché il matrimonio era una sorta di contratto stipulato tra due famiglie per questioni di convenienza politica, economica o sociale. La sistemazione matrimoniale dei figli veniva considerato come l’affare più impegnativo cui una famiglia doveva far fronte e una figlia era tenuta ad acquistare il benessere futuro della famiglia d’origine, innalzandone la posizione attraverso la nuova alleanza.

Perciò le donne erano assenti a qualsiasi trattativa, decisione e giuramento in chiesa e tutte le scelte venivano fatte dagli uomini che giuravano alla presenza di testimoni di onorare l’accordo stipulato; e sono sempre gli uomini a presenziare davanti al notaio, accompagnati da testimoni maschi per la prima stesura ufficiale del contratto. Solo dopo il Concilio di Trento, la chiesa interviene a favore delle figlie, maggiormente soggette all’autorità paterna, per sottrarle all’influenza dei famigliari e imporre così un nuovo modello di matrimonio: celebrato secondo un rituale unico, in un luogo sacro, alla presenza di un uomo di chiesa e soprattutto fondato sulla libera scelta dell’individuo68.