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L E GIOIE DEL « PRENDER MOGLIE »

II. IL MATRIMONIO CORRETTIVO

II. 3 I L DIBATTITO SUL MATRIMONIO

II. 3.2 L E GIOIE DEL « PRENDER MOGLIE »

Ripartendo dal Marescalco di Aretino, nostro filo conduttore per la questione matrimoniale, vorrei ora evidenziare la battuta pronunciata dal Pedante, fautore delle nozze insieme al duca, per convincere il Marescalco a sposarsi:

«Marescalco. Son contra a le mogli i Vangeli?

Pedante. Come contra? Immo sono il contrario, e con il loro esempio attendi. Dice la seguenza de lo Evangelista, idest il fattore coeli et terrae ne lo Evangelio dice che la arbore che non fa frutto, sia tagliata e posta al fuoco; onde il magnanimissimo Signor Duca nostro, acciocchè tu, che sei in figura de la arbore, faccia frutto, e perché l’umano genere cresca e multiplichi, ti ha eletto a gaudere di una integerrima consorte; e il tutto sua Eccellenza ha conferito nobiscum, et hammi imposto che ego agam oratiunculam, cioè componga il sermone nuziale, parlandoti idiotamente».

(Il Marescalco, Atto primo, scena IX)

Qui il Pedante, citando il passo dell’evangelista Matteo, assimila il Marescalco ad una albero che, per generare frutti, necessita di una consorte indispensabile per la riproduzione e, di conseguenza, per la moltiplicazione del genere umano. Quella della procreazione è la causa prima avanzata dai sostenitori del matrimonio che, come abbiamo visto in precedenza, si attiene ad una tradizione lunga e variegata.

Un altro personaggio che si batte a favore del matrimonio è la Balia del Marescalco che, nel primo atto, magnifica gli onori e le gioie della vita di coppia, con i servizi umili e semplici della donna:

63 «Balia. Come la moglie sia il paradiso, ecco io ti dico. Tu arrivi in casa, e la buona

moglie ti viene incontra in capo de la scala ridendo, e con una amorevolezza di cuore, dandoti d’un benvenuto ne l’anima, ti leva la veste da dosso; poi tutta festevole ti si rivolge innanzi, ed essendo sudato ti asciuga con alcuni panni sì bianchi e sì delicati, che ti confortano tutto quanto, e posto il vino in fresco, et apparecchiato la tavola, e fattoti buona pezza vento, ti fa orinare».

(Il Marescalco, Atto primo, scena VI)

Dopo la dolce accoglienza del marito da parte della moglie, la balia descrive la cena ricca di prelibatezze preparata amorevolmente dalla consorte:

«Balia. […] ti pone a cena, et assettati a sedere, e ti aguzza l’appetito con certi intingoletti, con certi manicaretti, che ne beccherebbero i morti, e mentre mangi, ella non resta mai con le più dolci maniere del mondo di porti avanti ora questa et ora quella vivanda […]».

(Il Marescalco, Atto primo, scena VI)

La difesa della balia continua con il ritratto del post cena, quando la sposa, dopo aver sistemato la cucina e la camera, si mette a letto, affianco del marito, coccolandolo e sussurrandogli parole affettuose:

«[…] cuor mio, anima mia, cara speranza, caro sangue, caro figlio dolce, padre bello, non son io la tua putta? La tua gioia? La tua figlia? E così trattato un uomo non è in Paradiso?».

(Il Marescalco, Atto primo, scena VI)

Successivamente la balia spiega che la donna compie tutte queste carezze per perseguire lo scopo più importante delle nozze ovvero, seminare i figli santamente, non pur dolcemente; e sono proprio i figli che, pronunciando per la prima volta la parola papà, riempiono il padre di consolazione e dolcezza infinita.

Perciò se per Ambrogio prender moglie significa subire pene maggiori di quelle infernali, per la Balia vuol dire innalzarsi in un Paradiso al fianco di una moglie sempre amorevole e premurosa che, in tal modo, migliora qualità di vita del coniuge.

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Il quadretto famigliare descritto dalla balia sembra risalire ad un’altra fonte autorevole, “La

Moschetta”126 di Ruzante, di poco precedente al Marescalco. Sempre Maria Cristina Cabani

nell’Introduzione al Marescalco127, pone in risalto uno dei punti di maggior somiglianza:

Il Marescalco, I La Moschetta, II 6

«E caso che tu abbia qualche fantasia, come accade, ella ti si mostra umile, dicendo: Che avete voi? Che pensate? Non vi date fastidio; Dio ci aiuterà, e Dio provederà».

«S’a’ stago de mala voglia dise: “Mo que ai-u? […] Mo con chi poi-u miego sborare le vostre fantasie ca con mi?».

In questa tabella di confronto è evidente che Aretino, nel momento in cui la moglie invita il marito a sfogare con lei i suoi pensieri, ricalca le medesime parole utilizzate dall’autore padovano.

L’ultimo passo corrisponde alla scenetta della moglie premurosa che accoglie con panni delicati il marito stanco e sudato:

Il Marescalco, I La Moschetta, II 6

«[…] tutta festevole te si rivolge innanzi, ed essendo sudato, ti asciuga con alcuni panni e sì delicati che ti confortano tutto quanto

«S’a son straco o suò, de fatto la me mette na strazza in la schina».

Più tardi, la tesi avanzata dalla balia del Marescalco viene riproposta da Giovanbattista Gelli ne “La Sporta”128 dove la vedova Ginevra, per persuadere il fratello Lapo a prender moglie,

richiama le argomentazioni della balia aggiungendovi, però, un altro motivo da cui può scaturire la felicità coniugale:

«Lapo. Ma il tutto é non mi mettere in casa qualche bestia, che mi faccia vivere malcontento tutto’ l resto del tempo, che ci ho a stare.

Ginevra. Sì quelle che sono di cattiva razza: ma l’altre sono ritenute della buona mente loro e dal timore e della vergogna, e volgono i pensieri alle faccende di casa, e a contentare i mariti, e governare i figliuoli, e piglionne vanagloria e piacere; e

126 D’ONGHIA, “Introduzione a Ruzante, Moscheta”, Venezia, Marsilio, 2010, p. 45. 127 P. ARETINO, “Teatro Comico, Cortigiana (1525 e 1534), Il Marescalco”, XCVIII- XCIX. 128 G. B. GELLI, Delle opere di Giovan Battista Gelli, pp. 6-130.

65 vedesi non far manco errori a quelle, che hanno i mariti giovani, che a quelle che gli

hanno vecchi; perché i giovani vanno qua e là e non le stimano, e fannole disperare, in modo che di molte volte, per vendicarsi, si danno alla trista: dove i vecchi tornano sempre a casa vezzeggianle, temono d’offenderle; in modo che e’ vien manco lor voglia di far male: e quando pur elle volessino, ell’hanno manco comodità».

(La Sporta, Atto secondo, scena V)

Ginevra tenta di convincere Lapo a sposarsi nonostante l’età avanzata, sostenendo che le donne preferiscono i mariti vecchi a quelli giovani perché mentre i primi le viziano e le rispettano, i secondi non le stimano e le inducono al tradimento. In realtà questa motivazione non è non è del tutto veritiera perché, come abbiamo visto nel capitolo precedente, la maggior parte delle proteste muliebri scaturiscono dai matrimoni combinati tra giovani fanciulle e uomini anziani.

In conclusione, volgendo uno sguardo generale alle commedie cinquecentesche, ho riscontrato un maggior numero di battute che osteggiano il matrimonio mentre rare sono quelle che difendono e promuovono il «tor moglie».

Del resto, ancora una volta, tutto dipende dalla donna, dalla moglie e precisamente dal relativo comportamento poiché se rispettosa, premurosa, dolce e servizievole la vita di coppia diventa per l’uomo un Paradiso, indubbiamente preferibile al celibato; ma se ribelle, superba, e adultera tutto si trasforma in una trappola infernale.