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CAPITOLO 1. LA R&S CONDOTTA DALLE PMI: UN QUADRO D‘INSIEME

1.3. La partecipazione ai progetti europei di R&S

1.3.2. I fattori determinanti

Esistono delle variabili che possono incidere sul processo di partecipazione delle PMI alle reti formali di R&S. In particolare i contributi esistenti evidenziano il ruolo delle motivazioni a partecipare, della dimensione e della localizzazione geografica.

Gli studi di Polt, Vonortas e Fisher (2008) e di Muscio (2006) focalizzano l'attenzione sugli obiettivi e le motivazioni alla base della partecipazione ai progetti di R&S che portano alla costituzione di reti formali supportate attraverso i programmi pubblici. In uno studio dedicato all‘impatto del Quinto PQ, Polt, Vonortas e Fisher (2008) evidenziano come la strategia delle PMI sia maggiormente allineata alla realizzazione dei progetti e al conseguimento degli obiettivi del PQ e degli output d‘innovazione, ovvero lo sviluppo di prototipi, di tecnologie brevettabili o complementari in grado di migliorarne la competitività. Le PMI dimostrano quindi di avere obiettivi guidati da finalità economiche in misura molto maggiore rispetto alle grandi imprese; quest‘ultime però, a differenza delle PMI, sono in grado di sviluppare strategie diversificate per affrontare contesti di R&S differenti.

Muscio (2006) indaga quali siano gli elementi che motivano la scelta di costituire delle collaborazioni di R&S basate su un programma europeo rispetto ad uno nazionale. Dall‘analisi risulta che la motivazione che porta le imprese inglesi a partecipare al PQ si differenzia da quella degli organismi di ricerca, in quanto grandi imprese e PMI sono maggiormente interessate alla condivisione dei rischi e allo sfruttamento dei risultati piuttosto che all‘accesso al finanziamento pubblico, come invece accade per i secondi. Tuttavia, a differenza delle grandi imprese, le PMI si focalizzano su necessità di breve periodo e sono interessate a sfruttare il finanziamento comunitario per sviluppare nuovi o migliori prodotti o servizi. Riguardo l‘avvio di collaborazioni di R&S, due sono le motivazioni principali che spingono le PMI a preferire una dimensione internazionale. In primo luogo, se le PMI sono intenzionate ad esportare e/o espandersi sui mercati internazionali la collaborazione a livello internazionale risulta un elemento essenziale. Per quelle già integrate nei mercati esteri, i clienti e i fornitori provengono da diversi paesi e la collaborazione può dimostrarsi un fattore critico per gestirli efficacemente. In secondo luogo, le collaborazioni internazionali forniscono accesso ad abilità e capacità complementari che non possono essere facilmente reperite nel mercato domestico. In particolare, alcune PMI operano in mercati fortemente dipendenti dalla scienza dove gli sviluppi tecnologici, e non solo, sono sempre più complessi ed interdisciplinari. Pertanto, le collaborazioni internazionali in R&S assumono un valore unico per le PMI, poiché assicurano un accesso verso conoscenze aggiornate di cui tali imprese necessitano per rimanere competitive. Il motivo alla base della scelta delle PMI inglesi di partecipare a progetti con partner internazionali riguarda, da un lato, l‘interesse per l‘avvio o l‘espansione dell‘export e, dall‘altro, l‘accesso ad abilità e capacità complementari non disponibili sul mercato domestico.

Maggior rilievo è stato posto sull'impatto della dimensione d'impresa sul processo di partecipazione delle PMI alle reti formali di R&S.

Autant-Bernard, Billand e Massard (2007) si sono interessati ai fattori che influenzano la probabilità che le imprese entrino a far parte di un accordo di R&S cooperativa, focalizzando l‘attenzione sugli effetti di rete e di distanza ed utilizzando come campione un numero ampio di imprese che avevano partecipato a progetti del Sesto PQ sul tema delle micro e nano-tecnologie. Gli autori notano che la componente di PMI del campione si riduce in modo considerevole quando l‘analisi si focalizza alle sole imprese che hanno partecipato a più progetti, senza tuttavia registrare cambiamenti sulle altre

caratteristiche d‘impresa. Gli autori riscontrano inoltre che, rispetto alle grandi imprese, essere una PMI comporta un effetto negativo sulla possibilità di prendere parte ad una collaborazione di R&S.

Busom e Fernaindez-Ribas (2007) ipotizzano che la dimensione d‘impresa possa influire sulla decisione di partecipare e sul tipo di programma, nazionale piuttosto che europeo, principalmente in ragione dei costi di gestione più elevati che sono solitamente associati alla seconda tipologia. I risultati dello studio indicano che la dimensione d‘impresa risulta correlata con lo status di partecipante, tuttavia l‘analisi non riesce a mette in evidenza alcuna predominanza.

All‘interno di uno studio volto ad individuare i fattori determinanti la partecipazione delle imprese nei consorzi di R&S che si formano nel contesto dei progetti del PQ, Barajas e Huergo (2010) testano l‘ipotesi che la stessa dimensione d‘impresa abbia un ruolo predominante. Anche in questo caso l‘idea di base è che gli elevati costi di gestione associati ai progetti europei rendano più difficile la partecipazione delle PMI. Gli autori mettono in evidenza anche come la fase di negoziazione che precede l‘avvio di un progetto approvato possa essere percepita dalle PMI come un requisito in grado di assorbire risorse e ritardare i tempi di esecuzione del progetto di R&S rappresentando in questo modo un‘ulteriore aggravio. L‘analisi conferma che essere una PMI influisce negativamente sulla partecipazione ai progetti ma che questa relazione inversa tra dimensione d‘impresa e probabilità di partecipazione alla presentazione delle domande di progetto può essere recuperata potenziando le risorse intangibili; quest‘ultime infatti consentono un aumento delle capacità di assorbimento e quindi la possibilità di internalizzare i benefici della cooperazione.

Anche Guffarth e Barber (2013) riscontrano come le grandi imprese siano molto più presenti nel PQ rispetto alle PMI, da cui si deduce che la piccola dimensione sia un fattore penalizzante. Per gli autori che prendono in esame il caso dell‘industria aerospaziale, la difficoltà che presentano le PMI nella partecipazione al PQ è aggravata dalla strategia/necessità di abbassamento dei costi a cui sono sottoposti i produttori di componentistica, in larga parte composti da PMI. Ciò comporta un‘ulteriore contrazione degli investimenti in R&S e di conseguenza una riduzione delle relative capacità tecnologiche proprio per queste imprese.

Infine, secondo Cooke e Wills (1999) la localizzazione geografica delle PMI, a cui sono legati elementi culturali delle imprese stesse, impatta sulla preferenza del programma

pubblico di supporto all‘innovazione a cui prendere parte. Gli autori svolgono uno studio che mette a confronto imprese di tre regioni europee differenti, con esperienza in programmi locali e nel PQ e rispetto ad alcune variabili di performance. Dalle risposte delle PMI risulta che quelle del Galles, a cui gli autori imputano un orientamento maggiormente ―euro-scettico‖, attribuiscono maggiori risultati di performance alla partecipazione al programma locale piuttosto che a quello europeo, laddove quelle delle regioni irlandesi e danesi esprimono un giudizio misto tendenzialmente favorevole al PQ. Inoltre, riguardo al mantenimento delle relazioni avviate tramite il progetto, gli autori trovano riscontro di una generale preferenza per l‘utilizzo di rapporti formali - che prevedono ad esempio forme contrattuali - rispetto a quelli informali, senza differenza tra le provenienze geografiche, ma più intensa per le PMI che si confrontano con le grandi imprese.