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CAPITOLO 5. METODOLOGIA DI RICERCA

5.2. Lo studio di caso come strategia di ricerca

Sotto il profilo metodologico questo studio adotta un approccio di carattere qualitativo basato sullo studio di caso; in particolare, la metodologia prevede un‘analisi longitudinale di casi multipli.

Come espresso da Yin (1989, p. 23) ―lo studio di caso è un’indagine empirica che si propone di investigare un fenomeno contemporaneo nel suo contesto reale, quando i confini tra fenomeno e contesto non sono chiaramente evidenti, in cui vengono utilizzate fonti multiple di prova‖. Nella definizione proposta da Eisenhardt viene enfatizzata la capacità dello studio di caso di catturare le dinamiche del fenomeno studiato, in quanto si tratta di ―una strategia di ricerca che si focalizza sulla comprensione delle dinamiche presenti all’interno di singoli contesti‖ (Eisenhardt, 1989, p. 534).

Sempre secondo Yin, lo studio di caso è particolarmente utile quando si cerca di rispondere a domande di ricerca del tipo ―perché‖ o ―come‖ avviene un determinato fenomeno, ovvero quando i quesiti di ricerca tentano di identificare e esplorare in profondità aspetti comportamentali complessi dell‘attività delle imprese. Effettivamente le due RQ corrispondono alla tipologia indicata da Yin, e questo conferma la scelta di questo tipo di metodologia.

Per Eisenhardt (1989) l‘uso dei casi studio è particolarmente appropriato quando si conosce poco di un fenomeno, quando le prospettive esistenti sembrano inadeguate perché hanno poca fondatezza empirica o risultano in contrasto con altre teorie. A tal proposito occorre ricordare che l‘analisi degli articoli sul PQ ha messo in evidenza la mancanza di studi di ambito manageriale che affrontano il tema della partecipazione delle PMI, da cui è emersa la necessità di condurre indagini empiriche approfondite sul tema, sia sul lato della R&S sia sul lato della gestione dei progetti europei.

Rispetto alla decisione di sviluppare più di un caso singolo e di portare avanti un‘analisi longitudinale, le ragioni sono principalmente due (Aaboen et al., 2012). In primo luogo, tale impostazione è particolarmente adatta nel caso di quesiti di ricerca che tentano di identificare ed esplorare nel profondo aspetti complessi del comportamento delle imprese e l‘approccio del caso multiplo permette sia di andare in profondità di ciascun caso sia di svolgere una comparazione tra casi (Eisenhardt, 1989). In secondo luogo, l‘approccio longitudinale consente di mappare e spiegare i cambiamenti che si sviluppano nel tempo rispetto al ruolo assunto dalle PMI nei progetti, l‘impatto sulle loro risorse e viceversa. Quello longitudinale viene considerato un approccio appropriato quando si intende indagare sui processi di cambiamento (Huber, Van de Ven, 1995) e incrementali (Martens, Matthyssens, & Vandenbempt, 2012). Nello specifico la prospettiva longitudinale è stata scelta allo scopo di far emergere il processo di sviluppo e di combinazione delle risorse (Medlin, 2004), così come avviene negli studi di matrice IMP su tale aspetto e in quelli che si richiamano alla letteratura di project management (Söderlund et al., 2008; Loufrani-Fedida, Missonier, 2015).

5.2.1. Il processo di ricerca

Il processo di ricerca assume un‘importanza primaria per garantire la qualità di una ricerca. Le due grandi classi di processi di ricerca sono quelli deduttivo e induttivo. Tradizionalmente i due processi vengono distinti in base al fatto che i processi deduttivi

vanno dal generale al particolare ―in quanto consistono nell’elaborare proposizioni generali da sottoporre a specificare prove di controllo empirico‖ (Fattore, 2005, p. 27) che prevedono la raccolta di dati quantitativi e una generalizzazione statistica, mentre quelli induttivi vanno dal particolare al generale e quindi ―il punto di partenza è l’osservazione di un fenomeno e le preposizioni con caratteri di generalità vengono derivate dalla ripetizione dell’osservazione” (Ibid.).

Sebbene il processo induttivo sia stato ampiamente utilizzato negli studi di caso, questa tesi raccoglie l‘invito a prestare attenzione ed evitare soluzioni semplicistiche che fondino l‘intera analisi su approcci di tipo induttivo, i quali, pur essendo da un lato in grado di fornire un‘ampia raccolta di informazioni interessanti attraverso una serie di osservazioni su un numero limitato di casi, dall‘altro risultano inadeguati per articolare modelli teorici (Tunisini, 1999). Per superare tale criticità questo lavoro ha utilizzato un terzo tipo di processo logico, l‘approccio abduttivo (Dubois, Gadde, 2002), che attua una continua combinazione dei riscontri empirici con le teorie prese a riferimento. Per attuare questo processo di confronto tra le osservazioni empiriche con la teoria già esistente è stato necessario apportare degli aggiustamenti direttamente sui quesiti di ricerca, ampliare la porta empirica dello studio e arricchire il quadro di riferimento teorico basato sull‘approccio IMP anche con concetti provenienti da ulteriori ambiti disciplinari come il project management e project marketing.

In questo modo il quadro concettuale è stato elaborato simultaneamente con la valutazione dei risultati empirici e, di conseguenza, corrisponde sia al risultato dei casi di studio sia alla modalità di analizzarli.

La strategia, applicata così come descritta, corrisponde a quella della ―combinazione sistematica‖ (systematic combining) proposta da Dubois e Gadde (2002, p. 554), dove "ricerca e quadro analitico vengono orientati in base al confronto con il mondo empirico". La combinazione sistematica è un processo dove il quadro teorico, il lavoro sul piano empirico e l‘analisi dei casi evolvono contemporaneamente, e questo si rivela particolarmente utile per lo sviluppo di nuove teorie. La caratteristica principale di questo approccio è un movimento continuativo tra osservazioni empiriche e modelli teorici. Per Dubois e Gadde (2002) il ricercatore si muove ―avanti e indietro‖ da un tipo di attività di ricerca ad un‘altra e tra osservazioni empiriche e teoria. In questo modo, i ricercatori sono in grado di espandere la propria comprensione della teoria e dei fenomeni empirici indagati. Ciò deriva dalla considerazione che la teoria non può essere

compresa senza osservazione empirica e viceversa, questo perché le evidenze empiriche potrebbero, da un lato, individuare degli aspetti imprevisti da sottoporre ad ulteriori approfondimenti e, dall‘altro, determinare la necessità di modificare il quadro teorico.

Fig. 5.1. Modello di ―Combinazione sistematica‖

Fonte: Nostra elaborazione su Dubois e Gadde (2002)

5.2.2. Criticità dello studio di caso

La metodologia dello studio di caso, come ogni strategia di ricerca, presenta alcune criticità che non devono essere sottovalutate.

Un primo aspetto critico riguarda la capacità di generalizzazione scientifica ottenibile dallo studio di caso legato al fatto che utilizza risultati vincolati alle singole imprese analizzate e quindi al contesto specifico studiato.

A tal proposito, Yin (1994) sostiene che il caso studio non rappresenta un campione in termini statistici in cui osservare le frequenze di un fenomeno per trarre delle conclusioni di tipo teorico (generalizzazione statistica), ma piuttosto una fonte di dati empirici da confrontare con le proposizioni di un costrutto teorico sviluppato precedentemente (generalizzazione analitica) e in questi termini essere in grado di ampliare e generare nuova teoria.

Un secondo aspetto che suscita critiche riguarda il rigore scientifico del caso studio ossia la difficoltà di sostenere con argomenti rigorosi l‘interpretazione dei dati e la

correttezza delle conclusioni dovuta all‘estrema soggettività nella valutazione dei risultati. In realtà, la mancanza di rigore e la manipolazione soggettiva dei dati può verificarsi anche in altri metodi d‘indagine, ad esempio l‘esperimento, la ricerca storica o la survey mediante questionario.

La validità e l‘affidabilità del presente studio sono state garantite attraverso la predisposizione di un protocollo di ricerca e il metodo della triangolazione delle fonti così come suggerito da Yin (1989).

Per assicurare la solidità del costrutto è di fondamentale importanza che il reperimento dei dati sia supportato dall‘utilizzo di diverse fonti di evidenza empirica. Patton (1999) definisce l‘impiego di molteplici fonti di dati ―triangolazione delle fonti di dati‖. Ciascuna fonte è in grado di rendere aspetti specifici su prospettive differenti della stessa realtà empirica osservata, in questo modo l‘utilizzo congiunto di più fonti consente di ridurre la vulnerabilità specifica a cui è soggetta una fonte compensando con i punti di forza delle altre fonti utilizzate (Jick, 1979).

Per questo studio, la triangolazione delle fonti è stata assicurata attraverso l‘utilizzo di interviste semi-strutturate, come principale fonte di dati primari, a cui è stata affiancata l‘analisi documentale. La gestione di una mole elevata e variegata di dati, che solitamente viene generata proprio per effetto di tale triangolazione, è un aspetto critico dei casi studio che deve essere tenuto in considerazione per garantirne l‘affidabilità ce l‘efficacia in termini di sforzo e tempo dedicato. A tal proposito, la stesura di un protocollo dello studio è un elemento auspicabile in ogni circostanza, e risulta ancor più indispensabile quando viene utilizzato un caso multiplo. Il protocollo di uno studio di caso, oltre a contenere gli strumenti di ricerca, stabilisce le procedure e le regole generali. Il protocollo è una strategia fondamentale per aumentare l‘affidabilità della ricerca dello studio di caso ed è finalizzato a guidare il ricercatore nello sviluppo di esso80 dato che può servire sia come linea guida sia come una checklist per le interviste e per assicurarsi che tutte le aree d‘interesse siano state prese in considerazione.

80

Yin identifica quattro principali sezioni che un protocollo di studio di caso dovrebbe presentare: una descrizione generale del progetto di studio di caso, procedure sul campo, domande dello studio di caso, una guida per la realizzazione dello studio di caso.