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Le forze del cambiamento

Gianluca Brunori, Laura Fastelli, Massimo Rova

2. Le forze del cambiamento

Per un’efficace politica del paesaggio è, quindi, fondamentale che il decisore pubblico si doti di strumenti di analisi e di intervento in grado di far dialogare tra loro le politiche di intervento settoriale (es. le poli- tiche urbanistiche, sociali, economiche e ambientali) e farle convergere intorno a principi e obiettivi comuni.

Preliminare a tutto questo è la necessità di un forte investimento sulla conoscenza dei processi che generano impatto sul territorio. Qua- li potranno essere gli effetti della nuova OCM del settore vitivinicolo che prevede una liberalizzazione dei nuovi impianti? Quali effetti sul territorio sta generando il disaccoppiamento dei pagamenti aziendali? E quali saranno gli effetti delle politiche di incentivazione della produ- zione di biomasse da energia, una volta che la capacità degli impianti di trasformazione sul territorio sarà aumentata? Quali saranno gli effetti dell’introduzione, seppur sotto regime di coesistenza, degli organismi geneticamente modificati? Che impatto sul paesaggio ha avuto il feno- meno dell’agriturismo?

Con riferimento a quest’ultimo aspetto, ad esempio, accanto al re- cupero del consistente patrimonio edilizio rurale, che in una fase prece- dente era abbandonato e degradato, e allo stimolo alla rivitalizzazione di

un’economia rurale basata sul turismo, è mancata forse una valutazione prospettica degli effetti ambientali di questa espansione sui consumi di risorse (es. le risorse idriche, i rifiuti, ecc.). In molte realtà, ad esempio, si sostiene che questi fenomeni di consumo di risorse a livello delle aree rurali siano dovuti a un’applicazione ampia del concetto di agriturismo nella quale l’attività agricola è coinvolta solo marginalmente.

Acquisire una migliore capacità di governo del territorio significa ac- quisire una capacità di leggere tempestivamente le sue trasformazioni al fine di individuare adeguate politiche di intervento per prevenire effetti negativi e favorire esiti di sviluppo positivi. Oggi si ha sempre più chia- ra la percezione (o il timore) che le forze trainanti della vitivinicoltura toscana non siano più le aziende agricole contadine. Ingenti flussi di investimenti finanziari di capitali esterni al settore stanno radicalmen- te trasformando la sua struttura economica, la distribuzione del valore aggiunto, i prezzi della terra. La precoce globalizzazione della viticoltura toscana (con i ‘supertuscan’) è stata di traino per tutto il resto del setto- re, ma quali sono le implicazioni di queste trasformazioni sul paesag- gio? E quali strumenti hanno oggi le amministrazioni per monitorare questi processi?

Il caso del vino è particolarmente significativo: di fronte ad una sempre più marcata caratterizzazione globale della competizione del settore, si assiste a un duplice processo di regionalizzazione - incen- tivato dal valore aggiunto derivante dall’indicazione di origine - e di concentrazione economica, che porta poche imprese a investire notevoli capitali nelle principali zone viticole, con una conseguente ristrutturazione dei vigneti e delle infrastrutture per la produzio- ne, per il commercio e per attività complementari come il turismo tematico.2

Diversi studi hanno mostrato gli effetti delle politiche sul pae- saggio di strumenti quali il set-aside, i sussidi per ettaro, il disaccop- piamento (Balmann et Al. 2002; Brady e Kellerman 2005) e svi- luppato metodologie di previsione basate sulla definizione di scenari alternativi (Nassauer et Al. 2002). È relativamente recente, e a un livello ancora insufficiente, la pratica della Commissione Europea di valutare l’impatto ambientale delle politiche e da tali rapporti cominciano a emergere indicazioni interessanti sul modo in cui cer- te misure, come ad esempio quelle sulla concentrazione dell’offerta

nel settore frutticolo, siano causa di una riduzione della biodiversità agricola per effetto della prevalenza di pochissime varietà.3

Anche le componenti sociali hanno un forte peso nelle trasformazio- ni del paesaggio rurale: comunità rurali con una forte coesione e identità percepiscono il valore delle risorse locali, e dunque del paesaggio, più di comunità disgregate e conflittuali e, di conseguenza, sono in grado di ri- spettare e far rispettare le regole della sua conservazione in quanto queste corrispondono meglio alla sensibilità individuale e collettiva.

Un altro fattore di grande rilevanza per le trasformazioni del paesaggio rurale è la proliferazione di seconde case nelle aree rurali a elevata reputazio- ne, incentivata da politiche urbanistiche finalizzate a privilegiare la rendita e stimolate anche dallo sviluppo dei voli low-cost che hanno enormemente intensificato i flussi turistici in tali aree. In che modo le seconde case incidono sull’evoluzione del paesaggio? In che modo le amministrazioni locali possono entrare in contatto con questi soggetti per coinvolgerli in un’azione di salva- guardia del territorio ed evitare comportamenti devianti?

Antrop (2005) suggerisce che una buona parte delle trasformazio- ni del territorio avviene per andare incontro al bisogno di accessibilità che caratterizza le società attuali. I territori, come sottolinea Dematteis (1989), si configurano, in modo crescente, come reti di nodi nelle quali le relazioni (e i relativi flussi) prevalgono sulle caratteristiche essenziali di ciascun territorio. Le esigenze di mobilità della popolazione a scopi inse- diativi e lavorativi e delle imprese per migliorare la mobilità delle merci generano nuove infrastrutture che, a loro volta, consentono di realizzare nuovi insediamenti. In un tale processo di progressiva connessione dei territori, i meno accessibili fisicamente, come ad esempio quelli mon- tani, sono riusciti a conservare maggiormente le proprie caratteristiche originarie e possono oggi valorizzarle a fini turistici.

Se le politiche urbanistiche hanno un impatto diretto sul paesaggio, è ancora molto ridotta la conoscenza degli effetti indiretti che le politi- che pubbliche in generale - e in primo luogo le politiche economiche - possono generare. Uno dei principali problemi delle politiche pubbliche attuali deriva, infatti, dalla loro settorialità, ossia dall’essere pensate in funzione degli effetti sul settore specifico senza preoccuparsi degli even- tuali effetti su altri settori e, pertanto, capita non di rado che tali politi- che siano tra di loro in forte contraddizione.

3 Alcune di queste valutazioni possono essere scaricate dal sito: http://ec.europa.eu/