Gianluca Brunori, Laura Fastelli, Massimo Rova
3. Principi per un’agricoltura paesaggistica
Nella Convenzione Europea del Paesaggio vengono date le seguenti definizioni:
- politica del paesaggio: “[...] la formulazione, da parte delle autorità pub- bliche competenti, dei principi generali, delle strategie e degli orienta- menti che consentano l’adozione di misure specifiche finalizzate a salva- guardare gestire e pianificare il paesaggio”;
- obiettivo di qualità paesaggistica: “[...] designa la formulazione da par- te delle autorità pubbliche competenti, per un determinato paesaggio, delle aspirazioni delle popolazioni per quanto riguarda le caratteristiche paesaggistiche del loro ambiente di vita”;
- salvaguardia dei paesaggi: “[...] le azioni di conservazione e di mante- nimento degli aspetti significativi o caratteristici di un paesaggio, giu- stificate dal suo valore di patrimonio derivante dalla sua configurazione naturale e/o dal tipo d’intervento umano”;
- gestione dei paesaggi: “[...] le azioni volte, in una prospettiva di sviluppo sostenibile, a garantire il governo del paesaggio al fine di orientare e di armonizzare le sue trasformazioni provocate dai processi di sviluppo so- ciali, economici e ambientali”;
- pianificazione dei paesaggi: “[...] le azioni fortemente lungimiranti, vol- te alla valorizzazione, al ripristino o alla creazione di paesaggi”.
Come emerge dalla Convenzione Europea, una politica del paesaggio va ben oltre “[...] la necessità di difendere e mettere in valore le maggiori bellezze d’Italia, naturali e artistiche” anche se, come sottolinea Settis,4
la mancanza di una chiara politica del paesaggio e di adeguati strumenti di governance ha fortemente compromesso anche i siti di maggiore pre- gio. Infatti, nel momento in cui tutto il territorio, anche se con obiettivi diversi, è considerato sotto tutela, è necessario dotarsi di strumenti in grado di gestire la trasformazione, oltre che di conservare.
Ma chi è legittimato a definire questi obiettivi? Come garantire il prin- cipio della decisione democratica e al tempo stesso evitare il noto meccani- smo della tragedia dei beni comuni descritto da Hardin (1968)?5
4 Riportando un’osservazione di Benedetto Croce in Settis 2007.
5 Nel suo famoso articolo su Science, Hardin sottolinea come l’accesso libero
e la domanda non vincolata per una risorsa finita genera sovrasfruttamento della risorsa mettendola a repentaglio. Questo avviene perché i benefici dello sfruttamento vengono attribuiti ai privati, ciascuno dei quali è motivato a massimizzarne l’uso, mentre i costi dello sfruttamento sono distribuiti su un
Emerge la necessità di individuare, prima di tutto, principi e pro- cedure per stabilire il valore di un paesaggio e, come recita la Conven- zione, gli obiettivi di qualità paesaggistica devono essere formulati dalle autorità competenti interpretando le aspirazioni delle popolazioni. In tale processo devono, quindi, essere tenuti in considerazione gli interessi e le aspirazioni dei gruppi sociali interni al territorio, di quelli esterni a esso, gli interessi delle generazioni future, i pareri (non sempre concordi) degli esperti, le strategie economiche e geopolitiche di carattere regionale e nazionale.
Il valore del paesaggio può essere ricondotto alle seguenti categorie: a) funzionale b) estetico c) simbolico d) culturale (tabella 1).
Gli aspetti funzionali del valore sono riconducibili agli aspetti econo- mico-produttivi, logistici, ecologici, relazionali.
Gli aspetti estetici dipendono dal gradimento delle componenti visi- ve del paesaggio. Queste, evidentemente, agiscono in modo diverso su diversi gruppi di popolazione. Come sottolinea Bourdieu, il gusto è una combinazione di conoscenza e piacere, che accomuna e distingue gruppi sociali. Esso dunque dipende, oltre che da specifiche sensibilità indivi- duali, dal livello di educazione, dal gruppo sociale di appartenenza, dai valori prevalenti in una certa epoca.6
Gli aspetti simbolici sono riconducibili a quegli elementi che identifi- cano un paesaggio con uno specifico territorio e che, dunque, assumono un valore particolare perché sono gli elementi che consentono di rico- noscerlo e di comunicarlo. È questa la funzione del cipresso, della vite e dell’olivo nelle campagne toscane, dei mulini a vento in Olanda, dei muretti a secco e delle viti nelle Cinque terre, delle recinzioni in pietra irlandesi. Anche gli animali possono assumere caratteristiche simboli- che, come la razza Cinta Senese immortalata nei dipinti del Lorenzetti e che oggi viene allevata nei boschi del Senese.
Gli aspetti culturali sono, infine, gli elementi che testimoniano la storia e l’identità delle comunità che hanno popolato e popolano un cer- to territorio e che, nonostante le trasformazioni, consentono di ricono- scere le peculiarità delle conoscenze, delle pratiche produttive, dei modi di vita, dei valori di tali comunità (Stephenson 2007).
numero più ampio di individui, ovvero tutti coloro che avrebbero titolo di accesso alla risorsa.
6 Tempesta (2006) analizza le tipologie di percezione che caratterizzano gli individui,
distinguendole in istintiva, affettiva e culturale, e sottolinea come il giudizio estetico soggettivo dipenda dai livelli di educazione e dalle caratteristiche della comunità di cui gli individui giudicanti fanno parte.
Definire delle qualità del paesaggio da perseguire o tutelare significa, dunque, prendere in considerazione e portare a sintesi tutti questi aspet- ti nella consapevolezza che il compromesso tra di essi richiede una capa- cità dei decisori pubblici di andare oltre un consenso di breve periodo.
Le politiche per il paesaggio devono, inoltre, garantire principi di in- tervento e sistemi di governance in grado di definire meglio vincoli e li- bertà nella trasformazione.7 È da sottolineare il fatto che questo compor-
ta l’acquisizione e la condivisione di conoscenze molto più dettagliate di quanto attualmente non accada. Se, ad esempio, le azioni degli agricoltori hanno dei potenziali effetti nel cambiamento dei valori del paesaggio, in che modo un decisore pubblico può introdurre degli strumenti di tutela se non ha un’adeguata conoscenza di tali azioni? Mai come in questo caso un’adeguata conoscenza rappresenta una base di partenza necessaria.
4. Un modello di analisi delle relazioni tra attività agricola e