• Non ci sono risultati.

Incentivare la sperimentazione di tecniche ed estetiche agroecopaesaggistiche

Daniela Pol

3. Un progetto di territorio integrato per la produzione di una nuova agricoltura paesaggistica

3.5 Incentivare la sperimentazione di tecniche ed estetiche agroecopaesaggistiche

Questa cornice richiede una potente inversione di rotta, paragonabile a quella che nel dopoguerra ha cancellato la strutturazione storica del terri- torio agricolo, ma questa volta al servizio di un’agricoltura che contribuisca allo sviluppo sostenibile del territorio e al benessere degli abitanti. Dall’ini- zio degli anni ’90 viene riconosciuta l’importanza delle aree agricole ad alto valore naturalistico grazie all’introduzione del concetto di “High Nature Va- lue Farmland” (HNVF) (Baldock 1993; Beaufoy 1994). È necessario oggi prevedere un grande investimento volto all’adeguamento e alla ricostituzione dell’infrastrutturazione territoriale che supporti in primo luogo un’agricoltu- ra di prossimità. L’aumento del prezzo del petrolio e dei suoi derivati chimi- ci impone di individuare tecniche agronomiche specifiche che si adattino a ciascun ecosistema, limitando al minimo l’uso di inputs energetici. La ricerca più innovativa in campo agroecologico è impegnata nella messa a punto di si- stemi produttivi che riducano l’uso di fertilizzati chimici, fino ad eliminarli, come nel caso della coltivazione biologica o biodinamica. Molte tecniche agroecologiche poggiano sulla possibilità di interagire e rendere sempre più efficaci i caratteri specifici dei luoghi (rilievo, pedologia, clima, ecc.), adattando le coltivazioni e le lavorazioni ad essi invece che trasformarli per garantirsi produzione più redditizie sul tempo breve (riporti di suolo, gran- di movimenti di terra, fertilizzazioni, ecc.). Oltre ad introdurre tecniche di lavorazione meno stressanti del suolo (uso di concimazione organica e rota- zione), è necessario prevedere un progetto di ristrutturazione agronomica che comporta la riorganizzazione della taglia degli appezzamenti, il riorientamen- to dei filari, la messa in opera di sistemazioni idrauliche, l’utilizzazione degli elementi fissi del paesaggio (come le siepi, i filari, gli alberi isolati), il recupero

dei sistemi idraulici, la presenza di piante che garantiscano la biodiversità, la consociazione, ecc. (Caporali, Campiglia e Mancinelli 2010).

Queste operazioni riconfigurano il paesaggio agrario in forme necessaria- mente più articolate, più varie, più mosse rispetto alle grandi estensioni mo- noculturali, che possono essere progettate con un’attenzione espressamente paesaggistica. Molti degli attuali fattori di degrado possono essere superati grazie all’uso innovativo di tecniche agronomiche tradizionali, che presen- tavano tipologie di efficacia non necessariamente ricercate, ma rivelatisi utili nella pratica,22 ponendole in un rapporto di continuità processuale con

l’uso delle novelties (Ploeg, Verschuren, Verhoeven e Pepels 2006; Ploeg 2009, ed. orig. 2008), innovazioni che rileggono la tradizione in forma in- novativa e consapevole. Il paesaggio agrario storico è oggi, anche per questo motivo, un giacimento di conoscenza per il progetto. In Europa, infatti, “le pratiche agricole tradizionali hanno creato nel corso dei secoli una ampia di- versità di habitat idonei ad ospitare comunità di piante ed animali molto ricche di specie diverse. I cambiamenti avvenuti negli ultimi cinquant’an- ni con l’affermarsi dell’agricoltura intensiva hanno determinato la perdita di molte delle caratteristiche di questi habitat e la conseguente scomparsa degli organismi ad essi associati” (Forconi, Mandrone e Vicini 2010). La sal- vaguardia delle regole e delle tecniche costruttive ha già trovato un suo campo d’azione nel patrimonio edilizio rurale (Agostini I. 2011), ma c’è ancora poca attenzione alla conoscenza e alla valorizzazione del palinsesto che supportava l’impalcato rurale. Rimettere in funzione le fondamenta di questa complessa architettura, spesso ridotta ad una rovina, è un obiettivo prioritario (Socci in questo volume). Una recente attenzione al mondo del vivente, alla biodiversità, alla ricchezza che può scaturire da frange ab- bandonate, da riserve di incolto, induce a pensare a nuove categorie di paesaggio (Clément 2005, ed. orig. 2004), a nuove estetiche in cui questi aspetti dialoghino in armonie del tutto innovative con quelli del paesaggio agrario patrimoniale (Pandolfi in questo volume).

22 P.es. le viti maritate, con le siepi di bordo, garantivano biodiversità, freschezza, bloc-

cavano le infestazioni di batteri, aiutavano a mantenere il suolo friabile. Le siepi non venivano piantate per garantire continuità ecologica, che però era un sottoprodotto del paesaggio dell’alberata; la diversità colturale non è stata introdotta per generare bellezza, ma oggi sappiamo che un mosaico agrario articolato produce quest’effetto; i salici, usati per legare nei vari lavori agricoli, oggi possono essere utilizzati per consolidare le sponde dei torrenti oppure costruire macchie di colore all’interno di paesaggio monocromi; la gerarchia dei segni (viali di cipressi, boschetti, ecc.) che mostrava l’articolazione sociale, garantiva al tempo stesso quella leggibilità paesistica che oggi è andata perduta.

Lavorare in ottica agroecopasaggistica consente di progettare terri- tori, risolvendo al tempo stesso più problemi (agronomici, ambienta- li, energetici, paesaggistici, architettonici). Un semplice filare che corre lungo un sentiero, ad esempio, può servire per indirizzare lo sguardo in un punto, limitare l’erosione lungo i bordi, garantire la biodiversità, for- nire legname per fini energetici, attrarre le api durante la fioritura, pro- teggere i coltivi dal vento, ridurre l’apporto idrico ai coltivi, creare spazi di sosta, rendere piacevole la passeggiata. L’uso paesaggistico delle piante arricchisce il progetto agricolo, conferendo un valore aggiunto al terri- torio di cui tutti possono godere, dall’agricoltore, agli abitanti, ai turisti.

Conclusioni

Il senso del paesaggio contemporaneo supera l’approccio prettamen- te visuale con il quale si è andato definendo nella modernità e si è con- traddistinto negli ultimi tempi, ma non lo abbandona. Nella contempo- raneità il paesaggio ha assunto nuovi significati che provengono in pri- mo luogo dall’approccio urbano del cittadino o del turista, che lo riporta verso i lidi da cui si era lentamente staccato nella modernità. La visione distante, necessaria alla progettazione estetica, pittorica e territoriale, ha proseguito il suo percorso verso un’astrazione fredda e standardizzata che ha allontanato gli agricoltori stessi dal loro paesaggio. In questa di- namica il ‘paesaggio’ è sempre più un bene raro e circoscritto da tutelare con vincoli, parchi e aree protette, isolandolo dalla normale produzione, naturalmente distruttiva. La società paesaggistica contemporanea inter- preta il paesaggio come un bene comune attribuendo un valore centrale alla memoria sedimentata, alla sostenibilità ambientale, alla biodiversità, alla produzione di alimenti sani, all’orticoltura come azione sociale, alla didattica. Una nuova agricoltura paesaggistica coniuga così la funzione agricola alle nuove funzioni a cui il rinnovato approccio al paesaggio rimanda. L’agricoltura paesaggistica interpreta il portato estetico, pro- prio del paesaggio, non tanto come una qualità dell’oggetto-paesaggio, quanto come l’esito di un processo multifattoriale, multiattoriale e mul- tisettoriale alla fine del quale si produce bellezza e bene comune. Proprio in un momento di crisi economica e di transizione verso altri equilibri, porre l’accento sulla necessità di dare un ruolo rilevante al portato civile della bellezza del paesaggio acquista un valore etico fondativo di un nuo- vo modo di abitare la campagna - urbana o rurale che sia.

L’agricoltore, oggi come un tempo, è il costruttore principale del pa- esaggio agrario, ma rispetto al passato la sua azione è sempre più inserita all’interno di un quadro complesso formato da più soggetti e strumenti. Storicamente egli metteva in atto, con sapienza e conoscenza, un disegno che proveniva dallo sguardo di nobili e ricchi borghesi. Nella nuova fase storica l’agricoltore ha l’opportunità di giocare un ruolo di primo piano nel grande progetto di ricostruzione del paesaggio agrario - a patto che più condizioni siano garantite. Ai pianificatori spetta il compito di individuare strumenti complessi, inclusivi, integrati e incentivanti, attivi e rispettosi delle differenze, che aprano la stagione della co-pianificazione e co-proget- tazione; agli agricoltori quello di cogliere l’interesse nel partecipare a que- sto grande processo; alla politica quello di dare spazio alla cittadinanza atti- va che deve vigilare, porre continuamente richieste e istanze senza perdere interesse nella progettazione del proprio futuro; agli Enti pubblici quello di individuare politiche in grado di supportare l’azione dei gruppi locali e di garantire forme di reddito e di accesso alla terra per gli agricoltori.

Creare un’agricoltura paesaggistica non significa allora produrre una banale estetizzazione del territorio, sostituendo alla produzione agricola dei simulacri di agricoltura collocati all’interno di un parco pubblico. Si- gnifica, viceversa, individuare azioni e politiche lungimiranti che consen- tano a tutto il territorio agricolo (rurale, urbano e periurbano) di ritessere legami in grado di produrre bene comune e al tempo stesso qualità del paesaggio, rinsaldando e declinando in forme nuove la connessione fra go- verno e paesaggio, dipinta da Ambrogio Lorenzetti nell’allegoria del buon governo. Si tratta quindi di attivare una transizione verso un’agricoltura paesaggistica e post-produttivista che sappia far dialogare l’estetica con l’a- zione, il ‘visto’ col ‘vissuto’ (Raffestin 1977), mettendo al lavoro la creati- vità, l’innovazione tecnica, i nuovi e i vecchi saperi al servizio di un grande progetto in cui ecologia, economia ed estetica tornino assieme a produrre un bel paesaggio in cui sia piacevole pensare di condurre la propria vita.

Bibliografia

Acidini Luchinat C. (1996), “Il giardino fiorentino nello specchio delle arti figurati- ve”, in Id. (a cura di), Giardini Medicei, Federico Motta, Milano.

Addison J. (1712), “I piaceri dell’immaginazione”, nell’antologia a cura di Rossi M. (1944), L’estetica dell’empirismo inglese, Sansoni, Firenze.

Agostini S. (2010), “Sviluppo rurale sostenibile”, in Erba V., Agostini S., Di Ma- rino M., Guida alla pianificazione sostenibile. Strumenti e tecniche di agroecologia, Maggioli, Santarcangelo di Romagna (RN).

Ambroise R., Bonneaud F., Brunet-Vinck V. (2000), Agriculteurs et Paysages. Dix

exemples de projets de paysage en agriculture, Educagri, Dijon.

Apport (2009), Paysages agricoles, Projet d’exploitation agricole et paysage, n. 2, <http:// www.agriculture-et-paysage.fr> (ultima visita: Febbraio 2013)

Baldeschi P. (2008), “Agricoltura senza paesaggio”, Contesti. Città, territori, progetti, n. 1/2008 “Agricoltura e paesaggio”.

Baldeschi P. (2011), Paesaggio e territorio, Le Lettere, Firenze.

Berque A. (1990), Médiance, de milieux en paysages, coll. Géographiques, Reclus, Montpellier.

Berry W., Shiva V., Pucci G., Pallante M. (2008), “Carta per il Rinascimento della Campagna”, L’Ecologist, vol. 2, Ottobre.

Berger A., Chevalier P., Cortes G., Dedeire M. (2010 - a cura di), Patrimoines,

héritages et développement rural en Europe, L’Harmattan, Paris.

Bevilacqua P. (1989 - a cura di), Spazi e Paesaggi, vol. I di Storia dell’agricoltura italiana

in età contemporanea, Marsilio, Venezia, (3 voll., 1989-1991).

Bevilacqua P. (2008), Miseria dello sviluppo, Laterza, Roma-Bari.

Bevilacqua P. (2012), Il grande saccheggio. L’età del capitalismo distruttivo, Laterza, Roma-Bari.

Bonesio L. (2007), Paesaggio, identità e comunità tra locale e globale, Diabasis, Reg- gio Emilia.

Bonesio L. (2010), “La bellezza e il paesaggio”, in Kemeny T. (a cura di), Chi ha

paura della Bellezza?, Arcipelago Edizioni, Milano.

Brochot A. (2011), “Des paysages agricoles au Patrimoine mondiale : Saint Emilion et Tokaj entre gloires et déboires”, in Bonnain-Dulon R., Cloarec J., Dubost F. (a cura di), Ruralités contemporaines, L’Harmattan, Paris.

Calori A. (2009), Coltivare la città. Giro nel mondo in dieci progetti di filiera corta, Terre di Mezzo, Milano.

Calvano T. (1996), Viaggio nel pittoresco: il giardino inglese tra arte e natura, Donzelli, Roma.

Caporali F., Campiglia E., Mancinelli R. (2010), Agroecologia: teoria e pratica degli

agroecosistemi, Città Studi, Milano.

Cerdan C., Fournier S. (2007), “Le système agroalimentaire localisé comme produit de l’activation des ressources territoriales. Enjeux et contraintes du développement local des productions agroalimentaires artisanales”, in Gumuchian H., Pequeur B.C., La ressource territoriale, Economica, Anthropos, Paris.

Clément G., (2005), Manifesto del terzo paesaggio, Quodlibet, Macerata [ed. orig. 2004].

Conan M.H. (1992), “Postfazione” a René Luis De Girardin, De la composition des

Paysages (ed. orig. 1777), Pays/Paysages, Champ Vallon, Seyssel, France.

Corti M. (2007), “Quale ruralesimo?” L’Ecologist, vol. 1, Dicembre.

Costanza R. et Al. (1997), “The value of the world’s ecosystem services and natural capital”, Nature, vol. 387, 15 May - <http://www.esd.ornl.gov/benefits_conference/ nature_paper.pdf> (ultima visita: Maggio 2013).

come politica”, Foedus, n. 7.

Delbaere D. (2010), La fabrique de l’espace public. Ville, paysage et democratie, El- lipses, Paris.

Dematteis G. (2010), “Ripensare la montagna”, Dossier supplemento a Economia tren-

tina, LVI, n. 2-3, Dicembre.

Desplanques H. (1977), “I paesaggi collinari tosco-umbro-marchigiani”, in I paesaggi

umani, Touring Club, Milano.

Dixon Hunt J. (2000), Greater Perfections: The Practice of Garden Theory, University of Pennsylvania Press, Philadelphia.

Donadieu P. (2008), “Paesaggio, urbanistica e agricoltura: dalle logiche economiche agricole, alle logiche paesaggistiche urbane”, Contesti. Città, territori, progetti, n. 1/2008 “Agricoltura e paesaggio”.

Donadieu P. (2012), Sciences du paysages. Entre théories et pratiques, Lavoisier, Paris. Fanfani D. (2009 - a cura di), Pianificare tra città e campagna. Scenari, attori e progetti

di nuova ruralità per il territorio di Prato, Firenze University Press, Firenze.

Ferraresi G. (2009 - a cura di), Produrre e scambiare valore territoriale, Alinea, Firenze. Ferroni F., Romano B. (2010 - a cura di), Biodiversità, consumo di suolo e reti ecolo-

giche. La conservazione della natura nel governo del territorio, WWF Italia, Ministero

dell’Università e della Ricerca Scientifica, Cogecstre Ed., Roma.

Finotto F. (2007), “Il comprensorio agroambientale: la Casinazza, potenzialità e limiti dell’iniziativa privata nella trasformazione virtuosa del paesaggio agrario”, Quaderni

della Ri-Vista, Ricerche per la progettazione del paesaggio, anno 2007, n. 4, vol. 2,

Maggio-Agosto.

Forconi, Mandrone, Vicini (2010), Aree Agricole ad alto valore naturale: dall’indivi-

duazione alla gestione, ISPRA, Roma (Manuali e Linee Guida, n. 62/2010).

Giliberti et Al. (2010), Agricoltura, Natura. Vademecum di buona pratica agricola a

tutela degli habitat naturali, Assessorato all’agricoltura - Provincia di Firenze, Firenze.

Gisotti M.R. (2010), “L’immagine del paesaggio chiantigiano: evoluzione e diffusione dall’Ottocento ad oggi, in Lucchesi F. (a cura di), La carta del Chianti. Un progetto

per la tutela del paesaggio e l’uso sostenibile del territorio agrario, Passigli, Bagno a Ri-

poli (FI).

Grossi P. (1977), Un altro modo di possedere. L’emersione di forme alternative di proprietà

alla coscienza giuridica post-unitaria, Giuffrè, Milano

Gurrieri F., Nobili F. (2012), “Il paesaggio e la pianificazione urbanistica delle cam- pagne (e un’ipotesi di ‘paesaggio peri-monumentale’)”, Quaderni dell’Accademia dei

Georgofili, n. 2 /2012 “Il paesaggio agrario. Proposte per una revisione della vigente

normativa”.

Hopkins R. (2008), The transitions handbook, Green Book Ltd., Totnes.

Lanzani A. (2008), “Tra due rive: alla difficile ricerca di una Terra di mezzo”, Urbani-

stica, n. 137.

Latouche S. (1993), Il pianeta dei naufraghi, Bollati Boringhieri, Torino [ed. orig. 1991].

Latouche S. (2012), Per un’abbondanza frugale. Malintesi e controversie sulla decrescita, Bollati Boringhieri, Torino [ed. orig. 2011].

Laureano P. (2001), Atlante dell’acqua. Conoscenze tradizionali per la lotta alla desertifi-

cazione, Bollati Boringhieri, Torino.

Magnaghi A. (2000), Il progetto locale, Bollati Boringhieri, Torino.

Magnaghi A. (2012 - a cura di), Il territorio bene comune, Firenze University Press, Firenze.

Magnaghi A., Giacomozzi S. (2009 - a cura di), Un fiume per il territorio: indiriz-

zi progettuali per il Parco Fluviale del Valdarno Empolese, Firenze University Press,

Firenze.

Magnaghi A., Fanfani D. (2010), Patto città-campagna. Un progetto per la bioregione

della Toscana centrale, Alinea, Firenze.

Marsden T. (1995), “Beyond agriculture? Regulating the New Rural Spaces”, Journal

of rural studies, n. 11.

Malcevschi S. (2010), Reti ecologiche polivalenti. Infrastrutture e servizi ecosistemici per

il governo del territorio, Il Verde Editoriale, Milano.

Milani R. (2001), L’arte del paesaggio, Il Mulino, Bologna.

Ostrom E. (2006), Governare i beni collettivi, Marsilio, Venezia (ed. orig. 1990). Paba G. (2007), “Corpi, case, luoghi contesi: osservazioni e letture”, Contesti. Città,

territori e progetti, n. 1/2007 “Luoghi contesi: la riconquista dello spazio pubblico”.

Périgord M., Donadieu P.(2012), Le paysage, Armand Colin, Paris.

Pazzagli R. (2012), “Il rapporto città-campagna fra agricoltura e paesaggio”, in Ma- gnaghi A. (a cura di), Il territorio bene comune, Firenze University Press, Firenze. Peyrache-Gadeau V., Perron L. (2010), “Le paysage comme ressource dans le pro-

jets de développement territorial”, Développement durable et territoires, vol. 1, n. 2, <http://developpementdurable.revues.org/8556> (ultima visita: Febbraio 2013). Piccioni L. (1999), Il volto amato della Patria. Il primo movimento per la protezione della

natura in Italia, 1880-1934, Università degli studi di Camerino, Camerino (MC).

Pecquer B. (2001), “Qualité et développement territorial: l’hypothèse du panier de biens et de services territorialisés”, Économie rurale, n. 261.

Ploeg (van der) J.D. (2009), I nuovi contadini. Le campagne e le risposte alla globaliz-

zazione, Donzelli, Roma (ed. or. 2008).

Ploeg (van der) J.D., Verschuren P., Verhoeven F., Pepels J. (2006), “Dealing with novelties: a grassland experiment reconsidered”, Journal of Environmental Policy and

Planning, n. 8.

Poli D. (2002 - a cura di), Progettare il paesaggio nella crisi della modernità. Ca-

si, riflessioni, studi sul senso del paesaggio contemporaneo, All’Insegna del Giglio,

Firenze.

Poli D. (2012 - a cura di), Regole e progetti per il paesaggio. Verso il nuovo piano paesag-

gistico della Toscana, Firenze University Press, Firenze.

Prigent-Simonin A., Hérault-Fournier C. (2012 - a cura di), Au plus près de l’as-

siette. Pérenniser le circuit courts alimentaires, Educagri Editions Quae, Dijon-Paris.

Raffestin C. (1977), “Paysage et territorialité”, Cahiers de Géographie de Québec, vol. 21, nn. 53-54, Settembre-Dicembre.

Raffestin C. (2005), Dalla nostalgia del territorio al desiderio del paesaggio. Elementi per

una teoria del paesaggio, Alinea, Firenze.

Romby G.C. (1976), Descrizioni e rappresentazioni della città di Firenze nel XV Secolo, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze.

Romita T., Nunez S. (2009), “Rural Users, Transumanti, Nuovi Abitanti”, contributo a Ripensare il Rurale: nuovi bisogni, innovazioni e opportunità per lo sviluppo sostenibile

Saccardo A.(2004), Identità dell’agricoltura e biodiversità per la progettazione delle reti

ecologiche, paper presentato al Seminario della Coldiretti, Sala dei Dioscuri, Quirina-

le, 27 Maggio, Roma.

Salsa A. (2007), Il tramonto delle identità tradizionali. Spaesamento e disagio esistenziale

nelle Alpi, Priuli & Verlucca Editori, Ivrea.

Saramago J. (2010), Caino, Feltrinelli, Milano [ed. orig. 2009].

Settis S. (2010), Paesaggio, costituzione, cemento. La battaglia per l’ambiente contro il

degrado civile, Einaudi, Torino.

Sereni E. (1961), Storia del paesaggio agrario italiano, Laterza, Bari.

Shiva V. (2007), “Dall’era del petrolio a quella dei campi”, L’Ecologist, vol. 1, Dicembre. Targioni Tozzetti G. (1759), Ragionamenti del dottor Giovanni Targioni Tozzetti

sull’agricoltura toscana, Stamperia Jacopo Giusti, Lucca.

Turri E. (1998), Il paesaggio come teatro. Dal territorio vissuto al territorio rappresentato, Marsilio, Venezia.

Varrone M.T. (1974), Opere, Utet, Torino (ed. orig. I sec. a.C.).

Vidal R., Vilan L. (2008), “L’agriurbanisme, une spécialité professionnelle à costrui- re”, Anthos, n. 3.

Villani G., Cronica, XI, cap. XCIV.

Waldheim, Ch. (2010), “Notes Toward a History of Agrarian Urbanism”, in White M., Przybylski M. (a cura di), Bracket 1. On Farming, Actar, Barcelona-New York.

Visioni di un’agricoltura paesaggistica