• Non ci sono risultati.

LE AGGREGAZIONI TRA IMPRESE INTERDIPENDENT

2. Gerarchia e mercato

La teoria economica neoclassica si basa un concetto astratto e semplificato di mercato, ossia il c.d. mercato di concorrenza perfetta.

Si tratta di una condizione ideale di mercato in cui per ogni bene in commercio c’è un’offerta rappresentata da una pluralità di imprese produttrice e c’è una domanda rappresentata da una miriade di consumatori finali. Ciascuna impresa produce il medesimo bene prodotto dalle altre, sicché le diverse offerte sono esattamente fungibili e l’acquirente può acquistare il bene da uno qualunque dei diversi produttori. L’identità della controparte dello scambio è assolutamente irrilevante. Tanto le imprese quanto i consumatori conoscono esattamente l’oggetto e le condizioni dello scambio. Ciascun operatore, pertanto, è assolutamente indipendente ed autonomo dagli altri e può liberamente scegliere se e con chi porre in essere la transazioni.

“Caratteristica essenziale di questa forma di mercato è che nessuno dei

compratori e nessuno dei venditori può esercitare, né direttamente né indirettamente,

5

Parente R., Le gestione strategica dei rapporti di collaborazione tra imprese, Cedam,1992, pag. 43. Si veda anche Soda G., Modelli e prospettive per una teoria del coordinamento, Carrocci 1998, pag. 225 e ss.

alcuna influenza sul prezzo. Affinché questo sia realizzato occorrono una serie di condizioni:

a) l’offerta e la domanda devono essere ripartite in una numerosità di individui, ognuno dei quali detiene una frazione piccolissima della quantità offerta o domandata;

b) il prodotto scambiato deve essere perfettamente omogeneo, sì che sia indifferente per i compratori acquistare dall’uno o dall’altro venditore;

c) ognuno degli operatori deve agire indipendentemente, perseguendo il massimo utile o il massimo profitto, senza accordi o intese con gli altri acquirenti o venditori;

d) acquirenti e venditori devono essere liberi di entrare o uscire dal mercato secondo la propria convenienza (libertà di ingresso);

e) ogni operatore deve essere libero di contrattare e ricontrattare con tutti gli altri fino a trovare il proprio equilibrio;

f) ogni operatore deve essere perfettamente informato sulle condizioni dell’offerta e

della domanda e sui prezzi correnti (trasparenza del mercato)”6.

In questo modello, le transazioni consistono in scambi immediati e discreti di un bene contro un prezzo tra il produttore e il consumatore, i quali conoscono esattamente tutte le condizioni, sia interne che esterne, dello scambio. Inoltre ciascun operatore può sempre liberamente comprare o vendere il medesimo bene alle medesime condizioni da o ad una miriade indeterminata e indifferenziata di soggetti, sicché l’identità di ciascuno di essi non assume alcuna rilevanza.

Le imprese, sempre in questo modello astratto, sono semplicemente delle “funzioni della produzione”, ossia degli operatori che, a seconda della domanda e della tecnologia disponibile, producono una certa quantità di un bene e la vendono ad un certo prezzo, eventualmente acquistando da altre imprese le risorse di cui non dispongono direttamente. La domanda ed i costi delle risorse sono le variabili esterne all’impresa, date le quali, attraverso la funzione matematica rappresentata dalla tecnologia disponibile, si ottiene la quantità di produzione ed il prezzo di vendita. L’impresa, quindi, provvede in modo automatico\matematico a trasformare le risorse

6

Graziani A., Teoria Economica – Prezzi e Distribuzione, Edizioni Scientifiche Italiane 1993, pag. 416.

in prodotti o servizi sulla base di funzioni (tecnologia) e variabili (domanda e costi delle risorse) date.

R. H. Coase7 per primo si propone di superare tale nozione semplicistica dell’impresa, interrogandosi sulla sua natura (il suo articolo più celebre si intitola proprio “The nature of the firm” 8). R. H. Coase rileva che l’impresa non è una mera

funzione matematica che trasforma automaticamente degli input (risorse) in output (beni e servizi) secondo regole fisse (tecnologia disponibile e domanda di mercato), ma è una struttura organizzata e complessa, che intrattiene rapporti con gli altri operatori economici e che deve compiere delle scelte discrezionali.

In particolare, ciascuna impresa si trova di fronte ad una scelta fondamentale, ossia se produrre autonomamente al proprio interno le risorse di cui necessita o se reperirle presso altre imprese. Ciò significa che l’impresa ha a disposizione due modelli di organizzazione aziendale, ossia due modi per procurarsi le risorse necessarie allo svolgimento della propria attività: il mercato e la gerarchia. Nel modello “mercato” l’impresa acquista le risorse da terzi (to buy), mediante transazioni del tipo sopra indicato, mentre nel modello “gerarchia” le produce al proprio interno (to make).

È da precisare che per risorse non si intendono solo le risorse materiali, come materie prime, energie e componenti, ma anche risorse immateriali, come il know how, il sistema di distribuzione, il marketing, le risorse umane, etc.

I costi che l’impresa sostiene per produrre autonomamente le risorse di cui necessita sono i c.d. costi di produzione, ossia, sostanzialmente, le spese per l’approvvigionamento delle materie prime e per la lavorazione delle stesse.

I c.d. costi di transazione, invece, sono i costi che l’impresa affronta per reperire le risorse nel mercato (“costs involved in carrying out market transactions” 10), ossia le risorse utilizzate per porre in essere tutte le attività necessarie affinché si perfezioni lo

7

Per una chiara e sintetica esposizione delle teorie di R. H. Coase si veda Franzoni L. A., “Introduzione all’economia del diritto”, Il Mulino 2003, pagg. 147 e seguenti. Per una critica invece si veda Dietrich M., Transaction Cost Economics and Beyond, Routledge, 1994.

8

Coase R. H., The Nature of the Firm, Economica IV – November 1937, pag. 388. 10

La terminologia “costi di transazione” viene utilizzata per la prima volta da Arrow K. J., The Organization of Economic Activity: Issue Pertinent to the Choice of Market Versus Nonmarket Allocation, in The Analysis and Evaluation of Public Expediture: the PPB System, US Washington DC, Government Printing Office, pag. 59.

scambio. Si pensi, in primo luogo, al prezzo da pagare, ma anche ad altri costi, come ad esempio quelli per la ricerca del partner, per la negoziazione, per la redazione del contratto, per il controllo delle prestazioni, per le comunicazioni tra le parti, per il trasporto, per tutelarsi contro i possibili inadempimenti, per la soluzione delle eventuali controversie…

R. H. Coase sinteticamente afferma “In order to carry out a market transaction,

it is necessary to discover who is that one wishes to deal with, to inform people that one wishes to deal and on what terms, to conduct negotiations leading up to a bargain, to draw up the contract, to undertake the inspection needed to make sure that the terms of the contract are being observed, en so on. This operations are often extremly costly...”11

Tanto più alti sono i costi di produzione tanto più l’impresa tenderà a rivolgersi al mercato; viceversa tanto più alti sono i costi di transazione tanto più l’impresa tenderà alla produzione interna: “...although production could be carried out in a

completely decentralized way by means of contracts between individuals, the fact that it costs something to enter into these transactions means that firms will emerge to organize what would otherwise be market transactions whenever their costs were less than the costs of carrying out the transactions through the market”12.

Il concetto è stato cosi efficacemente riassunto: “Secondo Coase, un’impresa

che dovesse scegliere tra la produzione in casa di un certo input e l’outsourcing non avrebbe che da confrontare i costi organizzativi della produzione propria con i costi transattivi dell’acquisto sul mercato, e scegliere l’opzione più economica”13. Per

comprendere la questione della scelta tra gerarchia e mecato può essere utile riportare il seguente esempio “...a smelting operator -Smelter- might secure the coal needed for

its operations. Smelter might, of course, make a spot purchase from a stranger of 500 tons in a market of many sellers, Seller’s agents delivering the coal by truck dumped at Smelter’s yard, cash paid on delivery of each load. Of course, Smelter has no security of futures supply under this arrangement and, if this valued, a more complex long-term

11

Coase R. H., The Problem of Social Cost, Journal of Law and Economics 3 - October 1960, pag. 1.

12

Coase R. H., The firm the market and the law, The University of Chicago Press 1988, pag. 7.

13

arrangement is needed thought it will have to deal, inter alia, with variations in price and possible problems with delivery over the term specified. At the other extreme to the spot contract is vertical integration in which Smelter integrates supply into its own firm by buying a coal mine (or other source of secure supply)”14.

Da un punto di vista strettamente economico (non giuridico), in entrambi i modelli sussiste una relazione produttiva tra un operatore che produce la risorsa ed un altro operatore che la utilizza: nel modello mercato la relazione intercorre tra due diverse imprese, nel modello gerarchia invece intercorre tra due diverse unità organizzative del medesimo soggetto imprenditoriale (ossia i dipartimenti e i settori in cui si articola l’impresa)15

. Tale relazione produttiva però assume caratteristiche diametralmente opposte nel nei due modelli del mercato e della gerarchia, “il primo

generalmente rappresentato come luogo di scambi tra agenti impersonali in posizione sostanzialmente simmetrica, il secondo come costruzione gerarchica”16.

All’esterno dell’impresa (nel modello mercato) ciò che determina la produzione è un sistema di transazioni fondate sull’accordo consensuale di soggetti liberi ed pari tra loro. All’interno dell’impresa (nel modello gerarchia) ciò che determina la produzione sono le direttive imposte autoritariamente dai vertici dell’azienda sulle unità operative subordinate17.

L’elemento fondamentale che distingue la gerarchia dal mercato è proprio il potere gerarchico: “The presence of admistrative decisions involves a right of

14

Campbell D., The relational theory of contract: selected works of Ian Macneil, Sweet & Maxwell, 2001, pag. 19.

15

Per la nozione di unità organizzativa e per una chiara esposizione dei principi fondamentali in materia di organizzazione dell’impresa si veda Grandori A., Organizzazione e comportamento economico, Il Mulino, 1999, pag. 441 e ss.

16

Cafaggi F., in Cafaggi F. (a cura di), Reti d’imprese tra regolazione e norme sociali – Nuove sfide per diritto ed economia, Il Mulino, 2004, pag. 14.

17

Coase R. H., The firm the market and the law, The University of Chicago Press, 1988, pag. 35, rende così il conccetto: “Outside the firm, price movements direct production, which

is co-ordinated through a series of exchange transactions on the market. Within the firm these market transactions are eliminated, and in place of the complicated market structure with exchange transactions is substituted the entrepreneur-co-ordinator, who directs production. It is clear that these are alternative methods of co-ordinating production”.

superiors to impose choices upon their subordinates and thereby to change substantially what would otherwise be a perfect decentralized market” 19.

Nel modello mercato, quando un’impresa acquista la risorsa da un’altra impresa, si pone nei suoi confronti alla pari di un consumatore. La relazione è immediata e discreta perché consiste nello scambio istantaneo di un bene contro un prezzo. Prima e dopo quello scambio, l’impresa acquirente è libera di acquistare quella medesima risorsa da qualsiasi altro produttore e l’impresa venditrice è parimenti libera di venderla a qualsiasi atro consumatore. Inoltre, l’impresa venditrice è stata assolutamente libera di decidere se e come produrre quel bene e l’impresa acquirente è stata assolutamente libera di decidere se e come usarlo. Nel modello mercato quindi le parti della relazione produttiva sono assolutamente autonome ed indipendenti l’una dall’altra nello svolgimento della loro attività.

Nel modello gerarchia invece la situazione è opposta. La relazione produttiva non è immediata e discreta, ma permanente e continua, perché l’unità aziendale che fornisce la risorsa può fornirla sempre e soltanto all’altra unità aziendale utilizzatrice, e questa può approvvigionarsi sempre e soltanto dalla prima. Inoltre, l’unità produttrice non è libera di determinare autonomamente la produzione della risorsa e parimenti l’unità utilizzatrice non è libera di determinarne l’utilizzo perché entrambe sottostanno ad un comune potere di direzione e controllo da parte della proprietà aziendale che le coordina. Nel modello gerarchia quindi le parti della relazione produttiva non sono autonome, al contrario: l’una produce in funzione dell’altra ed entrambe sono prive di autonomo potere decisionale.

Tali considerazioni introducono il concetto di interdipendenza, ossia quella relazione economica che lega la condotta e la sorte di un operatore a quelle di un altro. Nel modello gerarchia l’interdipendenza è massima, al punto che le diverse unità produttive tra cui intercorre la relazione di scambio giuridicamente ed economicamente costituiscono un unico soggetto, ossia l’impresa di cui fanno parte. Invece nel modello mercato l’interdipendenza è nulla perché ciascuna impresa si relaziona con gli altri attori solo per scambiare i prodotti\servizi che costituiscono il risultato dell’attività produttiva svolta in modo completamente autonomo.

19

Menard C., Transaction Cost Economics – Recent Development, Edward Elgar, 1997, pag. 49.

Negli scambi del modello di concorrenza perfetta tra le diverse imprese non esiste alcuna interdipendenza: ciascuna impresa è un soggetto autonomo che vende nel mercato i propri prodotti ai consumatori in modo assolutamente indipendente ed è completamente indifferente alle condotte poste in essere dalle altre imprese. L’unica debole relazione è data dal fatto che ovviamente le imprese tengono conto dell’attività dei propri competitors almeno per determinare le proprie strategie di mercato. Si parla a tale proposito di “interdipendenza generica”, ossia di quella connessione di fondo generata semplicemente dal fatto di appartenere allo stesso sistema di relazioni di mercato, ma senza vincoli né occasioni specifiche di scambio o di coordinamento21.

Pertanto, se si esclude la suddetta interdipendenza generica che costituisce la sostanza stessa del libero mercato, tra le diverse imprese non sussiste alcuna interdipendenza perché i rapporti che esse hanno sono solo ed esclusivamente rapporti di scambio immediato di beni e servizi verso il corrispettivo di un prezzo, mentre nella produzione e nella commercializzazione di tali risorse ciascuna di esse opera in modo completamente autonomo e indipendente dalle altre.