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Interdipendenza transazionale ed interdipendenza cooperativa

LE AGGREGAZIONI TRA IMPRESE INTERDIPENDENT

6. Interdipendenza transazionale ed interdipendenza cooperativa

Tutto quanto sopra richiamato può essere considerato come l’aspetto negativo dei rapporti di interdipendenza tra imprese: negativo in quanto si tratta di articolazioni che le imprese attribuiscono ai propri rapporti al fine di risolvere delle problematiche e di ovviare a degli svantaggi insiti nelle loro transazioni. Per questo motivo tale fenomeno è stato sopra indicato come interdipendenza transazionale.

Vi è però anche un aspetto positivo, ossia quello relativo alle caratteristiche che le imprese scelgono intenzionalmente di attribuire ai loro rapporti, non per evitare degli svantaggi, ma per procurarsi dei vantaggi.

Le imprese, infatti, posso stabilire tra loro relazioni diverse ed ulteriori rispetto il mero scambio di risorse al fine di rendere più efficiente o competitiva la propria attività. È stato osservato74, infatti, che la caratteristica dei sistemi imprenditoriali

72

Cafaggi F., in Cafaggi F. (a cura di), Il contratto di rete – commentario, Il Mulino 2009, pag. 15. “L’interdipendenza differisce dalla dipendenza economica che è correlata al potere

contrattuale ed alla posizione dell’impresa contraente sul proprio mercato. Essa può essere associata ad una dipendenza reciproca ovvero ad una dipendenza economica unilaterale. I due fenomeni vanno pertanto distinti: l’elevato livello di interdipendenza può, in taluni casi, aumentare la dipendenza ed in altri casi ridurla a seconda del livello di (a)simmetria degli investimenti specifici. La dipendenza aumenta quando i livelli di investimenti specifici di una parte sono molto elevati rispetto alla controparte, diminuisce quando entrambe le parti compiono un livello elevato di investimenti specifici, configurandosi un monopolio bilaterale che riduce la probabilità di hold-up. Sia nel caso di contratti bilaterali collegati che in quello di contratti plurilaterali la caratteristica principale è data dalla multilateralità dell’interdipendenza”.

74

Sul punto si veda Passaponti B., I gruppi e le altre organizzazioni aziendali, Giuffrè Editore, 1994, pag. 12. “una caratteristica del mondo imprenditoriale moderno ... è

l’affermarsi di rapporti di integrazione, collaborazione e mutuo sostegno in forza di interessi comuni. Si giunge così, con crescente frequenza, ad intese informali, accordi su basi contrattuali, patti interaziendali che possono portare a vere e proprie concentrazioni sul piano orizzontale o verticale. Si collabora per singoli affari, gruppi di operazioni o l’intera gestione; si dà vita ad intese e unioni per controllare quote maggiori di mercato, limitare la

attuali è la tendenza alla collaborazione. Le imprese non sono più solo ed esclusivamente competitors tra loro, ma spesso quasi partner che perseguono interessi comuni mediante accordi, intese informali, azioni condivise…

Si pensi, ad esempio, alle seguenti possibilità76: accordi di specializzazione per suddividere la catena produttiva, accordi tra imprese concorrenti volti a diversificare le rispettive attività o a spartirsi i mercati, intese con i fornitori e gli intermediari per ottenere o vendere beni e servizi a condizioni migliori rispetto quelle di mercato, gruppi di acquisto, collaborazioni per svolgere in comune attività di ricerca e sviluppo, predisposizioni di standard qualitativi settoriali o marchi di qualità, azioni di lobby nei confronti della Pubblica Amministrazione per ottenere infrastrutture o altri interventi di interesse comune, consorzi…

In mancanza di modelli contrattuali tipici la disciplina di siffatti rapporti è rimessa all’autonomia negoziale delle parti.

Autorevole dottrina, con riferimento alla recente introduzione nell’ordinamento italiano del contratto di rete, ha osservato che anche prima di questa novità legislativa l’autonomia negoziale privata aveva già sviluppato diversi strumenti giuridici per la collaborazione tra imprese: “…si può rilevare come contratti tipici, aventi ad oggetto

la collaborazione tra imprese, esistevano già prima dell’intervento legislativo. In alcuni casi si tratta di contratti tipizzati legislativamente, in altri tipizzati socialmente con l’autorevole vaglio della giurisprudenza. Il consorzio, l’ATI, le joint venture, il GEIE, rappresentano solo alcuni dei modelli di cooperazione interimprenditoriale attraverso contratti. Ovviamente molti dei contratti di distribuzione si presentano come contratti di rete” 77.

Il fenomeno è stato così efficacemente riassunto: “Non tutte le relazioni

importanti tra attività economiche sono di tipo transazionale o «verticale»… Un insieme di relazioni altrettanto importanti sono di tipo «orizzontale» o «diagonale» tra attività e attori che posseggono od utilizzano risorse simili e/o complementari. Si

concorrenza, tutelare interessi comuni di settore; si creano collegamenti di vario tipo per realizzare più ampie dimensioni produttive e conseguire una maggiore capacità di incidenza nell’ambiente socioeconomico”.

76

Per un’illustrazione delle possibilità di accordi tra imprese si veda Pareschi L. e Bono P., in Garibaldo F. e Grandi A. (a cura di), Forme organizzative a rete per la competitività delle PMI - Modelli teorici ed esperienze aziendali, Bologna, Timeo Editore 2007, pag. 18 e ss. 77

tratta di relazioni che non guardano «dall’altra parte della barricata» (dal’offerta verso la domanda e viceversa) ma «dalla stessa parte», verso i propri simili. Ne sorgono relazioni di interdipendenza che possono essere competitive oppure anche in vario grado e modo cooperative…”78

.

Si può, quindi, parlare di interdipendenza cooperativa, in quanto fondata appunto sulla cooperazione tra le imprese, a differenza di quella che sopra è stata definita interdipendenza transazionale, in quanto derivante dalle loro transazioni.

Anche tale tipologia di relazioni interimprenditoriali pone delle problematiche che le parti devono tentare di risolvere nella regolazione dei proprio rapporti contrattuali.

Ad esempio, la collaborazione tra imprese è volta a creare degli effetti positivi a favore dell’intera aggregazione, c.d. esternalità, ossia “…vantaggi competitivi della

rete (network) risiedono proprio nelle economie da queste generate. Si tratta di effetti esterni alle singole imprese ma interni al network e da questo appropriabili..” 79. Tali esternalità possono tangibili (si pensi ad un’opera infrastrutturale o ad un polo logistico) o non tangibili (si pensi ad una tecnologia o anche un semplice know how sviluppati congiuntamente, o al valore aggiunto di un marchio collettivo o di un certificato di qualità). In particolare per le esternalità non tangibili si possono creare seri problemi nello stabilire la titolarità delle stesse, o nel determinare la misura in cui ciascun membro dell’aggregazione può goderne.

Un ulteriore problema si pone in riferimento alla conoscenza ed alla proprietà industriale. Spesso la cooperazione tra imprese comporta che le une vengano a stretto contatto con l’attività delle altre e possano quindi carpirne il know how e la tecnologia. Le parti di una siffatta relazione dovranno quindi preoccuparsi di regolare precisamente se, in che modo e con quali limiti ciascuna parte possa utilizzare la conoscenza propria dell’altra ed eventualmente prevedere dei rimedi o delle sanzioni in caso di abusi.

78

Grandori A., Organizzazione e comportamento economico, Il Mulino, 1999, pag. 508. 79

Cafaggi F., in Cafaggi F. (a cura di), Reti d’imprese tra regolazione e norme sociali – Nuove sfide per diritto ed economia, Il Mulino, 2004, pag. 36.

Un’ulteriore esempio di problematica che si prospetta nei casi di aggregazioni di imprese che si coordinano e collaborano è quello del possibile contrasto tra l’interessa individuale delle singole imprese e l’interesse collettivo dell’aggregazione.

Infatti spesso nelle aggregazioni di imprese viene ad esistere un interesse generale dell’intera aggregazione che può essere anche diverso e addirittura contrastante con quello dei singoli appartenenti all’aggregazione medesima. Ovviamente il problema che ci pone è quello di imputare tale interesse ad una soggettività giuridica che possa tutelarlo ed adoperarsi per perseguirlo. In difetto di tale imputazione c’è il rischio che siffatto interesse sia destinato a soccombere, con effetti paradossalmente pregiudizievoli per tutti i componenti dell’aggregazione che non hanno saputo oppure voluto difenderlo80. Le imprese partecipanti all’organizzazione dovranno quindi preoccuparsi di prevedere, ad esempio, eventuali sistemi di compensazione per l’impresa che si sacrifica a vantaggio dell’interesse generale. Inoltre ci si dovrà altresì domandare se e come l’interesse collettivo possa venire in rilievo in sede di interpretazione e di esecuzione dei particolare rapporti tra le singole imprese.