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I MINORI E LA PARTECIPAZIONE 1 I minori nella Costituzione e nell’ordinamento giuridico italiano

LA PARTECIPAZIONE NEL PROCESSO DI COSTRUZIONE DELLE POLITICHE SOCIAL

4. Gli approcci alla programmazione partecipata

Le riforme introdotte negli ultimi decenni fanno i conti con processi socioculturali sempre più complessi e di difficile lettura e si pongono l'obiettivo di recuperare questa complessità, adottando processi che siano in grado di confrontarsi con nuovi bisogni, con meno risorse e con un sistema composito di cui fanno parte una pluralità di attori, competenze e culture.

Le trasformazioni dei sistemi di welfare e le innovazioni introdotte dalla normativa hanno, sotto questo profilo, sollecitato lo sviluppo di alcuni concetti fondamentali quali la pianificazione, la programmazione e la progettazione dei servizi sociali. Il concetto di piano ricomprende l'individuazione degli obiettivi generali, delle strategie, delle politiche e dei programmi atti a conseguire gli obiettivi prefissati. Per programma si intende, invece, l'individuazione degli obiettivi specifici da conseguire attraverso un efficiente ed appropriato uso delle risorse disponibili al momento e nel futuro. Infine, per progetto si intende quell'insieme di attività predisposte per realizzare un obiettivo specifico entro un lasso di tempo prescritto ed un ammontare definito di risorse.474

Le maggiori innovazioni, sotto il profilo della partecipazione, possono rintracciarsi nell'adozione di una nuova prospettiva che sappia coniugare l'approccio culturale con quello metodologico.

Il processo partecipativo non può che partire proprio dalla pianificazione, dalla programmazione e dalla progettazione, che possono rappresentare quei livelli di relazione e comunicazione ricca di significati e di simboli tali da potersi configurare come “un continum tra politici, servizi e cittadini e per poter così realizzare quelle forme di sussidiarietà verticale ed orizzontale che imprimono forza ad azioni di cambiamento”.475

474Zilianti A., Rovai B., op. cit., pag. 203. 475Cit. ivi, pag. 206.

Lavorare in tale direzione significa coordinare le attività e le singole azioni attraverso una partnership solidale, che possa anche verificare il percorso controllandone l'impatto e gli esiti. Un'impostazione che ben si coniuga con la metodologia del lavoro di rete, inteso come “l'insieme degli interventi di connessione di risorse e strategie tese a produrre concatenazioni di relazioni significative e finalizzate a migliorare il benessere delle persone e della collettività”476. Il lavoro di

rete sollecita un diverso modo di intendere ed affrontare le difficoltà e tende a valorizzare la persona, il gruppo e la comunità spostando l'accento sulle risorse che si possono attivare, modificare, integrare477. Secondo tale approccio il richiamo al

principio della partecipazione della società civile, quale elemento sostanziale nella definizione delle politiche sociali, può concretizzarsi nell'immettere la società civile non come rinforzo al sistema pubblico e all'operatività dei professionisti, ma come opportunità di creare apprendimento e sviluppo collettivo.

De Ambrogio478 evidenzia il rischio di un'eccessiva frammentazione legata alla

pluralità di strumenti e di ambiti di programmazione e progettazione che a livello territoriale si susseguono e si intrecciano, quand'anche non si scontrano, che potrebbe tradursi nella ricerca di soluzioni autoreferenziali e rispondenti alla mission degli enti e dei diversi Piani piuttosto che alle domande e ai problemi della popolazione. Uno dei compiti insiti nei processi di programmazione è, dunque, per l'Autore proprio quello di farsi carico di questo rischio. La cabina di regia deve quindi farsi promotrice di connessioni e collegamenti attraverso l'utilizzo della metodologia di rete, di nuove forme di governance e di sperimentazioni e flessibilità, per poter garantire una programmazione aperta.

Olivetti Manoukian479 propone una differenza tra progettare il sociale, che si

concretizza con la definizione degli assetti ideali, e progettare nel sociale, ovvero sviluppare costruzioni sociali in un processo dinamico che possa darne vita poi ad 476Cit, ivi, pag.175.

477Ivi, pag. 176.

478 De Ambrogio U., Valutare i progetti. Una buona idea ancora incompiuta, in (a cura di), De Ambrogio U., Pasquinelli S., op. cit., pagg. 26-29.

479Olivetti Manoukian F., La progettazione sociale possibile, in De Ambrogio U., Pasquinelli S., op. cit., pagg. 3-7.

altri, tramite percorsi conoscitivi in cui siano presenti più attori sociali e possano affiorare le rappresentazioni che essi hanno della propria realtà, dei problemi da affrontare e delle iniziative da intraprendere.

La stessa Autrice sottolinea il fatto che i problemi vanno trattati con coloro che ne sono portatori e devono tener conto dei percorsi già realizzati, per evitare frammentazioni, sprechi e iniziative che rischiano di indebolire le stesse iniziative sociali. La pluralità che discende da tale impostazione può trovare ricomposizione nei processi che si fondino non più su modelli gerarchici ma sulla corresponsabilità, anche quando, seppur ciò sia complesso e difficile, la progettazione coinvolga più organizzazioni con diverse collocazioni istituzionali, funzioni e culture. Questo livello di ricomposizione richiede, inoltre, una specifica attenzione alle iniziative conoscitive inedite che possano produrre conoscenza su dati qualitativi della realtà che solitamente sfuggono, quando provengono solo da processi dai saperi esperti, e consentono di formulare ipotesi specifiche e originali. La ricomposizione della molteplicità e della complessità va inoltre gestita attraverso pratiche negoziali che conducano poi comunque ad una scelta.480

Un tale processo di partecipazione richiama l'esigenza di superare i sedimentati processi individualistici per cui ogni attore (ente pubblico, sindacato, terzo settore) si preoccupa del proprio ambito e si spende più per tutelare se stesso e chi rappresenta, perché ciò può condurre alla rinuncia ad una visione d'insieme e condivisa dei problemi e al compiersi di una scelta negoziale e contrattuale.

La progettazione sociale ha comunque avuto un forte sviluppo negli ultimi anni che ha comportato l'adeguamento del processo decisionale, delle modalità operative e degli strumenti da utilizzare, in virtù della necessità di trasferire competenze e potere decisionale dal centro alla periferia, nell'ottica di condividere conoscenza, competenza e consapevolezza tra l'ambito amministrativo e quello sociale e di rinvigorire la motivazione e la spinta verso l'assunzione di responsabilità e verso il cambiamento481.

480Ivi.

481Siza R., Le nuove dimensioni della partecipazione in una progettazione collaborativa, in (a cura di) Branca G., Piga M.L., op. cit., pagg. 55-70.