4. Partecipazione e servizio sociale
4.1 La partecipazione come valore del servizio sociale
Fin dalle sue origini il servizio sociale ha fondato la propria identità e l'elaborazione teorica dei propri saperi a partire da una base filosofica-culturale e da un articolato sistema di valori che, tradotto in principi, atteggiamenti e norme etico- deontologiche, ha costituito le radici della professione.
Secondo Heller203, quando si parla di valori si parla del primo gradino della
riflessione sull'etica, che annovera tre livelli di analisi. Il primo riguarda l'interpretazione dei valori, il secondo le norme che ne discendono, il terzo il modo con il quale queste norme vengono rese operanti, attraverso comportamenti e atteggiamenti congruenti. I termini valore, principio, norma non possano, quindi, essere utilizzati come sinonimi.
201 Sicora A., traduzione in italiano dall'inglese, Global definition of Social Work, anno 2014, www.aidoss.it.
202Cit., Ivi.
I valori sono oggetto di studio dell'etica, quel ramo della filosofia che si occupa di qualsiasi forma del comportamento umano, politico, giuridico o morale. Nel tempo, lo studio sui valori ha interessato le scienze sociali a partire dal pensiero di Weber, che individua due caratteristiche centrali del concetto di valore:204; esso
assume una connotazione normativa e non esprime, quindi, solo una preferenza; non è un ideale astratto, disgiunto dalle scelte effettive da compiere (il valore, quindi, guida e indirizza le scelte in funzione dell'agire sociale). Per Clyde Kluckhohn 205"un valore
è una concezione del desiderabile, esplicita o implicita, distintiva di un individuo o caratteristica di un gruppo, che influenza l'azione con la selezione fra modi, mezzi e fini disponibili". Nella nozione di valore, per l'antropologo, sono distinguibili tre componenti fondamentali: affettiva (il desiderabile), cognitiva (conoscenza), conativa (selezione). I valori si presentano come polarizzazioni: a una situazione giudicata desiderabile corrisponde una situazione ritenuta indesiderabile.206.
L'accezione del temine valori, alla base del ragionamento sul servizio sociale, è quella che li identifica come “criteri simbolici, il cui scopo è orientare l'azione e valutarne l'adeguatezza, come mezzi a un fine”.207
A differenza di altre dimensioni del servizio sociale quella valoriale è meno suscettibile di variazioni, garantisce l'identità di fondo della professione, tanto da far parlare alcuni autori in termini di “cuore pulsante” dell'identità professionale208.
Questa dimensione si intreccia con elementi più mutevoli in risposta alla crescente complessità sociale di fonte alla quale i valori hanno costituito degli orientamenti per l'azione professionale, talvolta anche più dei riferimenti scientifici e tecnici la cui tematizzazione è sempre e ancora in fieri209.
204Sciolla L., Valori, in “Enciclopedia delle scienze sociali”, Treccani, Roma, 1998 www.treccani.it. 205Cit. Kluckhohn, C., Values and value-orientations in the theory of action: an exploration in
definition and classification, in (a cura di) Parsons T., Shils E., “Toward a general theory of action”,
Cambridge, Mass., 1951, pag. 395. 206Ivi.
207 Cit. Tassinari A., op. cit. pag. 753.
208Fargion S, Il servizio sociale. Storia, temi e dibattiti, Editori Laterza, Roma-Bari, 2009.
La trattazione sui valori del servizio sociale ha a che fare con la concezione dell'uomo e della società in rapporto all'uomo, fatta propria dalla professione, che riconosce come tematica principale la dignità della persona.210Il sistema dei valori cui
fa riferimento oggi il servizio sociale è sostanzialmente condiviso e si inscrive sull'impronta delle prime opere di Hamilton211, Frielander212e Biesteck213.
Mary Richmond definisce il servizio sociale come “l'arte di svolgere servizi diversi per e con persone diverse, cooperando con loro a raggiungere il loro miglioramento e quello della società”.214
Bancks215 ha condotto un'analisi comparativa tra diversi codici nazionali,
arrivando a individuare quattro principi unanimemente condivisi: rispetto della persona, autodeterminazione, giustizia sociale e integrità professionale.
Il principio dell'autodeterminazione ha accompagnato da sempre l'evoluzione del servizio sociale. Ma, come afferma Dominelli216, i valori “hanno senso tanto
quanto creano negli operatori una cultura che porta a migliorare la pratica professionale [...] e a delineare i confini tra ciò che è accettabile e ciò che non lo è [...].Non basta affermare valori egalitari: è necessario modificare le squilibrate relazioni di potere […] è un impegno sul fronte politico, in cui ancorarsi ad una scala L'autrice si riferisce all'analisi degli attributi delle professioni condotta da Greenwood, che identifica, tra quelli essenziali la condivisione di un sistema di valori e la sua traduzione in un codice deontologico.
210Dal Pra Ponticelli M., Lineamenti di servizio sociale, Astrolabio, Roma, 1987, pag 67.
211Hamilton G., Teoria e pratica del servizio sociale, Società editrice universitaria, Firenze, 1952. Hamilton afferma il valore supremo del rispetto per la personalità umana intendendo “il diritto della persona a disporre della propria vita, a godere delle libertà personali e civili, a cercare la felicità e le mete spirituali secondo la sua indole”.
212Friedlander W. A., Principi e metodi di servizio sociale, Il Mulino, Bologna, 1963. Friendlander ha teorizzato una serie di ideali che vanno dalla fede nel valore, nell'integrità e nella dignità della persona, al riconoscimento che la persona in stato di necessità ha diritto di decidere quali siano i propri bisogni e come affrontarli, al convincimento che a tutti debbano essere date le stesse possibilità, al riconoscimento che i diritti di ogni persona sono connessi con i doveri sociali verso sé stessi, la famiglia e l'ambiente.
213Biesteck F.P., The casework relationship, Allen and Unwin, London, 1961. Padre Biesteck proponeva quali valori fondanti l'individualizzazione, l'importanza dell'espressione dei sentimenti, il controllo del coinvolgimento emotivo, l'accettazione, l'atteggiamento non giudicante, l'autodeterminazione dell'utente, la riservatezza.
214Cit. Fargion S, Il servizio sociale. Storia, temi e dibattiti, Editori Laterza, Roma-Bari, 2009, pag 63. 215Banks S., Etica e valori nel servizio sociale, Edizioni Erickson, Trento, 1999.
di valori è molto utile perché permette di cogliere quanto potenziale umano viene sprecato a causa dei problemi sociali...”.
Canevini217definisce il sistema dei valori del servizio sociale che riguarda “la
fede nel valore di ogni individuo come essere unico e irripetibile; il diritto di ogni individuo di essere protagonista della propria realizzazione come uomo in mezzo ad altri uomini; il diritto di determinare le proprie scelte di vita e di partecipare alle scelte che concernano la comunità prossima nella quale è inserito, così come di orientare le scelte nella più vasta società umana; la sostanziale uguaglianza dell'uomo nella differenza da ogni individuo; il riconoscimento che ogni uomo ha la capacità di progredire; la convinzione che a tutti debbano essere date le opportunità per la realizzazione differenziata della propria personalità e per l'accesso alle risorse; il rispetto per le differenze sia individuali che di gruppi sociali; l'esplicazione dei propri diritti in armonia con i diritti degli altri”.
A tale declinazione, che esprime appieno la ricchezza dei valori del servizio sociale, fa eco quanto affermato da Dal Pra Ponticelli: “il servizio sociale si basa sulla concezione che l'uomo è un valore in quanto dotato di infinite potenzialità, capace di autonomia, in grado di compiere scelte consapevoli e creative, di assumersi responsabilità e di prendersi cura degli altri, in grado di dominare le leggi della natura attraverso studi e attività che esprimono il suo infinito potere di ricerca”218.
Nel sistema dei valori del servizio sociale merita un focus specifico il tema della partecipazione, che viene collegato con la possibilità di autodeterminazione nel processo di aiuto e nelle scelte per e sulla propria esistenza personale e comunitaria.
Pincus e Minahan219 individuano tra i valori del servizio sociale la piena
realizzazione delle potenzialità di ogni individuo e la partecipazione attiva alla vita sociale (anche attraverso l'esercizio delle responsabilità sociali), cui fa da sponda però (e in questo senso li precede) l'obbligo della società di garantire ai cittadini la 217Cit. Diomede Canevini M., Servizio sociale, in “Nuovo dizionario di sociologia”, Paoline, Cinisello
Balsamo, Milano, 1987, pag. 1848. 218Cit. Dal Pra Ponticelli M., op. cit., pag 67.
219Pincus A., Minhan A., Social Work Practice: Model and Method, F.E. Peacock Publishers, Ithaca, III, 1973.
possibilità di accedere alle risorse e alle opportunità per realizzare le proprie aspirazioni e poter affrontare e portare avanti i propri impegni di vita, rispettando la dignità e l'individualità di ciascuno.
Campton e Galaway220 individuano come valori fondanti il rispetto della
dignità della persona e l'autodeterminazione, da cui discendono la necessità di un approccio rispettoso delle diversità, della partecipazione dell'utente nel risolvere il suo problema e dell'attenzione ai suoi desideri e non solo ai suoi bisogni.
Per Zastrow221 il rispetto della dignità e dell'unicità della persona si
accompagna al rispetto dell'autodeterminazione, nell'accezione che comprende la garanzia per l'utente di poter esprimere le proprie opinioni e di poter agire di conseguenza, con il limite dettato dal non ledere gli altrui diritti.
Dominelli, nel rimarcare come il valore dell'autodeterminazione abbia mantenuto nel tempo un'importanza basilare nel lavoro sociale, lo associa allo sforzo da compiersi nella direzione di garantire all'utente un aiuto per decidere da sé e assumere il controllo della propria esistenza. Per l'Autrice l'idea dell'autodeterminazione è oggi espressa attraverso il concetto di empowerment, che si centra maggiormente sui processi attraverso i quali gli individui assumono la padronanza sulla loro esistenza; mentre per autodeterminazione si intenderebbe soprattutto il risultato finale su un dato intervento222.
Autodeterminazione come espressione di autonomia e libertà e come valore in sé è quanto afferma Neve, che specifica che “considerare l'autodeterminazione come valore significa ritenere che ciò che la persona sceglie e decide, purché sufficientemente libera da condizionamenti, ha un valore con cui l'altro deve fare i conti. E' nell'incontro con l'altro, nei rapporti intersoggettivi, che l'autodeterminazione si concretizza, ma può anche entrare in conflitto”223
220Compton B., Galaway, B., Social Work Process, Dorsey Press, Chicago, 1975, III. 221Zastrow C., The practice of social work, Dorsey Press, Chicago, 1981.
222Cit. Dominelli L., Il servizio sociale. Una professione che cambia, Edizioni Erickson, Trento, 2005, pag. 96.
Ancora, l'autodeterminazione può venire intesa come aspetto formale della libertà della persona, la cui dimensione sostanziale sarebbe legata alla autorealizzazione personale: per poter scegliere, (e quindi) autodeterminarsi e autorealizzarsi, bisogna disporre di opportunità e accesso alle risorse che possano costituire alternative all'interno delle quali esprimere una preferenza. Il valore della partecipazione deve essere inteso sia in senso individuale, nella relazione con il professionista assistente sociale, sia a livello collettivo, come partecipazione attiva alla vita sociale, culturale e politica224.
Nel dizionario di servizio sociale225per autodeterminazione si intende il diritto
legato alla possibilità di scelta, senza condizionamenti, delle modalità con le quali gestire gli eventi che si susseguono nella propria esistenza. Potrebbe essere intesa come garanzia per la persona di poter operare scelte che gli esperti potrebbero anche ritenere inopportune o errate.
Fargion, in altri testi, afferma che questo valore rispetto ad altri sarebbe più controverso per due ragioni. La sua applicabilità potrebbe incontrare dei limiti legati al fatto che le persone possono non essere in grado di scegliere. Il professionista potrebbe, quindi, assumere una posizione più flessibile, non rispettando l'autodeterminazione quando per esempio le persone si trovino in una situazione di rischio. Resta, nondimeno, fondamentale garantire la partecipazione ai processi decisionali e si intravede il rischio che i soggetti minorenni possano essere considerati tra quelli per cui sarebbe opportuna e legittima una pratica che tenda a non garantire loro il diritto ad autodeterminarsi e a partecipare.
In questa sede occorre sottolineare che, in tutta la letteratura consultata, i riferimenti all'operatività hanno riguardato per lo più le persone adulte (sia quando si sia fatto riferimento ad azioni positive, sia alle ipotesi di limitazione). L'esclusione dei soggetti minorenni dalla trattazione potrebbe da un lato far pensare che si dia per
224Pieroni G., Dal Pra Ponticelli M., Introduzione al servizio sociale, Carocci Faber, Urbino, 2007, pagg. 178, 179.
225Fargion S, Autodeterminazione, in (a cura di) Campanini A., “Nuovo Dizionario di servizio sociale”, op. cit., pagg. 81-83.
scontato che per certi versi ne debbano restare esclusi, dall'altro che, non essendo indicata esplicitamente come causa di limitazione, nessun automatismo debba esserci in tal senso.
Il secondo aspetto che potrebbe produrre controversia è legato più al riferimento a una cultura individualista, tipica della società neoliberista, che nega l'importanza del contesto, delle relazioni, dell'interdipendenza, quasi che l'individuo possa compiere scelte a prescindere dall'influenza dell'ambiente. Proprio per tale motivo, secondo l'Autrice, al concetto di autodeterminazione viene sempre più associato quello del diritto della persona a partecipare alle decisioni che lo riguardano226.