4. Partecipazione e servizio sociale
4.2 La partecipazione come principio del servizio sociale
Con il termine principi si intendono, sotto il profilo etico, quelle modalità o indicazioni di comportamento che assicurano azioni coerenti con i valori a cui si è affiliati, ovvero guide per l'agire che consentono attività professionali in sintonia con i valori di riferimento.227 In questo senso si collocano, concettualmente, a un livello
minore di astrazione rispetto ai valori da cui discendono, definiti da Bianchi228, come
“proposizioni generali indotte pragmaticamente, convergenti con i valori relativi all'uomo e alle società, tipici dell'ambiente culturale in cui si sono formate le prime concettualizzazioni professionali, che orientano i contenuti del lavoro e la metodologia operativa” e “indicano delle prospettive verso cui tendere ...”.
Nella letteratura di servizio sociale italiana lo studio sui principi legati ai valori della partecipazione e autodeterminazione comprendono:
il principio della libertà della persona229, intesa come possibilità di
226Fargion S., Il servizio sociale. Storia, temi e dibattiti, Editori Laterza, Roma-Bari, 2009, pagg. 59,60.
227Neve E., Principi del servizio sociale, in (a cura di) Campanini A., “Nuovo Dizionario di servizio sociale”, op. cit., pagg. 463-470.
228Bianchi E., Contributi su aspetti particolari del processo di aiuto, in (a cura di) Coordinamento nazionale docenti di servizio sociale, “Il servizio sociale come processo di aiuto”, Franco Angeli, Milano, 1987, pag 70.
229Ci si riferisce alla proposta teorica elaborata da Villa F., in Dimensioni del servizio sociale. Principi
autodeterminazione e di autorealizzazione, che include funzioni educative e di promozione delle risorse interne e esterne della persona;
il principio della partecipazione, intesa nella duplice accezione individuale (da parte della persona alla soluzione dei suoi problemi) e politico-sociale (alla vita comunitaria, come condizione per la soluzione di problemi sociali)230. Il
ripristino delle potenzialità e l'accrescimento dell'autostima (nell'accezione di avere consapevolezza delle proprie capacità di agency e di coping) sono realizzabili solo se non ci si sostituisce alla persona, non si forniscono soluzioni pre-confezionate e si garantisce la partecipazione. Ciò vuol dire riconoscere, oltre al sapere e alle competenze “esperte” del professionista, quelle delle persone e della comunità, che vivono direttamente le situazioni oggetto di attenzione;
il principio della valorizzazione delle risorse, che richiede all'assistente sociale la capacità di svolgere un ruolo più di tipo educativo-promozionale che di tipo teraputico-riparativo, concentrandosi più sulle potenzialità che sulle carenze, deficit o difficoltà, riconoscendo le risorse e le competenze che devono essere esplorate, promosse, valorizzate, nell'ambito della relazione di aiuto, attraverso la partecipazione attiva della persona231. Valorizzare le risorse, individuali,
personali e ambientali, si traduce in un processo di apprendimento sociale alla risoluzione dei problemi;
il principio dell'autodeterminazione, per il quale l'assistente sociale non deve sostituirsi alla persona e questa deve avere la possibilità di esprimere le proprie aspirazioni, i propri desideri e le proprie scelte rispetto al corso d'azione da intraprendere. Va dal diritto di autodefinirsi alla partecipazione attiva, alla proposto una teorizzazione dei principi del servizio sociale che comprende quattro principi etici quali basi del servizio sociale (dignità personale, libertà della persona, eguaglianza sociale, solidarietà sociale) a cui aggiunge altri tre principi che implicano la dimensione di politica sociale (partecipazione, autonomia sociale delle comunità, integrazione dei servizi).
230Ivi.
231Su questo tema si rimanda ai testi Pieroni G., Dal Pra Ponticelli M., Introduzione al servizio sociale, Carocci Faber, Urbino, 2007 pagg. 180, 181 e 93,94 e Neve E, Il Servizio sociale, Fondamenti di
valutazione tecnica dell'operatore; dal diritto a che l'intervento si basi su un contratto alla partecipazione necessaria alla valutazione dei processi e dei risultati. Ciò richiede una spiccata abilità nel creare quel clima relazionale con l'utente che consenta alla persona di esprimersi appieno, anche quando le sue manifestazioni non trovino adesione nella visione dell'operatore. Richiede, poi, la capacità di porsi in quella dimensione trifocale che tenga conto di tutti i soggetti necessari a favorire il processo di autorealizzazione. Si tratta di un'attività promozionale continua nei confronti dell'utente, della comunità, delle istituzioni. “La promozione dell'autodeterminazione non può limitarsi a mettere in grado le persone di maturare consapevolezza e capacità critica per valutare gli eventi e saper decidere della propria vita, se non si garantisce contemporaneamente alle persone l'esistenza effettiva di possibilità di scelta”.232
La definizione dei principi consente ai professionisti di calarsi sempre di più nel sistema dei valori individuando modi di agire e indirizzi o linee giuda per esercitare la professione. Proprio per questo, dai principi operativi in letteratura sono stati individuati gli atteggiamenti professionali233. Dal Pra Ponticelli definisce gli
atteggiamenti professionali come “un durevole sistema di valutazioni positive e negative, di sentimenti e di emozioni e di tendenza all'azione favorevoli o sfavorevoli nei confronti di oggetti sociali”234. Questa definizione sottolinea l'importanza di
intendere gli atteggiamenti come sistema, ossia come interconnessioni tra le tre componenti cognitiva, affettiva e motivazionale.235 La componente cognitiva riguarda
le conoscenze teorico-pratiche in possesso dell'assistente sociale, la componente affettiva i valori professionali e personali, quella motivazionale include la spinta all'azione o tendenza ad agire.236
Se queste tre componenti costituiscono un sistema, un cambiamento che 232Cit. Neve E., Il Servizio sociale, Fondamenti di una professione, op. cit. pag., 198.
233Pieroni G., Dal Pra Ponticelli M., op. cit., pag 185. 234Cit. Dal Pra Ponticelli M., op. cit., pag 65.
235Pieroni G., Dal Pra Ponticelli M., op. cit., pag. 186. 236Cit. Dal Pra Ponticelli M., op., cit., pag 65.
dovesse verificarsi, anche solo in una di esse, produrrebbe un cambiamento anche nelle altre. Avere consapevolezza di ciò aiuta a rivedere l'operato sotto il profilo riflessivo. E' questa continua riflessività che è richiesta all'assistente sociale, che si trova a operare in contesti sempre diversi e a maggiore complessità.
Tra gli atteggiamenti, così come teorizzati nella letteratura italiana di servizio sociale, Dal Pra Ponticelli include la continua disponibilità al cambiamento, quale garanzia per la possibilità di operare in termini riflessivi e di autoanalisi e di rivisitare i propri atteggiamenti237. Gli altri, secondo l'Autrice, riguardano:
- l'atteggiamento di accettazione, che consente: manifestazioni spontanee dei propri sentimenti; una visione più chiara al cliente dei propri problemi; lo sviluppo di iniziative per uscire dalla situazione problematica”238;
- l'atteggiamento dell'autodeterminazione, che garantisce il rispetto della libertà di scelta nonché l'apprendimento di nuove modalità di comportamento, in una situazione relazionale favorevole239.
- l'atteggiamento della particolarizzazione o individualizzazione, ossia il riconoscere che ogni persona è diversa dall'altra, ha una sua unicità, per cui l'assistente sociale deve avere sempre presente il rischio di cadere in stereotipi, schemi rigidi, generalizzazioni240.