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Sociologie della città

2. Il contemporaneo urbano e le sue rappresentazion

Rosario Pavia6, nel libro Babele, in modo diverso ma chiaramente elo- quente, osservando “la città diffusa della terza Italia”, individua alcune fi- gure della trasformazione capaci di rendere l’approccio con l’urbano con- temporaneo più praticabile, capaci di indurci a costruire un’immagine dell’urbano contemporaneo. A ciascuna figura (atopia, tessuto connettivo, fuoriscala, infrastruttura) sono associati dei luoghi o delle situazioni dove si realizza appunto la figura citata. Così procedendo, è possibile costruire un inventario di relazioni e di luoghi da comparare e valutare. In questo lavoro si è optato per la “rappresentazione” di tre eminenti immagini del territorio urbano contemporaneo che possono essere riassunte sinteticamente in: a) Territorio, strutture (residenziali, produttive, naturali); b) Infrastrutture (reti di interconnessione dei nuclei, reti tecnologiche, telematiche, verdi); c) Re- lazioni (sociali, economiche, politiche). Sono queste le componenti che og- gi, a nostro avviso, denotano e rendono possibile il riconoscimento del ter- ritorio urbano, quando ormai è possibile affermare che il territorio urbano “occupa l’intero spazio nazionale”7. Ma se fosse possibile “definire” il ter- ritorio soltanto ed esclusivamente per i suoi caratteri morfologici, allora questa definizione di territorio urbano contemporaneo, e la stessa riflessio- ne sulle sue rappresentazioni, sarebbe vana e non giustificata.

Ma se il territorio urbano deve essere caratterizzato anche per le partico- lari funzioni che lo strutturano e per le relazioni che su di esso sono intrat- tenute e si materializzano, nonché per gli usi che gli attuali “utenti della cit- tà” ne fanno, allora il termine territorio urbano contemporaneo entra a de-

5. Unali M., Op. Cit. pag 34. 6. Pavia R., Op. Cit. 7. Intervista a R. Pavia (cit.).

finire una particolare organizzazione dello spazio. Una particolare forma di organizzazione dello spazio, nella quale sono presenti gli elementi morfo- logici e fisici che generalmente caratterizzano le aree del nostro pianeta (o- rografia, idrografia ecc), assieme agli elementi che invece attengono alle relazioni ed ai rapporti tra gli individui.

L’uno o l’altro dei gruppi di variabili non può essere considerato singo- larmente a meno di un inevitabile annullamento del sistema proposto: il ter- ritorio urbano contemporaneo. L’azione antropica ha modellato nel corso dei secoli il territorio, segnando sempre più gli ambiti, i confini; ha messo in atto o in forma le aspettative di chi “viveva” e vive il territorio configu- rando un “sistema sensibile” capace di modificarsi in relazione all’uso che se ne fa . Un sistema intelligente, capace di adattarsi all’azione meccanica come a quella psichica, capace di “sentire” e diventare bello o brutto, intri- so di senso o obsoleto a seconda del tipo di contatto intrapreso. Tali attività o modalità di fruizione di quanto ci circonda, traslate nel territorio, si sono allargate. Pertanto oggi percepiamo appieno la rarefazione di certi accadi- menti, la loro diffusione.

In questi contesti polverizzati, in cui è possibile riconoscere grumi strut- turati ed autosufficienti, c’è la residenza, che configura uno dei bisogni fon- damentali, l’abitare. La residenza, appunto, non è più ben circoscritta, ma si distribuisce secondo regole e leggi non bene definite. Essa non è più soltan- to monofamiliare (a suffragare un uso del territorio allargato con gradi di utilizzazione diversa, più bassi rispetto alla città) e isolata, ma è anche quel- la realizzata nei quartieri popolari, quella che risponde ai caratteri dell’edilizia economica e popolare o che configura sistemi di rendita tesi a trarre tanto con poco (è la “logica” naturale dell’edilizia intensiva che carat- terizza le città).

Sono presenti sul territorio urbano contemporaneo le aree a coltura agri- cola, quelle che prima, a perdita d’occhio, si estendevano negli hinterland urbani, ma che oggi assumono connotati che non permettono più una netta distinzione con l’area della città. Aree nelle quali sono sperimentate lavora- zioni e produzioni informate alle più sofisticate tecnologie. Una rete fisica di infrastrutturazione del territorio che attraverso le migliaia di chilometri di strade ferrate, vie d’acqua e strade per il trasporto su gomma connettono, in un link a rimando continuo, le aree fra di loro e con il resto del pianeta.

Una rete fisica che collega centralità diverse quando queste si configu- rano in piccole, medie o grandi città; una rete che collega nuove centralità quando nelle conurbazioni o metropoli contemporanee sono connessi inve- ce “luoghi” prima impensabili, ma che oggi costituiscono l’alter ego della città antica. Luoghi dove è possibile incontrarsi, dedicarsi ad attività ludi-

che e di svago, di intrattenimento, utili alla sopravvivenza; luoghi nei quali si consumano e si intersecano i riti della quotidianità, ma nei quali poco importa se si è insieme o da soli. Ancora a prendere posto accanto, o tra le case, l’officina, la strada, il Mall, c’è lo “spazio tra le cose”. È proprio il riconoscimento di tale soluzione di continuità nel susseguirsi delle eteroge- neità costituenti il territorio urbano contemporaneo a permettere di ricono- scerne la continuità. Non è il vuoto ma lo spazio tra le cose a costituire la quintessenza del territorio contemporaneo, quello che per “negazione della negazione”, afferma l’esistenza della residenza, dell’industria, della rete di infrastrutture, delle aree agricole. E non lo fa in uno spazio gerarchicamente ed anticamente organizzato, come si voleva da più parti far passare, ma in uno spazio dove il caso è l’ordine supremo e l’io, inteso come individualità nell’espletamento delle sue funzioni sociali, è il demiurgo di tutte le cose. Allora questi caratteri, nel territorio urbano contemporaneo, appaiono “dif- fusi” allargati, discontinui e spesso ridondanti.

Dunque, l’eponimo di territorio urbano contemporaneo appare pieno di una buone dose di intelligibilità: è riassuntivo degli aspetti a carattere fun- zionale, economico e sociale che sono quelli dell’urbanità, legati soprattutto alla città, nonché quelli sociali, legati alle relazioni tra gli utenti e al signifi- cato che essi attribuiscono ai luoghi che frequentano o alle pratiche che svolgono; quelli morfologici predominanti, dove la territorialità restituisce l’immagine di un’area allargata, non circoscritta, più ampia e vasta di quel- la dove storicamente avvenivano certi fenomeni.

Francesco Indovina, nella definizione di città diffusa, tende a far trapela- re queste caratteristiche, tant’è che proprio da questa sua definizione è pos- sibile cogliere un altro essenziale tratto utile per la definizione di territorio urbano: «aver distinto un aspetto morfologico da uno sociale, economico e culturale, come elementi distintivi della città, significa anche far riferimen- to da una parte ad un elemento costante e stabile, quello morfologico, e dall’altra ad un elemento variabile e differenziato, quello economico, socia- le e culturale».

3. Il paesaggio urbano, tra sedimentazioni storiche e dimensione me-

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