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Sociologie della città

Appendice 2 – Ogni giorno in Europa

3. L’approccio ogg

La riflessione attuata degli urbanisti su questi aspetti ha avuto un culmi- ne attorno agli anni ’90, ed è stata orientata più alla risoluzione degli aspetti di efficientismo procedurale che ad un approccio complessivo. Nell’ambito del ragionamento espresso dagli urbanisti, la pianificazione strategica: «non ha per oggetto la prefigurazione dell’assetto futuro della città ma, piuttosto, l’insieme delle decisioni operative che contribuiscono progressivamente a trasformarla. Tale assetto non è l’oggetto del piano, ma il prodotto di un processo che il piano può soltanto contribuire a determinare»16. Ed è all’interno di questa prospettiva che prende evidenza, la metodologia di ap- proccio alle problematiche che tiene conto di percorsi di co-partecipazione e di mediazione fra le innumerevoli esigenze dei vari attori, con una logica di tipo bottom-up17 e che nel contempo, si ridimensionano le proposte tec- nocentriche all’interno delle quali uno o pochi soggetti si rendono autonomi interpreti della trasformazione urbana18, 19.

Ma è proprio all’interno di questo contrasto che si inseriscono nuove i- stanze, determinate da esigenze più ampie di gestione della complessità dei contesti urbani, della vivibilità del territorio (inteso nel senso più ampio), e della salvaguardia dell’ambiente. Vengono ad essere sempre più sollecitati metodi flessibili e dinamici, da affiancare alle procedure partecipative, e ci

16. Attili G. et Al., ibidem.

17. Nell’approccio top-down il contributo della comunità rispetto all’intero processo de- cisionale è marginale. Sono i tecnici che definiscono obiettivi, strategie, alternative ed im- plementazioni predisponendo il progetto, attraverso la relazione con i decisori e i politici.

In quello bottom-up gli individui partecipano ad ogni fase del percorso ed il tecnico è chiamato solo a promuovere e mediare fra i partecipanti.

18. L’Istituto Nazionale di Urbanistica ha elaborato proposte che partono da una diffe- renziazione in due livelli nei percorsi di pianificazione urbanistica: il piano strutturale e il

piano – programma. Nel primo livello viene ad evidenziarsi la prefigurazione dell’assetto

futuro della città, «consentendo di realizzare una cooperazione tra enti e piani, attraverso una verifica di coerenza e compatibilità»; nel secondo si procede alla definizione degli a- spetti operativi e regolativi. Cfr. anche : Attili G. et Al., op. cit..

Il quadro composto dalla crisi della pianificazione tradizionale, dalla riflessione incal- zante sulla riforma urbanistica, dalla crescente domanda di partecipazione alle scelte di tra- sformazione urbana, e dall’implementazione di strumenti urbanistici che già la prevedono, dà un’importanza fondamentale al problema della conoscenza, da cui l’importanza che oggi assumono i Sistemi Informativi Territoriali con le applicazioni GIS (software per l’individuazione geografica dei dati).

19. «Si apre, dunque, una tensione tra quanto si sta verificando concretamente nella struttura sociale delle città italiane (ma anche di altri paesi europei) e quanto é sancito nella retorica ufficiale delle politiche pubbliche», in Avallone G., op. cit.: p. 14.

si inoltra inevitabilmente verso un ampliamento dei confini delle discipline tradizionali, essendo, nell’ottica dell’approccio multidisciplinare, richieste nuove professionalità e nuove competenze20. In particolare, la complessità dei sistemi interagenti richiede il superamento del concetto di standard ur- banistico, in risposta anche alla richiesta di qualità degli interventi e dei servizi, e impone un impegno conoscitivo approfondito e completo, non semplice da mettere in atto e determinante in tutte le fasi del processo: utile per lo studio e l’analisi delle relazioni fra le singole parti, nonché per la de- finizione delle problematiche, la determinazione delle priorità, la valuta- zione delle soluzioni e dei percorsi, la loro efficacia, e le simulazione sugli scenari futuri21.

Questa nuova esigenza di approccio partecipato è ravvisabile anche: • nelle più recenti trasformazioni determinate dal quadro normativo

di riferimento dell’Unione Europea, nelle accezioni di sviluppo ur- bano che la Commissione europea propone agli Stati membri; • nelle enunciate necessità di riqualificazione delle aree svantaggiate

delle aree urbane, utili al superamento delle condizione di esclusio- ne sociale per risolvere specifici problemi connessi al territorio (Programmi di Iniziativa Comunitaria - PIC);

• nelle Iniziative Comunitarie previste dal Consiglio Europeo nell’ambito della “Riforma dei Fondi Strutturali 2000-2006” (IN- TERREG III; URBAN; EQUAL; LEADER III Plus);

• ed anche negli interventi legati agli strumenti progettuali messi a disposizione del contesto italiano, che prevedono forme ampie di consultazione o partecipazione della popolazione locale (PRU, Programmi di Recupero Urbano - DM 1/12/94, art. 11 L. 493/93; PRiU, Programmi di Riqualificazione Urbana - art. 2 L. 179/92, DM 21/12/94; PRUSST, Programmi di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile del territorio - DM 8/10/1998; i Contratti di Quartiere - legge 662/96, legge 21/2001; Programmi comunitari

20. «Il nuovo professionista è spinto a stabilire, con l’oggetto dei suoi studi, rapporti di tipo inedito, che lo posizionano all’interno dei processi, portandolo ad assumere un ruolo attivo nell’avvio delle dinamiche di individuazione e risoluzione dei problemi. È tenuto, so- prattutto, a evitare i rischi di una partecipazione ridotta a slogan, a mito illusorio o a perico- loso strumento di manipolazione» Attili G. et Al., op. cit..

21. «Visione multidimensionale e multidisciplinare della conoscenza, che comprenda come le varie categorie disciplinari specializzate siano tanti aspetti di una medesima realtà, aspetti che nello stesso tempo bisogna distinguere e rendere comunicanti» in Morin E.,

Urban - COM 94/C 180/02; Piani di Agenda 21 Locale - Carta di Aalborg 1994 su Sustainable Cities and Towns).

Le nuove politiche dell’Unione Europea sono tutte orientate a criteri di governance, di sussidiarietà, di partecipazione multi stakeholders e di Re- sponsabilità Sociale Territoriale. Tutti questi approcci sollecitano l’impegno a promuovere e attivare nuove soluzioni partecipate di cittadi- nanza attiva, da parte degli enti di governo locale22. A tal proposito, qual- che critico ritiene contraddittorio il ruolo dell’Unione Europea in questa ve- ste; dice, infatti, Avallone: «L’Unione Europea, d’altronde, sebbene indichi la centralità degli obiettivi di equità sociale, realizza scelte di natura macro- economica che impongono vincoli finanziari, i quali, solitamente, sono af- frontati agendo attraverso una forte contrazione della capacità di spesa de- gli stati, riducendo i margini di manovra per politiche espansive e di soste- gno allo sviluppo economico e sociale»23. Altri autori criticano anche le strategie partecipative; il sociologo Amendola, ad esempio, sostiene: «Que- sta strategia ha prodotto l’effetto perverso, ma prevedibile, di una crescita della contrattazione politica e di una moltiplicazione dei centri e dei livelli di veto. Il risultato è stato, infatti, che non solo la domanda non è stata in genere filtrata ma, in molti casi, essa è stata amplificata e complicata dagli stessi processi di contrattazione e di scambio politico».24

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