2.1.6 (segue): Golden powers, principi comunitari e investimenti esteri: il tentativo (difficile) di realizzare uno strumento ultra-selettivo d
2.2 La Golden share in Europa: un’analisi comparata
2.2.4. Il modello tedesco
Differentemente dai casi prima richiamati, quello tedesco non si caratterizzò per significative esperienze di nazionalizzazioni(112). Questo aspetto è in parte da attribuire al fatto che l‟economia tedesca avesse in qualche modo, da sempre, assicurato un certo interventismo pubblico attraverso il ruolo esercitato dalle “banche miste”. Le imprese pubbliche appartenevano in questo caso soprattutto a Länder, comuni e altri Enti locali. La presenza dello Stato si concentrava invece in settori “chiave” dell‟economia tedesca, comparti economici che furono a loro tempo la “testata d‟angolo” della seconda rivoluzione industriale. Tra questi ricordiamo: il settore dell‟acciaio, quello del carbone, la cantieristica navale, nonché il settore meccanico, chimico e automobilistico. I primi tentativi di privatizzazione delle imprese pubbliche in Germania, sia pure dai toni sommessi e timidi, furono avviati a metà degli anni ‟70. Il limitarsi di questo fenomeno tuttavia ad un insieme circoscritto di casi era da attribuire al fatto che nel Paese fosse ancora largamente diffusa la convinzione che l‟impresa pubblica avrebbe contribuito e guidato lo sviluppo economico della Nazione. Per tali ragioni, solamente a partire dal 1983, sarà possibile parlare di un vero e proprio processo di privatizzazione. In quell‟anno infatti il successo elettorale della coalizione di governo liberal conservatrice CDU-CSU/FDP, guidata da Helmut Kohl, portò all‟autorizzazione della cessione di
(111) Per un approfondimento del caso spagnolo si vedano: DOCUMENT AZIONE PER LE COMMISSIONI, Note informative sintetiche, op. cit.; RONCOSO REIGADA A., op. cit., pp. 34 e ss.; IDEM, op. cit., pp. 8 e ss.; NIEVES DE LA SERNA BILBAO M., op.cit., pp. 529 e ss..
quote di alcune fra le più importanti imprese pubbliche tedesche: Volskwagen, nel settore automobilistico; VEBA , nel settore chimico ed energetico; Deutsche Lufthansa, nel settore aeronautico. Le tipologie di vendita delle partecipazioni pubbliche, sostanzialmente riassumibili in due modalità, furono strettamente legate all‟ambito di controllo delle stesse imprese. Per le imprese dipendenti da amministrazioni regionali o locali si realizzò generalmente una privatizzazione soltanto formale, vale a dire il privato si sostituì al pubblico attraverso la costituzione di società di diritto privato in cui però l‟azionista pubblico rimaneva azionista di maggioranza. Nel caso invece delle imprese sottoposte al controllo del Governo centrale si optò al contrario per la realizzazione di una privatizzazione sostanziale. La responsabilità delle operazioni fu attribuita al Ministro Federale delle Finanze con potere di veto sulla gestione della vendita. Le imprese del settore industriale e quelle del settore bancario assicurativo furono quelle maggiormente interessate dai provvedimenti di privatizzazione intrapresi dal governo Kohl. Il settore postale e delle telecomunicazioni fu invece interessato da analoghi provvedimenti soltanto a partire dal 1989, in particolare in quell‟anno venne realizzata la liberalizzazione dei suddetti settori e la riorganizzazione delle stesse in tre distinte società per azioni: Deutsche Post, Postbank e Deutsche Telekom. Le principali criticità che il Governo tedesco dovette affrontare all‟indomani dell‟attuazione dei programmi di privatizzazione furono soprattutto di stampo giuslavoristico e dovuti essenzialmente ad un diverso modello occupazionale previsto nelle imprese private. Nel 1990, a seguito della riunificazione del Paese, che ha contribuito ad incrementare oltremodo i livelli di indebitamento dello Stato, fu avviato un processo di riconversione economica ed industriale. Tale processo gravitava attorno al ruolo della
Treuhandanstalt (THA), un‟agenzia fiduciaria di diritto pubblico istituita attraverso la
legge sulla privatizzazione e riorganizzazione del patrimonio nazionalizzato (Gesetz zur
Privatisierung und Reorganisation del volkseigenen Vermögens) del 17 giugno 1990, a
cui fu affidato il compito di privatizzare le aziende pubbliche dell‟ex Repubblica Democratica Tedesca al fine di renderle più efficienti e maggiormente competitive (113).
(113) La Treuhandanstalt (THA) era un‟agenzia fiduciaria di diritto pubblico istituita con la legge sulla privatizzazione riorganizzazione del patrimonio nazionalizzato. Ad essa fu affidato il compito di privatizzare, secondo i principi dell‟economia di mercato, le aziende pubbliche de ll‟ex Repubblica Democratica Tedesca per renderle più efficienti e maggiormente competitivi. Nei suoi quattro anni di attività (1990-1994) l‟agenzia riuscì a privatizzare ben 8.000 imprese e a liquidarne quasi 4.000 che non potevano essere ristrutturate. Nel complesso, il 5% delle aziende privatizzate è divenuto proprietà di persone di origine tedesco orientale, poco meno del 10% è stato acquistato da investitori stranieri, mentre ben 85% è stato trasferito a proprietari della Germania Occidentale. Si noti inoltre che il ricavato finale delle privatizzazioni ammontava a circa sessanta miliardi di marchi, a fronte di più di trecento miliardi di
Quello che sicuramente caratterizza il modello tedesco, da un punto di vista normativo, è la mancanza, differentemente da quanto fatto in altre legislazioni, di una legge quadro sulle privatizzazioni di imprese pubbliche. In ragione di questa carenza per ciascuna vendita si rese necessario un apposito provvedimento. A costituire una parziale eccezione a quanto sopra detto e una specifica normativa regolamentaria per la
Kreditanstalt für Wiederaufbau (KfW), l‟agenzia di diritto pubblico istituita nel 1948 al
fine di coordinare l‟utilizzo dei fondi del piano Marshall per la ricostruzione e il sostegno delle imprese, e successivamente utilizzata come holding di partecipazioni destinate al mercato, presso cui sono stati collocati i pacchetti azionari di numerose società a partecipazione pubblica. Un caso particolare è invece rappresentato dalla casa automobilistica Volkswagen, oggetto della sentenza del 23 ottobre 2007, in cui la corte di Giustizia della Comunità Europea, a conclusione della causa contro la Germania (C- 112/05), ha affrontato il delicato tema delle restrizioni alla libertà di circolazione dei capitali sancita all‟art. 56 del Trattato. Al giudizio della Corte sono state sottoposte alcune specifiche norme della legge che nel 1960 hanno disciplinato la trasformazione della Volkswagen da società a responsabilità limitata a società per azioni (Gesetz über
die Überführung der Anteilsrechte an der Volkswagenwerk Gesellschaft mit beschränkter Haftung in private Hand-VWGmbHUG), ritenute incompatibili da parte
della Commissione Europea con la libera circolazione dei capitali(114).