2.1.6 (segue): Golden powers, principi comunitari e investimenti esteri: il tentativo (difficile) di realizzare uno strumento ultra-selettivo d
2.2 La Golden share in Europa: un’analisi comparata
2.2.2 Il modello francese (e belga)
Dall‟analisi del settore pubblico in Francia emergerebbe, anche in chiave comparata, che esso è sempre stato di grandi dimensioni, uno dei più grandi dell‟Europa occidentale secondo alcuni, ma al tempo stesso con un‟economia borsistica debole(106). Longobardi(107), in particolare, evidenzia come il settore pubblico francese si fosse formato storicamente lungo tre fasi di nazionalizzazione delle imprese private: la prima, nel 1936, sotto il governo del Fronte Popolare, limitata alle nazionalizzazioni di alcune imprese belliche; la seconda, sul finire della seconda guerra mondiale, tra il 1945 e il
(105) Cfr. DOCUMENT AZIONE PER LE COMMISSIONI, Esame di progetti di legge, (2012), La disciplina della
golden share in Belgio, Regno Unito e Spagna , n. 34/2, visibile on line al sito:
http://documenti.camera.it/leg16/dossier/Testi/NIS16034II.ht m
(106) Si veda a tal proposito WRIGHT V., (1998), La fine del dirigismo? La Francia degli anni 90, in Stato
e mercato, pp. 356 e ss.; TOMA E.e NACCI M.G., (2003), Le privatizzazioni in Francia, in RODIO R. G. (a cura di), Le privatizzazioni in Europa, pp. 376 e ss.; FENUCCI T., op. cit., pp. 9-11
(107) LONGOBARDI N., (1988), Il settore pubblico dell’economia in Francia: formazione, vicende, regole
1948, in cui si realizzò la nazionalizzazione di settori chiave dell‟economia quali: l‟energia, i trasporti, il credito e le assicurazioni. Una terza fase poi, sotto la spinta della maggioranza formata da socialisti e comunisti nel 1982 dopo l‟elezione alla Presidenza della Repubblica di Mitterand, che ha visto il passaggio sotto il controllo pubblico di gran parte del settore creditizio, oltre che un generale ripensamento della gestione delle imprese pubbliche. Pertanto è lecito affermare, sine dubio, che la Francia prima dell‟insediamento del governo del Primo Ministro Chirac nel 1986 dopo la sconfitta dei socialisti del Presidente Mitterand, fosse un modello essenzialmente dirigista. Dopo questo momento possiamo osservare un forte radicamento della dinamica delle privatizzazioni agli indirizzi politici governativi(108). Se infatti tra il 1986 e 1988 la Francia attraversò un programma di privatizzazioni, già poco dopo, con il ritorno della sinistra al governo nel maggio 1988, il settore pubblico registrò una nuova dilatazione. Pertanto per poter nuovamente riosservare un rilancio delle privatizzazioni bisognerà aspettare la presidenza di Eduard Balladur nel 1993 e il varo della legge n. 93-923 del 19 luglio 1993. Da questo momento in poi solamente a partire dal 1997 sarà possibile assistere alla dissoluzione di quella circostanza che voleva il fenomeno delle privatizzazioni saldamente ancorato alla compagine politica al governo. Infatti la sinistra, tornata nuovamente a governare nel 1997 in quell‟occasione non fermò le privatizzazioni. Una prima importante differenza da richiamare tra il modello francese e quello britannico è relativo al fatto che in Francia, differentemente a quanto era accaduto in Gran Bretagna, il processo di privatizzazioni non si manifestò come un‟alienazione “indiscriminata” di partecipazioni pubbliche, ma piuttosto come un trasferimento dal settore pubblico a quello privato del controllo delle imprese mediante la costituzione di gruppi di comando (noccioli duri) con la funzione di rendere stabile la posizione di controllo della maggioranza del capitale(109). Il “nocciolo duro” rappresenta un modello societario basato sull‟individuazione e sulla cooptazione da parte del Governo di un gruppo ristretto di azionisti di riferimento, cioè di un gruppo di imprese private scelte appunto al fine di creare un nucleo stabile di controllo. Una delle caratteristiche distintive del modello francese fu rappresentato dalla previsione delle c.d.
(108) Sul tema delle privatizzazioni francesi nella seconda metà degli anni 80 del secolo scorso si vedano
ex multis : BALZARINI P., (1990), Privatizzazioni delle imprese francesi: primo bilancio e modifiche
normative, in Riv. Soc., pp. 321 e ss.; CAMERA DEI DEPUT AT I X Legislatura, (1991), Le privatizzazioni in
Europa, pp. 7 e ss..
(109) Si vedano a tal proposito CNEL Documenti, Le privatizzazioni delle imprese pubbliche, op. cit., pp. 50e ss.; GRAHAM V.C. e PROSSER T., Golden shares: industrial policy by stealth? , op.cit., pp. 420 e ss.; MARCHET T I P., (1994), Le privatizzazioni in Francia, in Riv. Soc., pp. 264 e ss..
“actions specifique”. La realizzazione di un tale istituto è da imputarsi prevalentemente a due leggi: la l.86-912 del Governo Chirac e la l. 93-923 del Governo Balladur. La
action specifique, così chiamata per distinguersi dalle actions ordinair consente
analogamente alla golden share inglese di esercitare, da parte del suo detentore (lo Stato, o più specificamente il Ministro dell‟Economia), una serie di poteri speciali(110
). Tra le analogie rinvenibili con il modello inglese vi sarebbero in particolare: a) la possibilità di esercitare un potere di opposizione alle partecipazioni; b) la possibilità di porre il veto sulle delibere aventi ad oggetto scelte strategiche; c) il potere di nominare gli amministratori senza diritto di voto. Resta tuttavia da notare come il modello francese non sia del tutto sovrapponibile a quello inglese, presentando infatti aspetti peculiari e ontogenetici differenti. L‟action specifique sembrerebbe infatti emergere nella sua interezza più nel senso di essere un istituto pubblicistico che privatistico; mentre al contrario la golden share britannica, rinviando ad una definizione statutaria il proprio contenuto, è suscettibile di variare caso per caso, assumendo in questo modo le sembianze più di un istituto di diritto privato, frutto dell‟autonomia negoziale, che di un modello di derivazione pubblicistico. Un ulteriore aspetto che preme richiamare in relazione all‟istituto delle actions specifique è il carattere temporaneo e occasionale. In questo senso è da apprezzare come in Francia, al pari di altri Paesi del continente europeo, quali il Belgio e la Polonia, il diritto societario venga “scalfito” dai poteri speciali solo eventualmente ed occasionalmente. Certamente, pur nella loro somiglianza il modello francese e quello belga non sono privi di differenze. La legislazione belga trasferisce al Ministro competente la possibilità di nominare due membri delle società per azioni, indipendentemente dalla titolarità in Capo allo Stato di una partecipazione
al capitale sociale. Tali membri, di designazione pubblica, che entrano a far parte
dell‟organo di gestione, attraverso una disciplina ad hoc, avulsa da diritto societario, avrebbero la facoltà di suggerire al Ministro competente la possibilità di annullare determinate delibere, qualora queste contrastino con determinati interessi nazionali (si tenga presente che la disciplina belga fu realizzata con specifico riferimento alle società operanti nel settore energetico). La legislazione francese, al contrario, diversamente da quella belga, sancisce la necessarietà di una partecipazione azionaria, seppur di esigua entità, per l‟esercizio dei poteri speciali. Non solo, entrando nei dettagli della Loi n. 86-
912 du 6 aût 1986 relative aux modalites des privatization poi modificata nella Loi n.
2006-1770 du 30 decembre 2006, è possibile osservare come la partecipazione azionaria
detenuta dallo Stato sia del tutto coincidente con i diritti di un socio privato dal punto di vista dei diritti amministrativi, sennonché venga poi garantita la possibilità allo Stato, attraverso un decreto specificamente assunto con riguardo alla società partecipata, di convertire automaticamente le azioni ordinarie in actions specifique, dotate di poteri speciali. Va da sé che una volta in cui i presupposti per l‟esercizio dei poteri speciali vengano meno, le “azioni specifiche” saranno nuovamente convertite in azioni ordinarie.