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I Poteri Speciali e la distorsione del meccanismo agente principale: il ruolo dell’intelligence economica

2.1.6 (segue): Golden powers, principi comunitari e investimenti esteri: il tentativo (difficile) di realizzare uno strumento ultra-selettivo d

Capitolo 3 – Corporate Governance e Interesse pubblico nazionale

3.3 I Poteri Speciali e la distorsione del meccanismo agente principale: il ruolo dell’intelligence economica

E‟ stato richiamato da alcuni autori che, essendo alcuni settori beneficiari di robusti investimenti e sussidi anche indiretti, un investitore possa trovare un accordo con il

management della società e ne cambi il passaporto(137). L‟argomentazione è

evidentemente di grande rilievo in termini di intelligence economica(138) in quanto può verificarsi il pericolo che, a causa di un accordo “informale” tra il management e l‟acquirente (finalizzato ad esempio al perseguimento di interessi personali riconducibili ai soggetti manager), potrebbero venir meno le prospettive auspicate dal Governo nel momento in cui ha operato lo stanziamento di una spesa pubblica a favore dell‟azienda “sensibile”, in termini sia microeconomici (di crescita aziendale della realtà societaria considerata), sia macroeconomici (maggiore occupazione, maggiore investimento in tecnologia e maggiore sviluppo del territorio). Un‟analisi delle possibili divergenze tra l‟atteggiamento del management di un‟azienda pubblica (o il cui oggetto sociale abbia una rilevanza in termini di sicurezza nazionale) e gli obiettivi del Governo di tutelare l‟interesse economico nazionale può essere trattato attraverso gli schemi della Teoria dell‟Agenzia, secondo la quale, in un contesto caratterizzato da asimmetria informativa, un soggetto (il principale) delega ad un altro soggetto (l‟agente, che ha un insieme informativo più ampio in termini di capacità e relazioni) il perseguimento di un proprio interesse o lo svolgimento di un certo compito(139). Poiché i costi che il principale deve sostenere per controllare il comportamento dell‟agente sono elevati, egli deve strutturare un contratto che prevede un insieme di sanzioni (o di incentivi) per indurre l‟agente ad adottare spontaneamente comportamenti in linea con i suoi interessi oppure a condividere con lui il maggior numero di informazioni in suo possesso. Il costo derivante dalla divergenza tra le azioni effettivamente intraprese dall‟agente e le scelte

(137) IST IT UT O IT ALIANO DI ST UDI ST RAT EGICI “Niccolò Machiavelli”, (2012), op. cit., pag.12.

(138) Come ricorda Laris Gaiser: “in un mondo nel quale il conflitto economico tra gli Stati è permanente

– e ha in gran parte sostituito quello armato di wesfaliana memoria – l’intelligence economica, cifra dell’interesse nazionale contemporaneo, assurge quale mezzo di competizione e di organizzazione statale. Questa rappresenta la fusione delle competenze civili e militari in cui all’informazione aperta si abbina quella segreta, a beneficio degli attori pubblici e privati del mondo imprenditoriale. Un’intelligence economica efficace è la premessa sine qua non per poter partecipare, usufruendo in modo reale dei benefici, alla fase contemporanea della globalizzazione dei mercati, nonché l’unico modo per lo Stato e per le imprese di sopravvivere garantendosi uno sviluppo economico futuro. Essa è potere, chiave per il benessere e modalità di gestione dei nuovi equilibri planetari ”. Vedi GAISER L., (2015),

Intelligence economica, parte introduttiva.

che porterebbero ad una massimizzazione della funzione di utilità del principale viene identificato da Jensen e Meckling come residual loss(140). In questo contesto è de plano individuabile la centralità del contributo che il sistema di intelligence possa offrire al Governo al fine di massimizzare l‟uso dei poteri speciali. Tale vantaggio consisterebbe nella minimizzazione del residual loss, attraverso la costante verifica e attività di monitoraggio sulla fedeltà del management (in quanto agente) agli indirizzi prescritti dal Governo (il principale), assicurando a quest‟ultimo una puntuale informazione nei confronti di ogni comportamento che si discosti da quanto atteso. Così operando, il sistema di intelligence consentirebbe al Governo di agire in senso preventivo, ovverosia intervenendo prima che l‟eventuale “disallineamento” produca un effetto negativo sul risultato operativo dell‟azienda. Non di rado si verifica nel mondo economico-aziendale la circostanza che molte delle dichiarazioni fornite dal management verso l‟ ”esterno” contengano numerosi elementi di disinformazione finanziaria (c.d. financial deception), orientati ad impedire che le controparti (Governo, regulator ed investitori) possano dedurre il c.d.”valore interno” (inside value) dell‟azienda. Definendo con “D” il livello di disinformazione finanziaria, con “Fi” l‟inside value e con “I” il contratto, possiamo dire che “D” è correlata positivamente con la distorsione dell‟informazione che il

management (componente insider dell‟azienda) attua al fine di nascondere agli outsider

(Governo, regulator e/o investitori) la situazione reale. La generazione di disinformazione finanziaria “D”, da parte del management dell‟azienda “statale”, tanto più possibile quanto maggiore è l‟asimmetria informativa tra principale ed agente, rende il valore di mercato “Vi” (dell‟azienda o di ogni obbligazione contrattuale “I” ad essa riferita) inferiore al valore “Fi” che si avrebbe in presenza di informazione completa(141). Avremo pertanto che:

Vi = Fi + D

Da quanto detto si comprende quindi l‟importanza, da un punto di vista prettamente economico, della strutturazione di un adeguato sistema di intelligence che abbia come obiettivo primario quello di ridurre l‟asimmetria informativa tra “agente e principale”, compensando, attraverso azioni humint e techint, l‟eventuale disinformazione

(140) JENSEN M. E MECKLING W., (1976), op.cit.,pp. 305-350; IST IT UT O IT ALIANO DI ST UDI ST RAT EGICI “Niccolò Machiavelli”, (2012), op. cit., p. 13.

finanziaria da parte del management, consentendo, in questo modo, di preservare quelle linee di indirizzo aziendale del governo relative a settori “sensibili” dell‟economia nazionale (alla base dell‟impiego delle golden shares). Costituisce a sua volta un‟attività di rilievo in capo al Governo quella di definire quali attività possano essere considerate di rilevanza strategica e quindi da tutelare nei casi di “minaccia di grave pregiudizio per gli interessi essenziali del Paese”. Le modalità per effettuare una scelta non approssimativa, né eccessivamente desunta dalla pratica, devono poggiare necessariamente sulla massimizzazione del livello di benessere collettivo. Seguendo l‟impostazione di Gosselin, Leysen e Verbeke (2007)(142

), il livello di benessere di un Paese, meglio noto come Welfare Level (WL), è definito normalmente come “il grado in cui i bisogni vengono soddisfatti mediante l‟uso di risorse scarse”, rappresentando in questo modo la posizione competitiva di un Paese all‟interno dello scenario mondiale. Il criterio di frequente adottato al fine di misurare il WL nella teoria economica è rappresentato dal PIL pro capite. Tale indicatore costituisce tuttavia una “semplice” sintesi dei livelli di benessere di un Paese, assai spesso “offuscato” da poteri di acquisto differenti. E‟ quindi da attribuire a Michael Porter, professore all‟Università di Harvard, la formulazione di teorie sull‟industria e sull‟organizzazione, evidenziando come il “WL” dipenda da un combinato numero di determinanti economici, strategici e strutturali(143). Queste quattro variabili possono essere sinteticamente ricondotte a: a) le condizioni dei fattori produttivi, distinguibili tra standard e specializzati; b) le condizioni della domanda di mercato rispetto alla produzione interna di beni e servizi; c) le industrie collegate (o di supporto, ossia reti di settori); d) l‟ordine economico inteso come il quadro sociale e istituzionale nel quale il mercato funziona. Ognuna di queste determinanti è influenzata a sua volta da due ulteriori variabili: e) i fattori casuali (effetti imprevisti sulla posizione competitiva di un‟impresa, di un Paese, causati da progresso tecnologico o da improvvisa forte domanda); f) il Governo, il cui ruolo è di influenzare le dinamiche tra le determinanti a), b) e c), di rendere disponibili e mantenere le infrastrutture critiche, nonché di fornire incentivi al sistema economico attraverso l‟istruzione ed i programmi di formazione all‟imprenditorialità(144

). La capacità di creare benessere sostenibile, nel breve e lungo periodo, definisce il c.d.

(142) GOSSELIN, LEYSEN e VERBEKE, (2007), Protecting a nation’s economic potential: proposal for a

scientific research agenda, in European Journal of Information system.

(143) Cfr. PORT ER M.E., (1990), The competitive advantage of nations, in Harvard Business Review, 68(2), pp. 73-93.

Potenziale Economico (EP) di un Paese, funzione delle determinanti “Di” che

gestiscono la portata e lo sviluppo di “WL”. Nello specifico l‟impatto delle suddette determinanti di “EP” su “WL” è misurato attraverso il c.d. Grado di Impatto (π), che misura il cambiamento relativo di “WL” (da una situazione inziale rispetto al valore della determinante “Di”). In particolare è possibile operare un distinguo tra impatto di breve periodo (πst), definito come la sensibilità relativa di “WL” rispetto ad un determinante “D” e “EP”, e impatto di lungo periodo (πlt), che indica il tempo che solitamente impiega un Paese per ricostruire le infrastrutture e le strutture principali. I livelli di impatto πst e πlt identificano le determinanti strategiche “Di*” del livello di benessere “WL”, che devono essere protetti prioritariamente da minacce. Più in particolare una minaccia “X” è definibile come il calcolo probabilistico (P) che un incidente colpisca una qualunque determinante “Di”. Il livello di impatto (π) di questo incidente su “WL” sarà:

X = [ P (Di) ] [ π (Di) ]

Dalla formula è possibile dedurre come un elevato livello di impatto (π) porti ad una riduzione sostanziale di “WL” mediante una riduzione del valore di una determinante “Di” che, a sua volta, provocherà la riduzione dell‟ “EP” di un Paese. La formula di cui sopra può essere inoltre ulteriormente dettagliata tenendo conto del fatto che il grado di impatto può essere espresso sia con riferimento al breve periodo (πst), sia con

riferimento a lungo (πlt). Ne segue pertanto la possibilità di distinguere tra una minaccia a breve termine (Xst) e una a lungo termine (Xlt). Essa sostituisce il livello di impatto (π) nei suoi valori πst e πlt. La sostituzione del determinante “Di” con un determinante “strategico” “Di*” consente di definire il concetto di minaccia strategica “X*”. Una volta evidenziate le sopra citate componenti sarà possibile studiare l‟andamento della minaccia “X” in termini di una iperbole di iso-minaccia. Nel modello si ipotizza in particolare che la minaccia “X” abbia un andamento con un massimo (minaccia strategica “B*”), due sub massimi (minaccia “B”) e un minimo (minaccia accettabile). L‟impatto (π) di un incidente può essere alto o basso (con tutte le relative gradazioni del caso), così come analogamente, la probabilità “P” di un incidente può essere anch‟essa alta o bassa. L‟iperbole di iso-minaccia rappresenta il luogo geometrico dei punti su cui la minaccia [ B = π P ] mantiene un valore costante(145).

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