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Il Progetto di Pastorale giovanile Unitaria (1985)

Il 13 dicembre del 1984 il CIPG elaborò l’ipotesi di schema del documento sulla base delle osservazioni del CGXVII e XVIII, per av-viarne la stesura definitivaprevista per l’estate del 1985.71 Nel

genna-68 Cf ivi 9-10.

69 Cf Atti. Capitolo Generale XVIII 41.

70 Ivi 43.

71 Lo schema è articolato in tre parti: 1. La Missione dell’Istituto oggi; 2. Principi e

La pastorale giovanile unitaria 75

io del 1985 nella lettera inviata dalla Superiora generale, per illustrare la programmazione del Consiglio generale, troviamo già indicata una scansione di incontri a partire dai mesi di novembre-dicembre del 1985 al settembre 1986 per la presentazione del Piano di Formazione e del PPGU.72

Elisabetta Maioli ed Elba Montaldi, nuove Consigliere rispettiva-mente per la PG e per la Formazione,73 presentarono un’unica pro-grammazione, con obiettivi comuni e alcuni specifici ed avrebbero fir-mato i due nuovi documenti.

La pubblicazione del PPGU segnò una tappa importante nella vita dell’Istituto FMA, perché promuoveva la consapevolezza della dimen-sione comunitaria della misdimen-sione, esprimeva in una cultura sempre più pluralistica l’identità educativa della FMA, favoriva l’unità nel decen-tramento e concorreva ad innalzare le competenze educativo-pastorali delle comunità, delle singole educatrici e di riflesso dei laici che a diver-so titolo collaboravano nelle opere.

2.5.1. La struttura del Progetto

Nella premessa si legge che il Progetto è «un quadro di riferimento per realizzare una PG unitaria e per progettare itinerari educativi ri-spondenti alle diverse età e situazioni; strumento aperto e dinamico, che sollecita le comunità educanti a tenere presenti le finalità educative e a ricercare le modalità concrete per un’azione pastorale attenta alle esigenze dei giovani e alla realtà ambientale; mezzo di formazione pa-storale delle FMA in quanto impegna ciascuna e ogni comunità a verifi-care il proprio essere per l’educazione cristiana dei giovani».74

criteri per la nostra azione pastorale; 3. Per attuare una PG Unitaria. La versione defini-tiva avrebbe mantenuto la suddivisione in tre parti; a variare sarebbe stata l’articolazio-ne interna (cf Schema del documento. Revisiol’articolazio-ne Progetto 1, in APGFMA/PPGU/A3).

72 Cf castagno, Lettera alle Ispettrici. Allegato b, Roma, 31 gennaio 1985, in APG-FMA/Circolari 1973-1989.

73 Elisabetta Maioli attualmente risiede nella comunità di Rimini (Italia); nel Con-siglio generale è stata Consigliera per la PG e Visitatrice (1981-1990). Elba Montaldi nel 1975 venne eletta Consigliera Visitatrice e in seguito Consigliera per la Formazione (1975-1990); attualmente appartiene alla comunità Madre Mazzarello di Córdoba (Ar-gentina).

74 ciPg, Progetto 8.

76 Capitolo secondo

Il documento si articola in tre parti. La prima – La missione dell’Isti-tuto oggi – richiama gli elementi fondamentali del carisma educativo salesiano, le scelte dell’Istituto in riferimento alle esigenze culturali, alla fedeltà a don Bosco e a Maria Domenica Mazzarello e i fondamenti teologico-pastorali, che permettono di considerare l’educazione come area specifica di azione pastorale.

In questa prima parte il Progetto, collegandosi alle Costituzioni rin-novate, riafferma la missione dell’Istituto: essere risposta di salvezza alle attese delle giovani. Tale missione implica l’ascolto delle domande di tutti i giovani e, in particolare, delle giovani in un tempo segnato dalla crisi di identità della donna. Questo esige la consapevolezza della dimensione comunitaria della vocazione e impegna a promuovere co-munità educanti capaci di educare ed educarsi, di creare convergenza educativa e di coinvolgere giovani, genitori, laici.

Viene ribadita la finalità globale del progetto di educazione cristia-na: aiutare le/i giovani a raggiungere una matura identità cristiana, ad essere “ buoni cristiani e onesti cittadini”. Il Progetto riprende sinteti-camente le caratteristiche tipiche della spiritualità salesiana, già presen-tate e approfondite nel dossier sull’associazionismo delle FMA.75

L’animazione è presentata come chiave interpretativa e attualizzante del Sistema preventivo, mentre la prospettiva teologica dell’Incarnazio-ne è vista dell’Incarnazio-nel carisma salesiano come fondamento che giustifica il valore e il significato dell’educazione in ordine alla salvezza delle/dei giovani.

Nella seconda parte del Progetto – Principi e criteri per la nostra missione – sempre nell’orizzonte del carisma salesiano, sono presentati i principi che fondano e unificano la missione delle FMA nella Chiesa.76 I principi sono tra loro in rapporto circolare, perché fondati nell’unica fedeltà al mistero di Cristo, per cui essere fedeli alla persona umana è essere fedeli a Dio e essere fedeli a Dio è essere fedeli alla perso-na. I criteri che accompagnano l’azione pastorale unitaria, indicati dal Progetto, sono la centralità dei giovani, la gradualità e continuità, la responsabilizzazione e partecipazione, la convergenza degli interventi educativi, il dialogo con la cultura contemporanea e infine l’adattabili-tà, l’audacia, la creatività nelle scelte.

La terza parte del progetto – Per attuare una Pastorale Giovanile

75 Cf ivi 21-22.

76 I principi indicati sono: fedeltà ai giovani, fedeltà alla storia, fedeltà alla missione della Chiesa, fedeltà al carisma dell’Istituto, all’unità nella pluralità (cf ivi 29-31).

La pastorale giovanile unitaria 77

Unitaria – indica un iter metodologico per tradurre in pratica gli orien-tamenti esposti precedentemente. Il coordinamento viene, infine, pre-sentato come modalità adatta ad assicurare una PG unitaria e a concre-tizzare il Progetto stesso.

L’iter metodologico, ricavato dalla programmazione curricolare, è lo strumento che il Progetto dichiara più idoneo ad assicurare l’unitarietà della pastorale. Nella logica dei processi ermeneutici che pongono in dialogo la situazione socio-culturale, le domande delle/dei giovani e la finalità globale del Progetto, vengono individuati gli obiettivi generali, il metodo, le scelte educative e i criteri di verifica.

La finalità globale del progetto di educazione cristiana del carisma salesiano è riformulata e attualizzata. Al centro è posta la vita: «Fare della vita quotidiana il luogo in cui accogliere il progetto di Dio e at-tuarlo con responsabilità e gioia a servizio della comunità umana e del Regno di Dio».77

Nella relazione dinamica tra finalità del Progetto e situazione giova-nile vengono individuati due obiettivi generali: accogliere e realizzare la vita nella positiva relazione con se stessi e con gli altri, impegnarsi a costruire vita nella comunità umana secondo il progetto di Dio Signore della vita. Tutto il cammino educativo è attento a promuovere nei gio-vani la scoperta del progetto di Dio sulla loro esistenza e quindi della vocazione, che conferisce senso e pienezza al quotidiano.

Nel PPGU «l’orientamento vocazionale non è perciò un momento dell’itinerario educativo, ma un processo costante che segue lo svilup-po unitario e armonico della persona; si configura a seconda delle età e delle situazioni reali dei giovani; permette ad ognuno di assumere da protagonista la responsabilità della propria vita».78 È un orientamento continuo che si concretizza attraverso l’offerta di motivazioni per le scelte di studio e di lavoro.

2.5.2. Le scelte prioritarie e la proposta di coordinamento

Le scelte educative per mezzo delle quali il PPGU si propone di raggiungere la finalità e gli obiettivi appena considerati sono: l’anima-zione come stile educativo, la CE e il gruppo, come risposta al bisogno

77 Ivi 42.

78 Ivi 45.

78 Capitolo secondo

di comunicazione, di solidarietà, di definizione della propria identità in interazione con gli altri.

L’animazione, facendo appello alle risorse interiori della persona, attualizza il Sistema preventivo e si pone in alternativa ad una cultura, che tende al conformismo e al disimpegno. Essa è uno stile educativo che promuove la persona, favorisce l’accoglienza e la fiducia nei gio-vani, la presenza educativa amorevole, la testimonianza e la proposta di valori, la creazione di un ambiente che orienta la libertà, sostiene la responsabilità e l’inserimento critico nel contesto sociale.79

Il PPGU indica, poi, la CE come fattore indispensabile per un’effi-cace educazione. Tale scelta è motivata dalla natura stessa del processo educativo, dalla finalità evangelizzatrice del progetto, dal pluralismo delle proposte che determina nelle/nei giovani la necessità di trovare un luogo di identificazione, dall’importanza di favorire il dialogo inter-generazionale, dalla necessità di confrontarsi con tutti.

La comunità FMA, le/i giovani, i collaboratori laici, i genitori sono i soggetti della CE che il PPGU presenta e descrive nei loro ruoli e livelli di partecipazione al medesimo progetto di educazione cristiana.80

La scelta del gruppo è indicata come modalità educativa privilegia-ta, mediante la quale la persona in crescita è aiutata ad acquisire la propria identità e a riconoscere il valore degli altri, a fare un’esperien-za graduale d’impegno e responsabilità, a conoscere e sperimentare la Chiesa come comunità che annuncia, celebra e vive del Signore Gesù.

Il gruppo è espressione della vitalità e della ricchezza della CE, chiamata a offrire proposte rispondenti agli interessi diversificati di bambini, adolescenti e giovani, a valorizzare le iniziative delle giovani generazioni e il loro desiderio di stare insieme, a far crescere i grup-pi perché diventino luoghi d’impegno, di condivisione della fede, ad assicurare itinerari formativi graduali, «a favorire l’interscambio tra i vari gruppi per una circolazione e condivisione dei valori comuni della Spiritualità Giovanile Salesiana, pur nel rispetto dell’identità propria del gruppo».81

Il PPGU, dopo aver illustrato le scelte educative, propone alcuni criteri per la verifica del progetto e afferma che non basta un corretto iter metodologico di elaborazione, cioè non è sufficiente determinare le

79 Cf ivi 46-47.

80 Cf ivi 47-50.

81 Ivi 51.

La pastorale giovanile unitaria 79

mete, le scelte educative, i criteri di verifica, ma è importante individua-re «come la comunità educante può individua-realizzaindividua-re la convergenza e l’unità di interventi educativi».82

Il PPGU propone quindi il servizio di coordinamento per orientare gli educatori a promuovere una PG unitaria, rispettosa della crescita globale delle persone.

La struttura organizzativa si differenzia chiaramente da quella del Progetto presentato nel 1975 al CG XVI. Vengono, infatti, individuate due aree di coordinamento: educativo culturale, educazione alla fede.

Nella complessità dell’azione educativa si distinguono, così, interventi che sono orientati alla crescita umana, culturale, professionale delle/

dei giovani e interventi finalizzati specificamente alla maturazione della fede.

Il PPGU, presentando i diversi livelli di coordinamento, sottoli-nea che quello locale è affidato alla direttrice, chiamata a configurar-lo secondo la fisionomia della comunità e alla complessità dell’opera.

L’Ispettrice, invece, con il suo Consiglio è la prima responsabile del coordinamento a livello ispettoriale e, nell’attuazione concreta di que-sto compito, è aiutata dall’équipe che svolge un ruolo sussidiario e com-plementare.

L’équipe, guidata da un membro del Consiglio ispettoriale per as-sicurare la reciproca comunicazione, è formata da coordinatrici per la formazione e per la pastorale, che collaborano insieme all’animazione ispettoriale e alla formazione delle comunità educanti.

Il PPGU, tenendo presente la complessità e la vastità dell’impegno pastorale, suggerisce alle Ispettorie almeno due coordinatrici per l’area educativo-culturale. La stessa esigenza si pone per l’area dell’educazio-ne alla fede. Inoltre, data l’incidenza del fenomeno della CS, è pure ri-chiesta la presenza di una FMA esperta in questo campo. Il documento propone poi, in modo chiaro ed essenziale, i compiti delle coordinatri-ci di PG: assimilare la proposta del PPGU e tradurla nei vari conte-sti, assicurare la riflessione, la progettazione e la verifica, per animare adeguatamente le diverse realtà locali, qualificare a livello pastorale le FMA, perché possano animare le comunità educanti, promuovere la realtà associativa e aiutare i gruppi a convergere sulla spiritualità sale-siana, animare le iniziative vocazionali.

82 Ivi 53.

80 Capitolo secondo

Circa la configurazione del coordinamento centrale, il progetto conferma il ruolo del CIPG con alcuni elementi simili alla proposta del 1975. Ribadisce, ad esempio, che le consulenti membri del CIPG svolgono «la funzione propria degli operatori intermedi di pastorale giovanile: devono cioè saper individuare e suggerire le linee pastorali dedotte sia dalle scienze teologiche e dell’educazione, sia dal vivo dei problemi e della prassi degli educatori».83 Sono chiamate, inoltre, a of-frire alle Ispettorie un servizio di consulenza, mediante corsi, convegni, interventi in loco.

Le consulenti, a livello centrale dell’area educativo-culturale, dell’e-ducazione alla fede e del campo della CS, sono interpellate dal PPGU a collaborare con il Centro per la formazione, l’Ufficio delle missioni, l’Associazione Exallieve, a stabilire e mantenere rapporti con Centri di studio dell’Istituto, della Congregazione salesiana, della Chiesa e con altri Enti e associazioni.84

2.5 3. L’attività formativa a partire dal Progetto

Dal 9 novembre al 16 dicembre del 1985 furono realizzate quattro settimane di studio per quattro gruppi di Ispettorie, rispettivamente del contesto europeo, statunitense, africano e australiano. L’équipe del-la Formazione e il CIPG, in stretta coldel-laborazione, curarono lo svol-gimento, la proposta dei contenuti e la metodologia degli incontri.

Circa le mete da raggiungere le Consigliere e le loro équipe di lavoro proponevano, per questi raduni, un obiettivo generale – condividere e assumere operativamente le linee di formazione e di PG maturate nell’Istituto ed espresse nel Piano per la formazione della FMA e nel PPGU – e i seguenti obiettivi particolari: esplicitare il cammino forma-tivo e pastorale percorso in questi anni dalle Ispettorie e le prospettive intraviste; conoscere il Piano per la formazione della FMA e il PPGU;

riflettere su alcune tematiche particolari riguardanti la formazione e la PG; individuare possibili scelte operative a livello ispettoriale in campo di formazione e di PG; studiare le modalità più opportune per favorire e rafforzare il dialogo tra il Centro e le Ispettorie.85

83 Ivi 59.

84 Cf ivi 60.

85 Cf Maioli Elisabetta - Montaldi Elba, Lettera alle Ispettrici, Roma, 12 ottobre

La pastorale giovanile unitaria 81

Gli incontri furono articolati in modo da permettere il rilievo della situazione (idee forza, scelte operative, segni di cambio di mentalità), la conoscenza dei documenti e le prospettive operative, riguardanti le possibili scelte a livello Ispettoriale, nel confronto tra la situazione e le indicazioni dei due documenti. Circa la scelta dei contenuti da approfondire furono evidenziati quelli che erano fondamentali per la comprensione dei testi e quelli che potevano aiutare a cogliere le linee di integrazione tra le due proposte. I contenuti scelti e approfonditi per la PG furono: le scelte educative del progetto e il senso e valore dell’orientamento vocazionale. Il tema del coordinamento fu oggetto di una presentazione comune da parte delle due Consigliere.

Ad ogni Ispettoria era stato chiesto di prepararsi all’incontro con una riflessione sulla realtà ispettoriale e, in particolare, di individuare gli aspetti riguardanti la formazione e la PG sui quali l’Ispettoria aveva focalizzato l’attenzione negli ultimi tre anni, di esplicitare i problemi più importanti sui quali sembrava necessario orientare l’animazione ispettoriale.

Oltre ai raduni di Roma, nel 1986 si svolsero quattro incontri in America Latina e due in Asia.86

Le Consigliere, con le rispettive équipes di lavoro, incontrarono nell’arco di un anno le Ispettrici e le coordinatrici della formazione e della pastorale, figure chiave per l’animazione e il cambio di mentalità richiesto dai due documenti.

Al termine degli incontri, il CIPG elaborò delle importanti sintesi dei raduni di studio. Le idee forza in tutti gli incontri risultarono le seguenti: l’unità vocazionale come rinnovata consapevolezza che la for-mazione è in vista della missione tra le/i giovani e che l’elaborazione del progetto ispettoriale favorisce l’integrazione di formazione e missione;

1985, in APGFMA/Circolari 1973-1989.

86 Le sedi e le date degli incontro furono: Buenos Aires (Argentina) 17-25 mar-zo 1986 con le Ispettorie di Argentina, Uruguay, Paraguay, Cile, Bolivia; Brasile, 5-13 aprile: a questo raduno parteciparono le sette Ispettorie brasiliane; Bangalore (India) 5-13 maggio, per le Ispettorie indiane; Yamanakà (Giappone) 22-30 maggio: erano presenti le Ispettorie della Thailandia, della Cina, delle Filippine, del Giappone; S.

José di Costa Rica (Costa Rica) 15-23 settembre parteciparono al raduno le Ispettorie del Centro America, del Messico, delle Antille, del Venezuela; Bogotá (Colombia) 26 settembre - 4 ottobre: le Ispettorie partecipanti furono quelle del Perú, dell’Ecuador e della Colombia (cf castagno, Lettera alle Ispettrici. Presentazione del PF e del PPGU, Roma, 31 gennaio 1985, in ivi).

82 Capitolo secondo

la CE condizione prioritaria per l’attuazione del Sistema preventivo, luogo in cui si realizza il processo educativo e la convergenza degli in-terventi; l’animazione come stile che traduce il Sistema preventivo e favorisce la partecipazione e il pieno coinvolgimento delle/dei giovani.

Tra le scelte operative in atto nelle Ispettorie, le più menzionate fu-rono l’elaborazione del progetto educativo-pastorale, a livello locale, e del progetto ispettoriale, il coinvolgimento, attraverso commissioni o altro, di diverse FMA nell’animazione e nel coordinamento ispettoriale, la preparazione delle animatrici di comunità nello stile dell’animazione, lo sforzo di offrire una formazione per la missione e di costruire vere comunità educanti, l’attenzione ad incrementare l’associazionismo, puntando sul valore educativo del gruppo e sulla SGS, a promuovere il MGS, a qualificare i giovani animatori.

Circa il dialogo con il territorio, le Ispettorie segnalavano una mag-giore presenza nella Chiesa locale e uno studio più accurato della real-tà, in ordine a un impegno sociopolitico più concreto. Tra i problemi più evidenziati troviamo la resistenza a cambiare mentalità, l’individua-lismo che ostacola il coordinamento, la difficoltà ad animare i gruppi giovanili, a promuovere la continuità educativa, dal gruppo all’Asso-ciazione delle Exallieve, a elaborare, attuare e verificare il progetto ispettoriale, a collaborare con i laici, a costruire la CE soprattutto nelle opere più complesse. Per quanto riguarda le prospettive emerse dagli incontri, esse ribadivano le scelte già operate dalle Ispettorie. Questo indicava che le idee-forza che stanno a fondamento dei due documenti caratterizzavano la vita, la riflessione e il cammino delle Ispettorie.87

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