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Il CIPG, in collaborazione con il settore PG della Conferenza de-gli Ispettori SDB dell’Italia (CISI), nel 1989 editò uno strumento di lavoro che raccoglieva la riflessione e i contributi della settimana di formazione pastorale, svoltasi l’anno precedente a Sacrofano (Roma) dall’11 al 18 novembre 1988 con operatori di PG sul tema degli itine-rari di educazione alla fede. Il confronto e la ricerca avevano portato a elaborare un’ipotesi di percorso che era stata successivamente rivista dai membri del CIPG e dal Centro Salesiano di PG dell’Italia e che nell’aprile 1989 veniva presentata a Ispettori e Ispettrici, coordinatrici e delegati per la PG.

La proposta, in coerenza con il progetto di pastorale, intendeva sollecitare le comunità locali e ispettoriali a elaborare gli itinerari di educazione alla fede per i fanciulli, i preadolescenti, gli adolescenti e i giovani.113

Nello strumento di lavoro l’itinerario è presentato come un percor-so collegato in modo coerente a un progetto educativo e alle sue scelte di fondo. Tra progetto e itinerario esiste, infatti, una stretta relazione.

Il primo è un quadro di riferimento globale, mentre il secondo indica le tappe specifiche da perseguire nell’azione educativa quotidiana in riferimento alle diverse fasi della crescita umana.

111 Cf Maioli, Lettera all’Ispettrice all’équipe ispettoriale, alle coordinatrici di P.G., Roma, 16 luglio 1988, in APGFMA/Circolari 1973-1989.

112 Cf castagno, Relazione sull’andamento generale dell’Istituto nel sessennio 1984-1990, Roma, Istituto FMA 1984-1990, 50-51.

113 Cf Pg sdB-FMa, Itinerari di Educazione alla fede. Strumento di lavoro, Roma, Tip.

don Bosco 1989.

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Punto di riferimento qualificante per l’elaborazione dell’itinerario è la SGS che con i suoi nuclei tematici, le proposte di significato, gli atteggiamenti da assumere costituisce il quadro di riferimento temati-co.114

L’itinerario di educazione alla fede rinvia non solo a una spiritualità, a un progetto, ma anche a una CE impegnata a testimoniare i valori della spiritualità stessa, a formulare e attuare un progetto e a realizzare un percorso unitario.115

L’integrazione fede-vita, meta globale del processo, viene esplicitata nello strumento di lavoro in quattro aree – identità personale, incontro con Cristo, appartenenza ecclesiale, vita come vocazione – che si inte-grano a vicenda. Ogni area è contenuta nelle altre, ha una meta corri-spondente, dei movimenti progressivi che indicano il dinamismo dei diversi livelli di maturazione, atteggiamenti da favorire ed esperienze da proporre. La sequenza elaborata risulta, quindi, la seguente: area - meta - movimenti - atteggiamenti - esperienze.116

Lo strumento di lavoro del 1989 presentava poi una proposta per ogni fascia di età. Circa l’itinerario di educazione alla fede dei fanciul-li, puntava l’attenzione sul rapporto fanciulli-adulti.117 Il punto di par-tenza dell’itinerario è il soggetto, nella sua concreta situazione di vita.

Attraverso proposte graduali viene stimolato a sperimentare la gioia di crescere nella relazione positiva con le persone, a scoprire e incontrare Gesù come amico e come colui che insegna a chiamare Dio con il nome di Padre, a vivere l’appartenenza alla grande famiglia degli amici di Gesù e ad imparare a ricevere e a donare.

La relazione è la categoria unificante delle diverse aree dell’itinera-rio. L’attenzione è puntata sul rapporto dei fanciulli con i genitori che, quando è positivo, stimola ad allargare il cerchio delle relazioni. La sicurezza e la fiducia, sperimentate nell’ambiente familiare, vengono generalmente trasferite nel rapporto con altri adulti, con i coetanei e con Dio. La qualità delle relazioni vissute dai fanciulli favorisce, quindi, l’incontro con Cristo e l’autenticità dell’esperienza ecclesiale. Lo stru-mento di lavoro sottolineava, poi, l’importanza di mettere al centro del

114 Cf ivi 8.

115 Cf ivi 9.

116 Cf ivi 10-15.

117 Cf Id., Itinerario di Educazione alla fede per i fanciulli. Strumento di lavoro, Roma 1989, 18.

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processo la vita dei fanciulli, perché solo a partire da questa essi hanno la possibilità di compiere un vero cammino di fede.

Come aiutare i preadolescenti a dire un sì pieno alla vita è l’inter-rogativo che introduce la proposta di itinerario di educazione alla fede per questa fase evolutiva. In riferimento all’identità personale lo stru-mento di lavoro orientava a realizzare un cammino educativo con il preadolescente, per aiutarlo ad accettare se stesso, come soggetto che cambia, a vivere l’avventura della vita e a farlo non da solo, ma insieme agli altri.118 Il confronto con i coetanei e con gli adulti aiuta il preado-lescente ad andare oltre il proprio io per intravedere nuovi significati a proposito della vita e del suo mistero. Nella comunità egli si libera dalle false immagini di Dio, e in Gesù riscopre il vero volto di un Dio appassionato alla vita.

Il gruppo è luogo di amicizia, ma anche possibilità di confronto più ampio. Attraverso l’esperienza del gruppo, inserito in una comunità aperta, che celebra il Dio della vita, il preadolescente matura l’esigenza di allargare il cerchio dell’amicizia e inizia a comprendere che l’esisten-za è dono, è incontro con gli altri e con i loro bisogni. La vita viene quindi percepita come appello ad essere protagonisti nel servizio con-creto, nella solidarietà e nel perdono.119

Lo strumento di lavoro, presentando l’itinerario di educazione alla fede per gli adolescenti, metteva in evidenza la delicatezza di questa fase evolutiva e le caratteristiche fondamentali dei processi che, nella conquista della propria autonomia, l’adolescente è chiamato a vivere.

Si soffermava inoltre su alcuni fenomeni della cultura e della società complessa, che contribuiscono a rendere l’adolescente più instabile e contraddittorio: la forte spinta dei mass-media a concentrare l’atten-zione sul presente, la dissocial’atten-zione tra genitalità e sessualità, la scarsa responsabilità nelle scelte della vita quotidiana, il disorientamento esi-stenziale.120

La meta, prevista per l’itinerario di educazione alla fede, è aiutare l’adolescente a organizzare la propria vita in relazione alla persona di Cristo. Questo comporta un cammino concreto per dare un orienta-mento globale all’esistenza, per ricostruire la propria identità attorno ai valori cristiani.

118 Cf ivi 18-19.

119 Cf Pg Sdb-Fma, Itinerari 37.

120 Cf 43-44.

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Nel processo di costruzione dell’identità la domanda di senso è fon-damentale, perché innesca una ricerca che porta l’adolescente ad avver-tire il limite, la finitudine, e gli permette di arrivare alla percezione del mistero, che costituisce il suo io e la sua persona.

L’adolescente è chiamato ad accogliere la persona di Gesù, modello di uomo unificato, a impegnarsi in gesti concreti di fede, di speranza e di carità. L’incontro con Gesù richiama sempre la presenza di una comunità cristiana, che sollecita e sostiene il cammino del singolo.

Nel gruppo, piccola comunità, matura la coscienza di appartenere alla Chiesa locale. L’adolescente è stimolato a decentrare la propria esisten-za per centrarsi sugli altri, facendosi attento ai loro bisogni, a elaborare il progetto di vita e a considerare quindi la vita come vocazione.121

La formazione della persona matura nella fede è la meta a cui ri-volge l’attenzione l’itinerario per le/i giovani. In riferimento all’area dell’identità personale, lo strumento di lavoro sottolineava che l’età giovanile dovrebbe essere finalmente disponibile all’elaborazione di un organico progetto di sé e al processo di interiorizzazione e gerarchiz-zazione dei valori. Nella fase dello sviluppo giovanile, i valori religiosi vengono assunti e integrati nella personalità, oppure vengono esclusi o resi marginali.

L’itinerario, tenendo conto degli elementi appena indicati, propone percorsi attraverso i quali il soggetto assume e vive i valori religiosi, come qualcosa di strettamente connesso con la maturazione della sua personalità.

Al giovane, che si confronta con i modelli e i diversi significati offerti dall’ambiente, l’itinerario indica la persona di Gesù Cristo, come colui che può orientare e unificare la vita.122 Le/i giovani sono stimolati a vivere la sequela di Gesù nel cammino di fede, a partecipare in modo attivo e responsabile nella comunità ecclesiale, ad assumere la propria vita come vocazione e a tradurla nel quotidiano impegno di costruire il bene comune e di annunciare la buona notizia del Vangelo.123

Da questa breve analisi dei contenuti, riferiti alla presentazione degli itinerari di educazione alla fede, emerge che lo strumento di lavoro guardava con particolare attenzione alle caratteristiche delle

121 Cf ivi 62-63.

122 Cf ivi 74.

123 Cf ivi 78.

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diverse fasi evolutive e indicava con chiarezza il percorso e le mete da seguire.

È importante sottolineare che anche in Spagna SDB e FMA ela-borarono un’interessante proposta relativa agli itinerari di educazione alla fede per le diverse fasce di età; tale esperienza però non fu seguita direttamente dal CIPG.

La proposta, ancora oggi utilizzata e seguita, comprende l’arco di età 10-19 anni e si propone di formare giovani che leggono, interpretano la realtà a partire dal Vangelo, vivono nella comunità cristiana di cui si sen-tono membri attivi, coinvolti nella trasformazione evangelica della real-tà. Mira allo sviluppo delle seguenti capacità: scoprire e dar senso alla propria vita, dare ragione della propria fede, vivere i valori del vangelo, vivere la fede nella comunità, pregare e celebrare la fede, coinvolgersi nella trasformazione evangelica della realtà. Ad ogni capacità corrispon-dono tre obiettivi generali collegati alla realtà e ai bisogni d’ogni età.

L’itinerario è suddiviso in quattro tappe: Infanzia come avventura, Preadolescenza come sfida, Adolescenza come compito, Giovinezza come cammino.124

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