• Non ci sono risultati.

Una spiritualità giovanile per la vita e la speranza (1996)

La Consigliera per la PG e le sue consulenti avviarono nel dicembre del 1993 un processo di approfondimento sistematico sulla SGS che portò in un secondo momento all’elaborazione di un documento con-giunto SDB-FMA su questo stesso tema. L’iniziativa della Consigliera per la PG e della sua équipe dimostrava la coerenza rispetto agli elemen-ti di fondo indicaelemen-ti nella programmazione di inizio sessennio e raccoglie-va un’esigenza da molti avvertita: proporre una spiritualità gioraccoglie-vanile che potesse confrontarsi in modo efficace con la postmodernità.

3.3.1. Le fasi del processo

Il primo raduno di riflessione, realizzatosi a Roma a modo di se-minario, si proponeva di valorizzare le idee e le esperienze maturate a partire dal 1980. Infatti tra i materiali segnalati dal Dicastero alle parte-cipanti troviamo il dossier sull’Associazionismo delle FMA: dalla realtà educativa del gruppo alla Spiritualità Giovanile Salesiana.76

Nel secondo incontro il gruppo di lavoro stese una bozza di docu-mento che nell’agosto del 1994 fu inviata nelle Ispettorie insieme ad un questionario per verificare la comprensione del testo, la condivisione della proposta sulla SGS, il confronto con il contesto socio-culturale e l’orientamento operativo.

75 Cf Documento finale Confronto ’92, in ivi.

76 A questo raduno parteciparono Marisa Chinellato e Mary Greenan, consulenti del dicastero, e le seguenti FMA: María del Carmen Canales (Spagna), Carla Barberi, Chiara Cazzuola, Maria Antonietta Marchese, Maria Teresa Nazzari, Maria Lucia Piva, Manuela Robazza, Gabriella Scarpa, Anna Maria Zagonel (Italia), alcuni SDB, giovani adulti e rappresentanti del Dicastero SDB interessati ad approfondire la tematica e Ric-cardo Tonelli in qualità di esperto (cf McPake, Lettera alle partecipanti incontro SGS, Roma, 25 novembre 1993, in APGFMA/Circolari 1990-1996).

Una spiritualità e un movimento per le/i giovani 125

Nella lettera alle Ispettrici e alle coordinatrici per la PG Georgi-na McPake affermava: «Non si tratta di un testo definitivo ma di uno strumento di lavoro finalizzato a prendere consapevolezza, in modo più organico e unitario, di quanto abbiamo maturato in questi anni;

suscitare un confronto tra FMA, SDB, giovani adulti, collaboratori laici impegnati nell’animazione pastorale a livello ispettoriale sui contenuti della proposta; mantenere vivi i legami con tutti i membri di quel vasto movimento di giovani ed educatori che si riconoscono nella Spiritualità Giovanile Salesiana e vogliono viverla nel quotidiano proclamando con i fatti che Gesù è il Signore della loro vita».77

La Consigliera invitava poi ad accordarsi con i SDB impegnati nell’animazione a livello ispettoriale per realizzare alcuni incontri con giovani e collaboratori laici al fine di condividere le riflessioni sul testo e far emergere osservazioni e suggerimenti in base alla scheda di lavo-ro, che attraverso opportuni interrogativi aiutava a valutare la bozza realizzata.

La scheda di lavoro circa la comprensione del testo chiedeva quali contenuti del documento proposto risultassero i più urgenti ed essen-ziali, quali non chiari, quali non sufficientemente conformi alla tradi-zione spirituale salesiana. La domanda poi: «Come è possibile aiutare i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, che si ispirano ad altre spiri-tualità a sperimentare questa proposta?»78 rivelava la preoccupazione di realizzare una PG secondo il carisma salesiano in fedeltà a Don Bo-sco e Maria Domenica Mazzarello.

Le osservazioni alla bozza arrivarono entro il 31 dicembre 1994 e nella prima settimana dell’aprile del 1995 i Dicasteri FMA e SDB esa-minarono le osservazioni, che furono opportunamente sintetizzate e focalizzate. Note e suggerimenti rivelavano che il lavoro aveva destato molto interesse: non si trattava tanto di cambiare la logica del testo pro-posto, né le scelte di fondo, ma di integrare alcuni contributi pervenuti dalle Ispettorie e di trovare un linguaggio più accessibile e nello stesso tempo più accattivante.79

Nel raduno del 15 giugno del 1995 i due Dicasteri, insieme ad alcuni

77 id., Lettera alle Ispettrici, alle coordinatrici per la P.G. e alle équipes ispettoriali, Roma, 24 agosto 1994, in ivi.

78 Ivi Allegato A 2.

79 Cf id., Lettera ai membri del gruppo di lavoro SGS, Roma 29 aprile 1995, in APG-FMA/Circolari 1990-1996.

126 Capitolo terzo

delegati e coordinatrici per la PG, individuarono i criteri per procede-re alla rielaborazione del testo che fu pubblicato nell’anno successivo con il titolo: Spiritualità Giovanile Salesiana. Un dono dello Spirito alla Famiglia Salesiana per la vita e la speranza.80

3.3.2. Il documento: struttura e contenuti

Il testo si presenta come uno strumento di lavoro che offre un qua-dro di riferimento globale, in cui l’esperienza carismatica di don Bosco e di Maria Domenica Mazzarello viene riletta con le categorie teologi-che dell’Incarnazione. Il documento propone inoltre le coordinate di fondo entro cui le Ispettorie sono invitate a riscrivere la SGS in riferi-mento alle domande delle/dei giovani e al contesto socioculturale in cui sono inserite. Come destinatari dello strumento di lavoro sono indicati le FMA, i SDB, i giovani, i collaboratori laici, i membri della Famiglia Salesiana che svolgono nell’Ispettoria un compito di animazione, in-terpellati a fare opera di mediazione perché il testo raggiunga tutti i membri delle CE.

Il testo che ha lo scopo di approfondire la SGS consta di 5 capitoli al termine dei quali vengono poste delle domande per stimolare il con-fronto personale e in gruppo e, soprattutto, accrescere la consapevolez-za di un dono ricevuto gratuitamente, che si è chiamati a consegnare ad altri ricco di esperienza e di storia.

Il primo capitolo – Una storia che viene da lontano – si apre con il riferimento all’esperienza educativa di don Bosco e Maria Domenica Mazzarello. I due santi vengono presentati come educatori che seppero dare una risposta, seria e concreta, agli interrogativi dei ragazzi e delle ragazze del loro tempo. Le/i giovani che arrivavano a Valdocco o a Mornese sperimentavano un clima di spontaneità, di gioia e di festa che coinvolgeva tutti e scoprivano continuamente che don Bosco e Maria Domenica erano un dono del cuore di Dio: testimoni del Vangelo delle beatitudini. L’allegria che regnava a Valdocco e a Mornese, era il frut-to della passione di educafrut-tori ed educatrici per l’educazione cristiana dei giovani e delle giovani, per la loro crescita nella gioia, nella libertà,

80 Cf dicasteri Pg FMa-SdB, Spiritualità Giovanile Salesiana. Un dono dello Spirito alla Famiglia Salesiana per la vita e la speranza, Roma, Istituto FMA-SDB 1996.

Una spiritualità e un movimento per le/i giovani 127

nell’impegno. Era espressione di un grande amore a Dio e alla vita. Era soprattutto l’effetto di una valutazione positiva dell’esistenza in tutte le sue manifestazioni, che nasceva dalla certezza della presenza di Dio.

Il testo, dopo aver richiamato la storia delle origini del carisma sa-lesiano, focalizza lo sguardo sull’attualità, sulla domanda di vita e di felicità che continua ad interpellare quanti si impegnano a vivere il Van-gelo delle beatitudini secondo la spiritualità salesiana e richiama lo svi-luppo del MGS, come esperienza di convergenza attorno ai valori della SGS di gruppi, associazioni e singoli impegnati nei differenti ambienti.

Il secondo capitolo – Alla radice della vita cristiana – evidenzia che il progetto della SGS è radicato nella certezza della presenza di Dio e nella consapevolezza che la vita quotidiana è il luogo dell’incontro con Dio: «La constatazione della “presenza di Dio” si traduce immediata-mente nell’invito a vivere alla luce di questa presenza, riconoscendo che solo Dio è grande abbastanza da colmare la nostra sete di felicità.

Dio è amore e ci avvolge del suo amore».81 Lui stesso in Gesù si è reso solidale pienamente e completamente con l’umanità. Gesù, “buon pa-store”, svela l’atteggiamento fondamentale di Dio verso i suoi figli e sollecita ad operare nello stesso stile. Il testo ribadisce poi che la SGS, fondata sull’Incarnazione, «è una spiritualità che ama la vita: non ne ha paura né invita a fuggirla. Riconosce nell’umanità e nella vita il luogo in cui Dio si rende ancora presente e vicino a ciascuno di noi, come il Padre buono e accogliente che salva e riempie di vita».82

In questa parte dello strumento di lavoro viene riaffermata la pro-spettiva teologica, già evidenziata nel decennio degli anni Ottanta del secolo scorso da altri documenti ufficiali condivisi dalla Congregazione Salesiana e dall’Istituto delle FMA. Nel testo si legge: «Quando i

cre-81 Ivi 19. Il testo sottolinea che alla radice della vita cristiana c’è Dio, presente nella vita di ciascuno in ogni momento e in ogni avvenimento. Don Bosco e Maria Domenica Mazzarello vissero questa consapevolezza e la lasciarono trasparire conti-nuamente come certezza e come esperienza. I due Santi non si staccavano dalla loro vita per incontrare meglio il Signore. Per loro “vivere alla presenza di Dio” non voleva dire fuggire dalla vita quotidiana. Erano sicuri che Dio era presente anche nel cuore di coloro che sembravano più toccati dal male. Si univano a Dio nella gioia e nel lavoro.

L’ascesi del dovere o della bontà paziente era la loro penitenza. La loro preghiera era scuola di amore di Dio: gioia dell’incontro con una persona amata. La loro sfida fu la convinzione di poter incontrare Dio non solo nella preghiera in chiesa, ma anche nel ritmo del lavoro e della vita quotidiana.

82 Ivi 28.

128 Capitolo terzo

denti parlano dell’Incarnazione indicano prima di tutto un fatto preci-so della vita di Gesù: Dio per salvare l’uomo ha decipreci-so di farsi uno di noi ed è diventato uomo, con la collaborazione materna di Maria, in un segmento concreto di tempo e di spazio. In questo senso l’Incarnazione è solo un frammento della vita di Gesù […]. Non possiamo certamen-te isolarla dal resto della vita, come non possiamo eliminare le altre sue esperienze […]. L’Incarnazione, di conseguenza, porta alla Pasqua:

Gesù si è fatto uno di noi, per offrire ad ogni uomo ed ad ogni donna il dono della salvezza di Dio».83

Il terzo capitolo – Vivere immersi nel mistero – ricorda che per sco-prire la presenza di Dio nella vita e negli avvenimenti della storia, ci vuole uno sguardo penetrante, capace di leggere dentro la realtà e ar-rivare fino al mistero che l’attraversa: ci vuole la fede. Per chi crede, vivere nella fede non significa accettare qualcosa, ma Qualcuno. Lo strumento privilegiato per penetrare fino alle soglie del mistero, che avvolge tutti i momenti dell’esistenza, è la Parola di Dio ascoltata, cele-brata e pregata nella Chiesa: «Attraverso la sua Parola, Dio suggerisce al nostro cuore le scelte, i gesti, le parole e soprattutto i significati della nostra vita e della storia degli uomini. Ci uniamo al popolo di Dio che in tutti i tempi e in ogni parte della terra innalza a Dio inni, suppliche e ringraziamenti. Cerchiamo di rendere sempre più i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre opere simili ai pensieri, alle parole, alle opere di Gesù Cristo».84

Il capitolo richiama inoltre l’importanza dei Sacramenti, in parti-colare Eucaristia e Riconciliazione, nel sistema educativo salesiano e

83 Ivi 24. In questo capitolo è interessante notare il richiamo insistente e puntuale alla riflessione teologica e pastorale del Concilio Vaticano II: «La Famiglia Salesiana, alla scuola delle straordinarie intuizioni pastorali di don Bosco, è sempre stata partico-larmente sensibile ai modelli teologici che mettevano l’accento su quel modo di pensare Dio, che permetteva meglio di scoprirlo vicino alla nostra vita concreta, pieno di amore accogliente per i suoi figli, soprattutto i più piccoli e poveri. Certo, il volto di Dio è sempre misterioso e nessuno può pretendere di descriverlo come egli è. Alcuni modelli evidenziavano maggiormente i tratti della vicinanza di Dio; altri quelli del suo splen-dore e della sua alterità. Don Bosco ci ha insegnato a preferire i primi ai secondi. Così, quando la Chiesa del Concilio ha proposto l’Incarnazione come criterio orientatore del profondo rinnovamento teologico e pastorale della Gaudium et spes, con gioia l’abbia-mo subito fatto nostro. La “spiritualità giovanile salesiana” ha assunto le intuizioni di don Bosco, le ha meditate nell’aria fresca del Concilio e ha posto l’Incarnazione alla radice della vita cristiana» (ivi 23).

84 Ivi 38.

Una spiritualità e un movimento per le/i giovani 129

la dimensione mariana della SGS, indicando come Maria, la madre del Signore, abbia in essa un posto specialissimo.85 Maria è l’Ausiliatrice e nella Famiglia Salesiana si ricorre a lei nei momenti di difficoltà, è lei ad indicare la via da percorre, ad infondere speranza e consolazione.

Maria è Ausiliatrice perché mostra il volto di una persona riuscita e impegnata, lei «è il più bel ritratto di cristiano».86

Il quarto capitolo – Vivere la passione per il Regno – pone al centro la visione della vita cristiana come vocazione: decisione coraggiosa di de-centrare la propria esistenza verso il regno di Dio. L’esperienza di fede confessata si trasforma in un’esperienza di fede vissuta che si esprime nella dedizione a costruire il regno di Dio attraverso un coraggioso im-pegno socio-politico e nell’essere contemplativi nel quotidiano, dando cioè un profondo spessore spirituale alla propria vita attraverso la pre-ghiera.

Nel testo si legge: «Contemplare è traforare le cose per arrivare a possederle pienamente, sapendo coniugare quello che si vede e quello che resta invisibile allo sguardo distratto e superficiale. La contempla-zione non è un gesto riservato ai tempi speciali, né riguarda momenti particolari. Riguarda tutta la vita dell’uomo, perché in tutta la vita Dio è presente e lo dobbiamo scoprire ed incontrare. Chi contempla “nel”

quotidiano cerca uno spazio separato dove avvicinarsi a Dio. Chi inve-ce diventa contemplativo “del” quotidiano, riconosinve-ce la sacramentalità di tutta la sua vita. Contemplata, la vita è il nostro libro, il luogo in cui vediamo Dio, lo spazio della nostra sequela».87

Il testo sottolinea che la SGS produce unità nella diversità, promuo-ve la comunione tra SDB, FMA, le/i giovani, i laici impegnati nella mis-sione educativa e apostolica con compiti diversi e vocazioni specifiche.

Tutti però vivono un progetto comune, con uno stile profondamente unitario e con una stessa unica indivisa passione.88

L’ultimo capitolo – Una storia che continua – è un invito a continuare a scrivere la storia del carisma salesiano a partire da una spiritualità

vis-85 Cf ivi 47. 50.

86 Il documento invita a scoprire il volto di Maria di Nazaret attraverso il Magnificat:

il suo canto-preghiera, la testimonianza della sua esistenza credente. Il testo offre una panoramica sintetica dei momenti salienti della vita della Madre del Signore così come li presenta il Vangelo secondo Luca (cf ivi 48-50).

87 Ivi 69.

88 Cf ivi 72.

130 Capitolo terzo

suta a livello personale e comunitario. L’urgenza è quella di rispondere al grido più essenziale: “il bisogno di salvezza” dei giovani, che diventa appello alla responsabilità e alla solidarietà della Famiglia Salesiana.89

Particolarmente stimolanti gli interrogativi posti al termine del capi-tolo: «Come la storia di queste pagine ha suscitato l’impegno di essere un frammento molto più vivace della storia salesiana? Di quale educa-zione e/o di quali risorse ho bisogno per essere un membro più efficace nella Famiglia Salesiana? […] Come continuo a narrare questa storia per la vita e la speranza di tutti?».90

Il modello di spiritualità proposta dal documento ha il suo rife-rimento teologico in Gesù. Da questo cardine nascono alcune scelte concrete: l’attenzione alla vita quotidiana, l’educazione come servizio concreto all’esistenza delle giovani generazioni, lo stretto legame tra vita quotidiana e Sacramenti.

Documenti correlati