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la dimensione vocazionale dell’educazione

Nella tradizione dell’Istituto, la dimensione vocazionale è elemento essenziale del sistema educativo. La visione della vita come vocazione è stato un punto di confronto costante per la missione delle comunità FMA.In apertura del sessennio 1996-2002, l’Ambito propose per il conte-sto europeo una traccia di riflessione sul tema animazione vocazionale - linguaggi giovanili con l’intento di offrire nuove suggestioni e stimolare l’approfondimento di questo elemento nodale dell’attività educativa.72

Il testo orientava, anzitutto, a rilanciare l’animazione vocazionale a partire dallo stare con le/i giovani e sottolineava l’importanza di collo-carsi dentro la riflessione ecclesiale, per costruire itinerari comuni, te-nendo presente che ogni stagione dell’esistenza ha un significato voca-zionale. Rilevava pure la necessità di rinnovare le proposte vocazionali a confronto con la situazione creata dallo sviluppo della comunicazione e dalle nuove tecnologie. Invitava le coordinatrici di PG a coniugare nell’educazione il paradigma logico-razionale con quello narrativo ed emozionale, più consoni a riequilibrare i processi educativi nella cultu-ra postmoderna.

La traccia di riflessione sottolineava che l’alfabetizzazione emozio-nale è il prerequisito indispensabile per la maturazione del sentimen-to-cognizione della solidarietà. Quest’ultima nasce come capacità em-patica, cioè quando si è in grado di leggere, interpretare, dare senso alle emozioni dell’altro. Non si dà solidarietà senza la percezione delle esigenze e della sofferenza di chi ci sta dinanzi, e l’empatia si raggiun-ge conoscendo le proprie emozioni e riconoscendole nei nostri simili.

Invitava, perciò, a non lasciare al caso l’educazione emotiva perché l’in-telligenza senza cuore non diventa solo lucida e fredda, ma incapace di bene.

Il problema da affrontare era come realizzare questa alfabetizzazio-ne emozionale come condizioalfabetizzazio-ne previa alla comunicazioalfabetizzazio-ne della fede.

Tentando una risposta, la traccia proponeva di qualificare l’accompa-gnamento delle/dei giovani, l’educazione come strategia concreta per favorire la conoscenza di sé, la capacità di leggere la vita come mistero,

72 Cf id., Traccia di riflessione: animazione vocazionale - linguaggi giovanili. Contesto Europeo, Roma, 24 febbraio 1998, in APGFMA/Circolari 1996-2002.

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l’interiorità e la preghiera, la catechesi, i nuovi media come ambiente della vita giovanile.

Nella parte conclusiva, la traccia indicava esperienze nell’ambito dell’evangelizzazione, della spiritualità, dell’impegno e della solidarie-tà, della vita di comunità capaci di suscitare domande e di farle matura-re fino a discernematura-re il progetto di vita.73

Nel corso del sessennio, l’Ambito propose altre condizioni per qua-lificare ogni itinerario educativo: lo stare con le/i giovani, la presenza cordiale che testimonia, condivide e contagia a livello personale, che è capace di equilibrare socializzazione e personalizzazione della proposta nell’orizzonte della vita come mistero.

L’Ambito successivamente offrì un contributo all’elaborazione del Progetto formativo che confluì nel capitolo: Dimensione vocazionale dell’educazione.74 La mancanza di una cultura vocazionale portò a por-re l’attenzione sull’accompagnamento personale delle/dei giovani sen-za, tuttavia, trascurare o dimenticare l’esperienza di gruppo.

Sulla base dei dati forniti dalle coordinatrici di PG e da quelli di-rettamente raccolti nel contatto con i/le giovani, gli educatori e le edu-catrici, si elaborò una proposta dal titolo: “Con i giovani nel cammino della vita”.75

La riflessione sviluppata a partire da un questionario inviato alle coordinatrici di PG di ogni continente, si apriva con il racconto dell’in-contro di Gesù con i due discepoli di Emmaus, come icona ispiratrice della relazione di accompagnamento. Si soffermava, poi, sulla figura dell’educatore come presenza che motiva, sostiene, incoraggia le/i

73 Precisamente nel testo si legge: «Esperienze di evangelizzazione e di spiritualità, di incontro con Cristo attraverso la Parola, i Sacramenti, il servizio e la comunità. Espe-rienze di impegno e di solidarietà (volontariato, animazione nel territorio). EspeEspe-rienze di comunità: (vita di gruppo, condivisione con comunità salesiane, incontro con giova-ni, Movimento giovanile salesiano)» (ivi 4).

74 Cf Progetto formativo 81-96.

75 Le domande rivolte alle coordinatrici di PG erano le seguenti: Secondo l’espe-rienza pastorale quali sono gli elementi che ritieni più importanti per un accompa-gnamento che permetta ai giovani una crescita integrale? Quali sono gli elementi e le esperienze che facilitano il processo e quali lo ostacolano? Quali competenze sviluppa-re a livello personale e comunitario per l’accompagnamento dei giovani? Come l’ani-mazione vocazionale proposta dall’Ispettoria si pone in continuità con gli itinerari di crescita umana e cristiana promossi dal cammino di PG? (cf aMBito Pg, Con i giovani nel cammino della vita, in APGFMA/Animazione vocazionale).

172 Capitolo quarto

giovani nel cammino di crescita e di conoscenza del Signore Gesù.76 L’educatore/l’educatrice è un adulto che sa rinunciare ai propri schemi, si lascia meravigliare dalla novità di cui le giovani generazioni sono por-tatrici ed è capace di esprimere il proprio punto di vista senza interrom-pere o compromettere la relazione. È capace di favorire la comunica-zione tra il giovane, il gruppo e la comunità in cui è inserito ed è dispo-sto a confrontarsi con le inevitabili difficoltà che si presentano lungo il percorso: stanchezza, incostanza, mancanza di chiarezza sulle mete che si vogliono raggiungere. Amare la cultura giovanile, coltivare una sensibilità nei confronti dei linguaggi, delle diverse modalità espressive permette all’adulto di trovare un terreno comune su cui costruire una comunicazione autentica.

Il testo proponeva poi il ritratto della/del giovane, che decide di vivere in modo consapevole la propria scelta di fede.77 I percorsi che portano alla fede sono disparati. Alcuni giovani vi giungono grazie a un itinerario educativo preciso, altri attraverso la riflessione su esperienze negative, l’incontro con il limite, con il dolore (insuccessi, la morte di persone care…), il confronto con persone che conducono uno stile di vita che interpella.

La domanda esplicita di essere ascoltati e accompagnati è fonda-mentale per poter intraprendere il cammino di conoscenza e di accet-tazione di sé, per lo sviluppo dell’identità e per la maturazione della propria fede.

Ogni crescita, ogni cammino comporta il rispetto di alcune regole ed è molto importante che sia il giovane stesso a darsele; solo così esse sono sentite come significative per la propria esistenza. Il migliore iti-nerario è quello che il giovane stesso si dà e in cui riesce a coniugare la propria sensorialità (il vedere, il toccare, l’ascoltare) con il contemplare e il condividere l’esperienza di fede.

L’Ambito indicava un itinerario costituito da tre nuclei fonda-mentali: pregare giorno dopo giorno (la spiritualità del quotidiano), condividere (la spiritualità della comunione), scegliere (la spiritualità dell’impegno).78

Cuore della proposta era la relazione di accompagnamento, che si svolge nel contesto della CE, luogo di crescita e di incontro con una

76 Cf ivi 5-8.

77 Cf ivi 8-9.

78 Cf ivi 9-11.

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fede viva. Il punto fondamentale di una relazione tesa alla maturazione della fede, sia dell’adulto, che del giovane, è imparare ad agire in ac-cordo con l’azione dello Spirito Santo. Dio è incessantemente all’opera nelle/nei giovani e in chi vuole essere per loro compagno di viaggio. La significatività dell’adulto è collegata alla sua sintonia con lo Spirito di Gesù, perché è Lui il vero maestro della vita interiore che fa nuove le persone e costruisce la comunità. Importanti sono, quindi, la preghie-ra e l’invocazione fatta da entpreghie-rambi, per vivere nella fede un’autenti-ca relazione di accompagnamento e offrire un contributo positivo alla comunità. Questo riferimento costante allo Spirito permette di man-tenere viva, con gioia e responsabilità, la memoria di Gesù nella vita quotidiana. Una memoria che non è circoscritta allo “spazio del sacro”

o ai “momenti spirituali”, ma che è strettamente legata alle circostanze comuni che scandiscono la vita di ogni giorno (lavoro, studio, famiglia, amici, divertimento, impegno). Una memoria celebrata e vissuta in una comunità di fede che orienta e sostiene il cammino dei suoi membri.79

L’incontro con Cristo attraverso l’ascolto della Parola, i Sacramenti, il servizio in una comunità, il volontariato, l’animazione nel territorio, il MGS e le diverse forme associative erano le esperienze concrete indi-cate agli educatori per aiutare le/i giovani a prendere in mano il timone della loro vita.

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