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le linee orientative della missione educativa (2005)

Il testo si presenta come frutto di una ricerca fatta insieme, appro-fondita, valutata dalla CE mondiale ed è la risposta concreta alla richie-sta ripetuta e chiara che è risuonata nel CG XXI. Ad essere interpellati dalla riflessione sono tutti i membri della CE: giovani, laici e laiche educatori, genitori, comunità FMA.

Nelle LOME, la pedagogia salesiana emerge come pedagogia della felicità. Fonte della gioia è l’incontro con Gesù, Colui che è prima di tutto vita in abbondanza, che ha preso sul serio i bisogni umani: il desi-derio di star bene con la propria corporeità, con la propria mente, col proprio cuore. Anche per i non cristiani realizzare tale incontro signifi-ca sperimentare la pace, la giustizia, la misericordia che sono in Gesù.

L’incontro con Gesù è la realtà centrale del testo e viene proposto come esperienza fondamentale che dà senso alla vita.

Il contesto multiculturale e multireligioso è lo sfondo culturale su cui le LOME sono elaborate e sollecita a ripensare la presenza educati-va in tutti gli ambienti operanti nelle diverse culture. Tale orizzonte non impedisce, anzi orienta in modo nuovo l’annuncio di Gesù. Il rispetto reciproco nel dialogo ecumenico, interreligioso e con i non credenti non dispensa, infatti, dall’evangelizzazione.

Le LOME scaturiscono dalla vita, organizzano l’esperienza delle FMA e delle comunità educanti, si radicano nel processo di rinnova-mento della Chiesa, sintetizzano i processi messi in atto dall’Istituto e li rilanciano verso il futuro.

5.3.1. L’articolazione del testo e i contenuti di fondo

Il documento è costituito da sei capitoli preceduti da una dedica, dalla presentazione della Superiora generale, nel 2005, Antonia Colom-bo, e da una significativa introduzione dove si dichiarano i destinatari,

24 Cf coloMBo, La comunione è possibile. Circolare della Superiora generale, n. 864, 11 febbraio 2005.

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l’obiettivo del testo e si offre una panoramica complessiva della nuova proposta a vent’anni dalla pubblicazione del PPGU. La conclusione invita a continuare la ricerca, a tradurre le linee orientative in progetti educativi,25 a tenere conto del contesto e a rilanciare il Sistema pre-ventivo come forza carismatica, che permette di rigenerare la società a partire dalle giovani e dai giovani.

In coerenza a quanto ho già indicato nei precedenti capitoli del pre-sente studio, anche di questo documento ufficiale dell’Istituto FMA propongo una breve sintesi dei contenuti, articolati secondo la strut-tura del testo, e alcune sottolineature che, a mio parere, permettono di approfondirne lo spirito.

La chiave di lettura che viene data alle LOME si radica sulla memo-ria carismatica sorgente di speranza, d’identità e di futuro; ciò spiega perché prima della presentazione della Superiora generale e dell’intro-duzione sono evocati il sogno dei nove anni di don Bosco e la visione di Borgo Alto di Maria Domenica Mazzarello, eventi fondamentali nella vita dei due Fondatori dell’Istituto.26

Antonia Colombo, Superiora generale, nella sua presentazione esprime la certezza che il carisma salesiano può ancora oggi, a confron-to con difficoltà inedite rispetconfron-to a quelle vissute in tempi passati, dare risposta alla ricerca di senso delle giovani, dei giovani e motiva ad una rinnovata relazione con le laiche e i laici nell’orizzonte della spiritualità di comunione: «Nell’ascolto reciproco si possono scoprire percorsi di unità […]. Vogliamo realizzare insieme – giovani, FMA, laiche, laici – la parabola della comunione, lasciandoci guidare dallo Spirito».27

Nell’introduzione (nn. 1-12) è da segnalare, oltre gli elementi già indicati all’inizio del paragrafo, il tentativo di rispondere alla richiesta pervenuta dalle Ispettorie di chiarificare il rapporto missione educati-va-PG. La missione educativa, radicata nel dono carismatico, si realizza

25 Le Conferenze Interispettoriali dell’Italia (CCI) e della Spagna-Portogallo (CIEP) hanno già provveduto a elaborare tale traduzione e contestualizzazione delle LOME (cf isPettorie FMa d’italia, “Perché la vostra gioia sia piena”, Roma, Centro Italiano Opere Femminili 2008; hiJasde María auXiliadora - cieP, Proyecto Inspectorial de Pastoral Juvenil, Madrid, CIEP 2009).

26 Cf Bosco Giovanni, Memorie dell’Oratorio di S. Francesco di Sales dal 1815 al 1855. Introduzione, note e testo critico (a cura di) Antonio Da Silva Ferreira = Fonti-serie prima, 4, Roma, LAS 1991; caPetti Giselda (a cura di), Cronistoria dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, vol. 1, Roma, Istituto FMA 1976, 96.

27 loMe, Presentazione, 6.

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in una PG che promuove la crescita integrale della persona ed edu-ca all’impegno per una cittadinanza attiva. Si tratta di una pratiedu-ca che mette in rapporto azione educativa e azione evangelizzatrice, perché è Cristo il riferimento fondamentale per la costruzione della personalità e per il discernimento dei valori umani e culturali dell’ambiente. Le LOME ispirano perciò una prassi pastorale inculturata, attenta alla vita e aperta alla speranza.28

Nel corso del processo di elaborazione per approfondire questa relazione è risultato significativo il contributo di Rosangela Siboldi, docente di Teologia pastorale presso la Pontificia Facoltà «Auxilium», che, nello studio: Il concetto di Pastorale giovanile secondo alcuni docu-menti dell’Istituto FMA, afferma che, dall’analisi dei docudocu-menti uffi-ciali, la PG è intesa come «tutta la prassi messa in atto dall’Istituto per concretizzare e attualizzare la missione educativa secondo lo stile che perpetua l’esperienza spirituale vissuta a Valdocco e Mornese».29

Tale prospettiva trova riscontro anche nella visione teologica di Egi-dio Viganò, che nel 1995 dichiarava: «La nostra missione è parteci-pazione cosciente e responsabile al mistero della Chiesa nella storia, risalendo niente meno che alle missioni del Verbo e dello Spirito Santo, proprie del mistero trinitario. […] La missione continua, in Cristo e con Cristo, la legge dell’Incarnazione; si rende presente nella moltitu-dine dei popoli e nella varietà delle culture. Non cambia mai natura, ma si riveste di modalità pratiche diverse, secondo la geografia e la storia.

Qui appare immediatamente l’importante distinzione che è indispensa-bile saper cogliere tra “missione” e “pastorale”, in quanto la “pastora-le” è la concretizzazione pratica della missione».30

Dall’introduzione del testo emerge con chiarezza che le LOME sono state pensate per la formazione pastorale delle FMA e dei laici educatori/educatrici a tutti i livelli, nella logica dell’essere da cui scatu-risce il fare tra e con le/i giovani.

Il primo capitolo – Condizioni di vita in un mondo che cambia (nn.

13-27) – invita a tenere conto del contesto, a conoscere e ad appro-fondire le coordinate per una lettura critica del mondo giovanile e

so-28 Cf ivi n. 3-4.

29 siBoldi, Il concetto di Pastorale giovanile, in APGFMA/LOME/Documenti 38.

30 Viganò Egidio, L’interiorità apostolica, Leumann (Torino), Elle Di Ci 1995, 85-86. Sullo stesso tema cf id., Il progetto educativo salesiano, in «Atti del Consiglio Supe-riore» 59 (1978) n. 290, 26-28.

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prattutto a riconsiderare la presenza educativa degli adulti in quanto educatori, capaci di narrare una promessa buona sulla vita. Gli adulti, consacrate, laiche e laici sono sollecitati a prendere sul serio le sfide del-la società multiculturale, deldel-la vita paralledel-la, del mondo virtuale, deldel-la pluriappartenenza, della precarietà, della ricerca di spiritualità. Il testo, in questa parte, interpella le educatrici, gli educatori a valorizzare le risorse e a non sottovalutare le minacce che caratterizzano il contesto attuale e l’essere giovani in questo tempo.

Il dono della predilezione per le giovani e i giovani è il titolo del secondo capitolo (nn. 28-57) che pone in primo piano il compito ca-rismatico, alla luce del quale progettare e verificare l’educazione e l’evangelizzazione. La missione salesiana privilegia l’educazione di chi si trova in situazione di povertà e di rischio; per questo coinvolge tut-ti coloro che si impegnano nel promuovere la formazione integrale e assume una specificità che diventa, alla scuola di Maria, presenza che collabora con lo Spirito Santo per far crescere Cristo nel cuore delle giovani e dei giovani. La tradizione educativa inaugurata a Mornese da Maria Domenica Mazzarello e dalle prime FMA è una vera e propria

“mistagogia”, arte di condurre le persone nelle vie dello Spirito alla configurazione a Cristo. Questa tradizione è per l’Istituto FMA e per le CE una strada significativa e sempre attuale per vivere e inculturare il Sistema preventivo.

Il capitolo si presenta perciò come sintesi dinamica di memoria, identità e progetto, richiama il fondamento teologico-pastorale, il prin-cipio cristocentrico dell’Incarnazione in relazione con la teologia tri-nitaria, focalizza la logica educativa preventiva e riesprime il Sistema preventivo attraverso quattro prospettive pedagogiche, tra loro stretta-mente integrate, che evocano l’integralità di un umanesimo radicato nel Vangelo.31 Alla luce dell’Incarnazione di Cristo, la PG delle FMA pone al centro la persona in crescita, perché abbia vita in abbondanza, cioè possa maturare in tutte le dimensioni che la costituiscono.

Tale finalità si raggiunge attraverso l’integrazione delle prospettive:

culturale, che indirizza a promuovere la cultura della e per la vita; evan-gelizzatrice, che favorisce l’ integrazione tra fede ed esperienza

quoti-31 Le prospettive sono punti di vista parziali che permettono di tenere presenti la complessità e la totalità della realtà umana. Il termine esprime la dinamicità di uno sguardo ampio, d’insieme che intuisce la possibilità di futuri e positivi sviluppi ed è in questo senso che è stato scelto e utilizzato nel documento.

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diana; sociale, che orienta i/le giovani ad acquisire comportamenti che esprimono cittadinanza attiva e solidale; comunicativa, che qualifica le relazioni reciproche, intergenerazionali e permette di affrontare il cam-bio culturale provocato dalle nuove tecnologie.

Il terzo capitolo – La comunità educante (n. 58-77) – sottolinea la dimensione comunitaria della missione, ripropone elementi noti circa la CE, già presenti nel progetto pastorale del 1985, con una importan-te accentuazione circa la corresponsabilità con le laiche e i laici nella missione tra la gioventù. Il cuore della relazione FMA-laici è l’impegno reciproco di vivere la comune identità umana e la vocazione educativa e, nei contesti cristiani, la vocazione battesimale nello stile e secondo le caratteristiche del carisma salesiano.

La novità è rappresentata dalla proposta del nucleo animatore della CE costituito dalla comunità FMA, da genitori, educatrici, educatori, e giovani cristiani che cercano di testimoniare con la loro esistenza valori ispirati al Vangelo. Il nucleo animatore dinamico, sempre in crescita, è responsabile dell’annuncio esplicito di Gesù e garante dell’identità cri-stiana e salesiana dell’ambiente educativo. Nella CE aperta a persone di culture e religioni differenti, esso cerca di declinare la spiritualità sa-lesiana intrecciando radicalità evangelica e vita quotidiana. Con questa proposta il documento non indica una nuova struttura, ma sottolinea la preoccupazione di una qualificata educazione cristiana.

In ogni opera delle FMA è necessario che ci sia un gruppo, il cui compito è la rivisitazione continua dell’annuncio esplicito di Gesù e di favorire la sintesi fede-cultura-vita. Il testo auspica perciò una CE aper-ta a tutti, credenti, non credenti, fedeli di altre religioni; per questo si orienta al coinvolgimento del maggior numero dei membri della CE: si desidera, infatti, dialogare e operare con tutti alla ricerca del maggiore bene delle/dei giovani senza discriminazioni di sesso, cultura, religione, ma nello stesso tempo dare spessore alla comunicazione della fede nel Dio di Gesù Cristo che oggi, nell’attuale complessità, non può essere delegata solo alla responsabile locale della PG.

Il quarto capitolo – L’incontro con Gesù nelle esperienze di vita (nn.

78-100) – propone esplicitamente la dimensione evangelizzatrice della PG. L’annuncio introduce nel mistero dell’amore di Dio che chiama a stringere in Cristo una relazione personale con lui ed apre alla conver-sione. Non c’è contrasto tra annuncio esplicito di Cristo e dialogo con le altre religioni. Per essere corretto e autentico, il dialogo richiede una chiara coscienza della propria identità e questo permette di evitare

re-Tra continuità e novità 193

lativismo e sincretismo. L’autentica apertura all’altro comporta la con-sapevolezza di sé. La PG non si limita all’annuncio, ma accompagna le giovani e i giovani all’incontro con Gesù di Nazaret e li aiuta a maturare progressivamente la loro confessione di fede in Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. Il testo presenta la persona di Gesù come riferimento di ogni relazione interpersonale. In Lui, infatti, risplendono relazioni ricche di interiorità, reciprocità e prossimità che attingono alle sorgenti della sua figliolanza divina.

Altro elemento importante di questo capitolo è l’orientamento a progettare esperienze che educhino ad uno stile evangelico di vita.

L’esperienza è intesa come sintesi della vita orientata alla ricerca del senso dell’esistenza, come processo di unificazione tra i vari dinamismi della persona: cognitivi, emotivi, operativi, sociali, motivazionali, allo scopo di giungere a scegliere il bene e il vero, con la totalità del pro-prio essere. Diventa quindi importante saper proporre alle/ai giovani esperienze che diano criteri per interpretare il vissuto e opportunità di crescita nell’amore e nel dono di se stessi, nell’interiorità e nella pre-ghiera, nella celebrazione della Parola e dei Sacramenti, esperienze che orientino a porsi alla scuola di Maria educatrice e compagna di viaggio.

Il quinto capitolo – Strategie prioritarie (nn. 101-141) – riafferma la mentalità progettuale nella logica del processo che implica una sequen-za di passi pensati e organizsequen-zati con gradualità nel rispetto della perso-na in divenire. Le strategie scelte per orientare il cammino dell’Istituto sono: formarsi e lavorare insieme FMA e laici valorizzando lo scambio reciproco tra persone con vocazioni differenti; l’accompagnamento delle giovani e dei giovani per scoprire insieme a loro la presenza di Dio nella vita quotidiana, per sviluppare un atteggiamento positivo nei confronti del futuro e per interpretare l’esistenza come dono e compi-to; il MGS come proposta educativa dei giovani per i giovani, maturata nell’ambito della Famiglia Salesiana e come luogo di approfondimento della SGS, di coinvolgimento attivo della gioventù, di responsabilità educativa, di impegno per il bene comune, di discernimento vocaziona-le; il volontariato per educare alla gratuità, alla solidarietà, alla giustizia, alla pace per incidere sulla trasformazione della società e realizzare una convivenza solidale; il coordinamento per la comunione, nella logica del Progetto formativo e con alcune importanti specificazioni riguar-danti il campo della pastorale.

Il sesto capitolo – Pedagogia d’ambiente (nn. 142-181) – presenta i criteri ispirati al Sistema preventivo che qualificano l’ambiente

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cativo salesiano. L’ambiente è via pedagogica privilegiata, mediazione tra i valori radicati nel Vangelo e il contesto socioculturale, luogo per rivivere l’esperienza carismatica delle origini, spazio in cui le giovani e i giovani progettano la vita, sperimentano la fiducia e fanno esperienza di gruppo.

L’attenzione ai diversi contesti e alla realtà giovanile caratterizzata da cambiamenti continui comporta la proposta di una pluralità di am-bienti e il sorgere di opere innovative. Il testo descrive brevemente le caratteristiche di alcuni ambienti educativi e le sfide del tempo attuale che li interpellano.

5.3.2. La relazione con il Progetto formativo

I diversi capitoli delle LOME sono permeati dalle convinzioni as-sunte dall’Istituto attraverso il Progetto formativo, espresse in partico-lare dalle strategie formative.32

Anche dalle LOME la formazione degli adulti è riconosciuta fon-damentale; nel testo infatti si afferma che nell’attuale momento storico appare urgente dare la priorità alla formazione delle educatrici e de-gli educatori.33 La scelta della formazione permanente è ribadita come chiave per affrontare l’odierna cultura complessa, frammentata e in continua evoluzione.

Gli adulti sono interpellati come comunità e, soprattutto, come pre-senza educativa che aiuta le/i giovani a scoprire il cammino che condu-ce alla maturità umana e cristiana, e a individuare nella trama della vita quotidiana la propria vocazione.

Curare e far crescere la dimensione vocazionale della missione edu-cativa è una priorità e un’urgenza, se si vuole manifestare nella Chiesa il modo tipico dell’Istituto FMA di dare risposta ai bisogni delle/dei gio-vani mediante una PG specifica. Se si legge il testo delle LOME a partire da questa ottica, ci si rende conto dell’importanza per ogni FMA e CE di curare e far crescere la dimensione vocazionale perché nel quotidiano essa sia mediazione formativa e luogo di crescita nella santità.

32 Il Progetto formativo delle FMA indica come strategie le seguenti: la formazione permanente, la dimensione vocazionale della missione educativa, il coordinamento per la comunione (cf Progetto formativo 36-37).

33 Cf LOME n. 8.

Tra continuità e novità 195

Sia dal Progetto formativo che dalle LOME emerge con chiarezza la visione evangelica della vita come dono e come risposta a una chiamata.

Nei due testi il riferimento alla vita è continuo, essa viene presentata come bene ricevuto che tende per sua natura a donarsi.

La missione educativa dell’Istituto richiede una PG fedele al dono di predilezione per la gioventù, secondo la carità del Buon Pastore vis-suta da don Bosco e Maria Domenica Mazzarello. La PG è completa ed efficace solo quando la dimensione vocazionale che la caratterizza è chiaramente esplicitata. Nel Progetto formativo si afferma la necessità di operare tenendo sempre presente il disegno di Dio sulle persone e nelle LOME si afferma che gli adulti, membri della CE, sono interpel-lati a promuovere, con la loro testimonianza di vita e con i processi edu-cativi che attivano, una cultura vocazionale che conduca alla scoperta dell’esistenza come dono e come progetto.34

Si tratta di accompagnare le giovani generazioni nell’itinerario che conduce alla sintesi fede–vita e che culmina nella personalizzazione del-la fede stessa. L’accompagnamento dei giovani, delle giovani costituisce perciò un altro elemento di continuità tra i due testi, che interpella le educatrici e gli educatori ad abilitarsi a svolgere tale compito. L’accom-pagnamento è «regalo pedagogico da offrire ad ogni ragazza, ragazzo, a livello personale e di gruppo, perché sviluppi le sue potenzialità e arrivi a dare orientamento e senso alla propria vita».35

Le LOME rimandano alle fonti salesiane dell’accompagnamento, riprendono elementi di tale relazione già indicati dal Progetto formativo e propongono alcune indicazioni metodologiche.36

Altro punto di forte connessione tra i due documenti è la scelta della strategia relazionale del coordinamento per la comunione. Leggendo il testo delle LOME ci si rende conto che il coordinamento non è solo una strategia ma, nella linea del Progetto formativo, lo stile di anima-zione che connette l’opanima-zione carismatica e il pluralismo di una prassi legata a differenti contesti culturali. Con la scelta del coordinamento per la comunione l’Istituto FMA attiva la dinamica del potenziamento delle persone permettendo alle stesse di esprimersi, di sviluppare ener-gie e competenze.

34 Cf Progetto formativo 36-37; LOME n. 100.

35 coloMBo, I giovani ci interpellano. Circolare della Superiora generale, n. 823, 24 settembre 2000.

36 Cf Progetto formativo 90-93; LOME nn. 110-123.

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La mentalità del coordinamento cresce nella misura in cui migliora la progettualità, si intensificano i processi educativi e si cercano moda-lità adeguate per rispondere alle necessità delle/dei giovani. Il coordi-namento privilegia il coinvolgimento delle persone, lo scambio delle risorse e l’animazione nella corresponsabilità nelle relazioni tra FMA, giovani e laici. A livello locale, ispettoriale, internazionale mira a coin-volgere le persone in una metodologia circolare che favorisce lo scam-bio delle risorse e la creatività nella ricerca dell’unità. Il coordinamento è perciò concepito come strategia che orienta, guida e dà efficacia alla comunione, alla formazione e alla missione.37

Le LOME indicano un coordinamento nella prassi pastorale fles-sibile e aderente alla situazione dei differenti contesti, risulta perciò superata la proposta del PPGU del 1985 che individuava due aree di coordinamento – educativo culturale e dell’educazione alla fede – tra loro distinte, ma non separate. L’accento è posto sui criteri e non tanto sulle forme perché «non esistono le stesse strutture a livello locale e ispettoriale, ma qualunque sia il modello di coordinamento scelto, esso comporta la collaborazione di FMA, laici, laiche e l’interazione tra i diversi Ambiti di animazione».38 Fondamentali sono perciò le persone che nella comunità locale, ispettoriale, mondiale assumono il servizio del coordinamento. Nel testo si legge: «Il coordinamento pastorale, ai diversi livelli, è affidato a una specifica figura-chiave, la Consigliera, la coordinatrice/il coordinatore (FMA o laico/laica) della pastorale gio-vanile o a una Commissione, chiamata a promuovere la qualità della pastorale». […] Le figure-chiave sono i perni fondamentali di questa condivisione dinamica, creativa e flessibile. Esse coordinano e animano dall’interno, mantenendo costante l’attenzione agli obiettivi che ci si prefigge e favorendo il collegamento tra i diversi livelli di animazione,

Le LOME indicano un coordinamento nella prassi pastorale fles-sibile e aderente alla situazione dei differenti contesti, risulta perciò superata la proposta del PPGU del 1985 che individuava due aree di coordinamento – educativo culturale e dell’educazione alla fede – tra loro distinte, ma non separate. L’accento è posto sui criteri e non tanto sulle forme perché «non esistono le stesse strutture a livello locale e ispettoriale, ma qualunque sia il modello di coordinamento scelto, esso comporta la collaborazione di FMA, laici, laiche e l’interazione tra i diversi Ambiti di animazione».38 Fondamentali sono perciò le persone che nella comunità locale, ispettoriale, mondiale assumono il servizio del coordinamento. Nel testo si legge: «Il coordinamento pastorale, ai diversi livelli, è affidato a una specifica figura-chiave, la Consigliera, la coordinatrice/il coordinatore (FMA o laico/laica) della pastorale gio-vanile o a una Commissione, chiamata a promuovere la qualità della pastorale». […] Le figure-chiave sono i perni fondamentali di questa condivisione dinamica, creativa e flessibile. Esse coordinano e animano dall’interno, mantenendo costante l’attenzione agli obiettivi che ci si prefigge e favorendo il collegamento tra i diversi livelli di animazione,

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