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la missione in relazione alle nuove esigenze giovanili

In preparazione al CG XIX le Ispettorie erano state invitate a ricon-siderare la missione in relazione alle esigenze dei giovani, in particolare

cf lyotard Jean François, La condizione postmoderna. Rapporto sul sapere [Titolo ori-ginale La condition postmoderne - traduzione dal francese di ForMenti Carlo] = Idee, Milano, Feltrinelli 19948; Penati Giancarlo, Contemporaneità e post moderno. Nuove vie del pensiero? = Problemi del nostro tempo 81, Milano, Massimo 1992.

3 Per un approccio sintetico cf centrodi educazionealla Mondialità, Per una pedagogia narrativa. Riflessioni, tracce, progetti = Mondialità, Bologna, EMI 1996, 40-52.

4 La narrazione, metodo comunicativo particolare, cerca di raggiungere la glo-balità a partire da qualche frammento significativo, propone un modello linguistico in cui l’interlocutore si sente coinvolto nella proposta. Si distingue dagli altri modelli comunicativi per la forma in cui viene espressa la comunicazione (prevale il linguaggio evocativo performativo), per la sequenza temporale (l’evento narrato, anche se è un fatto del passato, risulta sempre contemporaneo all’atto narrativo) e soprattutto perché la narrazione non è mai un semplice ricordo, ma è impegno a far emergere significati nuovi nel presente attraverso l’azione (cf tonelli Riccardo - gallo Luis - Pollo Ma-rio, Narrare per aiutare a vivere. Narrazione e pastorale giovanile, Leumann [Torino], Elle Di Ci 1992, 9).

Una spiritualità e un movimento per le/i giovani 103

delle giovani donne, agli orientamenti della Chiesa impegnata a realiz-zare una nuova evangelizzazione, in seguito alle rapide trasformazioni dei contesti socioculturali, e a fare proposte concrete di cambiamento di fronte alle sfide lanciate all’educazione cristiana dalla CS.5

Circa la PG i capitoli ispettoriali evidenziavano la necessità di un nuovo stile anche per favorire nelle giovani la disponibilità alla voca-zione salesiana, indicavano perciò il bisogno di ripensare la pastorale in chiave specificamente vocazionale.6 Venivano inoltre rilevate altre difficoltà, come la fatica nella progettazione degli interventi educati-vi, nell’elaborazione degli itinerari di educazione alla fede stimolati dal PPGU, il debole coinvolgimento della CE e delle/dei giovani nell’ela-borazione del progetto educativo-pastorale.

Diverse Ispettorie ponevano una concreta problematica: come ren-dere i gruppi giovanili luoghi di evangelizzazione e di educazione?

Come coniugare in essi attività e formazione?7

Alcuni Capitoli ispettoriali mettevano in risalto «la difficoltà a pas-sare dal piano teorico a quello pratico, promuovendo concretamente l’educazione come parte integrante dell’evangelizzazione; la fatica a co-ordinare le diverse iniziative realizzate nel campo dell’educazione attra-verso l’elaborazione di progetti pastorali unitari e unificati; la tendenza a privilegiare in modo unilaterale l’educazione o l’evangelizzazione».8

Tra le proposte che toccavano direttamente la PG alcune evidenzia-vano la necessità di assumere una mentalità progettuale per arrivare a elaborare progetti aderenti ai bisogni della realtà giovanile, altre sottoli-neavano l’importanza di ripensare il progetto a partire dall’elaborazione di itinerari educativi graduali e differenziati, di incrementare il MGS, di operare un migliore inserimento nella PG ecclesiale, di ripensare il ruolo del CIPG. Numerose erano poi le proposte che esprimevano la necessità di riconsiderare a tutti i livelli e in modo speciale nell’azione educativo-pastorale il fenomeno della comunicazione.9

All’apertura del CG XIX la Superiora generale, Marinella Castagno, nella sua relazione sull’andamento del sessennio 1984-’90 affermò che

5 Cf istituto Figliedi Maria ausiliatrice, Sintesi delle relazioni dei capitoli ispet-toriali e di visitatoria, Roma, Istituto FMA 1990, 19-22.

6 Cf ivi 162.

7 Cf ivi 102. 153.

8 Ivi 187.

9 Cf ivi 251. 264.

104 Capitolo terzo

l’Istituto aveva camminato sulla strada di una maggiore unità vocazio-nale. Risultava rafforzato il senso di appartenenza, più viva la consape-volezza di essere un Istituto mariano, più forte la spinta missionaria che aveva portato le comunità ad accrescere la solidarietà verso la gioventù povera e a rischio e ad avviare istituzioni educative particolarmente qualificate per la prevenzione del disagio giovanile.10

Le Ispettorie che avevano riflettuto seriamente sulla prospettiva di dare opportunità di nuovo protagonismo alle giovani generazioni ave-vano aperto le case al territorio e organizzato attività promozionali in periferia per raggiungere la gioventù più in difficoltà. Il moltiplicarsi di queste opere aperte alle nuove povertà di bambine/i, adolescenti e giovani era un chiaro segnale di un rinnovato slancio missionario che urgeva continuare.11

Altri segnali di vivacità erano le associazioni di volontariato nate in seno all’Istituto, il Volontariato Internazionale Donna e Sviluppo (VI-DES) e Madreselva (Madrid, Spagna), che già nel 1990 coinvolgevano un numero notevole di giovani, e il consolidarsi del MGS grazie all’ap-profondimento della spiritualità salesiana. Grandi passi erano stati fatti anche in merito all’apertura nei confronti della comunità ecclesiale e alla collaborazione con i diversi organismi della Chiesa locale.12

Con il CG XIX dal tema: «Educare le giovani: apporto delle FMA a una nuova evangelizzazione nei diversi contesti socioculturali», l’Istituto procedeva con rinnovata consapevolezza nella scia del cammino eccle-siale e sociale proiettato verso il terzo millennio.13

Nella preparazione al Capitolo le comunità delle FMA erano state infatti invitate a riflettere su come presentare il messaggio cristiano in una società sempre più indifferente, secolarizzata, e come educare le giovani ad essere fermento di vita cristiana in tale contesto.

Il CG XIX si proponeva perciò di approfondire la responsabilità di essere nella Chiesa comunità di donne consacrate all’educazione delle giovani, per attuare coraggiosamente i cambiamenti richiesti dalla nuo-va enuo-vangelizzazione.14

10 Cf castagno, Relazione sessennio 1984-1990, Roma, Istituto FMA 1990, 40.

11 Cf ivi 52.

12 Cf ivi 49-52.

13 Cf Atti. Capitolo Generale XIX (Roma 19 settembre - 17 novembre 1990), Roma, Istituto FMA 1990, 13.

14 Cf l.cit.

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Fortemente avvertita era la sfida educativa posta da un contesto so-ciale nel quale stavano a poco a poco tramontando i valori della moder-nità e in cui, a causa dell’esplosione del fenomeno della comunicazione-informazione, si stavano profilando nuovi orizzonti culturali.

La Spiritualità del Magnificat scaturì dalla riflessione capitolare come il nucleo centrale per l’impostazione di un nuovo cammino di approfondimento dell’identità femminile e mariana della vocazione delle FMA. Le deliberazioni prese in sede capitolare orientarono le Ispettorie a elaborare itinerari formativi per aiutare le FMA a vivere la spiritualità mariana a partire dal Vangelo, a scoprire i semi del Verbo presenti nella storia e a impegnarsi nell’annuncio-denuncia di quanto ostacola la qualità della vita umana. Il CG XIX invitò quindi a ripen-sare il cammino formativo delle FMA e l’educazione delle giovani alla luce di una nuova valorizzazione della femminilità.15

Il Capitolo, sottolineando l’apporto di Maria Domenica Mazzarello al carisma dell’Istituto, richiamava la necessità di lasciarsi illuminare dall’esperienza delle origini,16 in modo da qualificare meglio la comuni-cazione educativa; inoltre orientava a far sì che la scelta delle/dei giova-ni poveri divegiova-nisse il criterio di rinnovamento delle opere.

Elementi particolarmente importanti scaturirono dalle linee ope-rative legate alla terza prospettiva:17 intraprendere con coraggio la via dell’inculturazione della fede, assumere e valorizzare i nuovi linguaggi culturali, educare le giovani alla solidarietà, in un’effettiva correspon-sabilità con i laici.18

Il CG XIX, considerando la grande sfida posta dalla cultura della comunicazione sociale, sentì l’esigenza di intensificare l’impegno edu-cativo in questo ambito e a tale scopo deliberò che nel Consiglio ge-nerale fosse presente una Consigliera per la CS.19 In seguito furono modificati gli obiettivi della rivista DMA per affrontare le esigenze e i problemi di una cultura che si andava sempre più connotando sulle logiche della comunicazione-informazione e che di fatto faceva sentire

15 Cf ivi 73.

16 Cf séïde, Il Sistema preventivo 328.

17 La terza prospettiva era così formulata: «Sollecitate dall’urgenza della nuova evangelizzazione, impegnate nella realtà sociale ed ecclesiale, intraprendiamo vie nuo-ve per l’educazione delle giovani maturando con loro una mentalità rispettosa della dignità della persona umana e aperta alla cultura della vita» (Atti. CG XIX 76).

18 Cf ivi 77.

19 Cf ivi 78-79.

106 Capitolo terzo

il suo influsso sul modo di concepire i processi educativi.

Le capitolari avevano messo in evidenza che DMA era uno stru-mento di collegastru-mento importante tra le diverse realtà dell’Istituto, ma notavano che non raggiungeva pienamente gli obiettivi formativi che la redazione e la Consigliera per la PG auspicavano.20

Alla conclusione del CG XIX la direzione della rivista dal CIPG passò alla Consigliera per la CS che, in risposta alle richieste dell’assem-blea capitolare, nel febbraio del 1991 diede inizio ad uno studio per la revisione globale della rivista.21

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