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Improvvisazione e formazione: la funzione pedagogica del teatro, di Maria Rita Mancaniello

SPAZIATORE

Il presupposto di partenza di qualsiasi riflessione sulla formazione, ci chiede di porre al centro dell’intervento formativo il soggetto e le sue potenzialità di apprendimento, che gli permettono lo sviluppo della conoscenza attraverso l’entrata in contatto, la elaborazione e la trasformazione dei segni e dei saperi propri dell’ambiente in cui vive. L’intervento formativo, poiché ha come fonte di conoscenza il rapporto del soggetto e del contesto di vita, genera apprendimenti realmente significativi se riesce ad essere frutto di una esperienza che non presenta continuità rispetto alle precedenti. Ogni individuo nel momento in cui intraprende un’esperienza di formazione formale, è portatore di un bagaglio di saperi impliciti ed informali derivanti dalle esperienze pregresse; questo modello induce a creare situazioni didattiche coinvolgenti ed aperte al nuovo, anche attraverso esperienze di costruzione collettiva delle conoscenze dove apprendimenti generati in un contesto personale divengono patrimonio per costruire nuove relazioni intragruppali.117

L’utilizzo della metodologia dell’improvvisazione teatrale in ambito formativo e nello specifico, nella formazione continua in ambito aziendale, è sicuramente di grande valore sia per la conoscenza dei propri potenziali e lo sviluppo delle proprie capacità di reazione di fronte all’imprevisto, sia per costruire relazioni e azioni interdipendenti e sistemiche, sia per la gestione delle situazioni che richiedono lucidità di intervento, sia per lo sviluppo delle abilità nell’uso dei linguaggi complessi118.

L'Improvvisazione teatrale è un metodo utilizzato dagli attori di teatro dove i soggetti non seguono un testo già definito, un canovaccio di contenuti e storie da mettere in scena, ma recitano improvvisando in base a quelle che sono le sollecitazioni che vengono offerte o

117

Cfr Maria R. Strollo, “I modelli della formazione”, in V. Sarracino, La formazione, Napoli, Liguore Editore, 1997.

118

Cfr. R. Borgato, P. Vergnani, Teatro d'impresa - Il teatro nella formazione: dalla teoria alla pratica, Franco Angeli, Milano, 2007.

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richieste da un agente esterno e ogni elemento comunicativo, siano essi parole o movimenti, non è né formalizzato né ideato precedentemente. L’arte dell’improvvisazione è all’origine dello stesso concetto di teatro e la dimensione dell’improvvisare è da sempre una componente fondamentale delle forme teatrali, in quanto il teatro è sempre stato il luogo ideale e primario in cui l’uomo sviluppa le proprie creatività e capacità relazionali. Lo troviamo già dai tempi più antichi: la Commedia greca, le Atellane e le Satire del teatro pre-latino e latino, sono veri e propri spettacoli improvvisati, così come era per il Giullare nel Medioevo, attore poliedrico, capace di danzare, cantare, recitare poesie e creare col pubblico momenti di pura improvvisazione.

Le improvvisazioni costituiscono, nell'arte della recitazione, le varianti al copione e/o al canovaccio apportate dagli interpreti e non contenute nel testo. Fin dalla commedia greca di Aristofane abbiamo tracce di questa tecnica, legata principalmente alla commedia ed al teatro popolare. Ereditata e sviluppata dal teatro latino con Plauto e con gli attori/istrioni, la tecnica dell' improvvisazione toccò il suo apice evolutivo nella Commedia dell'Arte, tanto da diventare, con l'uso del canovaccio, la caratteristica fondamentale della tecnica recitativa degli attori professionisti.

In Italia fu poi usata nell'avanspettacolo e nel teatro di rivista da grandissimi interpreti quali Ettore Petrolini, Totò, Macario, Nino Taranto, Eduardo e Peppino De Filippo, Carlo Dapporto, ecc. ed è rimasta legata al teatro più vicino alla tradizione popolare e a quello dialettale119.

Le principali caratteristiche dell'improvvisazione teatrale hanno una valenza significativa nella formazione del soggetto. Dimensioni complesse che agiscono nella direzione dello sviluppo di potenziali utili all’individuo per instaurare relazioni positive con l’ambiente e per accrescere la capacità di interagire con gli altri120.

L’azione svolta nell’ambito dell’improvvisazione permette di sollecitare l’acquisizione di competenze comunicative e relazionali basate sull’ascolto e sulla sintonia emotiva, di costruire una interazione e una dinamica costruttiva con l’altro, di affidarsi alla propria creatività, di saper accogliere e gestire il rischio121.

La metodologia dell’improvvisazione ha un intrinseca capacità pedagogica, poiché permette al soggetto di far emergere in modo immediato e spontaneo, aspetti profondi del proprio essere e del proprio sentire ed, alloro stesso tempo, stimola alti livelli di relazionalità con l’alterità. Un processo circolare che permette la formazione all’ascolto, all'attenzione a ciò che succede dentro e fuori di lui, alla tolleranza della frustrazione, al trasformare lo spiazzamento provato di fronte all’inaspettato attraverso la costruzione di una soluzione non precedentemente prevedibile, a saper adattarsi e decidere rapidamente di fronte a situazioni impensabili. Una buona relazione intersoggettiva costituisce la base del benessere per i soggetti in gioco e quando diventa il reale luogo della sperimentazione del dialogo e del confronto, consente la formazione del senso di appartenenza a quel determinato contesto e alle sue finalità e si pongono le premesse perché il soggetto si senta sempre più coinvolto nella collettività che lo circonda, avviandosi ad una attiva partecipazione alla vita aziendale con una propria competenza relazionale e una significativa consapevolezza individuale122.

Nel momento della performance, il soggetto si trova protagonista di un proprio agire e pensare insieme agli altri, si confronta e si armonizza con lo sguardo e il punto di vista

119

Cfr. C. Molinari, Storia del teatro, Laterza, Bari, 2008. 120

Cfr. M. Berlino, A. Notarnicola, Helping, formazione e teatro. L'approccio Centrato Sulla Persona, Franco Angeli, Milano, 2004.

121

Cfr. Johnstone, K., Impro. Teorie e tecnica dell’improvvisazione. Dall’invenzione scenica a quella drammaturgica,, Dino Audino Editore, Roma, 2004.

122

Cfr. C. Piccardo, F. Pellicoro, L’organizzazione in scena. La metafora teatrale tra formazione e sviluppo organizzativo, Raffaello Cortina Ed., Milano, 2008.

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dell’altro, si trova a gestire e padroneggiare il proprio corpo che diviene strumento privilegiato per l’espressione, ma allo stesso tempo, utilizza conoscenze e saperi cognitivi complessi, che lo rendono maggiormente consapevole di sé, delle proprie capacità e delle proprie potenzialità.

Il teatro è un’arte in cui si sviluppa una forma di vita, una esperienza simulata che però sviluppa emozioni e sensazioni proprie della vita stessa. Un’arte poetica che diviene realtà concreta, dove si crea, si costruisce, e ciò che prende forma – attraverso la parola, il gesto, il movimento – è sempre qualcosa di nuovo, un quid che ha lo stesso sapore della vita. Improvvisare sul palco diviene soprattutto un tempo e un luogo dove sperimentare le complesse dimensioni del sé soggettivo e del sé sociale, interagendo con altri da sé che, attraverso la dinamica e la circolarità comunicativa, riescono a comunicare al pubblico e agli osservatori, il valore dell’ascolto, il gusto dell’attenzione ai piccoli gesti, il piacere dell’armonia e del reciproco comprendersi e del sostenersi vicendevolmente123.

Nell’improvvisazione vi è un atto formativo anche verso chi ha il ruolo di spettatore. Poter osservare lo svilupparsi di una storia creativa e vedere come, anche senza una concertazione cognitiva e una costruzione di significati comuni determinati da una interazione dialogica, ci si può non solo capire e comprendere, ma anche ideare e creare insieme, dando vita ad un piacevole, interessante e, spesso, divertente, atto squisitamente formativo. In questo tempo il soggetto che osserva percepisce il valore della relazione e dell’interazione fondata sulla sinergia di corpo, mente e obiettivi da realizzare. Motivo per cui l’improvvisazione tra pochi apre alla partecipazione di tutti: da una parte attiva, per coloro che sono sulla scena dall’altra mediata dal piacere e dall’interesse suscitato, per coloro che la guardano. Emozioni che entrano in dinamica, offrendo esperienze di immedesimazione, condivisione, empatia, attivando anche nell’osservatore una attività creativa e di coinvolgimento.

L’improvvisazione nel campo della formazione non è ancora stata letta nel potenziale che può avere, poiché la progettazione e la programmazione delle attività di formazione spesso si basano su una alta intenzionalità degli obiettivi e il docente tende a utilizzare metodologie che siano maggiormente controllabili non solo in ciò che è intrinseco nello stesso potenziale metodologico, ma anche nel processo di realizzazione124.

Chiaramente qui non si ritiene che debba essere il docente o il facilitatore di un processo formativo colui che improvvisa, ma la metodologia con cui offrire stimoli e percorsi di formazione ben definiti e strutturati. Questo non toglie che anche il docente debba avere competenze di questo tipo, qualora il gruppo che si trova di fronte si pone in una difficile condizione di accoglienza delle attività proposte da chi è il responsabile del processo. In questo caso anche lo sguardo di chi ha il compito di gestire il contesto educativo deve sapere anche improvvisare, cioè deve avere uno sguardo capace di misurarsi con l’imprevisto e l’imprevedibile, dimensione dell’essere di chi non ha paura dei propri limiti, di chi sa confidare sulle proprie risorse.

L’improvvisazione teatrale, in verità, è proprio il contrario dell’approssimazione, perché associa alla preparazione personale un lungo lavoro di autoformazione su di sé. Il formatore, così come chi è in formazione, attraverso l’improvvisazione ha la possibilità di accrescere la propria capacità di ascolto e di comunicazione verso l’ altro, utilizzando il proprio corpo e la propria voce, tutti i sensi, dentro un’ attenta regia degli spazi, dei tempi, e del proprio stile comunicativo, che, attraverso l’incontro dell’altro, si apre ad una continua trasformazione.

Ciò che si rivela sempre una scoperta è che, quando si comincia ad improvvisare, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, ovvero di non saper cosa dire o fare, ci si rende conto di quando si abbia bisogno di esprimersi e di come, anche con poche sollecitazioni e nessun oggetto a disposizione, si crei un dialogo ampio e denso tra i partecipanti all’azione

123

Cfr. F. Burroni, Match di improvvisazione teatrale, Dino Audino ed., Roma, 1999. 124

Cfr. M. Buccolo, La formazione va in scena. La progettazione dei processi formativi attraverso la metodologia del teatro d’impresa, Laterza, Bari , 2008.

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teatrale. In tal modo le scene finiscono per durare troppo a lungo e spesso si rischia che venga sacrificato lo sviluppo della trama di base a causa degli “incidenti” comunicativi che sopravvengono. Durante l’improvvisazione emerge a chiare note come, nella nostra quotidianità lavorativa, si sia spesso poco attenti ai messaggi che ci vengono offerti, così come si abbia ripetutamente la tendenza a parlare sopra gli altri, a portare avanti solo il proprio punto di vista, il proprio messaggio, mostrando una certa difficoltà a sacrificare quello che si sta per dire alle parole dell'interlocutore, e perfino per dargli sostegno quando si sente in difficoltà. Interessante risulta l’analisi delle dinamiche che si sono create in scena, per far emergere quanto spesso nei dialoghi il soggetto tende ad allontanarsi dall’obiettivo della comunicazione e quanto sia difficile rimanere centrati sulle questioni da affrontare, senza divagare o lasciare il dominio dell’immaginazione sulla realtà125.

Un corso di formazione basato sull’improvvisazione teatrale permette lo sviluppo di determinate competenze. La consapevolezza di sé e del gruppo, la gestione dei tempi e degli spazi, l’ascolto individuale, di gruppo e di situazione, lo capacità di riconoscere le proprie creatività ed espressività, il saper affrontare e risolvere i problemi e le situazioni impreviste, la rapidità nell’ interpretare e rispondere agli stimoli, il saper assumere rischi e responsabilità, sono tutti elementi che si ritrovano nella formazione con un tale metodo di lavoro126.

L’improvvisazione richiede, infatti, velocità e flessibilità di pensiero, capacità di cambiamenti anche istantanei nella direzione presa, apertura mentale, abilità mnemoniche, assenza di pregiudizi e un bagaglio culturale da utilizzare senza sempre essere mediato dall’intelletto. L’improvvisazione favorisce l’idea, la creatività, l’illuminazione e l’ispirazione. Avviene in presenza di regole certe e ben precise. Non è né anarchia, né assenza di norme o leggi, né casualità, ma è semplicemente un percorso flessibile di apprendimento, così come di ricerca, con un preciso fine, che richiede una buona dose di apertura mentale, flessibilità e velocità di pensiero, capacità di confronto e di dialogo, considerazione continua in itinere delle varie possibilità esistenti per il raggiungimento dello scopo che ci si prefigge.

125

Cfr. M. Pittau, Il Teatro come Utopia. Giochi, drammatizzazioni e creatività per il cambiamento sociale, Coop. Ginsberg, Genova, 1999.

126

I corsi proposti dalle diverse compagnie teatrali e dalle associazioni culturali e formative hanno una matrice metodologica comune a cui si fa riferimento nella riflessione in corso. A titolo esemplificativo si veda: http://www.formazioneazienda.it/formazione-metodologie/teatro-azienda.html;

http://www.elidea.org/pdf_articoli/improvvisazione_teatrale.pdf;

http://www.elidea.org/pdf_articoli/improvvisazione_teatrale.pdf; http://www.ardega.it/formazione.asp.

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Capitolo II.15

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