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Quando le vessazioni vanno in scena! Raccontando le oppressioni del quotidiano il Teatro Forum esplora eventuali soluzioni attraverso forme creative

e socializzate, di Alessandro Cafiero

SPAZIATORE

1. Il progetto TEJACO

Il 12 giugno 2009 si è svolto a Firenze il 1° Forum Internazionale del Teatro e del Gioco nelle Organizzazioni (FITGIO) nato con l’obiettivo di favorire l’utilizzo di metodologie formative esperienziali come il Teatro e il Gioco proponendone l’applicazione nei contesti organizzativi. L’iniziativa, organizzata dal Dipartimento di Scienze dell’Educazione e dei Processi Culturali e Formativi dell’Università di Firenze, era all’interno del Progetto TEJACO (Programma “Leonardo da Vinci” - Progetti multilaterali di trasferimento dell’innovazione) la cui metodologia era stata sperimentata, in collaborazione con AIF, proprio nel Veneto.

TEJACO si è proposto di trasferire il saper-fare della pedagogia ludica sulle “Competenze di comunicazione e valorizzazione delle diversità nelle aziende”. Nel laboratorio è stata impiegata la tecnica del Teatro Forum che consiste nel raccontare le esperienze, attraverso la rappresentazione del contenuto, in cui sono messi in luce gli aspetti positivi e negativi. I paesi coinvolti sono stati Belgio, Francia, Italia e Romania; l’Unità di Ricerca Italiana (UDRI) ha sviluppato il modello, la teorizzazione concettuale e la valutazione delle pratiche.

L’UDRI era composta da Paolo Orefice (Direttore Scientifico - Università degli Studi di Firenze), Maria Buccolo (Coordinatrice), Silvia Mongili (Monitoraggio e Valutazione), Elisabetta Tonon (Formatrice), Rossana Gravina (Formatrice).

2. La sperimentazione in Veneto

Cerco di descrivere, brevemente, la sperimentazione (12/13 marzo 2009) anche se il racconto non restituisce l’autentico valore dell’esperienza vissuta personalmente e condivisa con altre 12 persone in quei due giorni.

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Il laboratorio (1° giorno)

L’inizio (1° Atto) è rivolto alla Presentazione del Percorso Esperienziale e all’illustrazione del Teatro d’Impresa come metodologia di formazione. In particolare, si descrive il Teatro Forum (TF) (o Teatro dell'Oppresso), una forma teatrale dove i partecipanti (protagonisti) mettono in scena una rappresentazione di una situazione oppressiva. Successivamente, il pubblico è chiamato a intervenire e a individuare soluzioni sostituendosi (spett-attore) ai protagonisti. Il TF si propone, quindi, come mezzo di libertà personale e collettiva, stimola la creatività e favorisce il coinvolgimento, l’emozione e il piacere. Lo spettacolo è messo in scena dagli stessi protagonisti che realizzano direttamente le fasi di lavoro (analisi delle criticità, stesura della sceneggiatura, rappresentazione finale) con l’animazione di un conduttore (form- attore).

Quindi, si affronta il Training Formativo (2° Atto) con esercizi (individuali e di squadra) di “riscaldamento teatrale” per provocare la socializzazione, la comunicazione e le dinamiche di gruppo. In questa fase:

→ si viene divisi in coppie,

→ ogni partecipante è invitato ad esercitarsi al movimento del proprio corpo attraverso le indicazioni del compagno e utilizzando tutti i sensi,

→ ognuno veicola il feedback al proprio compagno sul modo in cui si muove,

→ si scopre la fluidità del movimento offrendo ad ognuno il contatto fra il suo corpo e lo spazio circostante e il legame con il compagno.

→ Al termine si propone un de-briefing in cui ognuno è invitato a esplicitare le sensazioni avvertite e le proprie riflessioni sull’esperienza.

→ Il percorso prosegue con la Riflessione Libera (3° Atto) dove:

→ ognuno ha rielaborato in modo personale questo approccio esperienziale, → sono riemerse in ognuno memorie, immagini, metafore e racconti,

→ è derivata una prima riflessione su utilità e trasferibilità dell’esperienza nella dimensione organizzativa del lavoro.

Si entra, quindi, nel vivo della sperimentazione (4° Atto) quello di Realizzazione. Il conduttore assume un ruolo di facilitatore e aiuta a mettere in scena la rappresentazione. Ogni gruppo si assegna il copione e i ruoli ritraendo un’efficace metafora di come si può lavorare in gruppo, di come si possono superare insieme le difficoltà e di come si possono mettere in comune le risorse. In pratica:

→ si compongono le “compagnie teatrali” (nel nostro caso erano 4),

→ ogni compagnia teatrale costruisce la performance teatrale basata su una diversa traccia di storia di “vita aziendale”, che viene selezionata ed elaborata dagli stessi partecipanti, → dopo avere scelto la traccia di vita aziendale, la compagnia teatrale inizia le prove,

organizza e realizza lo spettacolo.

In questo modo si costruisce un vero e proprio laboratorio formativo alternativo in cui, oltre alle tematiche raccontate emergono altre occasioni come il lavorare e comunicare in gruppo, affrontare situazioni inedite e, nel momento della rappresentazione, il rapporto con il pubblico. Viene concesso quasi tutto: dire e fare in forma teatrale, ludica e creativa. Addirittura, qualcuno riesce a esprimere ciò che, forse, non avrebbe mai detto in altre occasioni.

Si assiste, infine, alla Performance Teatrale (Atto 5°) quella che conclude il percorso e dove: → ogni protagonista è catapultato in palcoscenico e interpreta il personaggio scelto,

→ egli recita un copione e si muove in presenza di un pubblico che concentra l'attenzione sui singoli personaggi e sul problema affrontato,

→ viene anche introdotto un nuovo espediente: la pratica delle “alternative“; ognuno del pubblico, infatti, sulla base di un’eventuale proposta alternativa è invitato nel palcoscenico.

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Infatti, al termine delle rappresentazioni teatrali, il conduttore invita il pubblico ad intervenire direttamente in una delle scene tentando di generare un cambiamento. In pratica, ci si sostituisce ad un protagonista e si interagisce con tutti i personaggi, proponendo di modificare la proposta del gruppo. In seguito, il conduttore interviene per chiedere allo spett- attore se sia riuscito nel suo intento. Poi, si rivolge al pubblico ponendo interrogativi, cercando di stimolare il dialogo e dando vita a un confronto collettivo in cui emergano riflessioni, impressioni e pareri da parte di tutti i presenti.

In sostanza, si ricercano soluzioni insieme a protagonisti, spett-attori e pubblico; chi ha un'idea si sostituisce a un protagonista e mette in scena la propria volontà. Può anche accadere che, pur avendo delle buone idee, non si riesca a concretizzarle con il rischio di cacciarsi in un vicolo cieco. In tal caso il conduttore cerca di orientare verso rimedi attendibili tenendo conto dell’eterogeneità dei presenti, delle loro esperienze e delle situazioni rappresentate.

Il seminario (2° giorno)

La giornata è aperta al pubblico e viene presentata l’esperienza del giorno precedente. Vengono proposti i 4 forum teatrali costruiti all’interno del Laboratorio esponendo solo i primi 4 Atti, per poi sviluppare in modo partecipativo il 5° Atto coinvolgendo tutto il pubblico del seminario.

Viene predisposta anche una fase di de-briefing dove emergono queste due considerazioni: → il TF si colloca come una metodologia fortemente innovativa che offre ai partecipanti

l’occasione di riflettere sui propri comportamenti, in forma tenue ma con un grande impatto

→ al TF viene riconosciuta la specificità di attivare un processo di interpretazione e ristrutturazione della realtà particolarmente dinamico e molto utile in ambito di

apprendimento organizzativo.

Viene, tuttavia, evidenziato come tale prassi non debba sostituire le tradizionali metodologie formative, ma ne risulti come un loro efficace supporto. Infatti, le persone sono chiamate a recitare la vita aziendale con una propria raffigurazione che tiene conto di alcune particolarità: la struttura di appartenenza, le situazioni da narrare e i soggetti da raffigurare. Inoltre, bisogna considerare che in ogni organizzazione, le premesse sul binomio formazione- apprendimento sono influenzate da almeno due orientamenti:

→ la forte influenza di conoscenze e competenze pregresse che si sviluppano grazie al lavoro quotidiano piuttosto che da percorsi formativi strutturati,

→ la scarsa motivazione nella formazione, che deriva sia dall’influenza di quei saperi pregressi che dalla scusante della scarsità di tempo da dedicarle.

L’esperienza con ASAFOR

Il TF si è dimostrata una metodologia formativa esperienziale per apprendere con consapevolezza anche in occasione di un ulteriore seminario laboratoriale organizzato da AIF Veneto in collaborazione con ASAFOR (Associazione ex Allievi Filiera Formatori - Facoltà di Scienze della Formazione - Università degli Studi di Padova) e svoltosi sempre a Venezia lo scorso 3 luglio 2010. Anche in questo caso grado si è creato un forte coinvolgimento emotivo e i partecipanti gli hanno riconosciuto la peculiarità di generare una totale passione che oltrepassa la sfera cognitiva del singolo e attiva il piano emotivo di ogni soggetto coinvolto. Nel de-briefing di fine giornata si è riscontrata un’alta soddisfazione, soprattutto in relazione all’approccio scenico e al gioco che ha coinvolto in prima persona i partecipanti attivando contemporaneamente la mente, le emozioni e il corpo.

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È emerso come tale tecnica favorisca la valorizzazione delle persone, dei gruppi e delle capacità creative, offrendo un laboratorio di sperimentazione parallelo alla realtà d’impresa e uno spazio di simulazione dove si possono replicare le esperienze sino alla loro assimilazione. Ancora una volta si è messo in scena il processo formativo rendendo ogni partecipante all’esperienza ludico-formativa attore e protagonista del proprio apprendimento.

Tuttavia, è stato evidenziato come non sia semplice proporre il TF senza suscitare resistenze più o meno manifeste, soprattutto per la scarsa abitudine delle persone a mettersi in gioco. È ovvia la tendenza a viverlo come un momento valutativo (o di confronto) mostrando potenziali rischi di rifiuto. Nondimeno, dotarsi di metodi formativi che implichino il protagonismo del partecipante va favorito, quanto più possibile, in ogni condizione di mutamento culturale superando le resistenze che esso stesso genera.

Nel de-briefing di fine giornata sono stati analizzati anche i due processi presenti nell’intera realizzazione teatrale: il Cooperative Learning e il Problem Based Learning. Il primo converge con i protagonisti che lavorano attivamente, il secondo si colloca nel lavoro teatrale a disposizione del pubblico (spett-attore).

I partecipanti hanno rilevato che con il Cooperative Learning ognuno assume un ruolo e una funzione specifici, ma insieme si agisce per uno stesso obiettivo (stabilire l’argomento da raccontare, definire e impostare i ruoli, individuare le parti, realizzare il copione, ecc...) attraverso momenti che per una presa di decisione del gruppo comportano:

→ lo scambio di risorse e informazioni → il confronto reciproco,

→ il continuo scambio di feedback,

→ l’influenza reciproca nei ragionamenti e nei comportamenti, → il dare e il ricevere, regolarmente, aiuto e assistenza,

→ la motivazione ad un sempre maggiore impegno,

→ la possibilità di conseguire skill interpersonali per lavorare in gruppo, → l’opportunità di poter valutare l’efficienza e efficacia del lavoro di gruppo.

Per quanto riguarda il Problem Based Learning è stato sottolineato che il pubblico (spett- attore) propone una serie di soluzioni tutte valide ampliando, così, le opportunità risolutive che si trasformano in relazione alle competenze di chi interviene. Chi propone una soluzione, infatti, si mette in gioco, recita e perfeziona una nuova parte con le informazioni emerse in precedenza. Questo è un processo di apprendimento che:

→ si orienta a questioni reali e presenti in qualsiasi realtà organizzativa, → presenta la questione ma non prevede una soluzione prestabilita, → acconsente al pubblico di riflettere e intervenire su ogni proposta, → indica più orientamenti per la soluzione della questione,

→ stimola i processi emotivi per raggiungere una soluzione,

→ rende un'atmosfera propensa a tollerare gli errori e incline ai cambiamenti, → utilizza un proprio sistema di riferimento per la presa delle decisioni.

Nel TF le situazioni rappresentate destano sensazioni collegate a problemi che, spesso, conosciamo già e che ci fanno rivivere “virtualmente” quelle questioni. In seguito, questo coinvolgimento avvia un processo di costruzione di significati che inizia con la rappresentazione teatrale ma continua anche dopo, dando luogo a emozioni e riflessioniche aprono nuovi orizzonti. Poter generare emozioni è, a volte, anche un modo per purificare rievocazioni ostili.

Inoltre, se il TF si propone come evento in cui pubblico e spett-attore vengono coinvolti per proporre soluzioni ai problemi di lavoro, è anche un test per la vita quotidiana al di fuori del mondo del lavoro. L’uso della creatività, che ognuno è in grado fare, può condurre a esplorare nuove soluzioni, specialmente in seguito all’elevato grado di coinvolgimento dei partecipanti.

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La possibilità di abbinare la pluralità esplorativa con gli esiti delle soluzioni nel contesto organizzativo, porta ad una visione di realtà/rappresentazione fortemente influenzate dall’esperienza posseduta da ognuno e dal vissuto dell’esperienza teatrale. Pur trattandosi di astrazioni, la qualità del coinvolgimento e il successivo confronto consentono a pubblico e spett-attore di confrontare la rappresentazione con la propria vita reale, osservandola con i propri occhi e divenendone parte attiva grazie alle visioni che emergono nella fase di apporto propositivo.

Inoltre, nella fase di discussione/confronto fra conduttore e pubblico, grazie alla reciprocità che si genera, le situazioni danno origine ad una catena emozionale e tutte le variazioni che vengono proposte producono nuovi e trasferibili livelli di espansione emotiva favorendo le soluzioni più diversificate. In ambito formativo questo fenomeno comporta almeno due conseguenze:

→ un coinvolgimento che oltrepassa la sfera cognitiva del singolo determinando un valore emozionale fra spett-attori e pubblico (impatto sensitivo);

→ la disponibilità di un ambiente, avulso e non professionale, che consente di riflettere con più facilità sul proprio operare e sui propri comportamenti (superamento delle resistenze).

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Capitolo II.10

Teatro Forum per la cittadinanza attiva: attori del cambiamento per una

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