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Il Teatro Organizzativo nell’attuale mercato della formazione aziendale in Italia, di Daniela Fregos

SPAZIATORE

1. L’attenzione alla formazione esperienziale dei manager nei Piani di attività dell’Isfol.

Il Teatro Organizzativo deve essere collocato nella più ampia situazione che la formazione esperienziale sta vivendo nell’attuale mercato italiano. Una situazione contraddistinta da una grande confusione innanzitutto sui termini: metodi attivi, action learning, formazione esperienziale, outdoor training, experiential learning, teambuilding, incentive, attività ludiche, outdoor management training sono tutte espressioni, insieme a molte altre, che spesso vengono utilizzate spesso come sinonimi per creare un calderone del “famolo strano e alternativo” in azienda. Per quanto riguarda i termini già sarebbe tanto se ci si limitasse ad utilizzare l’aggettivo “outdoor” per indicare un settino e non un metodo (che può essere indoor o outdoor). Ad aumentare la confusione contribuisce poi un’eccessiva centratura sulle attività/metafore utilizzate (per esempio uno sport ma anche una particolare tecnica teatrale) dimenticandosi che la stessa attività può essere progettata e gestita con modalità molto diverse a seconda dell’obiettivo che ci si pone (e del trainer che la gestisce). Azienda, formatori e partecipanti devono quindi avere ben chiari gli obiettivi di fondo dell’intervento sin dall’inizio per non correre il rischio di realizzare interventi, magari divertenti e di “apparente” successo, ma che non hanno centrato gli obiettivi e quindi non sono formativi. Attualmente in Italia esiste un vero e proprio mercato della formazione esperienziale. Un mercato che ha visto un incremento vertiginoso di proposte, idee, format e metafore negli ultimi anni. A progetti formativi effettivamente realizzati e rodati all’interno delle organizzazioni, progetti di qualità, nati da un’adeguata analisi dei bisogni dell’azienda cliente e proseguiti con un’altrettanta accurata realizzazione e verifica finale, si affianca di tutto e di più.

Un altro tasto delicato per quanto riguarda la formazione esperienziale ed il Teatro Organizzativo è la differenziazione dei due, ruoli del consulente/formatore aziendale e dell’esperto tecnico (colui che è esperto in una particolare attività, metafora o metodologia, per esempio l’attore). Un po’ per la crisi e per la necessità di contenere i costi, un po’ perché in

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Italia l’improvvisazione e la superficialità sono spesso sport molto praticati, in molti interventi formativi aziendali ci si può ritrovare di fronte un conduttore con un ruolo ambiguo: un attore? un formatore aziendale? un formatore aziendale che ne sa qualcosa di teatro?, un attore che ha avuto qualche esperienza di utilizzo delle tecniche teatrali in azienda?

Qualora il trainer non abbia le capacità fisico-tecniche per condurre le attività formative aziendali è indispensabile la presenza di un esperto che sia in grado di effettuare adeguati briefing tecnici e che garantisca la conoscenza degli esercizi proposti (nonché la sicurezza psico-fisica dei partecipanti rispetto ad essi). Nel caso di un quattro mani, è essenziale un’adeguata sinergia trainer/tecnico e soprattutto un’efficace gestione da parte del formatore di quest’ultimo (briefing, eventuali interventi) in quanto, per il tecnico può essere difficile comprendere che l’attività per cui è stato ingaggiato non rappresenta il fine ultimo dell’intervento ma solo una metafora facilitante.

E' importante sottolineare che l'esperto tecnico molto spesso non ha la competenza e l'esperienza di un formatore/consulente relativamente alle dinamiche organizzative ed all'apprendimento degli adulti, bensì conosce magari molto bene le tecniche teatrali (è il suo mestiere, magari è anche un insegnante). Nel caso in cui il conduttore presenti una doppia competenza (sia come consulente/formatore aziendale che come esperto di teatro) si vengono a creare sia opportunità/vantaggi (soprattutto per la progettazione e la gestione dei debriefing) ma anche pericoli/svantaggi (il trainer rischia di essere troppo invischiato nella metafora che conosce bene e che magari pratica assiduamente). Può essere consigliabile, quindi, scindere i due ruoli anche in presenza di una competenza di tipo tecnico. In ogni caso è sicuramente una variabile su cui riflettere e da definire di volta in volta non lasciandola al caso ed all'improvvisazione.

La Community dell’Apprendimento Esperienziale (www.formazione-esperienziale.it) nasce nel 2008 proprio con l’obiettivo di fare chiarezza e, da anni, è impegnata a diffondere, valorizzare e riqualificare le metodologie esperienziale nell’apprendimento e nella formazione. All’interno della sua mission, da un anno circa, ha inserito tra le numerose sezioni previste nel proprio portale anche una rubrica dedicata al Teatro Organizzativo gestita da Maria Buccolo. Questo perché l’utilizzo delle tecniche teatrali in Italia è ormai decisamente diffuso ma anche perché, come ha dimostrato il Sondaggio che la Community ha realizzato da aprile a giugno 2010 con il supporto di Monica Fedeli (ricercatrice e professore aggregato in Scienze Pedagogiche e Didattiche presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Padova), il Teatro Organizzativo si posiziona al primo posto nella percezione degli intervistati reputandolo l’attività che innesca maggiormente un apprendimento di tipo esperienziale.

Per concludere la situazione del mercato italiano della formazione esperienziale nella quale si situa anche il Teatro Organizzativo richiederà nel futuro alcuni passaggi fondamentali per migliorare efficacia e legittimazione:

1. Puntare sull’informazione capillare condividendo informazioni e diffondendo best practices.

2. Riflettere criticamente sui presupposti, i modelli ed il senso di ciò che si sta facendo. 3. Rimanere centrati sul processo e sugli obiettivi anziché puntare tutto allo sviluppo

creativo delle attività.

4. Misurare i risultati dimostrando a se stessi ed ai clienti aziendali la reale portata ed efficacia delle metodologie esperienziali.

5. Creare alleanze con il mondo della ricerca universitaria.

6. Educare la committenza aiutando i clienti a capire meglio la portata dell’esperienzialità nella formazione, al di là della valenza ludica.

7. Formare i trainer per contrastare l’improvvisazione e la banalizzazione rispetto all’utilizzo delle metodologie esperienziale nella formazione.

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Ed infine, tenendo conto dell’attuale situazione economica e sociale che stiamo vivendo, investire sempre più in interventi di formazione esperienziale con un forte senso ed impatto sociale. Il Teatro Organizzativo, da questo punto di vista, può veramente rappresentare uno strumento di eccellenza per trattare tematiche come l’integrazione culturale ed il diversity management.

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Capitolo II.18

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