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Quadro metodologico e potenziali sinergie: le comuni finalità nella gestione didattica

Metodologie partecipative per la formazione in azienda, di Giovanna Del Gobbo

2. Quadro metodologico e potenziali sinergie: le comuni finalità nella gestione didattica

Il Circolo di Studio, anche soltanto ad una prima analisi, sembra presentare elementi di forte coerenza con modelli di teatro sociale e teatro forum. In entrambi i casi, dal punto di vista pedagogico, si tratta di dispositivi nei quali si ritrovano molteplici aspetti che possono essere interpretati e gestiti didatticamente in riferimento ad una comune matrice teorica e metodologica, come le teorie sul potenziale di conoscenza e la metodologia della ricerca azione partecipativa.

Sia nel Circolo di Studio che nel teatro sociale, i partecipanti sono protagonisti attivi e creativi; è fondamentale la comunicazione circolare nel gruppo (l’osmosi di Boal nel teatro); è presente una figura di accompagnamento che facilita l’esplicitazione e la rielaborazione dei saperi pregressi considerati come potenzialità presenti, ma inespresse e che attiva capacità di analisi critica dei propri problemi innescando processi riflessivi e di empowerment (pensiamo al tutor di circolo di studio e al Joker o anche alla figura del form-attore).

In entrambi i casi è presente un meta livello che rimanda alla trasferibilità dell’esperienza: pensiamo al teatro dell’oppresso che vede lo spett-attore, coinvolto e reso attivo durante un evento, poiché, entra a far parte dello spazio estetico e diventa egli stesso artista che crea l’immagine della sua realtà oppressiva, estrapolando dalla vita reale il materiale da usare per la finzione teatrale per poi trasferire quanto appreso, o meglio quanto costruito, di nuovo dalla finzione verso la realtà, cercando di mantenere la potenzialità trasformatrice sperimentata nella dimensione teatrale. In entrambi i casi non si tratta di un semplice transfer, di una applicazione in un contesto diverso di modelli risolutivi forniti dall'esterno e sperimentati in situazione “protetta": si tratta piuttosto di utilizzare i saperi maturati attraverso l'esperienza formativa per interpretare e intervenire nella realtà per trasformarla. In tal senso sono due processi in grado di produrre innovazione: non solo“sapere cose nuove” o “fare cose nuove o in modo diverso", ma mettere in pratica, all'interno del contesto da modificare, quanto inizi del XIX secolo, è tuttavia attribuita a Oscar Olsson. Cfr. S. Larsson (2001) Seven aspects of democracy as related to study circles in International Journal of Lifelong Education. Vol. 20. No 3, pp. 199 – 217; A.S. Pihlgren, A short introduction and handout to the workshop: Socratic Seminar in the Tradition of Early Swedish Popular Education, Folkbildning, in The 13th International Conference on Thinking Norrköping, Sweden June 17-21, 2007, vol 1, LIU E-Press, Stockholm in http://www.ep.liu.se/ecp_home/index.en.aspx?issue=021. Il CdS è un modello di formazione che si colloca, nel rispetto delle sue origini, principalmente nel quadro la dimensione “non formale” dell’apprendimento in età adulta. La sua teorizzazione in Europa coincise con la nascita della borghesia, con l’emergere e il rafforzarsi di questa classe sociale, parallelamente allo sviluppo delle democrazie industriali occidentali. Sviluppatosi dunque circa due secoli fa in risposta ad esigenze di formazione “civica”, il Circolo di Studio ha avuto sicuramente un significato dirompente: cittadini che si uniscono per studiare, per analizzare insieme i problemi, per diventare degni interlocutori delle istituzioni, del potere politico, per non essere più sudditi dipendenti o addirittura passivi attuatori di decisioni che non rispettano i loro diritti di cittadini. Nel tempo ha avuto un’ampia evoluzione e applicazione soprattutto nei Paesi del nord Europa e negli Stati Uniti. La sua prima applicazione formalmente riconosciuta in Italia è però solo alla fine degli anni Novanta. Rispetto al suo utilizzo in contesti aziendali come pratica formativa in grado di produrre innovazione, si rimanda a P. Federighi, V. Boffo (a cura di), Innovation Transfer and Study Circles, Pisa, ETS, 2009. Sul rapporto tra creatività e innovazione si veda anche il numero monografico della rivista LLL Focus on lifelong lifewide lerarning, n. 14, 2009.

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sperimentato o meglio “vissuto", trasferendone anche il potenziale trasformativo. In tal senso il riferimento è a un livello di meta-competenza operativa.

In entrambi i casi il procedere cognitivo consente di lavorare sia su percorsi logici che analogici, favorendo il coinvolgimento di sfere cognitive non esclusivamente razionali, ma prevalentemente sensoriali e emozionali, facendo leva sul coinvolgimento e sulla motivazione dei partecipanti.

Si colgono possibili e interessanti intrecci metodologici tra Circolo di Studio e Teatro, da sviluppare appoggiandosi comunque a un comune frame teorico e metodologico, rappresentato dalla Ricerca Azione Partecipativa.

Non si tratta infatti solo di sviluppare un’analisi comparativa tra i due modelli, ma di individuare la possibilità di sinergie all’interno del comune flusso metodologico rappresentato dalla RAP: è possibile ipotizzare che un intreccio tra i due dispositivi, Circolo di Studio e Teatro (nelle suddette forme), potrebbe presentare interessanti potenzialità formative per coniugare centralità dell’apprendimento e protagonismo dei learners.

La ricerca azione partecipativa si presenta come metodologia che, in modo complementare ad una valorizzazione della dimensione dell’autogestione del processo formativo, è in grado di rendere il soggetto capace non solo di acquisire competenze per la soluzione dei personali bisogni formativi, ma anche per incidere, trasformandole, sulle condizioni educative stesse, può favorire la maturazione della consapevolezza di poter agire sul reale per cambiarlo. Un apprendere per agire in modo consapevole, per trasformare, per produrre cambiamento che non ha solo ricadute sui singoli soggetti in apprendimento, ma sul “gruppo” e quindi sulla “comunità” attraverso un percorso di conoscenza partecipata.

Sia nel Circolo di Studio che nel Teatro Forum, utilizzato con finalità educative, siamo di fronte a contesti che favoriscono una redistribuzione dei poteri educativi, in grado di restituire ai soggetti poteri di progettazione, controllo e trasformazione non solo delle condizioni educative, ma anche dei contesti in cui operano. Un processo di apprendimento che implichi anche la dimensione dell’agire, comporta l’acquisizione non solo di capacità di “lettura” e di interpretazione delle proprie necessità , ma anche di analisi delle proprie potenzialità per la soluzione dei problemi, per poterle responsabilmente e consapevolmente verificare, modificare, correggere e implementare attraverso l’applicazione nell’azione. Si tratta di modelli educativi che si caratterizzano per la natura dialogica e comunitaria, così la soluzione di problemi di apprendimento stimola la “formazione” ad un pensiero collettivo fondato sul confronto con gli altri e sulla condivisione di saperi e soluzioni.

L’esperienza del Circolo di Studio, se arricchita da un’opzione metodologica, come quella del Teatro Forum, in grado di gestire questa componente partecipativa a livello di soggetto e di gruppo, potrebbe sicuramente rafforzarne la gestione didattica intenzionale. Metodi e tecniche caratteristiche del Teatro, con relativi esercizi e pratiche didattiche, potrebbero essere utilizzate per la gestione di particolari fasi del flusso di lavoro del Circolo di Studio: si pensi al delicato momento della creazione del gruppo, all’analisi del problema per far emergere i saperi empirici dei partecipanti, ma anche alla fase di formulazione delle ipotesi137 o di valutazione delle ipotesi formulate dal gruppo.

Ciò che è implicito nel modello del Circolo di Studio potrebbe essere esplicitato attraverso il ricorso a metodologie che proprio per il loro carattere ludico riescono a lavorare sulla dimensione della conflittualità socio-culturale,agendo su qui fattori che impediscono la corretta comunicazione tra saperi. Se il Circolo di Studio, attraverso la partecipazione al gruppo, intende promuovere e sviluppare sentimenti di appartenenza legittimati dal riconoscimento collettivo del valore e del significato delle conoscenze condivise e dei nuovi

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Si pensi alla possibilità di formulazione di ipotesi attraverso il “come se” all’interno di una role playing: il contesto potrebbe offre l’opportunità ai partecipanti all’interno di un contesto ludico, di esprimersi liberamente e di mettersi “in gioco”, senza scoprirsi e con la possibilità di esprimersi sperimentando punti di vista diversi.

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apprendimenti, metodi e tecniche mutuate dal teatro possono consentire di lavorare intenzionalmente su queste dimensioni, individuando spazi e setting adeguati.

Lavorare insieme, individuare, analizzare e approfondire insieme un problema, analizzare e verificare le conoscenze di cui si dispone, esplicitare e condividere i propri bisogni in termini di saperi necessari ad una maggiore e migliore interpretazione del problema e all’individuazione di ipotesi risolutive, rappresentano fasi/azioni che permettono ai partecipanti al Circolo di Studio di riflettere sul ruolo che nei processi di apprendimento hanno le relazioni di cooperazione e conflitto che le persone stabiliscono all’interno di una comunità. Questa dimensione riflessiva, non sempre esplicitata attraverso attività didattiche mirate all’interno del Circolo di Studio, si può ipotizzare possa essere funzionalmente gestita grazie a sessioni di Teatro Forum. In questo modo verrebbe rafforzata l’idea di apprendimento come esperienza socialmente condivisa grazie ad una costante negoziazione di nuovi significati. Anche la comprensione/interiorizzazione di come lo stesso apprendimento costituisca una impresa comune e necessiti di strumenti cognitivi socialmente costruiti, culturalmente codificati, potrebbe essere rafforzata e sarebbe favorita l’acquisizione di competenze di comunicazione.

La sinergia didattica tra Circolo di Studio e metodi partecipativi sviluppatisi all’interno del Teatro Sociale, all’interno del flusso metodologico ricerca azione partecipativa come base per un’impostazione epistemologica rigorosa, potrebbe offrire un contributo agli orientamenti su un’idea di sviluppo del capitale umano che trovi le sue ragioni e le sue capacità di affermazione all'interno della risorsa umana stessa, contribuendo alla creazione di quegli spazi di prossimità idonei a rispondere ad esigenze di innovazione anche in azienda. La riflessione si apre a possibili piste di ricerca-intervento e all’individuazione di profili per competenze sicuramente innovativi, nati da un meticciamento di metodi e di tecniche, ma anche di padronanza delle teorie e metodologie solitamente appartenenti a settori professionali differenti quali la formazione in azienda e il teatro.

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Capitolo II.16

Strumenti per la formazione esperienziale dei manager: un’indagine Isfol, di

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