• Non ci sono risultati.

Una Testimonianza di Augusto Boal (Premio Mondiale Unesco Teatro 2009) di Maria Buccolo

171 Copia n. XXX di NOME COGNOME

Una Testimonianza di Augusto Boal (Premio Mondiale Unesco Teatro 2009) di

Maria Buccolo

SPAZIATORE.

Premiato per aver diffuso il metodo del Teatro dell’Oppresso con finalità educative in tutto il mondo, Augusto Boal viene ricordato ancora oggi per aver dato il suo valido contributo alla “liberazione” dell’essere umano dalle oppressioni.

Il suo messaggio di liberazione e cambiamento lo ritroviamo anche all’interno del discorso tenuto presso l’Unesco in cui ribadiva che: “essere cittadini non vuol dire far parte di una società, ma provare a trasformarla”.

Negli ultimi anni della sua vita, in occasione del Festival organizzato dal gruppo di Jana Sanskriti a Calcutta, aveva marciato faticosamente per le strade con i contadini per appoggiare il loro movimento Teatral-sindacale di lotta per i diritti alla terra, contro lo sfruttamento delle multinazionali. Ricordiamo che oggi sono censiti ben 85166 paesi al mondo

che usano il metodo del teatro dell’oppresso. Sicuramente all’inizio molti contesti e applicazioni non erano nemmeno stati immaginati, ma quando Boal venne in Europa, durante gli anni del suo esilio dal 1976 al 1986, produsse molti sviluppi teorici, metodologici e tecnici.

Il teatro dell’oppresso - dalla testimonianza diretta del suo fondatore - appare come un sistema non rigido che si adatta a diverse situazioni. Infatti, durante il colloquio avuto all’interno della giornata mondiale del Teatro all’Unesco a Parigi, quando raccontai di persona del Progetto Tejaco, in cui la metodologia era stata applicata per favorire l’inserimento degli immigrati in azienda, Boal mi incitò a continuare le sperimentazioni e mi chiese di aggiornarlo sulle ricadute in campo educativo e formativo.

La metodologia del Teatro dell’Oppresso oggi continua a vivere, la teoria e la pratica di Boal risultano degli strumenti per la creazione di un mondo migliore che possono essere utili167:

166

www.theatreoftheoppressed.org 167

A. Boal, Il Teatro degli oppressi, teoria e tecnica del teatro, Ed La Meridiana, Molfetta (Ba), 2011, p. 8.

Maria Buccolo - Copia OMAGGIO

172 Copia n. XXX di NOME COGNOME

1. In campo politico, per costruire dei percorsi di cittadinanza attiva, di controllo dal basso delle istituzioni politiche e delle amministrazioni.

2. In campo sociale, per rafforzare i processi di liberazione dei gruppi discriminati ed oppressi, ma anche per indagare sulle nostre vite quotidiane e scoprire i cambiamenti necessari.

3. In campo educativo, per sviluppare nei giovani cittadini strumenti di analisi della realtà, di gestione dei conflitti, di comunicazione costruttiva, di fiducia e autostima.

4. In campo terapeutico, per non lasciare che la terapia operi sul riduzionismo trasformando il malessere sociale in problema psicologico individuale, affinché si riescano ad individuare legami tra “sofferenza individuale” e “contraddizioni sociali”.

5. In campo teatrale, per ridare al teatro una funzione sociale forte e non ridurlo a mero commercio di prodotti o a semplice intrattenimento.

Boal sosteneva che il Teatro dell’Oppresso si situa tra queste cinque aree, a cavallo di esse, sfumando l’una nell’altra, in modo transdisciplinare.

A testimonianza del lavoro educativo di Augusto Boal è utile riportare qui di seguito il messaggio integrale pronunciato alla Giornata Mondiale del Teatro all’Unesco il 27 marzo a Parigi.

“Tutte le società umane sono spettacolari nella loro vita quotidiana e producono spettacoli in occasioni speciali. Sono spettacolari nella loro organizzazione sociale e producono spettacoli come quello che siete venuti a vedere.

Anche se non ne abbiamo consapevolezza, le relazioni umane seguono una struttura teatrale; l'utilizzazione dello spazio, il linguaggio del corpo, la scelta delle parole e la modulazione della voce, il confronto delle idee e delle emozioni, tutto ciò che mostriamo sul palcoscenico, lo viviamo nella nostra vita: siamo fatti di teatro!

Le nozze, i funerali sono degli spettacoli, ma anche i rituali quotidiani così familiari di cui non siamo consapevoli, le grandi cerimonie, ma anche il caffè della mattina, i buongiorno scambiati, gli amori timidi ed i grandi temporali delle passioni, una seduta del senato o una riunione diplomatica, tutto è teatro.

Una delle principali funzioni della nostra arte è di prendere coscienza dello spettacolo della vita quotidiana, di cui gli attori sono anche spettatori in cui la scena e il palcoscenico si confondono. Siamo tutti degli artisti: facendo teatro, impariamo a vedere l’ovvio, che solitamente siamo incapaci di vedere perché poco abituati a guardarlo. Ciò che ci è familiare ci diventa invisibile: fare teatro è illuminare la scena della nostra vita di tutti i giorni.

Nel settembre dell'anno scorso siamo stati sorpresi da una rivelazione teatrale: a noi che credevamo di vivere in un mondo sicuro, malgrado esistessero guerre, genocidi, ecatombi e torture ma in luoghi lontani e selvaggi, a noi che vivevamo in sicurezza, col nostro denaro

Maria Buccolo - Copia OMAGGIO

173 Copia n. XXX di NOME COGNOME

collocato in una banca rispettabile o affidato ad un onesto mediatore di borsa, è stato detto che questo denaro non esisteva, che era virtuale, triste creazione di alcuni economisti per nulla virtuali, né sicuri, né rispettabili. Tutto questo non era che cattivo teatro, un oscuro intrigo nel quale alcuni guadagnavano molto e dove molti perdevano tutto. Noi, spettatori vittime delle loro decisioni, siamo rimasti seduti nell'ultima fila del loggione.

Vent'anni fa, mettevo in scena Phèdre di Racine a Rio de Janeiro. Le scenografie erano povere: delle pelli di bovino al suolo, dei bambù intorno. Prima di ogni rappresentazione dicevo ai miei attori: “la finzione che abbiamo creato di giorno in giorno è finita. Quando avrete superato questi bambù, nessuno di voi avrà il diritto di mentire. Il teatro è la verità nascosta".

Quando guardiamo al di là delle apparenze, vediamo degli oppressori e degli oppressi, in tutte le società, in tutte le etnie, le classi e le caste, vediamo un mondo ingiusto e crudele. Dobbiamo inventarne un altro, perché sappiamo che è possibile. E’ doveroso costruire questo altro mondo con le nostre mani entrando in scena, sulle tavole del palcoscenico e della nostra vita.

Fate attenzione allo spettacolo che sta per iniziare e al ritorno a casa, coi vostri amici, interpretate le vostre pièces personali e vedrete ciò che non avete potuto vedere mai: l’ ovvio.

Il teatro non è solamente un avvenimento, è uno stile di vita!

Siamo tutti degli attori: essere cittadino non è vivere la società, è cambiarla”.

Maria Buccolo - Copia OMAGGIO

174 Copia n. XXX di NOME COGNOME

Outline

Documenti correlati