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Teatro e comunità di pratica, di Giuditta Alessandrin

SPAZIATORE

“L’arte ha in comune con il gioco la libertà ed il disinteresse” E. Kant,Critica del giudizio “Le leggi ingarbugliate e confuse della vita ordinaria vengono sostituite all’interno di uno spazio circoscritto e per il tempo stabilito da regole precise arbitrarie irrevocabili che bisogna accettare come tali e che presiedono al corretto svolgimento della partita …” R. Callois, I giochi e gli uomini, la maschera e la vertigine

1. Un approccio pedagogico al teatro sia in ottica di età evolutiva che per gli adulti nelle organizzazioni

Il teatro può essere inteso come forma di gioco,focalizzando la dimensione “autotelica”del soggetto.

Il gioco, è in realtà un’attività di strutturazione e destrutturazione del reale grazie alla quale è possibile un processo di “Apprendimento delle regole”. Il gioco – inteso in questo senso- è fondamentale per lo sviluppo di processi di conoscenza-apprendimento in particolar modo per l’adulto. Il gioco teatrale consente anche un approccio dinamico ai meccanismi identitari che sviluppa mindset creativi e flessibili particolarmente richiesti oggi nelle organizzazioni più creative

Aziende di ogni settore stanno cominciando a “reinventare” il proprio ambiente operativo, per renderlo più compatibile con la creatività e l’arte, vere e proprie chiavi di volta del commercio culturale. In alcune aziende sono state introdotte delle innovazioni “giocose” di ogni genere, al fine di creare un’atmosfera rilassata che favorisca la creatività artistica per migliorare la produzione.

Alla Canon Inc., a Tokyo, sono state predisposte delle stanze per la meditazione; a Rochester, New York la Kodak ha una “stanza dello humor” piena di giocattoli e video; The

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body shop ha decorato le pareti degli uffici con pupazzi per trattenere e divertire i propri “giocatori”73.

Lo stato dell’arte è veramente vario, ed anche in Italia solo recentemente qualche azienda cominci a “mettersi in gioco”.

Quali sono,infatti, i fattori caratterizzanti le organizzazioni più creative? Lo schema seguente può darci alcune indicazioni:

- La crescita dei valori soft (culture,fiducia,emozioni) - Il maggior peso alle dimensioni processive

- Una maggiore attenzione alle dimensioni di empowerment dei soggetti - La rilevanza delle conoscenze tacite e degli apprendimenti informali - La crescente presenza di dimensioni simboliche

Lo sviluppo di comportamenti organizzativi consono ai nuovi fabbisogni formativi in tali organizzazioni richiede una forma particolare di allenamento mentale che esperienze metodologiche innovative possono presidiare.

2. Teatro e comunità di pratica74

Le Codp sono sostanzialmente processi di interazione sociale identificati concettualmente e studiati in modo specifico per la prima volta a partire dalle ricerche di E. Wenger e J. Lave alla fine degli anni ottanta. Il tema - nelle sue differenti implicazioni e secondo diverse dimensioni disciplinari - ha suscitato recentemente un notevole interesse anche nel campo più specifico delle metodologie o approcci di formazione degli adulti e nelle organizzazioni stimolando nuove ricerche. Questo dominio di studi si pone di fatto correlato ad altre aree di interesse come l’apprendimento collaborativo, come alcuni processi nell’ambito più ampio delle ricerche e pratiche sull’apprendimento organizzativo, come anche il cosiddetto network learning.

Le ricerche sulla comunità di pratica hanno evidenziato alcuni fenomeni che sembrano caratterizzare in maniera sempre più distintiva le modalità di diffusione e codificazione della conoscenza dei professionisti nei gruppi sociali.

“Conoscere - secondo Wenger - è un atto di partecipazione a complessi sistemi sociali di apprendimento”.

I numerosi studi empirici e la modellizzazione teorica sulle “comunità di pratica” hanno un potenziale impatto nelle comunità scientifiche ed accademiche sia degli psicologi che dei pedagogisti, come degli economisti della conoscenza. Le ragioni di tale impatto sono varie e si correlano anche all’emergere negli scenari del lavoro di nuove forme di comunicazione supportate dalle nuove tecnologie. Anche nell’ambito dei processi di innovazione nella gestione delle risorse umane e delle politiche formative, emergono alcuni elementi promettenti da questo insieme di studi e ricerche.

Un recente volume da me curato ha analizzato gli aspetti di tipo teorico e metodologico delle comunità di pratica con particolare attenzione alle buone pratiche nel settore specifico della formazione aziendale. Il carattere fortemente suggestivo del tema “comunità di pratica” scaturisce da alcuni fattori: la crescente tendenza nei paesi avanzati verso forme “orizzontali” di comunicazione, la crescita di spinte verso l’autoapprendimento, la presenza di forme “meticciate” di apprendimento e di lavoro ed infine il valore di intermediazione giocato sempre più nello scenario futuro delle tecnologie di rete.

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Buccolo M., La Formazione va in scena, Ed. Giuseppe Laterza, Bari, 2008, p. 40. 74

M. Buccolo, Comunità di Pratica e Teatro d’Impresa: due metodi a confronto, in G. Alessandrini, M. Buccolo (a cura di), “Comunità di pratica e pedagogia del lavoro, un nuovo cantiere per un lavoro a misura umana” Quaderni di Pedagogia del lavoro e delle Organizzazioni, Pensa Mutimedia, Lecce, 2010.

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3. Teatro ed integrazione della diversità

Il fenomeno della diversità etnica e culturale in primis ha crescenti dimensioni ed acquista caratteri di “emergenza educativa”. I driver che generano attenzione al tema dipendono da quattro ordini di fattori, quelli di tipo normativo, quelli di tipo statistico – demografico, quelli di tipo economico-organizzativo e quelli di tipo etico - sociale75. Il tema dell’integrazione della diversità ha un forte impatto etico – sociale e culturale. Da qui il bisogno di ripensare le responsabilità formative degli insegnanti e dei dirigenti. L’approccio alla diversità- intesa nel senso sopra ricordato- implica per il personale della scuola, la condivisione di un codice etico e un processo di formazione continua.

In questo contesto, l’emergere quotidiano di situazioni di “incontro con la diversità” potrebbe essere vissuto come condizione di crescita della responsabilità formativa dell’istituzione. La pratica di esperienze formative basate sul teatro può essere di grande impatto nel superamento degli ostacoli che rendono difficile la convivenza nella diversità.

Il problema è,dunque avviare politiche di “ascolto” della diversità, di formazione e sostegno all’integrazione ed all’armonizzazione culturale fino a far si che la diversità diventi parte integrante della community scolastica. In altri termini occorre creare le condizioni perché ogni persona - al di là delle differenze di cui è portatore, possa realizzare il proprio potenziale nell’istituzione formativo .

La diversità e’, dunque, fonte di valore e di nuove significazioni: tra queste i processi di inclusione, ovvero la possibilità per tutti di esprimersi e di partecipare.

Una delle soluzioni - dal punto di vista metodologico - è la costruzione di comunità di pratica centrate su repertori culturali condivisi. Occorre, in altri termini, creare le condizioni per l’emergere una nuova etica della responsabilità comunitaria orientata al futuro. La capacità di integrare e valorizzare la diversità è – infatti- la vera sfida delle generazioni future.

4. Teatro in impresa come approccio metodologico “per scoperta”

Quali sono le competenze del formatore? e quali i metodi utilizzati nell’attività formativa? Le tavole seguenti sintetizzano alcuni focus del tema. La seguente tavola76 identifica nella colonna di sinistra le metodologie tradizionali ed in quella di destra le metodologie cosiddette per scoperta laddove l’enfasi è sul processo piuttosto che sulla trasmissione di contenuti già codificati ed espliciti.

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Cfr in particolare il volume della scrivente dal titolo:“Formare al management della diversità, nuove competenze e apprendimenti nell’impresa”,Guerini e Associati , Editore, 2010. Il volume descrive l’ approccio metodologico delle comunità di pratica nel contesto specifico dell’integrazione della diversità.

Il Ceforc, Centro di ricerca universitario in ambito formativo svolge ricerche in tale ambito utilizzando metodologie validate ispirate al modello della Comunità di pratica. A Roma, l’Osservatorio Interuniversitario sugli studi di Genere, Parità e Pari Opportunità, realizza ricerche in ottica di genere.

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La tavola è rielaborata da G. Alessandrini, “Manuale per l’esperto dei processi formativi, Carocci, Roma, 2005.

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Metodi Utilizzati nella Formazione

Quali, dunque le competenze del formatore nello sviluppo complessivo di metodologie per scoperta ? E quale profilo emerge con particolare rilevanza? La tavola seguente identifica sulla sinistra le competenze e sulla destra il profilo del formatore.

Emergono, dunque, due anime della formazione, la prima centrata sul mestiere, la seconda sul professionismo.

Competenze del formatore

Due anime della formazione: mestiere e professione

La tavola precedente enfatizza come la possibilità di utilizzare il teatro di impresa si inscriva nella categoria di metodi riflessivi configurando un’area di sull’interpretazione dei contesti e sulle dimensioni ermeneutiche.

Le tecniche teatrali in ambito formativo possono permettere alla persona di riscoprire la spontaneità, la libera espressione della propria natura. Ne consegue un accrescimento della creatività e dell’inventiva.

Il teatro è esperienza di condivisione che si fonda sull’ascolto, sull’adesione emotiva e sull’apertura alla sperimentazione di sé, e può consentire di interpretare le proprie emozioni e visualizzare con altri il comune progetto di cambiamento.

Vorrei concludere con una divertente espressione di una grande attrice contemporanea “Faccio teatro proprio per questo.. Perché mi consente di non volare basso … a costo di farmi venire un’ulcera … Mariangela Melato, Sola me ne vo, 2008.

-Formatore come interprete di scenari che richiedono interpretazione

-Formazione come “morfogenesi “

Il mestiere del formatore

− Funzione adattiva della formazione

− Raggiungimento degli obiettivi aziendali

− Il formatore come intellettuale organico

La professione riflessiva del formatore − Formatore come macchina non banale

− Ridondanza

− Centratura sul contesto e sull’interazione

− Dimensioni ermeneutiche − Progettuali − Valutative − Di mediazione d’aula − Di comunicazione − Di networking

− Di gestione dei processi formativi

− Di gestione e monitoraggio dell’apprendimento informale e di knowledge management

− Lezione - Esercitazioni analogiche

− Esercitazione applicativa - Esercitazioni “qui ed ora” ricerca d’aula

− Lettura - Autocaso

− Discussione - Gruppo di studio/laboratorio

− Incident - Lavoro di progetto/project work

− Caso - Teatro d’impresa

− Simulazione

− Role playing

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Capitolo II.9

Quando le vessazioni vanno … in scena! Raccontando le oppressioni del

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