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Istituzioni artistico-musicali in Tripolitania e Cirenaica

ISTITUZIONI ARTISTICHE COLONIALI IN LIBIA

4. Istituzioni artistico-musicali in Tripolitania e Cirenaica

Durante l’Era fascista, la politica coloniale assegna alla cultura, nelle sue diverse forme e declinazioni, un ruolo di primo piano. Le capitali coloniali assumono progressivamente un aspetto conforme a quelle della madrepatria attraverso segni evidenti nella pianificazione urbanistica e nelle realizzazioni architettoniche.72 La necessità di conferire un’identità italiana ai territori coloniali al fine di affermarne, a livello internazionale, il possesso, si incontra con l’opportunità di creare un ambiente familiare per i coloni; l’urgenza di fornire luoghi di attrazione e svago per turisti e residenti stimola infatti la realizzazione di edifici destinati alle manifestazioni artistiche e alle proiezioni cinematografiche, in gran voga al tempo. Tra gli elementi architettonici simbolo di italianità, in grado di soddisfare queste esigenze, il teatro occupa una posizione preminente. Nella duplice funzione di teatro-cinematografo, il teatro coloniale rappresenta un punto di riferimento per la vita sociale della colonia, ospitando, nella maggior parte dei casi, spettacoli di generi disparati (opera, operetta, teatro, varietà), balli, incontri sportivi e parate celebrative, funzionando di fatto come un politeama, sul modello delle istituzioni italiane minori.

Dal punto di vista gestionale, come vedremo, i teatri coloniali passano progressivamente da un primo periodo di amministrazione privata, fino alla fine degli anni Venti, alla gestione governativa coordinata dalle organizzazioni turistiche. Per quanto concerne l’organizzazione artistica, la colonia intesse strette relazioni sia con la madrepatria sia con i territori limitrofi politicamente allineati con l’Italia. Tutte le attività musicali e teatrali programmate durante le stagioni turistiche e nel corso dell’anno, infatti, vengono realizzate da compagnie e artisti metropolitani, in qualche caso attivi anche presso il Teatro Reale dell’Opera di Malta e il Teatro Reale del Cairo, che, per prossimità geografica, fungono da bacino di rifornimento per i teatri coloniali libici e dove spesso gravitano giovani artisti italiani agli esordi della loro carriera.

Probabilmente a causa dell’assenza di una mirata azione a livello governativo, la Libia non conosce uno sviluppo dal punto di vista della formazione artistica e musicale. Anche se il problema del reclutamento di strumentisti e cantanti, in

72 Per un approfondimento sull’architettura e l’urbanistica coloniale si vedano Fuller 2007 e McLaren

particolare delle maestranze corali ed orchestrali, viene presto sollevato e nonostante i tentativi e i ripetuti appelli per la creazione di un’apparato pubblico destinato all’istruzione musicale, quest’ultima resta ancorata all’insegnamento privato73 e scolastico ufficiale (negli Istituti Magistrali). In tutta la storia della colonia, inoltre, manca una personalità trainante in grado di guidare un’iniziativa concreta.

Inoltre, il discorso sulla musica coloniale non conosce l’attenzione e l’ampiezza di quello sulla letteratura, sull’architettura e sul cinema, non si inaugura un aperto dibattito su di essa in questo contesto. Tuttavia, non sono poche le iniziative che mostrano il valore assegnato alla musica quale manifestazione del prestigio internazionale e come strumento di affermazione dell’identità.

Sebbene la proiezione cinematografica di film e documentari rimanga l’attività principale74 durante l’anno, i più importanti teatri-cinematografo delle maggiori città, spesso nominati esclusivamente ‘Teatri’, presentano un’intensa attività teatrale e musicale, articolata nei generi e caratterizzata dalla volontà di soddisfare i gusti del pubblico, costitutito dalle classi dei governatori e degli ufficiali delle colonie, dei rappresentanti politici stranieri in visita ai possedimenti italiani d’Oltremare e dei turisti in crociera nel continente africano, oltre che dalla popolazione italiana in colonia. Il fine è quello politico di rafforzare il consenso, mostrare i più alti prodotti artistici della cultura italiana, ridurre psicologicamente la distanza dalla madrepatria, ma anche divertire, dilettare, allietare le serate, proporre momenti di evasione. La programmazione artistica dei teatri coloniali ricalca quella italiana, sia per la prosa che per l’opera, l’operetta, il varietà e per i più rari concerti di musica da camera del Teatro Uaddan. Il cartellone, inoltre, segue l’organizzazione del tempo coloniale scandito dalla prestigiosa Fiera Campionaria di Tripoli, durante la quale i massimi teatri partecipano alla messinscena generale predisponendo la propria stagione di punta.

Dal punto di vista musicale, prevale il repertorio di tradizione. Sporadiche sono le occasioni, nell’ambito della musica d’arte, di ascoltare i lavori più recenti dei compositori italiani contemporanei. Gli spettacoli di prosa, l’operetta e varietà nelle

73 Tra i più noti insegnanti di musica di Tripoli, attivo anche come concertista, di cui si ha notizia dalle

cronache, vi è un certo Antonio Genova, violinista palermitano. Diversi sono stati i tentativi di ufficializzare l’operato del Genova, tutti, però, rimasti allo stato progettuale.

74 Nel 1939 in Etiopia sono attivi 40 cinema per un totale di 3000 posti; nel 1940 il numero sale a 55

con 6000 posti complessivi; cinema ambulanti furono introdotti in Libia dalla fine degli anni Venti e diffusi nelle altre colonie dopo il 1936 [Ambrosino, in Ben-Ghiat 2005, p. 182].

loro molteplici forme, sono i generi maggiormente presenti nei cartelloni con tournée di note compagnie italiane (per la prosa: Ruggiero Ruggieri, Irma Gramatica, Emma Gramatica, Ettore Petrolini, i De Filippo, Vittorio De Sica, Guglielmo Giannini). La prosa presenta a sua volta un’offerta varia e articolata, da spettacoli per un pubblico d’élite, come quelli organizzati al teatro Uaddan, a quelli più popolari, come quelli comici. Il cartellone, inoltre, lascia spazio anche a compagnie straniere (come Vova

Ja, Annie O’Carson e altre). Se la programmazione dei principali teatri di Tripoli,

tranne l’Uaddan, ricalca quella dei teatri italiani, la specificità risiede nella presenza dell’elemento di colore locale attraverso gli spettacoli di compagnie egiziane e tunisine (Compagnia teatrale Egiziana con Bebe Ezzedin, la chanteuse egiziana Mounira El-Mahdia).75 Al Miramare viene inoltre proiettato, nel 1933, in lingua originale e con sottotitoli in francese, il primo film egiziano “parlante”, La canzone

del cuore (Ounchoudat al-fouad), girato interamente con attori egiziani da un regista

italiano, Mario Volpi [AT 28-29/11/1933].

Il forte sostegno del regime alla cinematografia si riverbera sulle istituzioni artistiche coloniali. Con lo slogan «la cinematografia è l’arma più forte», impresso sullo sfondo della figura del Duce in occasione dell’inaugurazione degli studi di Cinecittà, il potenziale dell’arte in movimento a sostengno della propaganda è pubblicamente riconosciuto e promosso. Attraverso le proiezioni cinematografiche, i cui prodotti prendono presto il sopravvento nella programmazione annuale, il teatro coloniale diviene anche manifestazione di modernità. Nel 1933, parallelamente a quanto accade nella madreptria, il cinema sonoro approda in colonia, dove vengono proiettati anche film in lingua originale per i turisti. Le proiezioni cinematografiche si rivelano un’efficace soluzione al problema dei bilanci.

Nei teatri tripolini la funzione ricreativa si incontra con quella propagandistica, specialmente in occasioni celebrative, con intermezzi - con tutta l’orchestra e con il concorso dell’intera compagnia - di canzoni di stampo fascista, anche di nuova composizione, come accade per la ricorrenza del 9° Anniversario dei fasci di combattimento con l’esecuzione de Il canto del lavoro di Edmondo Rossoni e Libero Bovio, con musica di Pietro Mascagni [AT 25/3/1928]. Come accade anche in

75 L’attenzione per l’elemento indigeno, nella sua specificità, al di là del luogo comune, viene messo in

Italia, la Marcia reale e Giovinezza onorano la presenza tra il pubblico di Governatori e alte autorità della madrepatria e della colonia.76

Tripolitania

La capitale della Libia, Tripoli, capoluogo della regione occidentale per la quale le operazioni di pacificazione si concludono più velocemente rispetto alla Cirenaica, può vantare la presenza di un’istituzione artistica coloniale fin dalle prime fasi di dominazione, il Teatro Politeama, costruito nel quartiere arabo di Suk el Turk. A partire dal primo periodo della riconquista, inaugurato dal Conte Volpi all’inizio degli anni Venti, viene inoltre progettato e realizzato il primo nucleo del più grande teatro coloniale italiano, il Teatro Miramare, costruito in stile neomoresco sul modello degli imponenti edifici governativi.

Numerosi sono gli altri luoghi d’incontro, prevalentemente attivi con funzione di cinematografo (svolta del resto, come abbiamo visto, da tutte le istituzioni artistiche in colonia) che si moltiplicano progressivamente con un forte incremento dalla metà degli anni Trenta. 77

In epoca imperialista, sotto il Governo Balbo e contestualmente allo sviluppo del turismo, vede la luce il Teatro Uaddan - inserito nel complesso polifunzionale di albergo, casinò, bagni romani da cui prende il nome - elitario, esclusivo, riservato alle alte gerarchie e ai turisti più facoltosi ed esigenti, costruito dal noto architetto Florestano di Fausto in un’originale stile razionalista con spunti di vernacolo locale, nel quale si esibiscono i migliori artisti italiani, tra cui Alfredo Casella col suo Trio.

Il primo teatro coloniale costruito a Tripoli è con ogni probabilità il Teatro Politeama (chiamato anche Politeama Nazionale), anch’esso ubicato sul lungomare, nel quartiere arabo di Suk el Turk, dentro le mura della città vecchia (Al-Madina Al- Qadima). L’esiguità di testimonianze su questo teatro non ci permette una trattazione esauriente delle attività che vi si svolgevano. Sappiamo soltanto che nel 1928,

76 Nel giugno 1930 il Comitato Regionale di Tripoli dispone con un Decreto il disciplinamento

dell’esecuzione pubblica della Marcia reale e dell’inno Giovinezza, autorizzati solo in ricorrenze particolari e alla presenza delle massime cariche del Governo e dei membri della famiglia reale.

77 Tra questi, i principali sono il Supercinema Alhambra, di cui abbiamo notizia dalla fine degli anni

Venti, il Cinema delle Palme, e quelli estivi, come il Cinema Lido e l’Arena di Sciara Sciat. Diversi sono i circoli culturali, come il Circolo Italia, che ospita diverse occasioni performative. Vi sono anche i vari Caffè che organizzano spettacoli di musica, prevalentemente orchestrine che eseguono motivi da arie d’opera e operetta e rifacimenti canzoni in voga nella madrepatria, come il Caffè delle Poste e il Caffè Savoia; e quelli arabi come il Caffè di Suk el Muscir e il Caffè Sahariano animati da musiche e danze orientali, diffusi nella seconda metà degli anni Trenta.

precedentemente all’inaugurazione del nuovo teatro Miramare restaurato, funziona come teatro di operetta, rivista e di quei generi ibridi in voga al tempo, dove si esibiscono compagnie d’operetta italiane, successivamente attive anche al Miramare (Compagnia d’arte operettistica del Cav. Umberto Bonomi con la soubrette cagliaritana Cettina Bianchi, il comico Nino Fleurville, il soprano Gioconda Da Vinci) [AT 9-23/3/1928]. Deve essere stata proprio la particolare ubicazione di questo teatro a determinarne il quasi totale abbandono con il rifacimento del Miramare nel 1928, costruito sul Lungomare Volpi. Tuttavia, le nuove direttive di politica indigena e il forte impulso positivo dato all’organizzazione turistica, promossi da Italo Balbo, determinano, nella seconda metà degli anni Trenta, il ripristino del vecchio Politeama ed una temporanea riconversione in Teatro Orientale, destinato agli spettacoli di compagnie orientali [AT 21/4/1934]. Questi ultimi sono aperti a indigeni ed europei e rappresentano un importante elemento di attrazione turistica.78

Nel resto della regione della Tripolitania le attività artistiche si limitano al livello amatoriale, prevalentemente all’organizzazione di compagnie filodrammatiche, attive anche nelle rappresentazioni di operette. Tra tutte, quella della provincia di Derna sembra riscuotere un certo successo, esibendosi anche a Tripoli. Nei siti archeologici restaurati, in particolare a Sabratha, sede di un magnifico ed imponente teatro romano, «se non il pià vasto certo il più sontuoso» [Gardenghi 1937, p. 17], il regime ripropone, invece, gli spettacoli di teatro antico sul modello di quelli realizzati a Siracusa, coinvolgendo, come accade nella madrepatria, importanti compositori italiani per le musiche dei cori. Il restauro del teatro giunge a compimento nel 1937 e per l’inaugurazione alla presenza del Duce [Gardenghi 1937/a], il 19 marzo 1937, viene messo in scena l’Edipo re di Sofocle79 con i cori composti da Andrea Gabrieli nel 1585, in occasione dell’inaugurazione del teatro Olimpico di Vicenza, ritrovati, revisionati ed adattati da Ferdinando Liuzzi, eseguiti dai Cori Euridice di Bologna e

Lorenzo Perosi di Tortona diretti da Fidelio Finzi80 [Liuzzi 1937]. Per l’anno successivo viene invece allestita l’Ifigenia in Tauride di Euripide con musiche di Giorgio Federico Ghedini, in scena alla fine di maggio [AT 27/5/1938]. Anche in

78 Vedi più avanti, Par. 5.4.

79 Regia di Renato Simoni, Guido Salvini (aiuto regia), con Annibale Ninchi (Edipo), Irma Gramatica

(Giocasta), Gualtiero Tumiati (Tiresia), Carlo Ninchi (Creonte), Enzo Biliotti (Laio) [Gardenghi 1937/a, p. 42].

80 Fidelio Finzi, ebreo, direttore di coro, alla fine degli anni Trenta emigra in Brasile per sfuggire alle

leggi razziali, dove è attivo al Teatro dell’Opera di San Paolo [dall’intervista a Tamar Finzi Da Ferrara

questo caso l’assenza di interpreti, soprattutto coristi, residenti in colonia, rende non facile l’organizzazione delle rappresentazioni.81

Cirenaica

Nella capitale della Cirenaica, Bengasi - altra grande regione costiera della Libia - Bengasi, il progetto per un grande teatro, ideato a partire dal 1925, viene realizzato soltanto in seguito alla pacificazione militare della regione, come abbiamo già anticipato, giunta più tardi rispetto alla Tripolitania, all’inizio degli anni Trenta.82 Il più importante è il Teatro Berenice, dall’antico nome della città, costruito nel moderno stile novecentista e ubicato in prominente posizione centrale, nella Piazza del Re, in grado di ospitare un pubblico di circa millequattrocento persone. Costruito all’inizio degli anni Trenta dagli architetti Marcello Piacentini e Luigi Piccinato, esperti in materia di architettura teatrale,83 l’edificio ricalca le più moderne conquiste della teoria costruttiva nel campo dell’acustica e dell’organizzazione degli spazi [Piccinato 1933]. Come è testimoniato dalle cronache locali, il Teatro ospita le

tournée delle compagnie di opera, operetta e prosa italiane, solitamente di passaggio

dopo le rappresentazioni al Miramare. L’istituzione è gestita dalla Società Teatrale

anonima per la gestione di spettacoli pubblici e delle sue propietà immobiliari,

guidata dall’ebreo Halfalla Nahum, attivo da più di un decennio nella vita culturale della città libica84 [Piccinato 1933, p. 380].

81 In assenza di masse corali, per le recite dell’Ifigenia in Tauride al Teatro di Sabratha con musiche di

G. F. Ghedini, organizzate nel 1938, alcuni mesi prima della rappresentazione viene inviato in colonia Fidelio Finzi in qualità di maestro di coro per istruire gli allievi della scuola magistrale [AT 5/5/1938].

82 Precedentemente sono attive due piccole, modeste sale, il Teatro Nazionale e il Teatro Risorgimento,

edificate subito dopo l’occupazione della regione, di una capienza di sole trecento persone [Piccinato 1937, p. 381].

83 A Marcello Piacentini si deve il rifacimento del Teatro Costanzi (1928) e del Teatro Argentina di

Roma.

84 La Società Teatrale anonima per la gestione di spettacoli pubblici e delle sue propietà immobiliari, è

impegnata anche nell’amministrazione dell’attività del Cinema Teatro Nazionale, del Cinematografo Sala Italia e del Teatro Risorgimento [IC giugno 1932, p. 80].