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L E PRIME STAGIONI LIRICHE

ISTITUZIONI ARTISTICHE COLONIALI IN LIBIA

L E PRIME STAGIONI LIRICHE

La stagione lirica inaugurale dell’elegante teatro coloniale di Tripoli, concertata con la II edizione della Fiera e con la visita ufficiale della colonia da parte di Vittorio Emanuele III e famiglia, viene organizzata dal 7 aprile al 2 maggio del 1928, con sette opere in cartellone più una fuori programma. Promotore dell’iniziativa la S.P.A.R.T., di cui abbiamo detto sopra, diretta da Giuseppe Abela Salinos [AT 7/4/1928]. I titoli sono quelli di repertorio, ricalcando la politica dei teatri della madrepatria. Le arie di Ponchielli, Puccini, Verdi e Boito, nomi già impressi nella toponomastica cittadina,100 riportano turisti, alti ufficiali e coloni alla grandezza della tradizione nazionale. La compagnia, sotto la direzione artistica di Manlio Pasotto101 e musicale di Luigi Cantoni,102 è composta da giovani cantanti, attivi nella scena lirica italiana, ma non presenta nomi di particolare rilievo. Tra i più noti, il soprano Ottavia Giordano, giovanissima con una carriera già avviata nei principali teatri italiani e all’estero e con un repertorio piuttosto ampio, orientato verso le opere del

100 Cfr. Bertarelli 1929, carta topografica di Tripoli.

101 Manlio Pasotto, è attivo nel 1931 alla direzione del Teatro Reinach di Parma

[http://www.lacasadellamusica.it/reinach/anni/1931.htm].

102 Luigi Cantoni, direttore d’orchestra, è attivo al Teatro dell’Opera di Malta dall’inizio degli anni

Venti, trasferendosi sull’isola nel dopoguerra [Samut-Tagliaferro 1966, p. 6]. Nel 1946 dirige Bohème e Lucia di Lammermoor al Teatro Regio di Parma nella Stagione Lirica Straordinaria di Natale [http://www.lacasadellamusica.it/cronologia/index.htm].

Novecento.103 La maggior parte di essi, compreso il direttore artistico, risulta attiva negli stessi anni sulle scene del Regio di Parma (Irma Zappata, Attilio Barbieri, Giuseppe Bentonelli, Alessio Kanscin, Enrico Percuoco) o del Teatro Reinach (Ottavia Giordano, Attilio Barbieri) [Vetro 2009]. Tutti, comprimari, coro e orchestra, oltre le parti principali, provengono dalla madrepatria e la situazione non muta negli anni successivi. Come abbiamo già detto, Tripoli non conosce la realizzazione di un pregetto di formazione artistica a lungo caldeggiato. Nonostante i ripetuti appelli per l’istituzione di una scuola di musica e canto [AT 18/10/1930] o di un Liceo musicale [AT 28/11/1938], l’istruzione musicale resta limitata e relegata all’iniziativa privata.

Il problema dell’alta spesa che comporta l’ingente spostamento della compagnia con l’orchestra e le masse corali [AT 12/1/1935], sarà una delle principali cause della cessazione delle stagioni liriche nella capitale libica. Dopo la primavera del 1935, il repertorio operistico non sarà più eseguito, lasciando maggiore spazio al cinema e alla più leggera ed economica operetta. Tuttavia, all’abbandono dell’attività lirica, contribuisce soprattutto la scarsa partecipazione del pubblico tripolino agli allestimenti. Dopo la stagione inaugurale del Teatro, in cui le prime rappresentazioni riempiono la sala, negli anni successivi i posti vuoti gravano sull’economia del Teatro, al contrario dei richiestissimi generi più popolari; né risulta sufficiente ad attirare il popolo all’Opera lo sgravio sui costi dei biglietti.104

Ad inaugurare la prima stagione, viene scelta un’opera di grandi proporzioni, nello stile del grand-opéra italiano: La Gioconda di Ponchielli. Buona parte del cartellone, di soli sette titoli, si mantiene sullo stesso orientamento di gusto, con le rappresentazioni di Aida, Otello e Mefistofele. Dalle cronache sembra che sia l’allestimento scenico sia l’esecuzione, nonostante lo scarso numero di prove, siano risultati alla perfezione con alto gradimento da parte del pubblico, ma la mancanza di riscontri su altre fonti non ci permette, purtroppo, di formulare giudizi attendibili. Per

103 «[Ottavia Giordano] É uno dei soprani lirici - particolarmente votati al repertorio moderno - che in

breve volger di anni ha già conquistato una fama ormai indiscussa. Il suo temperamento le concede le interpretazioni più passionali da «Mimì» di Bohème a «Manari» di Massenet, a «Madama Butterfly» opere in cui particolarmente eccelle e che ha seguito con magnifici successi non solo nei maggiori teatri d’Italia, ma anche in quelli esteri che solitano raccogliere quel che di meglio calca le scene. [...] dispone della tavolozza più ricca e così ha inaugurato nel modo più degno nella brillante, movimentata parte di «Siora Felise» in quel magnifico gioiello che è l’opera comica «I Quattro Rusteghi» del M° Wolf- Ferrari, creazione italianissima di uno degli autori più coscienziosi e più profondi espressi dalla sempre rinnovantesi genialità italiana. [...] ha nel suo repertorio la parte del protagonista nel «Cavaliere della Rosa» [...] di Riccardo Strauss. Ancora Hansel e Grethel di Humperdick e moltissime altre. [...]» [AT 7/4/1928].

la visita dei Sovrani del Regno d’Italia in colonia, a coronamento del disegno propagandistico imperialista, viene riservata l’Aida. I Savoia, giunti a Tripoli il 17 aprile 1928, presiedono la prima rappresentazione dell’opera verdiana del giorno successivo.105

Il capolavoro verdiano inaugura la stagione operistica dell’anno successivo, organizzata dalla più prestigiosa compagnia del Teatro Reale del Cairo diretta da Mario Parenti;106 a Luigi Cantoni è riservata la direzione artistica. Tra le prime parti troviamo questa volta interpreti di fama internazionale. Dominano la scena il soprano Maria Zamboni107 - attiva alla Scala e nei pricipali teatri italiani tra il 1924 e il 1931 e prescelta da Toscanini per la parte di Liù per la prima della Turandot [Steane 2009] - e il tenore Aroldo Lindi, uno dei più rinomati e applauditi Radames di quegli anni.108 Grandi consensi di critica e di pubblico riceve anche il soprano Maria Luisa Escobar nei ruoli di Aida, Carmen, Tosca e Maddalena. Le scene sono quelle, prestigiose, del Reale del Cairo. Il cartellone prevede titoli di repertorio con i capolavori della Scuola verista e le opere principali di Bizet, Rossini, Puccini, Verdi e Gounod. Nonostante la fama della compagnia e la cura negli allestimenti, dalle cronache emergono le prime lamentele sulla scarsa affluenza del pubblico popolare alle rappresentazioni [AT 17 e 19/4/1929]. Il problema viene momentaneamente risolto con l’adozione di una politica dei prezzi dei biglietti agevolati a partire da metà stagione.

Nei quattro anni successivi, la stagione di punta al Miramare è padroneggiata dall’operetta, mentre la lirica ricompare sul palcoscenico del Miramare con l’elezione dell’ultimo governatore della colonia, impegnato nella costruzione di un’immagine di prestigio della Quarta Sponda. Non si conoscono le ragioni reali di un così lungo silenzio dell’opera lirica al Miramare ma possiamo ipotizzare, oltre alle motivazioni legate al bilancio dell’istituzione, sicuramente in passivo dopo la stagione del 1929, che la situazione politica internazionale e interna abbia influito sull’organizzazione dell’istituzione.

105 La replica viene organizzata in occasione del viaggio a Tripoli dei rappresentanti della colonia

italiana di Tunisi per la Fiera Campionaria.

106 Mario Parenti, direttore d’orchestra attivo in ambito internazionale. 107 Maria Zamboni (Peschiera 1895 - Verona 1976) [Steane 2009]

108 Aroldo Lindi (nato Harald Lindau, Tuna (Svezia) 1888 - 1944). Secondo la testimonianza di Richard

Lindau, il Lindi, nato Gustav Harald Lindau, ha vestito i panni dell’eroe verdiano ben settecento volte fino al 1935. Nel 1929, dopo aver girato con successo i pricipali teatri d’Europa e d’America, è scritturato al Cairo dove viene premiato con il vestito originale indossato da Radames nel I atto, confezionato per il battesimo dell’Aida. La tournée tocca Alessandria, Tripoli, Zurigo e Barcellona [Lindau 2002].

Durante questi anni di assenza dell’opera lirica al Miramare il teatro continua a mantere il ruolo di punto di riferimento per la vita culturale della capitale, riuscendo inoltre a coniugare l’immagine della tradizione con quella della modernità e colorandosi anche dell’elemento orientale, funzionale all’attrattiva turistica. È nell’istituzione dalla facciata neo-moresca, infatti, che Tripoli tiene a battesimo l’ingresso del sonoro nel cinema, in parallelo con la madrepatria: il 9 agosto 1930 si inaugura sullo schermo del Teatro la prima proiezione del film “parlante” con La

canzone del cuore [AT 8/8/1930]. Per il cinema tuttavia, com’è noto, il mercato

italiano non riesce a reggere le concorrenza straniera. Così come accade in Italia, le pellicole proiettate nella sala del Miramare - soltanto una delle numerose attive nella capitale libica109 - provengono dalle maggiori case di distribuzione europee e americane, in alcuni casi proiettate anche in lingua originale. Un evento alquanto interessante, sempre in ambito cinematografico, inoltre, è rappresentato dalla proiezione di un film di produzione egiziana in lingua araba, prodotto da un regista italiano.110

La volontà di preservare il vernacolo locale, resa più esplicita a metà degli anni Trenta, in maniera da coniugare esigenze di politica indigena con strategie di promozione del turismo, determina un’altra novità nella programmazione del Miramare: gli spettacoli di musica e danza araba d’arte tradizionale, allestiti dal 1932 in una sala del Teatro rinominata «Salone moresco». Compagnie egiziane e tunisine, note in tutta l’Africa settentrionale, vengono scritturate dall’organizzazione del teatro offrendo il necessario tocco di colore locale che garantisce l’originalità del territorio coloniale. Il potenziale di attrazione del pubblico tripolino e internazionale da parte di questi spettacoli si rivela talmente forte da determinare la necessità di uno spazio più ampio in un contesto maggiormente suggestivo ed appropriato. Nello stesso anno, infatti, dalla riconversione dell’ormai inattivo Politeama Nazionale nel quartiere arabo di Suk el Turk, nasce il Teatro Orientale. A causa, con ogni probabilità, delle pressioni politiche circa le leggi razziali provenienti dalla madrepatria, l’attività “orientale” del Teatro verrà presto soffocata. Gli spettacoli orientali sono aperti anche al pubblico indigeno in posti riservati - i “distinti”.

109 Per un’approfondimento sulla situazione delle sale cinematografiche in colonia si veda Ambrosino

1991, pp. 138–139.

Per l’operetta e il varietà, le compagnie sono quelle italiane di giro e i repertori quelli ormai consolidati da circa un ventennio, con in testa i titoli di Lehár, Lombardo e Ranzato, continuamente ripresentati con rarissime nuove rappresentazioni. Tra le compagnie che calcano il palco del Teatro: la “Guido Altieri” diretta da Walter Grant111 con Enrico Ziffer come direttore d’orchestra, la Compagnia “Costantino Lombardo”, la “Bertini”, la “Da Vinci-Fleurville”, la “Enrico Dezzan” e la Compagnia “Aurora”.