COLONIAL/POSTCOLONIAL STUDIES
3. Contributo della musicologia ai colonial/postcolonial studies
3.1 New musicology e esotismo
La vasta eco suscitata dalla teoria orientalista di Said, coinvolge anche la critica musicale a partire dall’ultimo decennio del Novecento. Numerosi sono i contributi nati dal dibattito culturale scaturito dal saggio Orientalism del teorico di origine araba, attraverso i quali, l’orientalismo teatrale e musicale è letto «more broadly as a regime of power and knowledge» [Head 2003, p. 212]. Il musicologo americano Ralph Locke, in particolare, dedica una quasi ventennale indagine alla
valutazione di una «possible relevance of Said’s line of thinking to the operatic repertoire [di ambientazione esotica] … in order to decide to what degree it is meaningful to speak of an opera as an Orientalist one» [Locke 1993, pp. 48-49]. Recentemente lo studioso ha raccolto le sue riflessioni nel saggio Musical Exoticism:
Images and Reflections, pubblicato dalla Cambridge University Press [Locke 2009].
L’escursione di Ralph Locke nell’universo dell’esotismo musicale è inaugurata dall’indagine su Félicien David e il movimento sansimoniano [Locke 1986]. Soltanto nei contributi successivi, tuttavia, lo studioso si addentra nell’ambito specifico dell’esotismo fino a tentarne a più riprese una ridefinizione [Locke 2000, p. 266; 2001; 2007, p. 483; 2009, pp. 43-48]. La prospettiva seguita dallo studioso si inserisce nell’orizzonte della teoria orientalista di Edward Said e tale posizione gli offre la possibilità di intervenire in una raccolta di saggi su Said e la Worldly Critic, con un contributo sull’orientalismo nella musica d’arte europea [Locke 2000]. Le analisi del musicologo americano si concentrano sulla rappresentazione esotica nelle opere per il teatro musicale europeo e americano, con qualche incursione nella musica a programma, un territorio, quest’ultimo, più spinoso, data la sua convinzione che «music has been involved in representing alterity […] in large part by alling itself with, precisely the verbal and the visual» [Locke 2000, p. 265]. Anche l’arco cronologico delle sue indagini, sebbene focalizzato sul XIX secolo, si amplia al XX e XXI secolo. L’attenzione riservata al contesto nel quale le opere nascono e vengono rappresentate, inoltre, gli permette di leggere, nei prodotti musicali oggetto d’esame, allegorie legate al sentimento soggettivo del compositore (quale inscindibilmente legato alla realtà storico-sociale in cui vive), spesso riflesso interiore di un sentore diffuso nella collettività.
Ribadita la stretta connessione della musica con le arti visive e letterarie nella rappresentazione esotica nel teatro musicale, le analisi di Locke perseguono il fine di una più adeguata interpretazione di un lavoro musicale occidentale ambientato in Oriente. Secondo il musicologo americano un tale obiettivo può essere raggiunto ampliando i limiti entro i quali la rappresentazione dell’Oriente sulle scene musicali è stata finora considerata: non solo i ristretti passaggi, scene, personaggi esplicitamente “profumati e vestiti” d’Oriente, ma «a broader range of operatic tecnique» vengono individuate quali veicoli di significato esotico [Locke 1991, p. 262]. Giunto ad una sistematizzazione della teoria sull’esotismo in musica, Locke definisce la procedura analitica tradizionale nei confronti dell’esotismo nell’opera «Exotic Style Only
Paradigm» contrapponendola ad un approccio di maggiore apertura nei confronti del “plurilinguismo” operistico, che definisce «All the Music in Full Context Paradigm», un paradigma allargato che comprende il primo, ma che incorpora anche passaggi musicali non esplicitamente divergenti dal linguaggio corrente, il cui potenziale straniero deriva piuttosto dal contesto esotizzante creato per mezzo della partecipazione di altri linguaggi espressivi [Locke 2007].
Individuati archetipi, trame paradigmatiche e procedimenti tecnici caratteristici della rappresentazione scenico-musicale dell’Oriente, Locke si sofferma anche sulle possibili allegorie presenti in un’opera d’ispirazione orientalista: attraverso l’uso della tecnica dello straniamento, infatti, alcuni compositori riflettono, nei luoghi lontani, inquietudini domestiche. È questo, ad esempio, il caso di Verdi nell’Aida, in cui, nella prima scena del quarto atto, Locke si chiede: «Should the behavior of the Egyptian priest also be read […] as a characteristically Verdian attack on the hypocrisy and repressiveness of the Catholic clergy of his own country?» [Locke 1993, p. 61]. In un articolo dello stesso anno, il medesimo della pubblicazione di Culture and
Imperialism [Said 1993], Paul Robinson manifesta la medesima posizione con
maggiore convinzione, estendendo inoltre la tesi all’intera opera verdiana.18 In risposta alla lettura saidiana del capolavoro verdiano, nella quale l’Aida viene interpretata quale prodotto della cultura imperialista europea, Robinson vi rileva dunque una più complessa dialettica tra l’ambientazione esotica e il contesto domestico, attraverso la dimostrazione di come l’espressione esotica non sia esclusivamente funzionale alla rappresentazione orientalista dell’Egitto:
Under closer examination, however, it is not precisely Egypt that is orientalised by Verdi’s exotic music but rather Egypt’s imperial victims (the Moors and the Ethiopians), and, among the Egyptians themselves, state functionaries and entertainers, almost all of whom turn out to be women (and thus, presumibly, not full-fledged members of Egyptian society). [Robinson 1993, p. 139]
In uno sguardo sintetico, Ralph Locke giunge ad affermare:
[...] an adequate interpretation of a Western work set in the East […] must mantain two perspective […] the work’s essential Westerness – its irrelevance to the East, and the East’s to it – and […] its power to reflect and
18 «If we ask what is the source in Verdi’s imagination of the ideological universe on display in Aida, I
would suggest that we look not to Europe’s burgeoning oriental expansion of the late nineteenth century but to the politics of the Italian risorgimento in the 1840s […] In Verdi’s imagination, Italy was always a colonised country, the victim of Habsburg imperialism. In writing Aida, I would contend, he associated Etiopia with Italy, just as he associated Egypt with Hapsburg Austria.» [Robinson 1993, pp. 139-140].
even shape, perhaps damaging, the attitude and behavior of Westerners toward the non-Western world. [Locke 1993, p. 62].
In sintesi, Locke offre una nuova prospettiva di indagine che ha ricevuto una notevole risonanza negli ultimi anni.